Marzo 2012
Energie rinnovabili
9 Nuovi fondi destinati a imprese e ad enti pubblici e privati per finanziare la riduzione di emissioni di CO2 Urban Tree. L’ingegneria si sposa con il design urbano Fotovoltaico in continua evoluzione. Le ricerche del MIT
Storie di riciclo
13 I Preziosi di recupero
Bijoux creati rovistando nel cassetto della “minuteria”
Numero 53
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Sviluppo sostenibile e Green economy Confindustria, ABI e Ministero dello Sviluppo Economico insieme per un passo importante verso il cambiamento
Solvinden, la lampada da esterni di IKEA alimentata dal sole e dal vento
Bioshopper: addio dubbi! … e intanto vanno forte su Youtube e Facebook gli “shopper parlanti”
Golf e ambiente, firmato protocollo d'intesa tra FIG ed associazioni ecologiste
EOSS, la guida per rendere sostenibili eventi e manifestazioni
Nuvolaverde è il digitale per imprese green
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Ambiente e società
21 Gli SpecialGli SpecialGli Specialiii
SISTRI e “1 contro 1”: Il Senato apporta novità, ma la Camera le blocca I pannelli fotovoltaici dismessi entrano nella grande famiglia dei RAEE Altri dati di raccolta 2011: la crescita appare ancora modesta Traffico illecito di rifiuti. Il dossier di Legambiente
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RAERAERAEEEE
AMORE PER IL FUTURO
di Roberto Vacca
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RAEERAEERAEE SISTRI e “1 contro 1”: Il Senato apporta novità, ma la Camera le blocca
Lasciata ormai alle spalle la notizia dell’ultima proroga della partenza del SISTRI al 30 giugno 2012, confermata con la conversione in legge del Decreto Milleproroghe, il Senato aveva approvato negli ultimi giorni di febbraio due emendamenti alla legge di conversione del Dl 2/2012 recante norme in materia ambientale, mirati a semplificare la vita delle imprese in materia sia di raccolta "1 contro 1" per la Di‐stribuzione sia di SISTRI in particolare per le imprese agricole. Al fine di semplificare e potenziare il ritiro “1 contro 1” [di apparecchi elettronici a fine vita da parte dei rivenditori al momento dell'acqui‐sto di una nuova apparecchiatura di natura omologa], l'emendamento avrebbe modifica‐to i vincoli di stoccaggio temporaneo per i ri‐venditori. Questi obblighi comportano costi onerosi da sostenere che, specialmente per i piccoli punti vendita, rappresentano un osta‐colo e sono stati di frequente all’origine di una “forzata” inadempienza. Il provvedimento in‐tendeva incrementare il tempo di giacenza dei RAEE, portando l’obbligo di trasportarli presso i centri di raccolta con cadenza trimestrale, anziché mensile; ma interveniva anche sulle quantità di RAEE stoccabili presso l’esercizio o il luogo di raccolta scelto, variando dalle attua‐li 3,5 tonnellate complessive, alle 3,5 tonnella‐te per ognuno dei raggruppamenti R1, R2 ed R3 [“freddo e clima”, “altri grandi bianchi” e "tv e monitor"], a cui aggiungere 3,5 tonnella‐te per l'insieme composto dai raggruppamenti R4 ed R5 [(apparecchiature informatiche, di consumo e di illuminazione]. Non ultimo, si stabiliva inoltre espressamente che, in alterna‐
tiva al DM dell’8 aprile 2008, i centri di raccolta comunali dedicati potevano essere autorizzati ex articoli 208, 213 e 216 del DLgs 152/2006 (Codice ambientale), a ricevere i RAEE prove‐nienti dalla distribuzione.
In riferimento al sistema nazionale di tracciabi‐lità dei rifiuti, si apportavano modifiche all'ap‐plicazione del SISTRI e all'iscrizione all'Albo nazionale dei gestori ambientali per le imprese agricole, grazie all’emendamento 1.0.1500 (testo 2) approvato dalla Commissione perma‐nente del Senato, che introduceva diverse mi‐sure in materia di gestione dei rifiuti prove‐nienti dalle attività agricole e di materiali vege‐tali, agricoli e forestali. Questo provvedimento era inteso a snellire gli adempimenti burocrati‐ci e quindi la vita delle imprese agricole. Nien‐te iscrizione all’Albo nazionale dei gestori am‐bientali (articolo 212 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152) per le imprese agricole che trasportano rifiuti da esse stesse prodotti, pe‐ricolosi e non, nell’ambito di circuiti organizza‐ti di raccolta. Questo tipo di attività non si può infatti considerare svolta a titolo professiona‐
le. L’emendamento prevedeva l’estensione dell’esonero di iscrizione al SISTRI, anche per le imprese che conferiscono fino a 300 chilogrammi di rifiuti pericolosi ad un circui‐to organizzato di raccolta. Entrambi i provvedimenti rappresentavano una svolta molto apprezzata dalle imprese in specie quelle agricole e, finalmente, un concreto tentativo di portare a regime un sistema che in altri Paesi Europei è ormai consolidato. Tuttavia, prima che i cambia‐menti diventassero effettivi sarebbe stata necessaria l’approvazione delle modifiche da parte della Camera dei Deputati. E qui si è verificato il blocco. La Commissione am‐biente della Camera ha cancellato il 7 marzo 2012 le norme su rifiuti da attività agricole, compostaggio, acquisti verdi, RAEE, tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi. La ragione del blocco, a quanto pare, non sta nei contenuti dei provvedimenti, ma in una questione di correttezza giuridica, vale a dire che le modifiche al Decreto Am‐biente erano inappropriate perché andava‐no oltre i limiti “strettamente attinenti all'oggetto del decreto”, vincolo da rispetta‐re ai sensi della sentenza della Corte Costitu‐zionale 22/2012. Per questo la Commissione ambiente della Camera ha “cassato” prati‐camente tutte le modifiche fatte al Senato, al quale il testo dovrà tornare.
Mirko Turchetti
La nuova direttiva sui RAEE, nel testo quasi definitivo li‐cenziato dal Parlamento europeo lo scorso 19 gennaio 2012 , ha inserito i pannelli fotovoltaici fra i rifiuti di appa‐recchiature elettriche ed elettroniche nella categoria 4, definendo un quadro normativo omogeneo volto al loro recupero e al loro riciclo. L'art. 11.6(a) del Decreto Ministe‐riale 5 maggio 2011, il cosiddetto IV Conto Energia, cui si aggiunge anche l'indicazione dell'Unione Europea, preve‐de che i produttori di moduli fotovoltaici forniscano ai loro clienti garanzie sul riciclo dei pannelli per poter accedere agli incentivi previsti. Ai sensi dell’art. 11, comma 6, lettera a) del IV conto energia, infatti, in relazione ai requisiti dei soggetti e degli impianti fotovoltaici per gli impianti che entrano in esercizio successivamente al 30 giugno 2012, il soggetto responsabile è tenuto a trasmettere al G.S.E., in aggiunta alla documentazione prevista, anche “il certifica‐to, rilasciato dal produttore dei moduli fotovoltaici, atte‐stante l'adesione dello stesso a un sistema o consorzio euro‐peo che garantisca, a cura del medesimo produttore, il rici‐clo dei moduli fotovoltaici utilizzati al termine della vita uti‐le dei moduli”. In Italia, nel gennaio 2012, sono stati supe‐rati i 330.000 impianti in esercizio, con una crescita in due anni in termini di numerosità degli impianti del 450% che ha posizionato il nostro Paese al primo posto nella gradua‐toria mondiale per potenza entrata in esercizio nel 2011. [Fonti: Ansa; Ministero dell'Ambiente]
I pannel l i fotovol ta ic i d i smess i entrano ne l la grande famig l ia de i RAEE
La vita media dei pannelli si aggira intorno ai 25/30 anni
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RAEERAEERAEE Altri dati di raccolta 2011: la crescita appare ancora modesta Intanto in Europa si firma il "Recycling for a resource efficient EU economy"
Si stima che in Italia la produzione di rifiuti elettro‐nici sia stata l’anno scorso nell’ordine di circa 16 Kg per abitante, per un totale di circa 960mila tonnel‐late distribuite sull’intero territorio nazionale. Da quanto si può desumere dai primi rapporti che arri‐vano alla spicciolata dai Consorzi di produttori, nel nostro Paese la raccolta dei rifiuti elettronici dome‐stici ha superato i 4,3 kg per abitante nel corso del 2011, aggirandosi intorno alle 270mila tonnellate, migliaio più, migliaio meno. Il dato generale è anco‐ra da confermare, attendiamo l’annuale rapporto del Centro di Coordinamento RAEE, ma sembra che il trend di crescita anche per l’anno scorso confermi ancora un “andamento lento”: dopo la grande im‐pennata del 2009, che si portò a valori quasi tripli‐cati rispetto al 2008 che fu l’anno di avvio delle o‐perazioni, l’incremento si è diluito poi nel +27% del 2010. Nell’anno appena trascorso, al + 6% di raccolta dei grandi bianchi da parte del Consorzio Ecodom [già citato nel numero scorso del magazine: circa 86.400 tonnellate tra frigoriferi, lavatrici e lavasto‐viglie], si può aggiungere il + 8% dichiarato dal Con‐sorzio Ecolight, che nei dodici mesi del 2011 ha rag‐giunto e superato complessivamente le 25mila ton‐nellate di rifiuti elettronici raccolti. Passando dal dato generale ad un esame più dettagliato, il con‐sorzio Ecolight si afferma sempre più come speciali‐sta di R4, il raggruppamento RAEE che comprende i piccoli elettrodomestici e l’elettronica cosiddetta di consumo, come frullatori e rasoi elettrici, telefoni cellulari, hifi e lettori dvd. Di questi ultimi, infatti, Ecolight ha raccolto 16mila tonnellate su un totale di 40mila raccolte in Italia da tutti i sistemi collettivi. Guardando poi all’R5, il raggruppamento che com‐prende le sorgenti luminose, sebbene si registri an‐che per questo comparto una crescita nella raccol‐ta, la situazione non è proprio confortante. Il Con‐sorzio Ecolamp comunica che nel 2011 si è registra‐to un incremento del 75% circa della raccolta nei 25 collection point, grazie alla collaborazione dei pro‐fessionisti del settore illuminotecnico e degli instal‐
latori di materiale elettrico che hanno consegnato le lampade esauste direttamente ai centri di raccol‐ta. Sono state circa 1.460 le tonnellate di sorgenti luminose recuperate in tutta Italia, tuttavia il qua‐dro che emerge dai dati è di grande disomogeneità sul territorio nazionale, che vede sul podio alcune regioni virtuose come Lombardia e Veneto [rispettivamente con 487.663 kg e 196.426 kg rac‐colti nel 2011], e in fondo alla classifica Calabria, Mo‐lise e Valle D'Aosta [con 3.817, 2.968 e 964 kg rac‐colti]. In un generale trend di incremento della rac‐colta, ci sono anche regioni che invece fanno un passo indietro, come la Calabria (che e' passata da 8.420 a 3.817 kg raccolti) o la Sardegna (da 17.046 a 16.189). Fabrizio D'Amico, direttore generale di E‐colamp si rammarica di questo, soprattutto alla lu‐ce del fatto che dalle lampade a basso consumo raccolte lo scorso anno, Ecolamp ha recuperato: quasi 120 tonnellate tra mercurio e altri materiali tossici, sottraendoli così all'ambiente a cui vanno aggiunte 1.200 tonnellate di vetro, 19 tonnellate di plastiche e 79 di metalli. Insomma, ancora oggi, nel quarto anno di operativi‐tà del sistema nazionale di raccolta dei RAEE dome‐stici, si deve dar ragione a Walter Camarda, presi‐dente di Ecolight, quando afferma che meno di un terzo dei RAEE generati viene gestito correttamen‐te. La principale causa di questi risultati modesti sembra essere la difficoltà, lamentata nel corso del WEEE Forum dello scorso ottobre, di raggiungere i RAEE o, per meglio dire, le fonti di generazione dei RAEE. E’ vero che in generale i cittadini italiani si informano poco in merito ai loro diritti/doveri civili; alcuni di loro non dimostrano forse molto interesse personale al problema della tutela ambientale; una certa vaga tendenza all’irresponsabilità fa parte da sempre del folklore nazionale, di quell’acuta legge‐rezza dell’essere coniugata ad un certo elastico las‐sismo che ci contraddistingue agli occhi severi di alcuni popoli stranieri. Ma è vero pure che in giro c’è tanta confusione, informazioni carenti e con‐
traddittorie e insufficiente trasparenza. Si può certo fare di più e meglio. “Questo scenario la dice lunga sul perché la raccolta differenziata continua a dare poca fiducia". Il giudizio è di Altroconsumo, che nel numero di settembre 2011 del suo mensile ha svolto un'indagine per scoprire come vengono gestiti rifiuti quali vernici e batterie in sette città (Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli, Palermo e Bari), verificando quanto siano organizzate le Am‐ministrazioni locali. "Ci siamo muniti di lampadine, batterie, giocattoli con pile e barattoli di vernice e abbiamo chiesto al numero verde delle società che gestiscono la raccolta differenziata come doveva‐mo smaltirli e qual era il deposito più vicino", spie‐ga l'associazione. In un mondo ideale, i cittadini dovrebbero sapere come e dove sono gestiti i ri‐fiuti, grazie ad informazioni esaurienti fornite dagli organi preposti. Ma "solo a Milano e a Torino abbia‐mo sempre capito dove venivano gettati i nostri ri‐fiuti; a Genova solo nelle isole ecologiche; a Roma è stato chiaro solo in un deposito. In tutti gli altri cen‐tri la situazione non è uniforme: a volte ‐ spiega Al‐troconsumo ‐ i rifiuti vengono affidati all'operatore che provvede a smistarli in separata sede (accade a Genova, Napoli, Palermo e Bari); in altri casi non ci sono cartelli chiari per capire se il rifiuto è finito nel contenitore giusto (Roma), oppure i contenitori non sono accessibili al pubblico (Bari)". L'indagine è sta‐ta accompagnata dai dati di uno studio, che evi‐denzia come gli italiani siano ancora poco informa‐ti: solo il 4% di loro, nel 2010, ha usufruito del ritiro gratuito dell'usato da parte dei negozianti in occa‐sione di un nuovo acquisto; e 3 italiani su 4 hanno dichiarato di non sapere cosa sono i RAEE. Sareb‐be perciò davvero opportuno trasferire ai cittadini e consumatori italiani la consapevolezza dell’immenso valore che possiede la catena del riciclo, soprattutto in tempi di cambiamento come questi, non solo al fine di andare verso un econo‐mia più pianificata e per sviluppare il nostro poten‐ziale economico, ma per migliorare come persone.
Riciclare è molto di più che raccogliere semplice‐mente rifiuti: “È il risultato di una serie di passi che fanno parte di una vera e propria catena di valore: raccolta, pre‐elaborazione e trasformazione in un nuovo prodotto o materiale. L’Europa ha percorso una lunga strada per migliorare i propri tassi di rici‐claggio ed i benefici sono oggi sempre più visibili e valorizzati come soluzione principe all’attuale sfida gettata dallo sfruttamento delle risorse primarie”. Questo è quanto si legge nel documento congiun‐to “Recycling for a resource efficient EU economy”, pubblicato in febbraio dalle associazioni europee che rappresentano i settori industriali di riciclo di carta, plastica, metalli ferrosi e non (Cepi, Eurofer, Eupc, Cirfs, Eupr, Eurometaux), per spiegare il fun‐zionamento della catena del valore riciclaggio, le sfide che il settore si trova ad affrontare e le pro‐poste concrete da mettere in pratica. “Per ottimiz‐zare il tasso di riciclo in Europa, sono necessarie po‐litiche mirate”, si legge nel documento, che racco‐manda una serie di passi fondamentali a partire dal contesto normativo, attraverso: una corretta attuazione e applicazione della
legislazione; una migliore applicazione del regolamento sul‐
le spedizioni di rifiuti al fine di contenerne le spedizioni illegali. Il lavoro delle autorità doga‐nali deve essere sostenuto, ad esempio attra‐verso una distinzione di beni di seconda mano e di beni nuovi;
un sistema di raccolta differenziata alla fonte di carta, metallo, plastica e il vetro entro il 2015;
il divieto da parte della Commissione europea al conferimento in discarica di quella porzione di rifiuti che può essere recuperata.
Le associazioni invitano inoltre Bruxelles a inclu‐dere criteri di riciclabilità per quei gruppi di pro‐dotti contemplati dalla direttiva sulla progettazio‐ne ecocompatibile già oggi e per quelli che potreb‐bero rientrarvi in futuro.
Marina Melissari
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Traffico illecito di rifiuti. Il dossier di Legambiente
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RAEERAEERAEE Fu l’operazione Greenland, coordi‐nata dalla Procura della Repubblica di Spoleto e condotta dal Comando Tutela Ambiente dell’Arma dei Cara‐binieri a far scattare, dieci anni fa, nel nostro Paese la prima ordinanza di custodia cautelare emessa per traffico illegale di rifiuti. Carabinieri e Magistrati poterono operare gra‐zie all’introduzione nel nostro ordi‐namento giuridico del delitto di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti” con un articolo a servizio dell’ambiente: il 53 bis del decreto Ronchi successivamente trasposto nell’identico art.260 del D.Lgs 152/2006 . Da quel 13 febbraio 2002 “le inchieste sono diventate 191 e le ordinanze di custodia caute‐lare 1.199 ". E' quanto si apprende dal dossier ‘Rifiuti S.p.A’, presentato a Roma lo scorso 13 febbraio, che fa il punto sull’applicazione del delitto di traffico organizzato di rifiuti. "Le aziende coinvolte nelle indagini so‐no state ben 666, con 3.348 persone denunciate. In un solo anno, il 2010, sono state sequestrate oltre 2 milio‐ni di tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi gestiti illegalmente. Si
tratta della cima, relativa ad appena 12 inchieste su 30, di una vera e pro‐pria 'montagna di veleni'. I numeri diventano ancora più impressionanti estendendo la rilevazione agli ultimi dieci anni: in 89 indagini su 191, cioè meno della metà di quelle effettua‐te, le forze dell’ordine hanno seque‐strato più di 13 milioni e 100 mila tonnellate di rifiuti. I risultati rag‐giunti nel nostro Paese negli ultimi dieci anni, "grazie alla introduzione del delitto in questione, hanno con‐sentito di tracciare con precisione caratteristiche, prassi operative e rotte seguite, dalle vere e proprie organizzazioni criminali che gover‐nano i traffici illeciti e quindi predi‐sporre adeguate condotte di carat‐tere preventivo e repressivo. Basti pensare che prima della sua entrata in vigore gli inquirenti si trovavano in mano armi spuntate, potendo comminare ai responsabili solo blan‐de contravvenzioni, prescrivibili in soli 3 anni e mezzo, senza peraltro poter utilizzare adeguati strumenti investigativi, come le intercettazioni telefoniche e ambientali". Una nuo‐va spinta alle attività investigative,
secondo Legambiente, "è arrivato nel 2010 con l’inserimento del delit‐to di traffico illecito di rifiuti tra quel‐li di competenza delle Direzioni di‐strettuali antimafia, proprio in consi‐derazione della sua particolare gra‐v i t à ” . “ L ’ I t a l i a , g r a z i e all’introduzione del delitto di attività organizzate di traffico illecito di rifiu‐ti, rappresenta oggi a livello europe‐o e internazionale una punta avan‐zata nell’azione di contrasto a que‐sto grave fenomeno d’illegalità, am‐bientale ed economica.” Un dato estremamente interessante è dato dal fatto che le inchieste condotte negli ultimi dieci anni in materia di rifiuti hanno coinvolto omogenea‐mente l’intero Paese: 29 le procure del Nord che hanno aperto indagini sui traffici illeciti, 26 le procure del Centro, 30 quelle del Sud. Numeri che fanno dire ai rappresentanti di Legambiente che “il fenomeno si dipana senza soluzione di continuità su tutto il territorio nazionale e oltre confine, rimuovendo i tanti luoghi comuni sul fatto che interesserebbe solo il Sud o ancora peggio, la solita Campania”. Si conferma invece il coinvolgimento delle organizzazioni criminali più tristemente note, con indagini spesso indirizzate verso le ecomafie siciliane, campane, cala‐bresi e pugliesi. La “monnezza connection” opera e fa viaggiare i rifiuti in tutto il mondo e c’è un au‐mento delle inchieste transnazionali che nel 2011 sono state 10 ed hanno coinvolto paesi di tre continenti: Europa, Africa ed Asia. Uno scenario preoccupante, ma è interessante porre l’attenzione sulla tipologia dei rifiuti che le ecomafie, almeno nel nostro Paese, sembrano prediligere nei loro traffici. I dati del rapporto, riferiti ai sequestri operati nel 2010, ci parlano di un 37% riferito alla carta e cartone, di un 19% alla plastica, di
un 16% a gomme e pneumatici, di un 14% ai metalli e di percentuali più basse intorno al 7% per altri rifiuti. A leggere queste cifre si re‐sta interdetti di fronte alla man‐canza di dati riferiti ai rifiuti elettri‐ci ed elettronici che curiosamente e in una certa misura richiamano i dati di un recente studio, “Where are WEEE in Africa” pubblicato sotto l’egida dell’UNEP dalla Se‐greteria della Convenzione di Basi‐lea. E' stata analizzata la situazio‐ne dei rifiuti elettrici ed elettronici (WEEE, Waste of Electric and Elec‐tronic Equipment) in cinque Stati dell’Africa: Benin, Costa d’Avorio, Ghana, Liberia e Nigeria, eviden‐ziando dati che contraddicono opi‐nioni diffusamente accettate. Se‐condo lo studio, il problema dei rifiuti elettrici ed elettronici non deriverebbe dall’illecito smalti‐mento dei paesi industrializzati, ma sarebbe riconducibile a cause interne dei Paesi esaminati. Natu‐ralmente arrivano tonnellate di rifiuti dal ricco mondo occidentale, tuttavia ad esempio il 70 percento dell’equipaggiamento elettrico ed elettronico, giunto in Ghana nel 2009, era usato ma funzionante e con un’aspettativa di vita ragione‐vole. Sulla base di rilevazioni nazio‐nali effettuate dal 2009 al 2011 nei 5 Paesi presi in considerazione dal‐lo studio, si afferma che sono sta‐te prodotte quantità di RAEE che vanno da 650.000 a 1.000.000 di tonnellate ogni anno. Un enorme flusso, di rifiuti elettrici ed elettro‐nici, generato dal consumo interno domestico di tantissimi apparecchi che incidono per oltre l’85%. E le operazioni di smaltimento illecito? Sono stimate su quantitativi totali, nei cinque Paesi analizzati, di 250 mila tonnellate annue. Numeri smi‐surati, ma che corrispondono alla
quantità di rifiuti tecnologici genera‐ti dal Belgio o dall’Olanda, il cinque percento della produzione totale europea di WEEE. Lo studio eviden‐zia anche dati quantitativi sulle im‐
portazioni, l’uso e lo smaltimento delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Oltre al Regno Unito, principale esportatore di RAEE in Africa, ci sono anche Europa, Asia e
Unicef Germania ‐ Foto dell’anno 2011
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Nuovi fondi destinati a imprese e ad enti pubblici e privati per finanziare la riduzione di emissioni di CO2
I temi dello sviluppo sostenibile, spesso contrasse-gnati dalla mancanza di strategie adeguate, rara-mente hanno visto la convergenza e il dialogo tra politica ed imprese. I settori del risparmio energeti-co e delle fonti di energia rinnovabili al contrario necessitano di grande attenzione. L’attuale compa-gine governativa sembra voler cogliere le opportu-nità “offerte” dall’attuale crisi economica e stabilire alcuni percorsi virtuosi atti ad accompagnare più razionalmente le scelte imprenditoriali di tanti set-tori della cosiddetta green economy. Settori che potrebbero svolgere, questa è la speranza, una funzione di sostegno per la crescita occupazionale ed economica. Su questa linea si segnalano gli in-terventi del Ministro Clini e del Ministro Passera che più volte hanno annunciato e ribadito l’attivazione «a brevissimo termine» di un conto energia per il settore termico. Al contrario si è posto in rilievo la necessità di abbassare gli incentivi al fotovoltaico ma, a seguito dei suggerimenti delle tante imprese coinvolte in questo settore, si profila un intervento graduale senza nuovi scossoni per il settore. L’obiettivo è quello di operare in modo che il setto-re continui a crescere, esso stesso in modo sosteni-bile e senza speculazioni con un calo morbido degli incentivi. Altro aspetto che sta segnando l’attenzione del mondo politico ed imprenditoriale è quello della ricerca. Lo stesso Ministro Clini ha riba-dito la necessità di favorirla e, a tale proposito, ha comunicato il lancio da marzo 2012 di finanziamen-ti agevolati per interventi nel settore delle rinnova-bili, dell’efficienza energetica, della ricerca e della gestione forestale a valere sul fondo rotativo per Kyoto, attuato dal decreto del ministero dell'Am-biente 25 novembre 2008 e da quello dell'Economia del 17 novembre 2009. A disposizione delle PMI, ma anche di enti pubblici e privati, tra cui condomi-ni con almeno dieci abitazioni, associazioni, fonda-
zioni ed Energy Services Company (ESCO), ci sono 600 milioni di euro per finanziare la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, distribuiti in tre an-nualità da € 200 milioni ciascuna, gestite dalla Cas-sa Depositi e Prestiti. Gli interventi, finanziati a li-vello regionale, riguardano: la micro-cogenerazione diffusa, l'installazione di impianti che utilizzano gas naturale, la produzione di biomassa vegetale solida e biocombustibili liquidi di origine vegetale quali fonti energetiche e, infine, l'installazione di impianti da fonti rinnovabili per la generazione di elettricità o calore (eolico, idroelettrico, solare termico, bio-massa, fotovoltaico). Gli incentivi finanziati a livello nazionale sosterranno la sostituzione di motori elet-trici industriali con motori ad alta efficienza, gli in-terventi sui cicli produttivi delle imprese che produ-cono nylon dalla lavorazione dell’acido adipico e delle imprese agro-forestali, nonché le attività di ricerca per lo sviluppo di tecnologie innovative per la produzione di energia da fonti rinnovabili. E le opportunità non finiscono qui, perché dal 19 marzo al 17 aprile 2012 si potranno presentare le doman-de di partecipazione al bando del Ministero dello Sviluppo Economico che ha stanziato 100 milioni di euro a favore delle bioenergie (cosiddetto bando biomasse). L'iniziativa , che rientra nel Programma Operativo Interregionale Energia, sovvenzionato anche con i fondi europei, si propone di integrare gli obiettivi energetici con quelli della salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo del territorio. I fondi sono utilizzabili nelle quattro regioni dell’area - Campania, Calabria, Sicilia, Puglia - e saranno ac-cordati sotto forma di contributo in conto impianti e finanziamento agevolato. Gli incentivi potranno es-sere assegnati, tra l’altro, per produrre biocarbu-ranti e per la produzione e distribuzione di energia elettrica, biometano e calore, limitatamente ad im-pianti alimentati da biomasse. Vincenzo D’Onofrio
Informazioni per accedere al Fondo Kioto: Le domande di ammissione vanno presentate online nell’apposita sezione del sito della Cassa Depositi e Prestiti dal 16 marzo al 14 luglio 2012 e poi spedite via raccomandata con avviso di ricevimento entro 3 giorni solari dalla conferma dell’avvenuta registrazione. Il beneficiario dei finanziamenti dovrà recarsi presso una delle banche aderenti alla Con-venzione ABI-CDP, disponibile sul sito www.cassaddpp.it, per i necessari adempimenti e la stipula del contratto di fi-nanziamento. Per ulteriori informazioni sono a disposizione il numero verde 800 098 754, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 8:30 alle 13:30 e dalle 14:30 alle 18:00 e l'indirizzo e-mail [email protected]. Per maggiori informa-zioni sul Bando Biomasse: http://www.sviluppoeconomico.gov.it
Un albero fotovoltaico urbano. Si chiama U-tree (Urban tree) ed è opera dell’architetto spagnolo Xabier Perez de Arenaza. Al mo-mento è un prototipo, in attesa che qualche investitore si faccia avanti per realizzare il progetto su scala commerciale. Gli urban trees sono alberi metallici che ospitano pan-nelli fotovoltaici su una piattaforma circolare, parte terminale dei rami. Possiedono una valenza estetica come opere di arredo urba-no, e funzionale dal momento che alimente-rebbero lampioni, led e semafori. Dai rami, infatti, si diramano numerose “foglie” foto-
voltaiche che, grazie a dei piccoli motori ro-tanti, sono in grado di seguire costantemen-te gli spostamenti del sole durante il giorno e di immagazzinare così maggiore energia. I progettisti dicono che un singolo modulo uTree potrebbe arrivare a generare quotidia-namente circa 13,86 KW/h, che in un anno diventerebbero circa 5.059 KW/h. Basta moltiplicate queste cifre per più unità ed è facile immaginare quanta energia si potreb-be ottenere ogni giorno ed il risparmio sia in termini economici sia di emissioni di CO2 nell’aria.
Urban Tree. L’ingegneria si sposa con il design urbano
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Energie rinnovabil
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La prima novità è stata presentata dal ricercato-re Andreas Mershin, che ha ripreso un progetto dello scienziato Shuguang Zhang, e riguarda l'u-tilizzo delle piante per la produzione pannelli fo-tovoltaici. Nel progetto originale Zhang aveva combinato insieme un complesso di molecole co-nosciute come fotosistema-I (PS-I), ossia piccole strutture all'interno delle cellule vegetali che svolgono la fotosintesi. In seguito, dopo la stabi-lizzazione chimica, uno strato di PS-I delle piante è stato utilizzato per creare una cella che, come una convenzionale cella in silicio, fosse in grado di produrre corrente elettrica quando esposta alla luce. Quando questo nuovo sistema fu stu-diato e progettato, 8 anni fa, presentava dei li-miti e delle difficoltà che ne impedirono la diffu-sione: l'assemblaggio e la stabilizzazione delle sostanze chimiche, necessarie al processo, ri-chiedevano attrezzature di laboratorio sofisticate e costose; le celle realizzate con questo sistema avevano un'efficienza troppo bassa per garantire
FotovoltaicoFotovoltaicoFotovoltaico in continuain continuain continua evoluzioneevoluzioneevoluzione
Le ricerche del MITLe ricerche del MITLe ricerche del MIT
In una società che continua la sua evoluzione verso la riduzione dell'inquinamento e il rispetto del Pianeta, la ricerca e lo sviluppo in campo energetico rappresentano una delle chiavi per raggiungere l'obiettivo. Il MIT (Massachusetts Institute of Technology) è da sempre attivo nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie legate ai pannelli fotovoltaici e, in questi ultimi mesi, ha pubblicato risultati interessanti. Si tratta di tre novità che possono sicuramente migliorare, se non rivoluzionare, il settore fotovoltaico. Celle fotovoltaiche
come cellule vegetali
un bilancio positivo in termini energetici. Oggi, come afferma lo stesso Mershin, il processo per la realizzazione di queste celle fotovoltaiche è stato semplificato così da abbatterne i costi e permettere ai ricercatori di tutto il mondo di apportare miglioramenti. Inoltre è stata migliorata l'ef-ficienza delle celle di 10.000 volte rispetto alla prima versione, un passo
avanti che non è, tuttavia, ancora defi-nitivo. Questo risultato è stato possibile "creando una foresta su un microscopi-co chip", ovvero facendo in modo di esporre una maggiore superficie del PS-I alla luce del sole. Questa soluzione comporta, oltre alla riduzione dell'inqui-namento ambientale e all'aumento dell'approvvigionamento energetico, anche un vantaggio per le popolazioni povere che ancora non dispongo di e-lettricità, le quali potrebbero utilizzare i loro rifiuti agricoli come materia prima per la fabbricazione delle celle. A sup-porto della scoperta è il commento di Babak Parviz, professore associato di ingegneria elettrica presso l'Università di Washington e specializzato in bio-nanotecnologie, che ha dichiarato: "E' un grande passo verso l'integrazione delle biomolecole nella costruzione di celle solari ed è molto promettente per la creazione di celle fotovoltaiche orga-niche che possano utilizzare nuclei bio-logicamente prodotti."
La novità forse più rivoluzionaria ri-guarda l'utilizzo di tradizionali vetri al posto delle classiche celle in silicio per la produzione di energia. Ciò è possibi-le applicando al vetro un sottile film costituito da varie particelle colorate, capaci di assorbire la luce a diverse lunghezze d'onda così da massimizzare lo sfruttamento delle radiazioni. Que-sta soluzione presenta vantaggi in ter-mini: economici, il costo di produzione è molto più basso; estetici, non è ne-cessario stravolgere la struttura dell'e-dificio; di efficienza energetica, sinto-nizzando i colori ai raggi solari è possi-bile raddoppiare l'efficienza rispetto ai pannelli in commercio. Infine per i prossimi 3 anni è prevista l'introduzio-ne del concentratore solare, derivante dalla ricerca, che dovrebbe produrre 10 volte più energia dei sistemi classi-ci. Tale idea nacque negli anni Settan-ta, ma non trovò applicazione a causa dell’impossibilità di produrre pellicole che fossero stabili nel tempo. Oggi il professore Marc Baldo e Shalom Goffri, uno studente del MIT’s Research Labo-ratory of Electronics, sono riusciti nell’intento. Mirko Turchetti
Altrettanto nuovo è Impurity to Effi-ciency Simulator (I2E), realizzato dal team di ricercatori dell’ingegnere mec-canico Tonio Buonassisi. E’ un software di simulazione, scaricabile gratuita-mente, in grado di prevedere gli atomi di ferro presenti in una cella di silicio e di conseguenza la sua efficienza, prima che questa sia fisicamente realizzata. L'esigenza di questo software nasce dallo studio delle problematiche legate al fotovoltaico, dal quale è emerso che uno dei grandi limiti sono le attuali cel-le in silicio e la loro efficienza energeti-ca, molto bassa rispetto al potenziale assoluto. Basti pensare che solo il 13% della superficie di una cella, irradiata dalla luce solare, è in grado di trasfor-mare la luce in energia, comportando una perdita di potenziale pari all'87%. Come sottolineato dallo stesso MIT at-traverso la sua rivista: "Un fattore cru-ciale nel determinare l’efficienza delle celle solari è la grandezza e la distribu-zione delle particelle di ferro dentro il
Impurity to Efficiency Simulator
silicio: anche se il silicio utilizzato e’ stato purificato al 99,9999%, il piccolo residuo di ferro forma degli ostacoli che possono bloccare lo spostamento degli elettroni. Ma non è la quantità totale che fa la differenza: e’ l’esatta distribuzione e dimensione delle parti-celle di ferro. Qualcosa che e’ difficile da prevedere e misurare”, ciò significa che anche lo 0,0001% di ferro nel sili-cio è in grado di ridurre notevolmente il potenziale energetico delle celle. I2E risolve queste problematiche rivelando non solo la quantità, ma anche la di-stribuzione delle particelle di ferro nel-la cella di silicio nella fase di progetta-zione della stessa consentendo, in questo modo, agli operatori di valutare possibili miglioramenti per aumentare la resa energetica.
Vetro fotovoltaico
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Storie di riciclo
Storie di riciclo
Storie di riciclo
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I preziosi di recupero
Alice Menter è una designer inglese già affermata, che vende in diversi punti di Londra e dintorni. Uno di questi è Darkroom, Londra, non lontano da Old Street. Il negozio è piuttosto bello e a primo impatto si nota per gli oggetti di arte tribale. La collezione creata da Alice è davvero interessante e trae spunto da una serie di oggetti lontani al mondo della moda e del gioiello, ma più vicini ad un officina meccanica o uno sgabuzzino per amanti del bricolage. I suoi gioielli incorporano copie di bulloni, viti, chiodi e cianfrusaglie varie, con un risultato che grazie alla perizia e abilità artigianale e’ accattivante. Il suo website merita una visita per poter ammirare il resto della sua collezione. [http://alice‐menter.myshopify.com]
Da un negozio di ferramenta ad una gioielleria, è questo il grande salto di qualità toccato a materiali comuni come bulloni, dadi, viti … I bulloni sono l’elemento principale con cui è realizzato l’anello del brand Disaya, che ha voluto combinare gioco e classe, audacia e lusso. La filettatura esterna del gioiello, che ricorda la struttura di una vite, rimanda nuovamente ad elementi ferrosi, andando così a rafforzare l’idea che è alla base dell’originale anello da indossare con grande disinvoltura e un pizzico di brio. Il prezioso accessorio con diamanti e pietre sfaccettate è in vendita nello shop “Asos” al prezzo di circa 96,94 euro.
Bijoux creati rovistando nel cassetto della “minuteria”
Giles & Brother Un bracciale della collezione del negozio americano Giles & Brother. Una serie di bulloni di ottone intrecciati su un filo di cotone gommato. Giles & Brother è una casa di gioielli composta da un fratello ed una sorella: Giles e Philip Crangi.
I dadi e i bulloni di Alice Menter
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biente e societàAm
biente e societàAm
biente e società
E' stato firmato a Roma il 26 Gennaio 2012, durante il forum CSR (Corporate Social Responsibility) 2012, dal titolo “Incentivi alla sostenibilità economica, am‐bientale e sociale. Quale ruolo per il mercato, le isti‐tuzioni e i cittadini?”, al fine di promuovere l’integrazione strategica della sostenibilità nel busi‐ness del “sistema impresa”, anche attraverso l’utilizzo volontario di indicatori ambientali, sociali e di governance, con specifico riferimento alle piccole e medie imprese. L'importanza di questo accordo è stata sottolineata sia dal direttore generale dell'ABI, Giovanni Sabatini, che, commentando i dati diffusi nel corso del Fo‐rum, ha dichiarato: “Il sistema bancario è convinto che la sostenibilità possa contribuire alla tenuta del tessuto economico e sociale del Paese” ‐ sia dal Diret‐tore generale per la politica industriale e la competi‐tività del Ministero dello Sviluppo Economico: “Dobbiamo dimostrare che la responsabilità sociale d'impresa non è un lusso, ma rappresenta una modali‐tà con cui il sistema economico italiano vuole affron‐tare la sfida della globalizzazione”. L'intesa siglata dà
il via alla seconda fase di speri‐mentazione sul territorio, che vede ABI, Confindustria e MISE ‐ mediante il Punto di contatto Nazionale OCSE ‐ puntare su una maggiore diffusione e inte‐grazione della sostenibilità nel‐le attività delle imprese. L'o‐biettivo finale è la creazione di indici di rilevazione delle politi‐che ambientali, sociali e di go‐vernance d’impresa. Tali indici avranno validità stati‐stica a livello Nazionale, al fine di favorire il confron‐to e la valutazione sistematica dei bilanci di sosteni‐bilità aziendali e l'incremento della fiducia e degli investimenti nelle imprese. E' dunque necessario che quest'ultime siano traspa‐renti e sostenibili dal punto di vista economico, so‐ciale e soprattutto ambientale per essere finanziate, nella consapevolezza che la sostenibilità favorisce la fiducia dei mercati e l’accelerazione della ripresa dal‐la crisi economica.
Sviluppo sostenibile e Green economy
Questo documento testimonia l'attenzione delle aziende italiane alle tematiche ambien‐tali e vuole essere una presa di coscienza col‐lettiva al fine di determinare, sulla base di principi e obiettivi condivisi, le azioni "green" da intraprendere in vista di Rio+20. La Carta consente alle imprese di auto‐valutarsi sulla base della compatibilità con le linee guida, i principi e gli obiettivi che su questa sono san‐citi e si presta ‐ citiamo dal documento ‐ come “bussola dei valori di riferimento nel loro cam‐mino per uno sviluppo sostenibile”. Emma Marcegaglia, Presidente di Confindu‐stria, ha sottolineato nella prefazione il valo‐re aggiunto dello sviluppo sostenibile e della green economy, da raggiungere attraverso il confronto tra società e sistema imprendito‐riale “per aumentare la competitività sui mer‐cati e contribuire alla crescita e al benessere del Paese”. Nonostante la complessità dell'attuale situa‐zione economica e l'influenza dei mercati spingano, già da tempo, le aziende ad un re‐pentino cambio del loro modo di fare impre‐sa, mutare le visioni e gli approcci imprendi‐toriali non è proprio una passeggiata. Nel no‐
stro Paese si notano finalmente delle azioni concrete in questa direzione, tuttavia il per‐corso iniziato avrà bisogno di ulteriori soste‐gni, vale a dire provvedimenti ‐ condivisi tra pubblico e privato ‐ che invoglino concreta‐mente le aziende ad agire in direzione del cambiamento.
I 10 principi conseguimento di obiettivi di sostenibilità
ambientale nel breve, medio e lungo peri‐odo;
adozione di un approccio preventivo; uso efficiente delle risorse naturali; controllo e riduzione degli impatti ambien‐
tali; centralità delle tecnologie innovative; gestione responsabile del prodotto; gestione responsabile della filiera produt‐
tiva; sensibilizzazione e formazione; trasparenza nelle relazioni con le parti in‐
teressate; coerenza nelle attività internazionali. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.confindustria.it
Solvinden, la lampada da esterni di IKEA alimentata dal sole e dal vento
Confindustria, ABI e Ministero dello Sviluppo Economico insieme per un passo importante verso il cambiamento
La green economy e lo sviluppo sostenibile delle imprese rappresentano, sempre più, l'unica stra-da da seguire per i Paesi che intendono rimanere competitivi sui mercati. Un'importante e autore-vole conferma di questo indirizzo viene dalla Confindustria, che in questi primi mesi del 2012 si è resa partecipe di due importanti iniziative: dopo aver siglato un accordo con l'Associazione
Bancaria Italiana (ABI) e con il Ministero dello Svi-luppo Economico (MISE), affinché i principi di tra-sparenza, una volta adottati dalle imprese, possa-no agire da garanzia e favorire l'accesso ai finan-ziamenti bancari, ha approvato e diffuso la "Carta dei principi per la Sostenibilità Ambientale e Gui-da Operativa", allegata al Sole 24 Ore del 30 gen-naio scorso. di Mirko Turchetti
L'accordo
La “Carta dei principi per la Sostenibilità Ambientale e Guida Operativa"
la lampada outdoor del designer David Wahl è in grado di garanti‐re anche 12 ore di luce senza cavi o spine, grazie alla combinazione di energia solare ed eolica. IKEA la propone, nella sua serie Solvin‐den dedicata all’energia pulita, in due versioni: a sospensione (al prezzo di 24,99 euro) e a terra (44,99 euro). La novità sta nel fatto che la lampada può utilizzare entrambe le fonti energetiche in ma‐niera combinabile: secondo le specifiche, per ricaricare al massimo la batteria (AA 1,2V) che alimenta la lampadina a LED integrati, oc‐corrono 9‐12 ore di esposizione alla luce del sole (di più in caso di giornate nuvolose) o di 24 ore con il vento ad una velocità di 4 m/s. La durata delle lampadine è stimata in circa 20.000 ore. Si ac‐cende e si spegne tramite un interruttore e grazie al movimento del vento produce anche piacevoli giochi di luce.
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Finalmente chiarezza è stata fatta! La messa al ban‐do degli shopper di plastica è completa e si specifi‐cano, in modo definitivo, i criteri di biodegradabilità che i sacchetti biologici devono rispettare. Con il De‐creto Legge n.2 del 25 Gennaio 2012 “Misure straor‐dinarie e urgenti in materia ambientale”, già appro‐vato al Senato, si impone che ogni bioshopper dovrà essere completamente biodegradabile e realizzato secondo la normativa europea EN13432. Il Decreto vieta inoltre l’utilizzo di additivi chimici nella produ‐zione dei bioshopper, ponendo fine alle numerose polemiche degli scorsi mesi. Dal 31 dicembre 2013 scatteranno inoltre le sanzioni amministrative per chiunque non rispetti tale norma. Le sanzioni varia‐no da un minimo di 2.500 ad un massimo di 25.000 Euro, somma quest'ultima che potrebbe quadrupli‐carsi nel caso in cui la violazione del divieto riguardi quantità ingenti di sacchetti per l’asporto, oppure un valore della merce superiore al 20 per cento del fatturato del trasgressore. Gli shopper tradizionali spariranno dunque dai nego‐zi? Non del tutto. La norma prevede che i vecchi sac‐chetti per l'asporto con spessore superiore ai 200 micron se destinati all'uso alimentare, e superiore ai 100 micron se destinati ad altri usi, rimangano co‐
munque disponibili sul mercato. La scelta di questi spessori non è casuale, come conferma Legambien‐te, in quanto garantiscono l'effettiva riutilizzabilità degli shopper. Le reazioni al Decreto sono articola‐te: Legambiente ha espresso completa soddisfazio‐ne tramite il suo Vicepresidente, Stefano Ciafani, che ha dichiarato: “Grazie all'impegno rispettato dal ministro Clini, l'Italia completa nel migliore dei modi la rivoluzione iniziata con il bando dei sacchetti di plastica inserito nella finanziaria 2007. Con la legge di ieri l'Italia si conferma paese leader al mondo nel‐la lotta all'inquinamento da plastica e nella promo‐zione di produzioni industriali innovative e rispetto‐se dell'ambiente". Per FareAmbiente invece la sod‐disfazione è stata solo parziale, come si può evince‐re dalle parole del Presidente Nazionale Vincenzo Pepe: “La scelta prudente del Governo dà un respiro di sollievo alle 2.400 aziende italiane di produzione dei sacchetti biodegradabili che impiegano 23mila addetti. Attraverso il rigoroso rispetto delle norma‐tive europee, il decreto interministeriale non potrà di fatto spianare la strada alla creazione di un mono‐polio di produzione, perché in contrasto con il prin‐cipio della libera circolazione delle merci imposto dall’Europa”. MT
Bioshopper: addio dubbi!
Sono i jingle targati Commissione Europea che invi‐tano a scelte intelligenti. “Al supermercato pensa al Pianeta”, oppure “stai attento quando fai la spesa
baby” cantano tre buste della spesa, con tanto di chitarra, per invitare i consumatori a fare scelte in‐telligenti, nel ruolo di moderno grillo parlante. “Comprare è sinonimo di scelta, la scelta di fare un mondo di differenza per te e le risorse del Pianeta”, è il messaggio finale del video della campagna UE, lanciata nell’ottobre scorso e intitolata 'Generation awake' (www.generationawake.eu). “Le buste della spesa spero faranno sorridere la gente ‐ ha detto Janez Potocnik, Commissario UE all'Ambiente ‐ ma speriamo anche che la facciano pensare. Perché ab‐biamo veramente bisogno di riflettere su cosa acqui‐stiamo, da dove arriva e cosa succederà dopo l'uso. Le difficoltà economiche che stiamo affrontando sono certamente dolorose, ma c'é una potenziale
… e intanto vanno forte su Youtube e Facebook gli “shopper parlanti”
crisi peggiore che ci aspetta. Viviamo in un mondo di risorse limitate e, francamente, le abbiamo usate come se non ci fosse nessun domani, ma un domani esiste e se guardiamo ad un futuro non troppo distante, possiamo vedere grandi cambiamenti davanti a noi. Dall'aumento della popolazione globale, che vedrà nel 2050 9 miliardi di persone sulla Ter‐
ra, al relativo aumento di circa il 70% della do‐manda di cibo, sementi e fibre. Viviamo in un mondo in cui l'80% di quello che produciamo viene usato e poi buttato via, un mondo in cui l'80% delle risorse viene impiegato solo dal 20% della sua popolazione. Non possiamo an‐dare avanti nello stesso modo, quindi è tempo di svegliarsi e aprire gli occhi”.
Golf e ambiente, firmato protocollo d'intesa tra FIG ed associazioni ecologiste Verso la riqualificazione ambientale degli impianti esistenti e l'eventuale creazione di nuovi impianti in base a criteri di sostenibilità La Federazione italiana golf e le principali associazioni ecologiste hanno annuncia‐to un Protocollo d'intesa con una serie di impegni re‐ciproci, per aprire un tavolo di confronto e intensificare un'azione comune in favore dell'eco‐golf. Al termine di una presentazione pubblica all'Hotel Parco dei Principi di Roma l’8 febbraio scorso, il testo è stato sottoscritto dal presidente della FIG, Franco Chimenti, e dai presi‐denti di Legambiente, Vitto‐rio Cogliati Dezza, del Wwf Italia, Stefano Leoni, della Federparchi, Giampiero Sammuri, e dalla responsa‐bile Ufficio Ambiente e Pae‐saggio del Fai, Costanza Pra‐tesi, ai quali s'è aggiunta nel corso del dibattito anche la presidente di MareVivo, Ro‐salba Giugni. Preceduto da una serie di incontri e riunio‐ni preparatorie, il documen‐to resta aperto a successive adesioni da parte di altri
gruppi o associazioni impe‐gnati nella tutela ambienta‐le. In linea con il programma internazionale Geo (Golf en‐vironment organization), a cui partecipano già diverse associazioni ecologiste di altri Paesi, il Protocollo indi‐vidua e condivide innanzi‐tutto “l'obiettivo primario di difendere il territorio, la na‐tura e il paesaggio, come patrimonio dell'intera collet‐tività e risorsa fondamenta‐le anche per l'industria del turismo”. Da qui una serie di impegni concreti che la FIG, nell'ambito dei compiti e delle responsabilità di una Federazione sportiva, inten‐de promuovere presso i cir‐coli affiliati: dalla salvaguar‐dia dell'assetto idrogeologi‐co del territorio a quella de‐gli aspetti paesaggistici, dal‐la riduzione al minimo nell'u‐so dei fertilizzanti e dei fito‐farmaci alla tutela della bio‐diversità, dal risparmio di acqua a quello energetico.
Da parte loro, le associazio‐ni firmatarie del documento si dichiarano “disposte a un confronto propositivo, anche tramite le proprie organizza‐zioni territoriali, affinché venga avviata una riqualifica‐zione ambientale degli im‐pianti esistenti e l'eventuale creazione di nuovi impianti avvenga in base ai criteri di sostenibilità”. D'intesa con la Federgolf, verrà istituito inoltre un “tavolo tecnico di lavoro” per individuare i principi e le metodologie più idonei per realizzare questo programma. Le Associazioni ambientaliste, infine, si con‐fronteranno con le Regioni per verificare che gli impian‐ti golfistici che sono già in fase di realizzazione o han‐no avviato gli iter autorizza‐tivi, corrispondano alle linee‐guida del Protocollo, in mo‐do che ogni nuovo progetto venga “preventivamente sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica”.
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Un nuovo e, a quanto sembra, prezioso va‐demecum in chiave green per gli Event Manager di tutto il mondo. L’EOSS, Event Organizer Sector Supplement, permetterà agli organizzatori di eventi di avere a dispo‐sizione delle linee guida per realizzare re‐port condivisi e comparabili sugli impatti ambientali delle manifestazioni, mettendo così in evidenza gli elementi di successo e le aree di miglioramento di ogni evento. Le in‐dicazioni contenute nella guida si adattano ai meeting d'affari, alle conferenze ed alle mostre, come agli eventi sportivi ed ai festi‐val culturali. Il documento considera l’intero ciclo di vita di ogni manifestazione, fornen‐do parametri e indicatori per ogni fase or‐ganizzativa, dalla pianificazione alla realiz‐zazione, fino alle valutazioni post‐evento. Gli strumenti di analisi abbracciano ogni a‐spetto dell’organizzazione, come per esem‐pio la scelta della location, le modalità di trasporto dei relatori e dei partecipanti e l’approvvigionamento di materiali, beni e servizi. Secondo gli autori, I benefici per gli organizzatori di eventi che utilizzeranno la pratica del reporting ambientale saranno molteplici. Innanzitutto i possibili risparmi derivanti dal monitoraggio e dalla valutazio‐ne delle risorse utilizzate; l’aumento della comprensione dei possibili impatti sia eco‐nomici che ambientali e sociali dell’evento;
la possibilità di fare benchmark nel settore e comparare i dati nel tempo. L’EOSS verrà utilizzato per la pianificazione ed il repor‐ting relativo ad un evento di prossima rea‐lizzazione e di rilevanza planetaria: le Olim‐piadi di Londra 2012. Secondo Phil Cum‐ming, responsabile per la sostenibilità dei giochi olimpici londinesi, la guida giocherà un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità dell’evento. Egli si dichiara convinto inoltre che, grazie ad es‐sa, si creeranno nuovi standard “green” nel settore e che la sua applicazione ai giochi olimpici creerà un patrimonio di conoscenza condiviso per l’event management interna‐zionale. Internazionale è infatti anche il network che l’ha elaborata, il Global Repor‐ting Iniziative, composto da associazioni, agenzie e professionisti e finalizzato alla dif‐fusione di regole condivise per la rendicon‐tazione della sostenibilità aziendale. La gui‐da è stata sviluppata nel corso di due anni in collaborazione con il Green meeting in‐dustry council, ed alcune società specializ‐zate nella creazione di eventi, Governi ed altre organizzazioni. La guida è consultabile nell’area download del sito di RELOADER o presso il seguente indirizzo: https://www.globalreporting.org/resourcelibrary/EOSS‐G3.1‐SummaryGuide‐QRS.pdf. (fonte: greenbiz.it)
EOSS, la guida per rendere sostenibili eventi e manifestazioni Prossima e prestigiosa applicazione: le Olimpiadi di Londra 2012
Nuvolaverde è il digitale per imprese green In un periodo in cui si fa gran parlare di sem‐plificazioni normative, burocratiche e fiscali, non si poteva non parlare del bisogno di ave‐re una coerenza normativa, di evitare i casi di corruzione e di snellire la burocrazia legata alla Green Economy. E così il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ‐ oltre ad aver annunciato l’arrivo di un fondo da un miliar‐do di euro per il Piano di crescita sostenibile con investimenti in efficienza energetica, fonti rinnovabili e innovazione, ha presenta‐to il nuovo comitato Nuvolaverde – il digitale per la sostenibilità, co‐promosso con Piccola Industria – Confindustria, Expo 2015, Anitec e Venice International University. L’obiettivo è di portare la cultura della sostenibilità nelle imprese, con il supporto di informazioni at‐tendibili che permettano di prendere le deci‐sioni migliori. Il programma di Nuvolaverde prevede incontri Bilaterali con il Ministro Clini
e le aziende della sostenibilità; attività del gruppo di Italiani for Italy; un rapporto sulla Vita Digitale in Italia che sarà presentato al Nuvolaverde day a giugno 2012. Un ruolo centrale per Nuvolaverde, per realizzare i suoi obiettivi, è affidato alla comunicazione digitale tramite il partner Atlantegreen.it, che si propone come il portale delle imprese dell'economia "verde" e veicola l'informazio‐ne online dedicata alla sostenibilità. Realizza‐to da Venice International University «il por‐tale punta a sviluppare le tematiche della so‐stenibilità come nuovo spazio di differenzia‐zione dell'attività di impresa attraverso la messa a fuoco di nuovi mercati, di stili di vita e consumo sostenibili, di nuovi processi pro‐duttivi e di mobilità e logistica sostenibili».
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I N S E R T O N . 3/2012 Gli specialiGli specialiGli speciali timthumb_lovemytime.com
Amore per Amore per Amore per il futuroil futuroil futuro
Roberto Vacca
Chi ama immaginare l’avvenire, lo pregusta,
cerca di prevederlo e lavora a costruirlo –
talora con successo. Vive meglio di chi teme
il futuro, si arrovella nell’ipocondria, non si
azzarda ad agire – e subisce.
Teucro, cacciato da Salamina dal padre re
Telamone, incoraggiava i compagni: “Nil de‐
sperandum! Non disperiamo: infatti Apollo
ha promesso che costruiremo una nuova
Salamina in una nuova terra.” La profezia
del dio si avverava nella leggenda, in realtà,
invece, tante luminose speranze gratuite
vengono deluse.
Le profezie interessano lo storico delle reli‐
gioni o chi ama le leggende di aruspici. La
fede cattolica insegna che i profeti esistono:
“attraverso di loro ha parlato lo Spirito San‐
to. che procede dal Padre e dal Figlio”. Se‐
condo Tommaso d’Aquino (Summa, 2‐2,
171.): le profezie provengono da Dio, sono
vere e fanno conoscere eventi futuri, pre‐
senti o passati prima ignoti. Il profeta, rice‐
vuta la rivelazione, deve compiere un mira‐
colo per confermarla.
Primo Levi nel 1986 scrisse: “E’ difficile di‐
stinguere fra profeti buoni e falsi. A mio pa‐
rere sono tutti falsi. Non credo ai profeti,
benché io appartenga a una stirpe di profe‐
ti.”. Serve poco dire che cosa succederà, se
non si spiega perché. “Hier es gibt kein Wa‐
rum” [“Qui non ci sono perché”] – rispose
un SS a Primo Levi che chiedeva perché fos‐
se proibito dissetarsi con un ghiacciolo stac‐
cato da una finestra.
Non accettiamo i vaticini: meglio sondare i
futuri possibili in modi razionali. La scienza
insegna a prevedere eventi con anticipo di
secondi, minuti, ore (correnti elettriche,
moto di corpi nello spazio, reazioni chimi‐
che) o di anni, secoli, millenni (eclissi, posi‐
zione di pianeti). Non prevede terremoti,
apparire di supernove, guerre, rivoluzioni,
crisi finanziarie. Prevedere il futuro socio‐
economico, tecnologico, scientifico è utile.
Chi ci riesce, fa investimenti fruttuosi, pren‐
de decisioni giuste, fabbrica beni per cui ci
sarà forte domanda.
Per fare previsioni supponiamo che il futuro
somiglierà al passato e usiamo metodi già
applicati con successo. Ad esempio le popo‐
lazioni biologiche e le epidemie crescono
prima lentamente, poi accelerano
(sembrano esponenziali), infine rallentano e
si fermano. Le fonti energetiche declinano
se entrano in scena alternative più efficaci.
Questi andamenti, sono
descritti da equazioni di
Volterra e da grafici a
forma di S. Forniscono
proiezioni accurate:
spesso, ma non sempre.
Gli approcci logico‐
sperimentali sono illumi‐
nanti, ma anche su di es‐
si si polemizza. E' nor‐
male: l'avvenire di gran‐
di sistemi dipende da va‐
riabili troppo numerose.
Ciascuno di noi è profeta
o futurologo: non per scelta, ma per sempli‐
ce necessità. Il futuro a breve termine (di
ore o giorni) lo prevediamo spesso in modo
accurato. Più lontano è l’orizzonte a cui
guardiamo, meno chiara è la nostra visione,
meno si avverano le nostre aspettative. Co‐
me ogni altra attività, la previsione si può
fare male in tanti modi o bene in pochi. Fa
previsioni sbagliate chi le improvvisa, va a
caso. Se è bravo a descrivere eventi futuri
luminosi che gli piacciono tanto, configura
così bene l’immagine di paesi in cui latte e
miele scorrono nei ruscelli che anche tanti
altri apprezzano quelle visioni e le credono
imminenti. Così obbediscono e ignorano gli
indizi che i processi in corso conducono da
tutt’altra parte. Hitler descriveva un avveni‐
re di pane e libertà per i tedeschi, l’avvento
di un Reich di mille anni (senza ebrei), la do‐
Articolo pubblicato su “Il Caffè”. 18/12/2011
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minazione germanica del mondo. Milioni di
tedeschi si fecero ammazzare per realizzare
quella visione. Accettarono violenza e bar‐
barie. Omisero di confrontare risorse e po‐
tenza della Germania con quelle di America
e Russia. Finirono per raggiungere un ben
noto Anno Zero. Su scala molto minore si
comporta in modo simile chi spera senza
ragione che gli accadranno cose gradevoli e
che avrà bellissimi regali. Vincerà alla lotte‐
ria. Verrà ingaggiato da un’azienda che lo
farà lavorare poco e lo pagherà moltissimo.
Il suo coniuge, scelto nevroticamente, non
sarà più assertorio, egoista, inaffidabile, ma
diventerà cedevole, altruista, responsabile.
Governanti e deputati si rimetteranno a stu‐
diare e diviseranno politiche razionali e co‐
struttive tali da risanare l’economia e da ot‐
timizzare l’ambiente, la giustizia, la cultura
– senza alcun riguardo per i propri interessi
personali. Amare un futuro bello, improba‐
bile, non progettato, immeritato, non porta
da nessuna parte. Non contribuisce a realiz‐
zarlo e non è nemmeno divertente.
È un’attività che somiglia a quella dei fuma‐
tori d’oppio. In inglese si chiamano pipe ‐
dreams (sogni da pipa).
Ama il futuro da adulto chi conosce il passa‐to e capisce come si è svolto e perché. Chi immagina come si possano cambiare gli o‐biettivi e modificare i rapporti di forze. Chi ha visto tanti modi di essere e ha conosciu‐to validi modelli di umanità, ha imparato a stimarli e ha cercato di imitarli. Progettare un avvenire complicato e positivo è anche un’attività divertente. Sta alle divagazioni su possibili futuri da babbei come il gioco degli scacchi sta al rubamazzo. È questo secondo approccio che ho scelto. Io costruisco scenari sociali, economici, tec‐nologici ‐ storie future e plausibili. Per farlo occorre conoscere il passato, capire i mec‐canismi della storia (rivoluzioni, invenzioni, innovazioni) e di eventi naturali (variazioni del clima, evoluzione biologica). Poi vanno poste domande nuove, ma non scelte a ca‐so. Si comincia col supporre che le tenden‐ze attuali continuino a svilupparsi come in passato. Dove ci porterebbero? Poi si deve cercare di intuire nuove tendenze appena iniziate o che si possono immaginare come
Associazione RELOADER onlus 00185 Roma - Viale Carlo Felice 89 Tel: +39 06 70.49.53.20 Fax: +39 06 70.49.04.7 www.reloaderitalia.it [email protected]
probabili dopo svolte paradossali ‐ che ac‐cadono spesso. I più interessanti interroga‐tivi sul nostro futuro a livello internazionale riguardano tragedie: conflitto nucleare (scatenato da stati impazziti o da guasti nei sistemi di controllo), diffusione del terrori‐smo. Ma dobbiamo anche chiederci quali siano i modi per invertire le tendenze cor‐renti verso superficialità, incultura, interes‐se per canzoncine, spettacoli, personaggi noti e insulsi. Faremo bene a progettare u‐na cultura nuova (non fatta solo di giochi e di entertainment) basata sulla tecnologia avanzata. Questa è sfruttata bene da pochi esperti e male dai più (come nel caso dei personal computer velocissimi che tanti u‐sano solo per chiacchiere e attività volatili). Il futuro da amare è quello in cui i tratti ne‐gativi scompaiono e si realizza una società prospera, libera, innovativa, controversa in cui si fanno lavori stimolanti e si parla di ar‐
gomenti interessanti e vitali, non di scioc‐chezze, in cui la maggioranza delle persone raggiunge livelli di alta qualità umana e cul‐turale. Orazio, nella sua ode del “carpe diem” esortava Leuconoe a non chiedere che fine ci avessero dato gli dei, ma a sop‐portare qualunque cosa ci dovesse capita‐re. Aveva torto: è meglio chiedere (a chi sa), sopportare di meno e combattere per costruire un futuro almeno un po’ migliore.
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