El Periódico Libre & Independiente de Bolivia
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Bollettino No. 14, dicembre 2020
Di Alain Vimercati / Habitat e abitazioni adeguate nei quartieri periurbani di Cochabamba
Un interscambio professionale con Comundo
Contatto – Alain Vimercati
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Abbiamo finalmente ripreso il lavoro di campo con il progetto CUS (Foto: Alex Jiménez)
Care amiche e cari amici
Eccoci arrivati alla fine di un anno piuttosto particolare, marcato soprattutto dal COVID-19 e qua, in Bolivia, anche
dalle elezioni presidenziali di ottobre. Per il momento la pandemia è entrata in quarantena e da qualche mese siamo
tornati a una vita quasi normale, anche se lo spettro di una seconda ondata è sempre presente. Come sicuramente
avrete saputo, il Movimiento Al Socialismo (MAS) ha vinto le elezioni ed è stato eletto presidente Lucis Arce Catacora
con un risultato schiacciante del 55.11%, per molti imprevedibile. Questo risultato non è però così sorprendente come
potrebbe sembrare. Questo perché il MAS è riuscito a mantenere in secondo piano la figura ingombrante di Evo Mora-
les e soprattutto è l’unico partito che ha una presenza costante su tutto il territorio, con una solida base elettorale tra
le popolazioni delle zone periferiche e rurali, mentre i partiti di opposizione attraggono solo le classi medio alte dei
centri urbani. A questa divisione socio-economica e culturale del voto bisogna aggiungere la gran frammentazione
presente tra i partiti di opposizione, i quali hanno incentrato le proprie campagne contro Evo Morales senza proporre
programmi alternativi. Si aggiunga la disastrosa gestione del governo ad interim di Jeannine Añez marcato, oltre che
dal COVID-19, da una sua candidatura fortemente contestata (poi ritirata) e dagli immancabili scandali di corruzione e
nepotismo. Il “nuovo” governo del nuovo presidente Luis Arce non avrà di certo vita facile visto i precedenti e si ri-
trova davanti a grandi sfide, tanto interne come esterne. Da una parte ci sono da risolvere le lotte di potere tra le di-
verse correnti del MAS, quella “evista” (la linea dura e ortodossa) e quella riformista, incarnata dal vice-presidente
David Choquehuanca. Dall’altra vi è l’urgenza di risollevare il paese dalla grave crisi istituzionale ed economica scatu-
rita negli ultimi anni e accentuata dai conflitti sociali, dalla politicizzazione dell’amministrazione pubblica e dall’impe-
rante corruzione, fenomeni ulteriormente aggravati dalla pandemia. La questione è sapere se il MAS avrà la capacità /
volontà per affrontare queste sfide, realizzando una profonda autocritica e promuovendo una gestione realmente de-
mocratica, plurale e inclusiva. Saranno sicuramente processi complicati, combattuti e dall’esito incerto, per il mo-
mento è ancora troppo presto per avere un’idea chiara al rispetto.
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Bollettino No. 13, giugno 2020
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IL LAVORO NELLA FONDAZIONE PRO-HABITAT
Dall’ultimo bollettino del mese di giugno sono successi al-
cuni avvenimenti che ci fanno ben sperare per la continua-
zione della missione e dei progetti in corso, oltre che una
bella sorpresa riguardante un riconoscimento per un pro-
getto che abbiamo sviluppato nella FPH.
Il progetto CUS
Dal mese di settembre l’emergenza sanitaria dovuta alla
pandemia ha iniziato a diminuire progressivamente, così
come le restrizioni imposte sia a livello nazionale e locale.
Ciò ci ha permesso di riprendere il lavoro sul campo, fon-
damentale soprattutto per quanto riguarda il progetto di
Consolidazione Urbana Sostenibile (CUS).
Nel mese di settembre e ottobre, con i miei colleghi Jan-
carla Loayza, architetta, e Manolo Bellott, avvocato, ini-
ziammo a lavorare su possibili idee e strategie per affron-
tare le principali sfide del progetto: la generazione / riqua-
lificazione urbana e ambientale dello spazio pubblico e la
regolarizzazione tecnico-legale del quartiere e dei terreni.
Considerando il forte deficit di aree verdi nel quartiere
(0.2% della superficie totale), l’idea è di recuperare la
maggior quantità di spazio pubblico per migliorare la qua-
lità di vita e far sì che abbia una funzione sociale ed eco-
logica, con l’implementazione di interventi urbani concreti.
Questo processo sarà accompagnato dall’elaborazione di
normative urbane specifiche che dovrebbero facilitare la
loro implementazione e, in un secondo tempo, contribuire
alla regolarizzazione legale e tecnica del quartiere o, per
lo meno, di alcuni isolati.
Ma ritornando alla proposta, per iniziare si è visto che la
forma più rapida per riqualificare lo spazio pubblico è, nel
corto termine, di intervenire su quello esistente e, in par-
ticolare, su quello presente nella struttura viaria. General-
mente la larghezza dei marciapiedi è ridotta al minimo sta-
bilito dalla normativa urbana e il resto rimane come su-
perficie viaria, totalmente sovradimensionata. Ciò genera
strade troppo larghe e caotiche, dominate dall’automobile
e senza una gerarchia precisa tra lo spazio transitabile e i
posteggi. In questo caso si propone di ribaltare questa lo-
gica, riducendo lo spazio transitabile al minimo indispen-
sabile e dedicando tutto il rimanente allo spazio pedonale,
con vegetazione arborea locale, superfici per la filtrazione
dell’acqua pluviale, spazi per l’incontro e il riposo, piste
ciclabili, ecc. In poche parole, si tratterebbe di un cambio
di paradigma piuttosto importante, in quanto si darebbe
priorità al pedone, alla persona e alla riduzione dell’im-
patto ambientale, relegando l’automobile in secondo
piano.
Nel caso del quartiere Tacopoca Alta, circa la metà delle
strade del quartiere sono ancora sterrate e non hanno
marciapiedi, ragion per cui sarebbe molto più facile inter-
venire per realizzare questa proposta.
L’idea era di allacciare questa proposta con un progetto di
rinnovamento della rete dell’acqua potabile del quartiere
che Roxana Triveño, una collega ingegnera del team della
FPH esperta in servizi basici, avrebbe iniziato a implemen-
tare nel mese di novembre. Sarebbe stato l’ideale, in
quanto gli scavi si sarebbero realizzati proprio dove si tro-
veranno i marciapiedi. Sfortunatamente ciò non fu possi-
bile, in quanto a causa della pandemia il progetto dell’ac-
qua aveva accumulato un ritardo considerevole rispetto
alle scadenze imposte dall’ente finanziatore, così che si
dovette dare priorità alla sua implementazione. Per que-
sto, durante tutto il mese di novembre, con tutto il team
della FPH appoggiammo Roxana per implementare il pro-
getto, in quanto si dimostrò molto più impegnativo di
quanto previsto inizialmente. Da una parte bisognava su-
pervisionare tutta la questione relazionata con la norma-
tiva urbana e dall’altra il cantiere stesso, in quanto sono
gli abitanti stessi del quartiere che hanno realizzato gli
scavi e l’installazione (v. intervista con Roxana, pag. 6).
Una grande novità di questo progetto è che abbiamo final-
mente iniziato a collaborare con il municipio anche per il
Profilo tipo della proposta dei marciapiedi
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lavoro sul terreno. Siamo stati appoggiati da una squadra
di topografi municipali per il rilevamento topografico di al-
cune strade nelle quali c’erano problemi rispetto ai limiti
municipali. L’appoggio è stato puntuale, però significativo
rispetto alla disponibilità per collaborare con noi nelle se-
guenti fasi del progetto. In ogni caso, dopo tutto il periodo
della quarantena fu proprio un piacere ritornare a lavorare
sul terreno e con gli abitanti del quartiere!
Questo progetto ci ha permesso di introdurre un processo
di produzione sociale dell’habitat con assistenza tecnica
nel quartiere, conoscendo meglio le dinamiche sociali pre-
senti, i problemi relazionati con la normativa urbana e le
opportunità che ci sarebbero per le prossime fasi. Queste
infatti prevedono di lavorare la questione della riqualifica-
zione dello spazio pubblico accompagnato dal processo di
regolarizzazione tecnico legale dei terreni e dall’elabora-
zione di normative specifiche, come menzionavo all’inizio.
Vista la complessità di questi processi è necessario un ul-
teriore salto qualitativo rispetto al lavoro in collaborazione
tra la FPH, il quartiere e il municipio. Attualmente con il
team del municipio e alcuni rappresentanti della direttiva
del quartiere stiamo lavorando alla programmazione della
seguente fase che si focalizzerà su questi aspetti fonda-
mentali e inizierà nel mese di gennaio.
Allo stesso tempo stiamo cercando finanziamenti per ap-
poggiare la proposta dei marciapiedi. Per il momento ab-
biamo partecipato a due bandi di concorso per finanzia-
menti a progetti: in uno non siamo stati selezionati, men-
tre per il secondo non sono ancora usciti i risultati. Spe-
riamo bene, se potessimo disporre di materiale da costru-
zione sarebbe molto più facile implementare un progetto
pilota che possa servire da esempio e referente.
Un’altra buona notizia per il progetto CUS è data dal fatto
che l’anno prossimo implementeremo un progetto di orti
urbani e un’area verde agroforestale in collaborazione con
Agrecol e con l’appoggio di Comundo. Si tratta di un pic-
colo finanziamento che si realizzerà nell’ambito del cluster,
una nuova modalità di lavoro che arriva da Interteam, or-
ganizzazione che è entrata a far parte di Comundo con
l’inizio del 2020. Questa modalità promuove l’intercambio
e il lavoro collaborativo tra organizzazioni coparte di Co-
mundo su progetti o temi specifici, approfittando delle co-
nocescenze ed esperienze di ognuna.
La Centralità Urbana Max Paredes
Per Max Paredes sembrerebbe che siamo finalmente arri-
vati al tanto agognato momento della firma del contratto
per iniziare ufficialmente la fase del progetto definitivo /
esecutivo. Alla metà del mese di novembre ci contattarono
dal team della Centralità Urbana Max Paredes per infor-
marci che avevano finalmente risolto vari problemi ammi-
nistrativi sorti sia con l’ente finanziatore, la Banca Intera-
mericana di Sviluppo (CAF in spagnolo), sia con il Munici-
pio di La Paz. Per l’ennesima volta richiesero all’architetto
Guillermo Bazoberry, coordinatore del progetto, i docu-
menti attualizzati dell’impresa, aperta solo per poter fir-
mare il contratto. Nel frattempo, iniziammo ad avere con-
tatti con le altre tre squadre che avevano vinto i concorsi
per le altre Centralità Urbane nella città e che avrebbero
svolto questa fase allo stesso tempo, come previsto dal
programma e dalla CAF. Fu così che iniziammo ad avere
alcune riunioni con i loro rappresentanti, per coordinare e
unificare le nostre posizioni davanti al municipio. Non bi-
sogna dimenticare che il contributo assegnatoci è vera-
mente piccolo per un progetto di questo tipo, anche il pe-
riodo di esecuzione è estremamente ridotto (poco più di
sette mesi) e i prodotti da elaborare, oltre che ad essere
piuttosto impegnativi, sono pure aumentati. I rischi sono
parecchi, soprattutto perché in caso di ritardi nelle conse-
gne le multe sarebbero elevatissime, ragione per cui dob-
biamo prendere tutte le precauzioni possibili. Malgrado ciò
siamo motivatissimi per la firma del contratto, previsto en-
tro la fine dell’anno, e attualmente abbiamo già ripreso a
lavorare sul progetto.
Gli altri progetti
Come vi avevo raccontato ne El Periodico Nr. 12 e 13 ci
sono anche altri progetti in corso: oltre alla scuola Kusi-
kuna c’è anche un edificio multi-famigliare a Capinota, ab-
biamo confermato il progetto di ampliamento e rinnova-
mento di una scuola elementare con asilo (e forse una
nuova scuola media) e, da quest’anno, si sono aggiunti
Installazione della rete dell’acqua potabile
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anche un altro edificio multi-famigliare e un centro comu-
nitario di usi misti. Tutti questi progetti rispondono agli
obbiettivi prioritari e strategici della FPH, sia perché sono
diretti a quartieri periferici o a famiglie con risorse econo-
miche limitate, sia perché integrano vari temi che stiamo
trattando con la proposta CUS, tra i quali l’accesso a un
habitat e un'abitazione adeguata, la densificazione equili-
brata, gli usi misti, l’inclusione sociale, la riduzione dell’im-
patto ambientale, l’uso di materiali locali ed ecologici, pro-
cessi partecipativi, ecc.
Per quanto riguarda il centro comunitario si tratta di un
progetto situato nel quartiere Nuevo Amanecer (“Nuova
Alba” in italiano) nella zona sud di Cochabamba. Ci con-
tattarono nel mese di marzo su suggerimento del Centro
di Studi Urbani del Collegio degli Architetti di Cochabamba.
Gli abitanti del quartiere stavano cercando appoggio tec-
nico e legale per risolvere un problema legato a un’area
verde piuttosto grande nel quartiere a rischio di essere in-
vasa da presunti (falsi) proprietari, una pratica piuttosto
comune nei quartieri periferici. L’idea è di consolidare an-
che legalmente la funzione sociale ed ecologica di questo
terreno attraverso la realizzazione di un centro comunita-
rio di usi misti con parco. Anche in questo caso stiamo
lavorando in maniera integrata prendendo in conto aspetti
urbanistici, architettonici, legali, sociali e ambientali. Nel
mese di novembre abbiamo realizzato un workshop per
un’analisi partecipativa con gruppi focali di abitanti (bam-
bine e bambini, giovani, donne, uomini e persone anziane)
allo scopo di conoscere le principali necessità presenti nel
quartiere in quanto a servizi ed equipaggiamento. Stiamo
lavorando a partire dai dati emersi allo sviluppo di una
proposta.
Oltre a ciò, dal mese di agosto fino a novembre le mie
colleghe Alex Jimenez, comunicatrice sociale, e Jancarla
Loaya, architetta, hanno organizzato un corso virtuale per
formare promotori urbani, con l’appoggio di tutto il team
della FPH a seconda del tema trattato. Inizialmente questo
corso doveva realizzarsi dal vivo, ma dovemmo adattarlo
al nuovo contesto della pandemia. In tutto si realizzarono
una dozzina di sessioni, una alla settimana, su vari temi
come p.es. il diritto alla città e all’abitazione adeguata, la
sicurezza legale del possesso del terreno, le città sosteni-
bili, lo spazio pubblico, il miglioramento integrale dei quar-
tieri, ecc.
A parte una qualche difficoltà iniziale dovuta al fatto che
nessuno di noi aveva mai dato dei corsi virtuali e alcuni
problemi dovuti alla connessione internet, alla fine risultò
un successo, secondo i partecipanti. Nel mese di dicembre
realizzammo la consegna dei certificati insieme alla valu-
tazione del programma con i/le partecipanti, che sottoli-
nearono non soltanto l’utilità del corso e l’interscambio ge-
nerato, ma si trasformò in un incontro che permise di
uscire dalla monotonia e dallo stress causati dalla quaran-
tena. In ogni caso esiste già una grande aspettativa per la
Presentazione delle proposte elaborate dagli studenti con gli
abitanti del quartiere (Immagine: Victoria Desponds)
La cerimonia di consegna dei certificati
Workshop partecipativo nel quartiere “Nuevo Amanecer”
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seconda versione prevista nei primi mesi dell’anno pros-
simo.
La menzione alla Biennale di Santa Cruz
Nello scorso numero de El Periodico avevo menzionato di
un paio di progetti presentati alla XIV Biennale di Architet-
tura Boliviana che sono ancora in concorso, dato che
l’evento è stato posticipato al mese di gennaio 2021. Mi
ero però scordato di menzionare che al principio di
quest’anno avevamo presentato il progetto della scuola
Eco-Attiva Kusikuna anche alla VII Biennale Internazionale
di Architettura di Santa Cruz.
Quest’evento avrebbe dovuto svolgersi alla fine del mese
di marzo ma anch’esso fu rinviato alla fine del mese di
luglio a causa della pandemia e si svolse in forma virtuale.
Ad ogni modo fu un gran piacere quando annunciarono la
menzione per il progetto, soprattutto perché veniva rico-
nosciuta una proposta per un piccolo stabilimento educa-
tivo distinto, incentrato sugli studenti, con una grande
flessibilità degli spazi e l’uso di materiali e tecniche co-
struttive locali, tradizionali ed ecologiche, quali i muri di
pisé (terra compressa) e un tetto di t’ajta (terra e paglia).
Victoria Desponds, l’architetta svizzera che aveva collabo-
rato al progetto (v. El Periodico Nr. 13), realizzò due im-
magini spettacolari che contribuirono sicuramente ad atti-
rare l’attenzione. Per il momento questo progetto è rima-
sto congelato a causa della pandemia, della mancanza di
tempo e da alcuni cambi sorti nella direzione della scuola.
In ogni caso speriamo che si possa riprendere al più presto
e portarlo a conclusione!
Sempre rimanendo nel tema delle biennali, alla fine del
mese di novembre mi contattarono dalla XIV Biennale di
Architettura Boliviana per invitarmi a formar parte del
team organizzatore di un workshop aperto a studenti che
si svolgerà nell’ambito dell’evento. Il tema del workshop è
“i territori comuni” e sarà suddiviso in tre regioni: andina,
sub-andina e piano. Con due altri architetti saremo i re-
sponsabili della regione sub-andina, che comprende Co-
chabamba, Tarija e Sucre. Per il momento abbiamo avuto
un paio di riunioni per intercambiare opinioni rispetto al
tema, adesso dobbiamo affrontare la questione concreta
del workshop stesso, come organizzarlo, la metodologia,
ecc. Si tratta di una nuova sfida accattivante anche se an-
cora piena di incognite, in ogni caso speriamo di riuscire
ad organizzare un evento all’altezza delle aspettative!
Per finire...
Malgrado i ritardi accumulati a causa della pandemia i pro-
getti stanno riprendendo a gonfie vele e fanno ben sperare
per l’anno che viene. Abbiamo anche ripreso a cercare sta-
giaires che possano aiutarci con tutti questi progetti. Sfor-
tunatamente in Bolivia non sembra esserci molto interesse
per realizzare stages, forse perché non sono obbligatori
durante gli studi. Per fortuna però sono già arrivate alcune
richieste dall’Europa e stiamo vedendo come si potrebbe
organizzare tutto quanto.
In definitiva ci sono veramente molte aspettative speriamo
soltanto che il coronavirus non si metta di nuovo in mezzo.
Vista esterna del progetto (Immagine: Victoria Desponds)
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L’INTERVISTA: ING. ROXANA TRIVEÑO
Roxana Triveño, ingegnera civile esperta in servizio basico
e processi educativi, fa parte del team della FPH dal mese
di settembre del 2019. In questa intervista ci spiega il suo
lavoro nella FPH, il progetto che ha coordinato e l’inter-
scambio generato con gli abitanti del quartiere, i colleghi
e il cooperante.
Ciao Roxana, ¿potresti presentarti?
Ciao, il mio nome é Linda Roxana Triveño Leaño, diplo-
mata nella facoltà di Ingegneria Civile dell’Università
Maggiore di San Simon di Cochabamba, specialista
nell’area dei servizi igienico-sanitari e ambientali. Dal
2010 fino ad adesso ho realizzato differenti progetti in
quest’area, attualmente nella Fondazione Pro-Habitat la-
voro nella posizione di Tecnica Educatrice.
¿In cosa consiste l’ultimo progetto che hai coordi-
nato nella FPH?
Il progetto consisteva nel cambio totale della rete dell’ac-
qua potabile del quartiere di Tacopoca Alta del distretto di
Lava Lava nel municipio di Sacaba.
Con il progetto abbiamo riorganizzato tutta la rete su un
tratto di circa 3’600 m, migliorando così la sua distribu-
zione. Inoltre, abbiamo installato 174 contatori d’acqua
domestica, prima inesistenti, per controllare efficiente-
mente il consumo dell’acqua, e implementato un impianto
automatico di depurazione dell’acqua, per migliorare la
qualità dell’acqua. Con questo progetto stiamo garantendo
il diritto all’acqua per gli abitanti del quartiere così che ab-
biano accesso a un servizio qualitativo, quantitativo e con-
tinuo adeguato.
¿In che modo hanno partecipato gli abitanti del
quartiere?
In collaborazione con i dirigenti del quartiere abbiamo or-
ganizzato il lavoro degli abitanti, i quali hanno realizzato i
lavori di scavo e la tubazione, con assistenza tecnica mia
e di alcuni dirigenti che sono stati formati appositamente
per realizzare il lavoro di supervisione. L’appoggio della
direttiva del quartiere è stato fondamentale per garantire
uno svolgimento ottimale del processo, soprattutto per
quanto riguarda alcune questioni sensibili come per
esempio: rispettare la tabella di marcia, istruire all’uso
dei contatori dell’acqua potabile e la loro installazione sul
limite municipale dei terreni, infatti alcuni muri e case
hanno invaso parzialmente il marciapiede.
¿Qual’è stato il ruolo del team della FPH e in parti-
colare del cooperante (Alain)?
Il team della FPH è multidisciplinare ed è formato da una
psicologa (gerente), due architetti (tra cui Alain), un av-
vocato, una comunicatrice sociale, una amministratrice e
da me. I compiti sono stati suddivisi secondo l’area di
competenza (tecnica, economica e sociale) per poter svi-
luppare in modo integrale questo progetto e inserirlo nel
processo in atto con la proposta di Consolidazione Ur-
bana Sostenibile del quartiere Tacopoca Alta.
Il compito assegnato ad Alain fu di realizzare la sensibi-
lizzazione sia rispetto alla spinosa questione della norma-
tiva municipale riguardante il limite municipale per la
corretta installazione del contatore e allo stesso tempo
introdurre la proposta di marciapiedi verdi e inclusivi. In-
fatti, il progetto dell’acqua fa parte del macro-progetto di
Consolidazione Urbana Sostenibile e si relaziona con le
altre proposte che si stanno sviluppando nella FPH per il
quartiere.
¿Credi che l’intercambio professionale con coope-
ranti possa portare benefici ai progetti?
Considero che l’apporto offerto dall’intercambio professio-
nale è assolutamente rilevante. Spesso, noi dell’area tec-
nica ci limitiamo a rispondere con un certo conformismo
alle richieste degli abitanti delle organizzazioni sociali e
non vediamo più in là delle necessità espresse immediate
e visibili. Grazie all’interscambio si prendono in considera-
zione altri punti di vista, altre visioni della realtà e dei pro-
cessi. Con l’interscambio apprendiamo uno dall’altro, sia
nelle organizzazioni coparti come con i cooperanti stessi,
arricchendo i nostri conoscimenti e sviluppando attività in
una forma più integrale e integrata.
Roxana al lavoro
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LA VITA POST-CONFINAMENTO
La vita a Cochabamba è ritornata a un livello quasi
normale, anzi, in molte zone sembrerebbe che il COVID-
19 non sia mai esistito e la gente non rispetta le più
minime misure di sicurezza. Noi continuiamo a fare
attenzione e a evitare certe situazioni a rischio come p.es.
posti sovraffollati, però bisogna dire che ci ha fatto proprio
bene ritrovare una certa normalità nella vita quotidiana.
Per il momento continuo a lavorare da casa, anche se
spesso ho realizzato lavoro sul campo nonché riunioni in
ufficio. Il lavoro da casa è proprio comodo per lavorare sui
progetti, anche se le uscite mi hanno fatto proprio bene.
In ogni caso non mi dispiace affatto lavorare da casa, in
quanto mi permette vedere più spesso Carla ed Enrico,
anche se lui ormai è presissimo dal suo nuovo miglior
amico, Goku, detto anche Ismael. Goku ha quattro anni ed
è il figlio della signora del negozietto vicino a casa.
Sua mamma lavora tutto il giorno e spesso dovrebbe ri-
manere da solo guardando la televisione, in quanto gli asili
nido sono ancora chiusi per la pandemia. In poche parole,
anche lui è contentissimo di venire a giocare a casa nostra
con Enrico, quasi non passa giorno che non venga da noi
e passano giornate intere a giocare assieme.
Anche l’orto ha preso forma, le prime piantine che ave-
vamo piantato durante la quarantena con Enrico hanno già
dato frutti, alcune piante di pomodoro hanno già compiuto
il loro ciclo di vita però nel frattempo se ne sono aggiunte
molte altre. Abbiamo già raccolto molti pomodori, pomo-
dorini cherry gialli e neri, peperoncini di vari tipi, differenti
tipi di lattughe, rucola, varie erbe aromatiche, adesso
stanno arrivando anche le melanzane.
Abbiamo anche ripreso a fare pomodori secchi approfit-
tando del soleggiamento e le alte temperature primaverili,
anche se alcuni temporali e cambi di tempo repentini
hanno compromesso un paio di produzioni.
Nel mese di novembre abbiamo fatto anche la prima scam-
pagnata dall’inizio della pandemia con Lisa, Alex, France-
sco, Barbara e Marilena, i ticinesi di Comundo a Cocha-
bamba. Abbiamo noleggiato un furgoncino e siamo andati
a fare una bella gita alla Laguna Turquesa nei monti sopra
Tarata, distante ca. 3 ore in auto da Cochabamba. Ci ha
fatto proprio bene uscire dalla città dopo tanto tempo, è
stata proprio una gita simpatica sicuramente da ripetere!
A questo punto non mi resta che ringraziare enormemente
tutte le persone ed organizzazioni che hanno appoggiato il
progetto, siete importantissime per poter continuare que-
sta straordinaria esperienza! Allo stesso tempo ne appro-
fitto per salutarvi calorosamente, augurarvi buone feste e,
speriamo, un ottimo anno nuovo!
La gita alla laguna turchese
Enrico e Goku piantando
L’orto
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