1
RRAAPPPPOORRTTOO AAMMBBIIEENNTTAALLEE
IL PROGETTISTA
Dott. Cosimo Caputo
COLLABORATORI Dott. Ilaria Mazzoleni - Naturalista
Dott. Paola Fabbietti – Pianificatore Territoriale
Dott. Gianfrancesco Ruggeri - Agronomo
Marco Frosio Roncalli - Geometra
COMUNE DI STROZZA (BG)
LLAA VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE SSTTRRAATTEEGGIICCAA
ddeell DDooccuummeennttoo ddii PPiiaannoo
ddeell PPiiaannoo ddii GGoovveerrnnoo ddeell TTeerrrriittoorriioo
Modificato a seguito delle controdeduzioni alle osservazioni
2
IINNDDIICCEE
________________________________________________________________________________
PREMESSA 4
Capitolo 1- STRUTTURA DI RIFERIMENTO 5
1.1 - Premessa: dal protoambientalismo allo sviluppo sostenibile 6
1.2 - La questione ambientale globale
1.3 - L‟evoluzione della politica e della legislazione ambientale europea 9
1.4 - Il diritto di partecipazione, accesso e giustizia ambientale nell‟Unione Europea 10
1.5 - Il quadro di riferimento normativo della VAS 14
1.6 - Ambito di applicazione della VAS 19
1.7 - L‟obiettivo strategico della VAS: l‟integrazione della dimensione ambientale
nei Piani e Programmi 20
1.8 - Verso un sistema di governo a cinque dimensioni 22
1.9 - I processi integrati di pianificazione/programmazione e valutazione 24
1.10 - Le fasi del processo di VAS (D.G.R. N. 6420 DEL 27 DICEMBRE 2007) 27
1.10.1 - Avviso di avvio del procedimento
1.10.2 - Soggetti coinvolti nel processo di VAS
1.10.3 - Elaborazione e redazione del DdP e del Rapporto Ambientale
1.10.4 - Messa a disposizione
1.10.5 - Convocazione conferenza di valutazione
1.10.6 - Formulazione parere motivato
1.10.7 - Adozione/approvazione del piano o programma e informazioni circa la decisione
1.10.8 - Deposito e raccolta delle osservazioni
1.10.9 - Approvazione definitiva, formulazione parere motivato e dichiarazione di sintesi finale
1.10.10 - Gestione e monitoraggio
1.11 - I criteri di sostenibilità ambientale proposti dall‟Unione Europea 32
Capitolo 2 - RAPPORTO AMBIENTALE: STATO DELL’AMBIENTE E PRESSIONI ANTROPICHE 37
2.1 - Contesto ambientale e socio-economico 38
2.1.1 - Inquadramento territoriale
2.1.2 - Inquadramento socio-economico
2.1.3 - Caratteri ambientali: stato dell‟ambiente e pressioni antropiche
2.2 - Sintesi dello stato attuale 120
Capitolo 3 - CONTESTO PIANIFICATORIO E PROGRAMMATICO: LA PIANIFICAZIONE
SOVRACOMUNALE E DI SETTORE 130
3.1 - Lo Schema di sviluppo dello spazio europeo 131
3.2 - Il Piano Territoriale Regionale 133
3.2.1 - Il Piano Paesaggistico Regionale del PTR
3
3.3 – Il Piano Territoriale Paesistico Regionale 151
3.4 – Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 158
3.5 - Il Piano Cave della Provincia di Bergamo (LR. 14/98) 166
Capitolo 4 - DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI E DELLE AZIONI DI PIANO 169
4.1 - Obiettivi generali del PGT 169
4.2 - Obiettivi specifici del PGT 170
4.3 - Obiettivi di piani e programmi sovraordinati 173
4.4 - Azioni di Piano 175
Capitolo 5 - ANALISI DELLA COERENZA ESTERNA degli obiettivi di piano 177
5.1 - La verifica di coerenza degli obiettivi della proposta preliminare di piano 177
5.2 - Verifica della coerenza esterna del processo di Valutazione ambientale 177
Capitolo 6 - VALUTAZIONE AMBIENTALE 186
6.1 - Il dimensionamento del Piano di Governo del Territorio di Strozza 187
6.2 - Alternativa Zero 193
6.3 - Alternativa Uno 194
6.4 - Valutazione delle Azioni di Piano 195
Capitolo 7 - ANALISI DELLA COERENZA INTERNA DEGLI OBIETTIVI DI PIANO 202
Capitolo 8 – MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE AMBIENTALE 204
Capitolo 9 - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE 213
9.1 - Obiettivi di programma ed effetti da monitorare 213
9.2 - Scelta degli indicatori 214
9.3 - Fonti conoscitive esistenti e database informativi a cui attingere per la costruzione
degli indicatori 218
________________________________________________________________________________
4
PPRREEMMEESSSSAA
________________________________________________________________________________
Il presente documento costituisce il Rapporto Ambientale finale della VAS del Documento di Piano
del P.G.T. del Comune di Strozza, adottato con delibera di Consiglio Comunale in data 12 luglio
2011.
Come previsto dalle normative vigenti, la delibera di adozione, con i relativi allegati è stata
depositata per trenta giorni consecutivi nella segreteria comunale, a partire dalla data di
pubblicazione dall‟avviso di adozione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia (BURL)
avvenuta in data 4 agosto 2010.
Chiunque ne fosse stato interessato avrebbe potuto presentare osservazioni al Piano adottato
entro il termine del 4 ottobre 2010.
A seguito del deposito degli atti di PGT adottati e alla trasmissione degli stessi agli Enti competenti,
sono pervenuti:
- n. 22 osservazioni da soggetti privati
- n.1 osservazione dal partito Gruppo Uniti per Strozza
- n.1 osservazione dell‟Ufficio Tecnico Comunale del Comune di Strozza,
- il Parere della Provincia di Bergamo in merito alla compatibilità del Piano comunale adottato con
il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.
Il presente Rapporto Ambientale costituisce un adeguamento del Rapporto Ambientale a seguito
della valutazione delle osservazioni e dei pareri pervenuti relativi al Piano adottato.
Le proposte di controdeduzioni alle osservazioni e il recepimento delle modifiche prescritte dalla
Provincia di Bergamo, non alterano l‟assetto del Piano, sia in termini di previsioni di espansione sia a
livello normativo e, pertanto, non portano ad un‟alterazione degli effetti ambientali previsti e della
valutazione degli impatti rispetto al P.G.T. adottato.
________________________________________________________________________________
5
11-- SSTTRRUUTTTTUURRAA DDII RRIIFFEERRIIMMEENNTTOO
________________________________________________________________________________
Il presente capitolo, relativo ai riferimenti normativi per la redazione del VAS del Piano di Governo
del Territorio del Comune di Strozza è articolato nelle seguenti parti:
1.1 - Premessa: dal protoambientalismo allo sviluppo sostenibile
1.2 - La questione ambientale globale
1.3 - L‟evoluzione della politica e della legislazione ambientale europea
1.4 - Il diritto di partecipazione, accesso e giustizia ambientale nell‟Unione Europea
1.5 - Il quadro di riferimento normativo della VAS
1.6 - Ambito di applicazione della VAS
1.7 - L‟obiettivo strategico della VAS: l‟integrazione della dimensione ambientale nei Piani e
Programmi
1.8 - Verso un sistema di governo a cinque dimensioni
1.9 - I processi integrati di pianificazione/programmazione e valutazione
1.10 - Le fasi del processo di VAS (D.G.R. N. 6420 DEL 27 DICEMBRE 2007)
1.10.1 - Avviso di avvio del procedimento
1.10.2 - Soggetti coinvolti nel processo di VAS
1.10.3 - Elaborazione e redazione del DdP e del Rapporto Ambientale
1.10.4 - Messa a disposizione
1.10.5 - Convocazione conferenza di valutazione
1.10.6 - Formulazione parere motivato
1.10.7 - Adozione/approvazione del piano o programma e informazioni circa la decisione
1.10.8 - Deposito e raccolta delle osservazioni
1.10.9 - Approvazione definitiva, formulazione parere motivato e dichiarazione di sintesi finale
1.10.10 - Gestione e monitoraggio
1.11 - I criteri di sostenibilità ambientale proposti dall‟Unione Europea
________________________________________________________________________________
6
11..11 –– PPRREEMMEESSSSAA:: DDAALL PPRROOTTOOAAMMBBIIEENNTTAALLIISSMMOO AALLLLOO SSVVIILLUUPPPPOO
SSOOSSTTEENNIIBBIILLEE ________________________________________________________________________________
Le prime forme di attenzione verso l‟ambiente si manifestano nella seconda metà dell‟ottocento.
Esse sono ispirate all‟interesse estetico-contemplativo del paesaggio come forma di
compiacimento individuale, il gusto del bello.
Questo tipo di interesse si esprime attraverso l‟escursione e la contemplazione vedutistica-
panoramica del territorio, una forma primaria di ambientalismo, patrimonio esclusivo degli elementi
più sensibili delle classi medio–alte.
Il modello organizzativo prevalente è quello dell‟associazionismo elitario come dimostra la nascita
in quell‟epoca di alcune delle più significative esperienze associative:
- Commnon Open Space - 1865
- National Geographic Society - 1888
- Sierra Club – 1892
- Touring Club Italiano – 1894
- Pro Montibus et Silvis – 1898.
In quell‟epoca nasce e si sviluppa in Gran Bretagna la pratica del Birdwatching che in seguito si
diffonderà in tutto il mondo. Essa consiste nell‟osservazione degli uccelli nel loro ambiente naturale.
Tra i personaggi di quell‟epoca merita di essere ricordato Alessandro Ghigi, il vero e proprio
precursore dell‟ambientalismo italiano, fondatore della Società Pro Montibus et Sylvis e promotore,
fra tante altre iniziative, dell‟istituzione del Parco Nazione d‟Abruzzo.
Verso la fine dell‟800 avvengono le prime riflessioni sociologiche concernenti il rapporto
uomo/natura e la relazione ambiente/società e sono riconducibili alla Scuola di Sociologia Urbana
di Chicago, sotto l‟impulso di Robert Parker. Si gettano così le basi di una nuova disciplina che in
seguito verrà denominata ECOLOGIA URBANA.
Queste “primordiali” manifestazioni di sensibilità ambientale (vero e proprio paleoambientalismo)
riescono, comunque, ad innescare un processo che porta alla tutela di alcuni ambiti di particolare
pregio attraverso l‟istituzione dei primi Parchi naturali:
- 1864 Parco di Yosemite – USA
- 1872 Parco di Yellowstone – USA
- 1908 Kaziranga Wildlife Sanctuary – INDIA
- 1914 Parco dell‟Engadina – SVIZZERA
- 1922 Parco del Gran Paradiso – ITALIA
- 1923 Parco d‟Abruzzo – ITALIA
- 1934 Parco del Circeo – ITALIA
- 1935 Parco dello Stelvio – ITALIA.
Comincia a far capolino nelle componenti più istruite e sensibili dell‟opinione pubblica il principio
di precauzione e conservazione dell’ambiente naturale e, per la prima volta, questo tema viene
dibattuto in un simposio internazionale: la 1^ conferenza sull’ambiente naturale tenuta a Londra nel
1933, un bagliore di luce in un mondo già in preda a tensioni e sussulti che di li a pochi anni
avrebbe portato l‟umanità verso una tragedia di immani proporzioni.
Le tenebre della guerra oscurarono tutto anche i primi bagliori di ambientalismo fino a quando
l‟Homo sapiens, dopo aver provocato l‟orrore della morte di 50 milioni di suoi simili, lanciò
disperatamente un grido salvifico: pace.
7
La guerra non lascia in eredità solo tanta morte e distruzione ma anche un contesto universale
culturalmente lacerato ed arretrato, con lacerazioni ed una arretratezza tali da produrre nel corso
della guerra abietti crimini contro l‟uomo e l‟umanità, pianificati scientemente in nome della folle
pretesa di superiorità razziale e culturale.
La ragione si era oscurata e le praterie sulle quali germoglia la cultura erano invase da una specie
infestante e devastante: l‟odio.
Occorreva riannodare i fili della convivenza universale e della cooperazione interculturale.
Ma come?
Era già nata l‟ONU ma non bastava, occorreva qualcosa di più congeniale al confronto ed allo
scambio delle idee al netto degli idealismi, un organismo deputato alla promozione e diffusione
universale della cultura.
La luce si riaccese a Londra il 16/11/1945 giorno in cui nacque l‟UNESCO, l‟organizzazione delle
Nazioni Unite per l‟educazione, la scienza e la cultura.
Il principio cardine del nuovo organismo sta tutto nel suo preambolo:
“dal momento che le guerre
cominciano nelle menti degli uomini,
è nelle menti degli uomini
che devono essere costruite
le difese della pace”.
L’UNESCO riannodò molti fili, ricucì tante lacerazioni culturali e finalmente nel 1948 si tenne a Parigi
la 2^ Conferenza sull’ambiente naturale nel corso della quale venne istituita l’Union International
pour la Conservation de la Natur – UICN.
E fu così che la causa dell‟ambiente riprese il suo cammino.
Intorno agli anni 60 del secolo scorso si manifestano i primi segni di quel movimento che in seguito
verrà definito ambientalismo militante. Sorge nell‟ambito dei vari movimenti di contestazione
giovanile come reazione al modello di sviluppo industriale dominante ed agli esperimenti nucleari.
La scintilla scocca da un libro “Silent Spring” (Primavera silenziosa) di Rachel Carson che getta un
grido di allarme contro i pericoli dell‟abuso dei pesticidi in agricoltura.
Si comincia a parlare di qualità della vita. Le prime forme di contestazione e denuncia si orientano
in particolar modo verso l‟ambientalismo sanitario, ossia il benessere dell‟uomo e la salubrità dei
luoghi di lavoro: si tratta ovviamente di una visione fortemente antropocentrica.
Nel 1967 accade un disastro ecologico che colpisce l‟opinione pubblica mondiale, il naufragio
nella Manica della petroliera Torrey Canyon con il conseguente sversamento di una enorme
quantità di petrolio sulle coste.
Per la prima volta la gioventù di tanti Paesi si mobilita ed accorre per ripulire le spiagge e la fauna
contaminata.
Questo evento segna un punto di svolta: prende avvio il processo di revisione critica del rapporto
uomo/natura. L’inizio di un lungo percorso verso un equilibrio più biocentrico e meno
antropocentrico, una strada tutta in salita che l’umanità ancora oggi è restia a percorrere fino in
fondo.
8
Il mondo scientifico-culturale comincia ad occuparsi della questione ambientale. Tra i primi lo fa il
Club di Roma fondato da Aurelio Peccei e Alexander King che nel 1972 pubblica il rapporto “I
limiti dello sviluppo” redatto da Dennis e Donella Meadows del MIT di Boston. Si tratta del primo
vero e proprio rapporto sullo stato del pianeta: i fattori critici vengono individuati nella crescita
demografica e nell‟esaurimento delle risorse.
Sempre nel 1972 accade un evento che getterà le basi per la futura presa di coscienza della
questione ambientale a livello mondiale: si tiene a Stoccolma la 1^ Conferenza Internazionale
sull’Ambiente Umano.
Per la prima volta i rappresentanti di 113 Paesi si interrogano sul futuro del pianeta.
L‟esito della conferenza è proficuo: da essa scaturiscono un piano d‟azione con 109
raccomandazioni ed una Dichiarazione recante 26 principi su diritti e responsabilità dell‟uomo in
relazione all‟ambiente globale con un impegno di grande solennità
…… noi dobbiamo operare
in tutto il mondo con maggiore
prudenza e attenzione
pensando alle conseguenze
del nostro agire sull’ambiente ……
Nel frattempo il pensiero sociologico si evolve verso l‟acquisizione della tematica ambientale
come autonomo corpo di studi, ricerche e riflessioni. A ciò per la prima volta si perverrà
formalmente nel 1976, quando l‟Associazione americana di Sociologia istituisce una sezione di
SOCIOLOGIA DELL‟AMBIENTE.
Nasce un nuovo approccio, quello sociologico-ambientale, e nel 1978 Catton e Dunlap elaborano
il paradigma ecologico.
Ma negli anni settanta ed ottanta del secolo scorso non accade solo questo ma, purtroppo, tanti
altri eventi anche di segno negativo:
1973 - Prima crisi energetica mondiale, un vero e proprio shock petrolifero;
1976 - Incidente di Severo – Da una fabbrica dell‟Icmesa si sprigiona una vasta nube di
diossina;
1979 - Incidente nucleare di Three Miles Islands (USA);
1986 - Catastrofe nucleare di Chernobyl (Ucraina) – Esplosione di un reattore della
centrale e conseguente fuoriuscita di una nube tossica.
Nel 1987 la Commissione Mondiale per lo Sviluppo e l’Ambiente – WCED – istituita nel 1983 dalle
Nazioni Unite, pubblica il rapporto OUR COMMON FUTURE (il nostro futuro comune) più noto come
Rapporto BRUNDTLAND dal cognome del suo presidente Gro Harlem Brundtland in seno al quale è
contenuta la definizione più diffusa di sviluppo sostenibile.
Lo sviluppo che è in grado di soddisfare
i bisogni della generazione presente,
senza compromettere la possibilità che
le generazioni future riescano a soddisfare i propri
______________________________________________________________________________
9
11..22 -- LLAA QQUUEESSTTIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE GGLLOOBBAALLEE ________________________________________________________________________________
Nel 1989 l‟Assemblea generale delle Nazioni Unite decide di organizzare nel 1992 una Conferenza
Mondiale sull‟Ambiente e lo Sviluppo, in occasione del ventesimo anniversario della Conferenza di
Stoccolma.
Il Vertice della Terra (Earth Summit) si tiene a Rio De Janeiro a giugno del 1992 con la
partecipazione di oltre 100 delegazioni governative, oltre ai rappresentanti delle più importanti
ONG.
Il Vertice di Rio segna una svolta epocale, c‟è finalmente la presa d‟atto a livello planetario
dell‟insostenibilità dell‟attuale modello di sviluppo.
Nel corso del Vertice vengono assunte le seguenti decisioni:
- Approvazione della “Dichiarazione di Rio sull‟ambiente e lo sviluppo” contenente 27
principi fondamentali;
- Firma della convenzione sui cambiamenti climatici;
- Firma della convenzione sulla biodiversità;
- Enunciazione dei principi-guida contro la deforestazione;
- Approvazione di un programma di azioni per lo sviluppo sostenibile del pianeta nel 21°
secolo chiamato “Agenda 21”;
Nasce così la questione ambientale globale e lo sviluppo sostenibile viene assunto come percorso
obbligato per la sopravvivenza del pianeta.
In conclusione, nel Vertice di Rio, sono state gettate le basi per una nuova filosofia ambientale.
Essa si ispira al principio dello SVILUPPO SOSTENIBILE, che sta a significare la ricerca di un modello
di sviluppo in grado di salvaguardare l’ambiente in tutte le sue espressioni, di ridurre il divario tra i
Paesi ricchi e Paesi poveri, di incentivare l’uso razionale delle risorse salvaguardando i diritti delle
future generazioni.
________________________________________________________________________________
10
11..33 –– LL’’EEVVOOLLUUZZIIOONNEE DDEELLLLAA PPOOLLIITTIICCAA EE DDEELLLLAA LLEEGGIISSLLAAZZIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE
EEUURROOPPEEAA ________________________________________________________________________________
La politica ambientale della CEE ha cominciato a delinearsi all‟inizio degli anni settanta, quando i
capi di Stato e di Governo nel vertice di Parigi del 1972 richiamarono, per la prima volta,
l‟attenzione dell‟opinione pubblica europea sulla questione ambientale.
La Comunità, nell‟arco di tempo 1973/1992, è riuscita ad attuare quattro programmi di azione in
campo ambientale.
Il primo programma (1973 - 1977) si ispirava al principio del “chi inquina paga” e si proponeva di
attuare azioni mirate alla riduzione dell‟inquinamento.
Con il secondo programma (1977 – 1983), comincia a farsi strada l‟altro principio chiave della
politica ambientale comunitaria, secondo il quale “prevenire è meglio che curare”. Con
l‟introduzione di questo principio, l‟azione si sposta in direzione di una maggiore incisività e severità
dei controlli ambientali.
Nell‟arco temporale del 3° programma la CEE con Direttiva del Consiglio n. 85/337/CEE del
27/6/1985 emana la normativa concernente la valutazione dell‟impatto ambientale di
determinati progetti pubblici e privati – VALUTAZIONE D’IMPATTO AMBIENTALE – VIA -
Il quarto programma (1987 – 1992) conferma la svolta del terzo e lo potenzia, attribuendo agli
obiettivi di tutela ambientale un valore essenziale nello svolgimento di qualunque politica
economica e sociale della Comunità.
Nell‟arco temporale del 4° programma la CEE con Direttiva del Consiglio n. 92/43/CEE del
21/5/1992 emana la normativa relativa alla conservazione degli habitat naturali e
seminaturali nonché della flora e fauna selvatica – VALUTAZIONE D’INCIDENZA -
Nel 1992, finalmente, la Comunità si decide a tirare le somme dei suoi primi venti anni di politica
ambientale.
Viene redatto un Rapporto sullo stato dell‟ambiente nella CEE e da esso scaturisce un quadro
disarmante: le misure adottate nell‟arco dei quattro programmi, pur essendo così diffuse e
penetranti, non sono servite ad abbattere sufficientemente i livelli di compromissione ambientale.
Sull‟onda di questi deludenti risultati, nel 1993 prende corpo il quinto programma di azione
dell‟Unione Europea in campo ambientale, individuato come V° Programma d‟Azione Ambientale
1993 - 2000 “Verso uno sviluppo sostenibile”.
Con il quinto programma d‟azione, l‟Unione Europea decide di superare i sistemi normativi di
protezione ambientale basati sul principio del COMANDO E CONTROLLO.
Ciò è accaduto perché l‟Unione ha preso atto di una situazione più o meno diffusa nell‟ambito dei
vari Stati membri: nel corso del tempo si era andato stratificando e consolidando un sistema di
AUTORITARISMO AMBIENTALE.
11
Sulla base di questo presupposto, l’Unione ha, pertanto, deciso di impostare un programma teso a
ridimensionare il regime dei vincoli e dei controlli, cercando di coniugare le regole di salvaguardia
ambientale con le regole del mercato.
Nell‟arco temporale del 5° programma l‟U.E. ha assunto le seguenti rilevanti Direttive:
- Direttiva 96/61/CE del Consiglio del 24 settembre 1996 sulla prevenzione e la
riduzione integrante dell‟inquinamento che introduce un nuovo istituto di valutazione
dell‟impatto ambientale in ambito industriale IPPC – Integrated Pollution Prevention
and Control – una vera e propria autorizzazione integrata ambientale;
- Direttiva 97/11/CE del Consiglio del 3 marzo 1997, che modifica la direttiva
85/337/CEE concernente la valutazione dell‟impatto ambientale di determinati
progetti pubblici e privati.
I Trattati di Maastricht e di Amsterdam dell‟Unione Europea, hanno sottolineato l‟importanza della
protezione ambientale e dello sviluppo sostenibile. In particolare il Trattato di Amsterdam afferma
la necessità di integrazione della protezione ambientale nelle politiche e attività della
Commissione.
All‟inizio del 2001 la Commissione Europea ha adottato il sesto programma ambientale dal titolo
AMBIENTE 2010: IL NOSTRO FUTURO, LE NOSTRE SCELTE.
I quattro punti fondamentali del programma riguardano le seguenti tematiche:
- Cambiamento climatico. Il programma si focalizza sul raggiungimento degli obiettivi, stabiliti nella
Conferenza di Kyoto del 1997, di diminuire le emissioni in atmosfera dell‟8% entro il 2008-2012
rispetto al 1990. Inoltre, viene prospettato un ulteriore ridimensionamento del 20-40% dei gas
“effetto serra” da raggiungere entro il 2020, con l‟obiettivo di lungo periodo di arrivare a una
riduzione del 70 per cento.
- Natura e biodiversità. Viene previsto l‟ampliamento della rete dei Parchi di Natura 2000 e una
serie di piani settoriali per preservare la biodiversità. Nuove iniziative saranno rivolte alla difesa
dell‟habitat marino e alla prevenzione di incidenti industriali e nelle miniere. Una strategia ad hoc
riguarderà la protezione del terreno.
- Protezione della salute. Un‟azione di rilievo sarà l‟analisi del grado di tossicità dei circa 30mila
prodotti chimici attualmente in uso. Più attenzione sarà rivolta anche agli effetti dei pesticidi e alla
qualità delle acque. Un occhio di riguardo verrà dato alla salute dei soggetti più vulnerabili, come i
bambini.
- Risorse naturali. Il programma mette l‟accento sul miglioramento della gestione dei rifiuti,
cercando di prevenire per quanto possibile la proliferazione e di sviluppare il riciclaggio e
l‟incenerimento, con la possibilità di ricorrere, solo come ultima possibilità, all‟interramento.
Vengono previste l‟identificazione delle sostanza tossiche e l‟assunzione di precise responsabilità
da parte dei produttori, di pari passo all‟educazione dei consumatori a generare meno rifiuti e
favorire il riciclaggio.
Con il 6° programma l‟U.E. pone al centro delle proprie politiche ambientali lo sviluppo sostenibile
attraverso cinque indirizzi:
- migliorare l‟applicazione della normativa vigente;
- integrare le tematiche ambientali nelle altre politiche;
12
- pianificare e gestire il territorio in un ottica di massima sostenibilità;
- incentivare la partecipazione dei cittadini modificandone i comportamenti;
- indurre il mercato a lavorare per l‟ambiente.
L‟indirizzo di indurre il mercato a lavorare per l’ambiente ha ripreso i principi della CARTA DI BREMA,
sancita nella Conferenza tenutasi nel 1997 che aveva l‟obiettivo di esplorare le potenzialità di
partnership tra il mondo delle imprese e le autorità pubbliche in relazione allo sviluppo sostenibile
ed allo scopo di cercare di integrare al più alto livello possibile le ragioni dell‟ECOLOGIA CON
QUELLE DELL‟ECONOMIA.
Il focus dei lavori di Brema era concentrato sul passaggio dal vecchio PARADIGMA INDUSTRIALE –
PRODUTTIVO ad un NUOVO PARADIGMA INDUSTRIALE – AMBIENTALE attraverso l’identificazione di
tre diversi modelli di comportamento:
1. IL MODELLO PASSIVO, che caratterizza le imprese che resistono al cambiamento e
percepiscono le problematiche ambientali soltanto come imposizione e, quindi, come un costo
irrecuperabile. Esse, pertanto, si limitano ad intervenire a valle del processo produttivo, limitando gli
interventi al costo più basso possibile;
2. IL MODELLO ADATTATIVO, che contraddistingue le imprese che si conformano sia alle
norme che agli stimoli della società, mettendo in atto strategie e comportamenti finalizzati alla
modifica dei processi e dei prodotti in chiave di compatibilità ambientale;
3. IL MODELLO PRO – ATTIVO, che riguarda quelle imprese che hanno compreso l‟opportunità
della funzione ambientale in termini di eco-efficienza per conseguire un vantaggio competitivo
sulla concorrenza. Esse hanno fatto dell‟ambiente il proprio core business, attuano strategie di
marketing verde e realizzano piani di comunicazione ecologica finalizzati a conseguire posizioni di
eccellenza ambientale.
Cominciano anche ad affermarsi a livello europeo strumenti e tecniche in grado di misurare le
prestazioni ambientali delle imprese. I più diffusi sono questi:
IL BENCHMARKING: è uno strumento che consente di riconoscere e promuovere sul mercato le
imprese che hanno raggiunto le migliori prestazioni quanto a qualità ambientale;
L‟AUDIT AMBIENTALE: è una metodologia che permette di verificare l‟efficienza imprenditoriale
misurando il “rischio” ambientale dell‟azienda;
L‟ECO-BILANCIO: è uno strumento attraverso il quale è possibile valutare gli investimenti effettuati
dall‟impresa in campo ambientale;
L‟ECOLABEL: è un marchio di qualità ecologica in grado di certificare la qualità ambientale dei
prodotti e quindi di promuovere la commercializzazione e l‟uso dei prodotti poco inquinanti.
Nell‟arco temporale del 6° programma la U.E. con Direttiva del Parlamento e del Consiglio n.
2001/42/CE del 27/6/2001 emana la normativa concernente la valutazione degli effetti di
determinati piani e programmi sull‟ambiente – VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA – VAS
Nel corso degli anni 90 del secolo scorso l‟Unione Europea si è posta anche l‟obiettivo di
procedere all‟elaborazione di un Quadro di riferimento comune per la pianificazione territoriale-
spaziale.
13
Il processo avviato a Liegi nel 1993, dopo diversi passaggi e documenti intermedi, si è concluso a
Potsdam nel 1999 con l‟approvazione i uno strumento definitivo:
- SSSE – Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo;
- SDEC – Schema de Developement de l’espace européen;
- ESDP – European Spatial Development Perspective.
Lo schema persegue tre finalità fondamentali:
a) coesione economica e sociale;
b) sviluppo sostenibile del territorio;
c) equilibrate competitività per il territorio europeo.
Lo schema punta alla realizzazione di obiettivi operativi in grado di coniugare sviluppo del territorio
e tutela dell‟ambiente in modo particolare nell‟ambito dei seguenti campi d‟azione:
1. sviluppo territoriale policentrico;
2. nuovo rapporto città-campagna;
3. parità di accesso alle infrastrutture ed alle conoscenze;
4. uso accorto dei beni naturali e culturali.
Si tratta di uno strumento d‟indirizzo e di relazione diretta tra l‟UNIONE EUROPEA, le REGIONI e le
CITTA‟ EUROPEE che, in tal modo, diventano attori del processo di sviluppo anche senza la
mediazione degli stati membri
________________________________________________________________________________
14
11..44 -- IILL DDIIRRIITTTTOO DDII PPAARRTTEECCIIPPAAZZIIOONNEE,, AACCCCEESSSSOO EE GGIIUUSSTTIIZZIIAA AAMMBBIIEENNTTAALLEE
NNEELLLL’’UUNNIIOONNEE EEUURROOPPEEAA ________________________________________________________________________________
L‟esigenza di sviluppare ed affermare la democrazia ambientale come una delle forme più incisive
di LOCAL EMPOWERMENT, era già stata posta sia nella Conferenza di Stoccolma sull‟ambiente
umano del 1972 che nella Conferenza di Rio sull‟ambiente e lo sviluppo del 1992.
Infatti nel 1° principio della Dichiarazione di Stoccolma e nel decimo principio della Dichiarazione
di Rio c‟è un esplicito appello agli Stati affinché adottino politiche in grado di garantire il diritto di
partecipazione, accesso e giustizia in materia ambientale.
Questo grande tema nell‟ambito dell‟Unione Europea ha trovato un quadro generale di
riferimento nella Convenzione internazionale di Arhus (Danimarca), firmata nel 1998 ed entrata in
vigore nel 2001.
Essa afferma il principio che il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei cittadini nei confronti delle
tematiche ambientali possono condurre all‟effettivo miglioramento delle politiche di protezione
ambientale e si basa su tre pilastri fondamentali:
a) garantire ai cittadini l’accesso alle informazioni ambientali;
b) favorire la partecipazione dei cittadini nel processo decisionale di tipo ambientale;
c) estendere le condizioni per l’accesso alla giustizia in materia ambientale.
In sintesi per affermare in modo compiuto la Democrazia ambientale è indispensabile che si
verifichino tre condizioni: l’informazione, la partecipazione e la giustizia.
Nell‟atto di Arhus c‟è uno spirito nuovo, ma è un nuovo che ha tanto sapore di antico, quando il
binomio democrazia e partecipazione trovava la sua più alta espressione in una ecclesia riunita
nell‟agorà.
Quella era una forma di democrazia autentica, tra città e comunità c’era una relazione diretta
perché la città era della gente, come dice Sofocle nell’Antigone.
Parlavano i singoli cittadini ma ascoltando tante voci si sentiva parlare l’anima della città, come
ricorda Demostene nell’Orazione di Corona.
L‟affermazione di una democrazia ambientale in linea con lo spirito di Arhus passa anche
attraverso il ridimensionamento del primato della politica, quel principio di esclusività decisionale
dal quale discendono le scelte politiche.
La condivisibilità subentra all‟esclusività delle scelte. Il decisore politico non è più un dominus ma
governa una città prestata, come dice S. Caterina nelle Lettere.
C‟è una sorta di presa di potere da parte della comunità, si va verso quella Città dell’uomo di cui
parla Jacques Maritain: non più scelte esclusivamente politiche ma scelte a misura d’uomo, delle
sue aspirazioni e della sua cultura.
Partecipare al governo del territorio e dell‟ambiente non è una cosa facile, occorrono equilibrio e
ponderazione. L’individuo deve farsi comunità, può anche sognare la realizzazione delle della Ville
Radieuse di Le Corbusier ma il sogno non può spingersi fino all’utopia, fino alla Città del Sole di
Tommaso Campanella.
15
Quando la partecipazione è in sintonia con l‟identità non parlano gli individui ma parla il genius
loci, si materializza la Città della Memoria di Fernand Braudel che vive su quelle onde lunghe dei
ricordi che una generazione tramanda ad un’altra.
Tutto questo oggi l‟UNESCO lo chiama patrimonio culturale immateriale, si tratta di quel sistema
sedimentato di valori su cui si basa una comunità che rischia di perdersi quando si spezza il filo dei
ricordi. A quel punto la città si virtualizza e diventa come Raissa una delle Città invisibili di Italo
Calvino: la città e la sua immagine riflessa nell’acqua si odiano.
La partecipazione deve sempre esprimere una città viva, con un presente strettamente legato al
filo dei ricordi, fatta di valori e luoghi identitari che non diventeranno mai i non luoghi che paventa
Marc Augé.
Una città non muore soltanto di distruzione materiale, può morire anche per anomia sociale come
sostiene Emile Durkeim, una vera e propria morte dell‟anima della città.
Questo può accadere quando la gente non partecipa più o partecipa in modo superficiale e
banale formulando proposte insensate o fuori luogo.
________________________________________________________________________________
16
11..55 -- IILL QQUUAADDRROO DDII RRIIFFEERRIIMMEENNTTOO NNOORRMMAATTIIVVOO DDEELLLLAA VVAASS ________________________________________________________________________________
L‟obiettivo strategico della VAS è quello di garantire le piena integrazione della dimensione
ambientale nella pianificazione e programmazione territoriale.
Questo obiettivo viene perseguito attraverso un processo regolato da norme europee, nazionali e
regionali.
5.1 LA NORMATIVA EUROPEA
L‟art. 3 – 1° comma della Direttiva 2001/142/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del
27/6/2001delimita l‟ambito di applicazione stabilendo che sono soggetti alla VAS i Piani e
Programmi che possono avere effetti significativi sull‟ambiente.
Nel successivo 2° comma dell‟art. 3 vengono individuate le aree di attività dei piani e programmi
da sottoporre a VAS e tra esse risultano ricomprese:
1) la pianificazione territoriale;
2) la destinazione dei suoli;
3) la definizione del quadro di riferimento per le autorizzazioni dei progetti elencati negli
allegati I e II della Direttiva 85/337 CEE.
Oltre ai piani e programmi afferenti alle suddette specifiche aree di attività, la Direttiva ritiene
assoggettabili alla VAS i P/P che possono determinare effetti sui Siti d‟Importanza Comunitaria – SIC
– di cui alla Direttiva 92/43/CEE.
La Direttiva non pone in essere una disciplina esclusiva poiché demanda alla potestà
concorrenziale dei singoli Stati le seguenti prerogative:
1. l‟assoggettibilità o meno alla VAS di P/P che determinano l‟uso di piccole aree a livello
locale o comportano modifiche minori di P/P vigenti;
2. la possibilità di ampliare l‟ambito di applicazione stabilito in sede comunitaria attraverso
l‟individuazione di altri P/P idonei a definire il quadro di riferimento per l‟autorizzazione dei progetti
ritenuti in grado di determinare effetti significativi sull‟ambiente.
5.2 LA NORMATIVA NAZIONALE
Lo Stato italiano ha recepito la Direttiva 2001/142/CEE con D.Lgs 3/4/2006, n. 152.
La parte seconda del Decreto – Norme in materia ambientale – è dedicata alla VAS, alla VIA ed
all‟IPPC e si pone i seguenti obiettivi:
1. garantire un elevato livello di protezione dell‟ambiente;
2. contribuire all‟integrazione di considerazioni ambientali nelle fasi di elaborazione, di
adozione e di approvazione di determinati piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo
sostenibile;
3. promuovere l‟utilizzo della valutazione ambientale nella stesura dei piani e dei programmi
statali, regionali e sovracomunali;
17
4. assicurare che venga comunque effettuata la valutazione ambientale dei piani e
programmi che possono avere effetti significativi sull‟ambiente.
L‟art. 5 dà anche la seguente definizione del procedimento di VAS:
L’elaborazione di un rapporto concernente l’impatto sull’ambiente conseguente
all’attuazione di un determinato piano o programma da adottarsi o approvarsi, lo
svolgimento di consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle
consultazioni nell’iter decisionale di approvazione di un piano o programma e la messa a
disposizione delle informazioni sulle decisioni.
5.3 LA NORMATIVA REGIONALE
La Regione Lombardia, da parte sua, in anticipo sul recepimento della Direttiva nella legislazione
nazionale, ha provveduto ad introdurre l‟obbligo della VAS per la valutazione ambientale dei piani
e programmi.
Infatti l’art. 4 della L.R. 11/3/2005, n. 12, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare
un elevato livello di protezione ambientale, fa obbligo sia alla Regione che agli enti locali di
procedere alla valutazione ambientale degli effetti derivanti dall’attuazione dei piani e programmi
di cui alla Direttiva 2001/42/CEE.
In sede di approvazione degli indirizzi generali per la valutazione dei P/P avvenuta con la D.C.R.
13/3/2007, n. VIII/351, la Regione Lombardia ha dettagliato l’ambito di applicazione dei P/P da
assoggettare a VAS.
Gli indirizzi costituiscono la cornice di riferimento per la successiva disciplina dei seguenti aspetti:
- l‟ambito di applicazione;
- le fasi metodologiche-procedurali della valutazione ambientale;
- il processo di informazione e partecipazione;
- il raccordo con le altre norme in materia di valutazione, la VIA e la Valutazione d‟Incidenza;
- il sistema informativo.
I presenti indirizzi generali costituiscono quadro di riferimento per i seguenti atti della Giunta
regionale:
- modello metodologico procedurale e organizzativo della valutazione ambientale di piani e
programmi – VAS;
- modello metodologico procedurale e organizzativo della valutazione ambientale di piani e
programmi – VAS dei piccoli comuni;
- linee guida per piani e programmi.
Con deliberazione della Giunta n. VIII/6420 del 27/12/2007 la Regione Lombardia, in attuazione
degli atti legislativi ed amministrativi sopra richiamati, ha approvato i vari MODELLI METODOLOGICI-
PROCEDURALI E ORGANIZZATIVI da utilizzare per la VAS.
In particolare sono stati approvati i seguenti modelli:
18
- un modello generale;
- undici modelli specifici per tipologia di P/P;
- il raccordo tra VAS – VIA – VIC;
- il sistema informativo regionale relativo alla VAS;
- l‟istituzione di un Nucleo Regionale di VAS.
________________________________________________________________________________
19
11..66 -- AAMMBBIITTOO DDII AAPPPPLLIICCAAZZIIOONNEE DDEELLLLAA VVAASS ________________________________________________________________________________
Sono soggetti a Valutazione Ambientale Strategica, ai sensi della vigente normativa, i Piani e
Programmi elaborati dalla Regione e dagli Enti locali ricadenti nei seguenti settori:
A – SETTORE AGRICOLO
B – SETTORE FORESTALE
C – SETTORE DELLA PESCA
D – STTORE ENERGETICO
E – SETTORE DEI TRASPORTI E DELLA MOBILITA‟
F – SETTORE GESTIONE DEI RIFIUTI
G – SETTORE DELLE ACQUE
H – SETTORE DELLE TELECOMUNICAZIONI
I – SETTORE DELLA PIANIFICZIONE TERRITORIALE
L – SETTORE DELLA DESTINAZIONE DEI SUOLI
M – SETTORE ARIA E RUMORE.
L‟elenco di cui all‟allegato A della D.C.R 13/3/2007, n. VIII/351 comprende 41 tipi di Piani e
Programmi da sottoporre a Valutazione Ambientale Strategica.
Oltre ai P/P afferenti ai settori di cui sopra vanno sottoposti alla VAS anche i P/P che definiscono il
quadro di riferimento per l‟autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e II della Direttiva
85/337/CEE.
L‟elenco completo dei suddetti progetti è consultabile in SILVIA – “Quale Via”.
La VAS si applica, altresì, ai P/P che, ai sensi degli artt. 6 e 7 della Direttiva 92/43/CEE, possono
avere effetti sui siti che costituiscono la Rete ecologica europea, ZPS e SIC.
________________________________________________________________________________
20
11..77 -- LL’’OOBBIIEETTTTIIVVOO SSTTRRAATTEEGGIICCOO DDEELLLLAA VVAASS:: LL’’IINNTTEEGGRRAAZZIIOONNEE DDEELLLLAA
DDIIMMEENNSSIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE NNEEII PPIIAANNII EE PPRROOGGRRAAMMMMII ________________________________________________________________________________
Per tanto e troppo tempo TERRITORIO E AMBIENTE sono state considerate come due entità distinte
e distanti, ma senza pari rango e pari dignità.
Ha prevalso il territorio a tutti i livelli e non soltanto a livello di considerazione sociale per il suo
potenziale uso speculativo, ma anche a livello scientifico-culturale ed accademico.
L‟Ambiente è stato considerato all‟insegna di una sorta di “parente povero”, una variabile
indipendente da usare e consumare a prescindere dagli effetti e dalle compromissioni arrecate.
Fuor di retorica si può affermare una verità incontrovertibile: l’Ambiente è stato sacrificato
sull’altare dello sviluppo e del progresso.
Non si poteva più andare avanti così ed il problema non era ed è soltanto italiano. Lo dimostra il
fatto che è intervenuta l‟Unione Europea con una Direttriva, uno strumento di diritto comunitario
che vincola l‟operato di ben 27 Stati.
Perché l‟UE si è posta il problema di valutare preliminarmente gli effetti ambientali di Piani e
Programmi?
La risposta è scontata: si stava affermando e consolidando in tutto lo Spazio Territoriale Europeo un
modello di sviluppo talmente distorto da arrecare pregiudizio, in un prossimo futuro, non solo alla
sostenibilità ambientale ma anche alla coesione economica e sociale e, in definitiva, alla stessa
competitività di tutta l’Unione.
La pianificazione e la programmazione avevano assunto ormai da decenni una posizione culturale
dominante e totalizzante.
Una volta questo settore di attività era “regolato” da una ENDOVERITA’, una sorta di principio
implicito noto ai pianificatori/programmatori, un paradosso di autolimitazione: più si pianifica
peggio si pianifica.
Poi si è affermata una ESOVERITA’ di segno opposto, l‟affermazione del mito della pianificazione
autocelebrativa, un paradosso totalizzante: meglio si pianifica quando tutto si pianifica.
L’autoreferenzialità si è spinta fino alla sindrome di Sisbert, ossia di quella pretesa estrema di poter
essere giudicati soltanto dagli appartenenti alla stessa cultura professionale e non dall’opinione
pubblica e tanto meno dal committente.
Ne ha dato prova in queste settimane un grande architetto di livello internazionale che ha dato
del fascista a chi si è permesso di criticare il suo progetto, nello specifico alcuni suggestivi ma storti
grattacieli.
L‟obbligo di sottoporre Piani e Programmi al processo di valutazione ambientale strategica ha
ridimensionato e non poco il primato della pianificazione territoriale autoreferenziale e totalizzante.
L‟integrazione della dimensione ambientale nel processo di pianificazione territoriale è il
presupposto fondamentale della VAS: senza l‟effettiva integrazione della dimensione ambientale
non può aver luogo un corretto processo di VAS, sarebbe soltanto una cosa effimera.
21
L‟integrazione deve realmente essere effettiva alla stregua di una vera e propria inclusione. La
funzione di governo del territorio diventa così un processo basato sulle seguenti quattro dimensioni:
1. la dimensione spaziale;
2. la dimensione ambientale;
3. la dimensione sociale;
4. la dimensione economica.
________________________________________________________________________________
22
11..88 -- VVEERRSSOO UUNN SSIISSTTEEMMAA DDII GGOOVVEERRNNOO AA CCIINNQQUUEE DDIIMMEENNSSIIOONNII ________________________________________________________________________________
Un sistema pianificatorio a quattro dimensioni sarebbe di per se già una garanzia fondamentale
per conseguire obiettivi di sviluppo sostenibile. Ma purtroppo quello in cui viviamo è un mondo
“regolato” dalle congiunzioni disarmoniche. Non si tratta di glossofacilità ma di una realtà che è
sotto gli occhi di tutti: oggi è quasi impossibile pianificare con certezza e le dinamiche di sviluppo si
avverano più sulla base di convergenze casuali che a seguito di una catena di eventi prevedibili.
In un quadro così instabile e turbolento anche il processo di pianificazione a quattro dimensioni
può creare effetti distorsivi a valle del suo ciclo.
Infatti analizzando a fondo tutte le variabili in campo può verificarsi questo:
a) la dimensione spaziale resta sempre l‟oggetto primario della pianificazione territoriale, non
si può ovviamente prescindere da essa e dalle sue varianti ed invarianti;
b) la dimensione ambientale, posta a stretto contatto ed in diretta correlazione con quella
spaziale può generare attraverso l‟integrazione/inclusione effetti ambientali positivi ed innescare lo
sviluppo sostenibile;
c) la dimensione sociale, in un corretto sistema di pianificazione territoriale, viene prima della
dimensione economica. Questa è una nostra conquista, una consapevolezza culturale acquisita di
recente: in passato si è sempre ritenuto che soltanto attraverso l‟inserimento della dimensione
economica fosse possibile determinare ricadute sulla dimensione sociale in una logica di causa
effetto. Non è così poiché già il governo delle prime due dimensioni, quella spaziale e quella
ambientale, può produrre effetti benefici o distorsivi sulla dimensione sociale, a prescindere dalla
variabile economica. Uno spazio-ambiente più armonico ha effetti positivi sulla coesione sociale:
questa è ormai una verità dimostrata;
d) la dimensione economica, in un corretto approccio pianificatorio, dovrebbe essere la
quarta variabile in gioco dopo lo spazio, l‟ambiente e la socialità. Purtroppo in questi ultimi anni si è
affermata di fatto una pianificazione asimmetrica che pone in cima al processo proprio la
dimensione economica.
L‟esempio più eclatante è costituito dai Piani Integrati d‟Interventi – PII – uno strumento ad alta
propensione speculativa da “maneggiare” con estrema precauzione per gli effetti distorsivi che
può provocare. Il PII funziona secondo questa logica: si cerca un punto d‟incontro tra le esigenze
imprenditoriali di chi opera (la dimensione economica) con le aspettative sociali espresse dalla
Municipalità (la dimensione sociale). Spazio e ambiente vengono alla fine, come l‟intendenza in
seno alle armate napoleoniche. Il processo di pianificazione tipico di un PII assume sostanzialmente
la seguente configurazione:
a) la dimensione economica;
b) la dimensione sociale;
c) la dimensione spaziale;
d) la dimensione ambientale.
E non è tutto perché a volte la dimensione sociale, mal posta, mal rappresentata o inquinata da
interessi immanenti o peggio ancora malavitosi, si riduce a modeste contropartite. Si assiste, quindi,
ad una vasta e variegata casistica: alcuni Comuni, fortemente motivati e determinati nella tutela
dell‟interesse pubblico, riescono ad ottenere utilità sociali molto rilevanti in contropartita ai PII; altri,
invece, per un autentico piatto di lenticchie, svendono l‟ambiente ed il territorio.
Ma anche a prescindere dall‟uso dei PII la dimensione economica riesce quasi sempre ad
acquisire centralità a causa del declino finanziario dei Comuni. Questa precaria condizione li
23
costringe a “barattare” l‟uso edificatorio del suolo con introiti economici innescando un circolo
perverso. Il territorio, l‟ambiente e l‟identità sono i beni/valori fondamentali di una comunità:
quando i primi due vengono sacrificati per esigenze di mantenimento del livello dei servizi (welfare)
si sviluppa un processo patologico che può portare a quell‟anomia sociale di cui parlava Durkeim.
Quindi, anche con il riconoscimento e l‟inserimento della dimensione ambientale, la funzione di
governo del territorio può ugualmente produrre effetti distorsivi per eccesso di rappresentanza e
dilatazione della dimensione economica.
Occorre potenziare ulteriormente il sistema di pianificazione, l’integrazione della sola dimensione
ambientale non è sufficiente: è indispensabile inserire una quinta dimensione, quella bionomica,
una dimensione multipla che esprime la sintesi tra biologia ed economia, tra gli elementi naturali e
gli elementi prodotti.
A questo punto deve essere rivisto lo schema del sistema poiché la dimensione bionomica è una
funzione di connessione/interdipendenza con tutte le altre e deve, quindi, essere al centro del
sistema di governo del territorio come si evince dalla seguente figura.
________________________________________________________________________________
DIMENSIONE
ECONOMICA
DIMENSIONE
SOCIALE
DIMENSIONE
AMBIENTALE
DIMENSIONE
SPAZIALE
DIMENSIONE
BIONOMICA
24
11..99 -- II PPRROOCCEESSSSII IINNTTEEGGRRAATTII DDII PPIIAANNIIFFIICCAAZZIIOONNEE//PPRROOGGRRAAMMMMAAZZIIOONNEE EE
VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE ________________________________________________________________________________
Le linee guida per la valutazione ambientale di piani e programmi pubblicate nell‟ottobre del 2004
dalla Regione Lombardia nell‟ambito del progetto europeo ENPLAN, contengono una suggestiva
configurazione dei due processi di pianificazione/programmazione e valutazione integrati
attraverso un filo che tiene insieme non solo le varie fasi ma addirittura i singoli adempimenti.
Il ciclo dei due processi si sviluppa attraverso le seguenti quattro fasi:
FASE 1 – ORIENTAMENTO E IMPOSTAZIONE
FASE 2 – ELABORAZIONE E REDAZIONE
FASE 3 – CONSULTAZIONE – ADOZIONE – APPROVAZIONE
FASE 4 – ATTUAZIONE E GESTIONE
Il ciclo è articolato secondo una tipica logica di razionalità cartesiana: esso prevede uno sviluppo
sequenziale di fasi e adempimenti, in una connessione/correlazione tale per cui il livello
precedente costituisce la base cognitiva del livello successivo.
La configurazione ENPLAN presenta, comunque, un limite di fondo: essa schematizza due diversi
progetti tenuti insieme da un filo sequenziale cartesiano. Lo schema è il seguente:
25
La Giunta Regionale ha disciplinato i procedimenti di VAS e verifica con D.G.R. n. 6420 del 27
dicembre 2007 "Determinazione della procedura per la valutazione ambientale di piani e
programmi" (pubblicazione sul BURL n. 4 del 24 gennaio 2008).
Lo schema di riferimento per la VAS definito dalla D.G.R., riportato di seguito, è strutturato come un
unico processo che si sviluppa attraverso due linee metodologiche-procedurali:
- quella relativa alla pianificazione prevede n. 15 passaggi/adempimenti più il ciclo relativo alla
conferenza di valutazione.
- quella relativa alla valutazione prevede sempre n. 15 passaggi/adempimenti più il ciclo relativo
alla conferenza di valutazione, articolato in modo leggermente diverso dal precedente.
FASE DEL
DOCUMENTO DI
PIANO
PROCESSO DI DOCUMENTO DI PIANO VALUTAZIONE AMBIENTALE VAS
FASE 0
Preparazione
PO. 1 Pubblicazione avviso di avvio del
procedimento
PO. 2 Incarico per la stesura del DdP (PGT)
PO. 3 Esame proposte pervenute ed
elaborazione del documento
programmatico
AO. 1 Incarico per la redazione del
Rapporto Ambientale
A0. 2 Individuazione autorità
competente per la VAS
FASE 1
Orientamento
P1. 1 Orientamenti iniziali del DdP (PGT) A1. 1 Integrazione della dimensione
ambientale nel DdP (PGT)
P1. 2 Definizione schema operativo DdP (PGT) A1. 2 Definizione dello schema
operativo per la VAS, e
mappatura dei soggetti
competenti in materia
ambientale e del pubblico
coinvolto
P1. 3 Identificazione dei dati e delle
informazioni a disposizione dell‟ente su
territorio e ambiente
A1. 3 Verifica delle presenza di Siti Rete
Natura 2000 (sic/zps)
Conferenza di
verifica/valutazione Avvio del confronto
FASE 2
Elaborazione e
redazione
P2. 1 Determinazione obiettivi generali A2. 1 Definizione dell‟ambito di influenza
(scoping) e definizione della
portata delle informazioni da
includere nel Rapporto
Ambientale
P2. 2 Costruzione dello scenario di riferimento e
di DdP A2. 2 Analisi di coerenza esterna
P2. 3 Definizione di obiettivi specifici,
costruzione di alternative/scenari di
sviluppo e definizione delle azioni da
mettere in campo per attuarli
A2. 3 Stima degli effetti ambientali attesi
A2. 4 Valutazione delle alternative di
p/p
A2. 5 Analisi di coerenza interna
A2. 6 Progettazione del sistema di
monitoraggio
A2. 7 Studio di Incidenza delle scelte del
piano sui siti di Rete Natura 2000
(se previsti)
P2. 4 Proposta di DdP (PGT) A2. 8 Proposta di Rapporto Ambientale
e sintesi non tecnica
26
Deposito della proposta di DdP (PGT), del Rapporto Ambientale e dello Studio di
Incidenza (se previsto)
Conferenza di
valutazione
Valutazione della proposta del DdP e del Rapporto Ambientale
Valutazione di incidenza (se prevista): acquisito il parere obbligatorio e vincolante
dell’autorità preposta
DECISIONE PARERE MOTIVATO
predisposto dall’autorità competente per la VAS d’intesa con l’autorità precedente
FASE 3
Adozione
approvazione
3. 1 Adozione
Il Consiglio Comunale adotta:
- PGT (DdP, Piano dei Servizi e Piano delle Regole)
- Rapporto Ambientale
- Dichiarazione di sintesi
3. 2 DEPOSITO / PUBBLICAZIONE / INVIO ALLA PROVINCIA
- deposito degli atti del PGT (DdP, Rapporto Ambientale, Dichiarazione di sintesi, Piano dei
Servizi e Piano delle Regole) nella segreteria comunale– ai sensi del comma 4 – art. 13, l.r.
12/2005
- trasmissione in Provincia – ai sensi del comma 5 – art. 13, l.r. 12/2005
- trasmissione ad ASL e ARPA – ai sensi del comma 6 – art. 13, l.r. 12/2005
3. 3 RACCOLTA OSSERVAZIONI – ai sensi comma 4 – art. 13, l.r. 12/2005
3. 4 Controdeduzioni alle osservazioni presentate a seguito di analisi di sostenibilità.
Verifica di
compatibilità della
Provincia
La provincia, garantendo il confronto con il comune interessato, valuta esclusivamente la
compatibilità del DdP con il proprio piano territoriale di coordinamento entro centoventi
giorni dal ricevimento della relativa documentazione, decorsi inutilmente i quali la
valutazione si intende espressa favorevolmente – ai sensi comma 5 – art. 13, l.r. 12/2005.
PARERE MOTIVATO FINALE
nel caso in cui siano presentate osservazioni
3. 5 APPROVAZIONE (ai sensi del comma 7 – art. 13, l.r. 12/2005)
il Consiglio Comunale:
- decide sulle osservazioni apportando agli atti del PGT le modifiche conseguenti
all‟eventuale accoglimento delle osservazioni, predisponendo ed approvando la
dichiarazione di sintesi finale
- provvede all‟adeguamento del DdP adottato, nel caso in cui la Provincia abbia
ravvisato elementi di incompatibilità con le previsioni prevalenti del proprio piano
territoriale di coordinamento, o con i limiti di cui all‟art. 15, comma 5, ovvero ad assumere
le definitive determinazioni qualora le osservazioni provinciali riguardino previsioni di
carattere orientativo
- deposito nella segreteria comunale ed invio alla Provincia e alla Regione (ai sensi del
comma 10, art. 13, l.r. 12/2005);
- pubblicazione su web;
- pubblicazione dell‟avviso dell‟approvazione definitiva ALL‟Albo pretorio e sul BURL (ai
sensi del comma 11, art. 13, l.r. 12/2005) ;
FASE 4
Attuazione
Gestione
P4. 1 Monitoraggio attuazione e gestione
P4. 2 Azioni correttive ed eventuali retroazione
P4. 3 Attuazione di eventuali interventi
correttivi
A4. 1 Rapporti di monitoraggio e
valutazione periodica
27
11..1100 –– LLEE FFAASSII DDEELL PPRROOCCEESSSSOO DDII VVAASS ((DD.GG..RR.. NN.. 66442200 DDEELL 2277 DDIICCEEMMBBRREE
22000077)) ________________________________________________________________________________
1. 10.1 - Avviso di avvio del procedimento
La Valutazione Ambientale VAS è avviata mediante pubblicazione dell‟avvio del procedimento, su
web e secondo le modalità previste dalla normativa specifica del P/P. Quindi, se previsto per il P/P,
è opportuno che avvenga contestualmente. In tale avviso va chiaramente indicato l‟avvio del
procedimento di VAS.
1.10.2 - Soggetti coinvolti nel processo di VAS
La tabella seguente riporta i soggetti coinvolti nel processo di VAS del DdP del PGT del Comune di
Strozza.
SOGGETTI COINVOLTI NEL PROCESSO DI VAS
Ruolo nel processo di VAS Soggetto
Autorità proponente Il sindaco del Comune di Strozza,
sig. Ruggero persico
Autorità procedente Funzionario Responsabile dell‟Area
Tecnica, geom. Romeo Rota
Autorità competente per la VAS
Autorità con compiti di tutela e valorizzazione ambientale,
individuata dalla Pubblica Amministrazione, che collabora
con l‟autorità procedente/proponente nonché con i soggetti
competenti in materia ambientale, al fine di curare
l‟applicazione della Direttiva e degli indirizzi regionali
nell‟ambito della valutazione ambientale del Documento di
Piano
Dott. Enrico Comazzi
Segretario – Direttore Generale
Estensore del Piano
Soggetto incaricato dalla Pubblica Amministrazione
proponente di elaborare il PGT, e pertanto, il Documento di
Piano, oggetto della VAS
Dott. Cosimo Caputo
Estensore del Rapporto Ambientale
Soggetto o gruppo di lavoro incaricato dello sviluppo del
processo di VAS e della redazione del Rapporto Ambientale
Dott. Cosimo Caputo
Soggetti competenti in materia ambientale
Enti pubblici competenti in materia ambientale e della salute
per livello istituzionale
- ARPA Lombardia;
- ASL territorialmente
competente;
- Direzione regionale per i Beni
Culturali e Paesaggistici della
Lombardia;
- Corpo Forestale dello Stato
Enti territorialmente interessati
Enti territorialmente limitrofi o interessati ai potenziali effetti
ambientali derivanti dalle scelte di Piano
- Regione Lombardia (Settore
Territorio);
- Provincia di Bergamo (Settore
Territorio);
- Comunità Montana Valle
Imagna;
28
- Comuni limitrofi: Capizzone,
Ubiale Clanezzo, Almenno S.
Salvatore, Almenno S.
Bartolomeo, Roncola.
Pubblico
Singoli cittadini o associazioni di categoria e di settore
- Confederazione Nazionale
dell‟Artigianato e della Piccola
Media Impresa Bergamo;
- Associazione Commercianti
della Provincia di Bergamo;
- Collegi Geometri, Archtietti e
Ingegneri della provincia di
Bergamo;
- Associazioni che hanno fatto
esplicita richiesta a seguito
della pubblicaizone dell‟Avvio
del Procedimento;
Altri enti/autorità
- A.T.O. Bergamo e Uniacque
S.p.A.;
- Altri enti/autorità con specifiche
competenze, che abbiano
fatto esplicita richiesta a
seguito della pubblicaizone
dell‟Avvio del Procedimento.
1.10.3 - Elaborazione e redazione del DdP e del Rapporto Ambientale
Come previsto al punto 5.11 degli Indirizzi generali, nella fase di elaborazione e redazione del P/P,
l‟autorità competente per la VAS collabora con l‟autorità procedente nello svolgimento delle
seguenti attività:
individuazione di un percorso metodologico e procedurale, nel quale stabilire le modalità
della collaborazione, le forme di consultazione da attivare, i soggetti interessati, ove
necessario anche transfrontalieri, e il pubblico;
definizione dell'ambito di influenza del P/P (scoping) e della portata e del livello di dettaglio
delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale;
elaborazione del Rapporto Ambientale, ai sensi dell‟allegato I della Direttiva;
costruzione e progettazione del sistema di monitoraggio.
Per la redazione del Rapporto Ambientale il quadro di riferimento conoscitivo nei vari ambiti di
applicazione della VAS è il Sistema Informativo Territoriale integrato previsto dall‟art. 3 della Legge
di Governo del Territorio. Possono essere utilizzati, se pertinenti, approfondimenti già effettuati ed
informazioni ottenute nell‟ambito di altri livelli decisionali o altrimenti acquisite.
Percorso metodologico procedurale
L‟autorità procedente in collaborazione con l‟autorità competente per la VAS definisce il percorso
metodologico procedurale del P/P e della relativa VAS, sulla base dello schema generale VAS.
Scoping – conferenza di valutazione (prima seduta)
L‟autorità procedente in collaborazione con l‟autorità competente per la VAS predispone un
documento di scoping. Ai fini della consultazione il documento viene inviato ai soggetti individuati
con l‟atto formale reso pubblico, e presentato in occasione della prima seduta della conferenza di
valutazione, volta a raccogliere osservazioni, pareri e proposte di modifica e integrazione.
Il documento di scoping contiene lo schema del percorso metodologico procedurale, una
proposta di definizione dell‟ambito di influenza del P/P e della portata delle informazioni da
29
includere nel Rapporto Ambientale. Inoltre nel documento è necessario dare conto della Verifica
delle interferenze con i Siti di Rete Natura 2000 (SIC e ZPS).
Elaborazione del Rapporto Ambientale
L‟autorità procedente, d‟intesa con l‟autorità competente per la VAS, elabora il Rapporto
Ambientale.
Le informazioni da fornire, ai sensi dell‟articolo 5 della Direttiva (allegato I), sono:
a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del P/P e del rapporto con altri pertinenti P/P;
b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell‟ambiente e sua evoluzione probabile senza l‟attuazione
del P/P;
c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate;
d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al P/P, ivi compresi in particolare quelli
relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive
79/409/CEE e 92/43/CEE;
e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati
membri, pertinenti al P/P, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti
obiettivi e di ogni considerazione ambientale;
f) possibili effetti significativi sull‟ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la
salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l‟acqua, l‟aria, i fattori climatici, i beni materiali, il
patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l‟interrelazione tra i
suddetti fattori;
g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali
effetti negativi significativi sull‟ambiente dell‟attuazione del P/P;
h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata
effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche
o mancanza di know-how) nella raccolta delle informazioni richieste;
i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio;
j) Sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti.
La Sintesi non tecnica, richiesta alla precedente lettera j), è un documento di grande importanza
in quanto costituisce il principale strumento di informazione e comunicazione con il pubblico. In
tale documento devono essere sintetizzate / riassunte, in linguaggio il più possibile non tecnico e
divulgativo, le descrizioni, questioni, valutazioni e conclusioni esposte nel Rapporto Ambientale.
Proposta di P/P e Rapporto Ambientale – conferenza di valutazione (seduta finale)
L‟autorità procedente mette a disposizione la proposta di P/P e Rapporto Ambientale per la
consultazione ai soggetti individuati con l‟atto formale reso pubblico, i quali si esprimono
nell‟ambito della conferenza di valutazione.
1.10.4 - Messa a disposizione L‟autorità procedente mette a disposizione presso i propri uffici e pubblica su web la proposta di
P/P, Rapporto Ambientale e la Sintesi non tecnica, per trenta giorni.
L‟Autorità procedente dà notizia dell‟avvenuta messa a disposizione della pubblicazione su web.
L‟autorità competente in collaborazione con l‟autorità procedente, comunica ai soggetti
competenti in materia ambientale e agli enti territorialmente interessati, la messa a disposizione e
pubblicazione su web del P/P ed del Rapporto Ambientale, al fine dell‟espressione del parere, che
deve essere inviato, entro quarantacinque giorni dalla messa a disposizione, all‟autorità
competente per la VAS e all‟autorità procedente.
Se necessario, l‟autorità procedente, provvede alla trasmissione dello studio di incidenza
all‟autorità competente in materia di SIC e ZPS.
1.10.5 - Convocazione conferenza di valutazione
30
La conferenza di valutazione è convocata dall‟autorità procedente, d‟intesa con l‟autorità
competente per la VAS.
La conferenza di valutazione deve articolarsi almeno in due sedute, la prima introduttiva e la
seconda di valutazione conclusiva.
La prima seduta è convocata per effettuare una consultazione riguardo al documento di scoping
predisposto al fine di determinare l‟ambito di influenza del P/P, la portata e il livello di dettaglio
delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale, nonché le possibili interferenze con i Siti di
Rete Natura 2000 (SIC e ZPS).
La conferenza di valutazione finale è convocata una volta definita la proposta di P/P e Rapporto
Ambientale. La documentazione è messa a disposizione dei soggetti competenti in materia
ambientale e agli enti territorialmente interessati prima della conferenza. Se necessario alla
conferenza partecipa l‟autorità competente in materia di SIC e ZPS, che si pronuncia sullo studio di
incidenza.
Di ogni seduta della conferenza è predisposto apposito verbale.
1.10.6 - Formulazione parere motivato Come previsto al punto 5.14 degli Indirizzi generali, l‟autorità competente per la VAS, d‟intesa con
l‟autorità procedente, alla luce della proposta di P/P e Rapporto Ambientale, formula il parere
motivato, che costituisce presupposto per la prosecuzione del procedimento di approvazione del
P/P.
A tale fine, sono acquisiti:
il verbale della conferenza di valutazione, comprensivo eventualmente del parere
obbligatorio e vincolante dell‟autorità competente in materia di SIC e ZPS,
i contributi delle eventuali consultazioni transfrontaliere,
le osservazioni e gli apporti inviati dal pubblico.
Il parere motivato può essere condizionato all'adozione di specifiche modifiche ed integrazioni
della proposta del P/P valutato.
L‟Autorità procedente, in collaborazione con l‟Autorità competente per la VAS, provvede, ove
necessario, alla revisione del piano o programma alla luce del parere motivato espresso.
1.10.7 - Adozione/approvazione del piano o programma e
informazioni circa la decisione L‟autorità procedente adotta/approva il P/P comprensivo del rapporto ambientale e predispone
la dichiarazione di sintesi volta a:
illustrare il processo decisionale seguito (schema metodologico procedurale;
esplicitare il modo in cui le considerazioni ambientali sono state integrate nel P/P e come si
è tenuto conto del Rapporto Ambientale e delle risultanze di tutte le consultazioni; in
particolare illustrare quali sono gli obiettivi ambientali, gli effetti attesi, le ragioni della scelta
dell‟alternativa di P/P e il sistema di monitoraggio;
descrivere le modalità di integrazione del parere ambientale motivato nel P/P.
Contestualmente l‟autorità procedente provvede a dare informazione circa la decisione.
1.10.8 - Deposito e raccolta delle osservazioni L‟autorità procedente, ai sensi del punto 5.16 degli Indirizzi generali:
a. deposita presso i propri uffici e pubblica su web:
il provvedimento di adozione unitamente al P/P adottato, comprensivo del Rapporto
Ambientale e del parere motivato oppure del provvedimento di esclusione dalla VAS;
la dichiarazione di sintesi;
il sistema di monitoraggio, come previsto dagli Indirizzi generali;
31
b. deposita la Sintesi non tecnica presso gli uffici dei Comuni, delle Province e delle Regioni il cui
territorio risulti anche solo parzialmente interessato dal P/P o dagli effetti della sua attuazione con
indicazione delle sedi ove può essere presa visione della documentazione integrale;
c. comunica l‟avvenuto deposito ai soggetti competenti in materia ambientale e agli enti
territorialmente interessati con l‟indicazione del luogo dove può essere presa visione della
documentazione integrale.
Con le procedure di deposito, pubblicità e partecipazione ed entro i termini previsti dalle
specifiche norme di P/P, comunque non inferiori a quarantacinque giorni dalla data di
pubblicazione dell‟avvenuto deposito, chiunque ne abbia interesse può prendere visione del P/P
adottato e del relativo Rapporto Ambientale e presentare proprie osservazioni, anche fornendo
nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi.
1.10.9 - Approvazione definitiva, formulazione parere motivato e
dichiarazione di sintesi finale Conclusa la fase di deposito e raccolta delle osservazioni, l‟autorità procedente e l‟autorità
competente per la VAS esaminano e controdeducono le eventuali osservazioni pervenute e
formulano il parere motivato e la dichiarazione di sintesi finale.
In presenza di nuovi elementi conoscitivi e valutativi evidenziati dalle osservazioni pervenute,
l‟autorità procedente provvede all‟aggiornamento del P/P e del Rapporto Ambientale e dispone,
d‟intesa con l‟autorità competente per la VAS, la convocazione di un‟ulteriore conferenza di
valutazione, volta alla formulazione del parere motivato finale.
In assenza di osservazioni presentate l‟autorità procedente, d‟intesa con l‟autorità competente per
la VAS, nella dichiarazione di sintesi finale attesta l‟assenza di osservazioni e conferma le
determinazioni assunte al punto 2.7.
Il provvedimento di approvazione definitiva del P/P motiva puntualmente le scelte effettuate in
relazione agli esiti del procedimento di VAS e contiene la dichiarazione di sintesi finale.
Gli atti del P/P sono:
depositati presso gli uffici dell‟autorità procedente;
pubblicati per estratto su web.
Gli atti del P/P approvati (P/P, Rapporto Ambientale, Sintesi non Tecnica), la Dichiarazione di sintesi
finale e il provvedimento di approvazione definitiva devono essere inviati, in formato digitale, alla
Regione Lombardia.
1.10.10 Gestione e monitoraggio Nel caso di P/P gerarchicamente ordinati, i P/P di livello gerarchico più alto forniscono indicazioni
ai successivi livelli per l‟applicazione del presente modello, allo scopo di razionalizzare il
procedimento e di evitare duplicazioni nella valutazione.
Il piano o programma individua le modalità, le responsabilità e le risorse necessarie per la
realizzazione e gestione del monitoraggio.
Nella fase di gestione il monitoraggio assicura il controllo degli impatti significativi sull‟ambiente
derivanti dall‟attuazione del piano o programma approvato e la verifica del raggiungimento degli
obiettivi di sostenibilità prefissati, così da individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti
ed adottare le opportune misure correttive.
Delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei risultati e delle eventuali misure correttive
adottate deve essere data adeguata informazione su web.
La gestione del P/P può essere considerata come una successione di procedure di screening delle
eventuali modificazioni parziali del P/P, a seguito delle quali decidere se accompagnare o meno
l‟elaborazione delle varianti con il procedimento di VAS, salvo quanto specificato nella normativa
vigente e nei modelli metodologici procedurali allegati alla presente delibera.
32
11..1111 -- II CCRRIITTEERRII DDII SSOOSSTTEENNIIBBIILLIITTÀÀ AAMMBBIIEENNTTAALLEE PPRROOPPOOSSTTII DDAALLLL’’UUNNIIOONNEE
EEUURROOPPEEAA
Al fine di procedere alla valutazione degli obiettivi e degli orientamenti iniziali di piano, è
necessario definire il set di criteri di sostenibilità ambientale attraverso i quali è possibile valutare il
livello di sostenibilità delle scelte di piano sulle componenti ambientali. Il riferimento più accreditato
per la scelta di tali criteri è il Manuale per la valutazione ambientale redatto dalla Unione Europea,
che individua 10 criteri di sviluppo sostenibile.
10 criteri di sostenibilità dal Manuale UE
1) Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili L‟impiego di fonti non rinnovabili, quali i combustibili fossili, i giacimenti minerari e gli aggregati,
riduce le risorse disponibili per le future generazioni. Uno dei principi di base dello sviluppo
sostenibile è un uso ragionevole e parsimonioso di tali risorse, rispettando tassi di sfruttamento che
non pregiudichino le possibilità riservate alle generazioni future. Lo stesso principio deve applicarsi
anche a elementi geologici, ecologici e paesaggistici unici nel loro genere e insostituibili, che
forniscono un contributo sotto il profilo della produttività, della biodiversità, delle conoscenze
scientifiche e della cultura (cfr. anche i criteri nn. 4, 5 e 6).
2) Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione Quando si utilizzano risorse rinnovabili in attività di produzione primaria come la silvicoltura,
l‟agricoltura e la pesca, ogni sistema presenta un rendimento massimo sostenibile superato il
quale le risorse cominciano a degradarsi. Quando l‟atmosfera, i fiumi, gli estuari e i mari vengono
usati come “serbatoi” per i materiali di scarto, essi sono trattati anche come fonti rinnovabili, nel
senso che si conta sulle loro naturali capacità di autorecupero: nel caso in cui si sovraccarichino
tali capacità, si assisterà al degrado delle risorse sul lungo periodo. Occorre pertanto fissarsi
l‟obiettivo di utilizzare le risorse rinnovabili ad un ritmo tale che esse siano in grado di rigenerarsi
naturalmente, garantendo così il mantenimento o anche l‟aumento delle riserve disponibili per le
generazioni future.
3) Uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti
pericolosi/inquinanti In molte situazioni è possibile utilizzare sostanze meno dannose per l‟ambiente ed evitare o ridurre
la produzione di rifiuti, in particolare quelli pericolosi. Tra gli obiettivi di un approccio sostenibile vi
è l‟utilizzo di materie che producano l‟impatto ambientale meno dannoso possibile e la minima
produzione di rifiuti grazie a sistemi di progettazione dei processi, digestione dei rifiuti e di riduzione
dell‟inquinamento.
4 ) Conservare e migliorare la stato della fauna e della flora selvatiche, degli habitat e
dei paesaggi In questo contesto il principio fondamentale è mantenere e arricchire le riserve e la qualità delle
risorse del patrimonio naturale affinché le generazioni attuali e future possano goderne e trarne
beneficio. Tra le risorse del patrimonio naturale si annoverano la flora e la fauna, le caratteristiche
geologiche e fisiografiche, le bellezze naturali e in generale altre risorse ambientali a carattere
ricreativo. Del patrimonio naturale fanno dunque parte la topografia, gli habitat, la flora e la
fauna selvatiche e i paesaggi, nonché le combinazioni e le interazioni tra di essi e il potenziale
ricreativo che presentano; non vanno infine dimenticate le strette relazioni con il patrimonio
culturale (cfr. il criterio n. 6).
5) Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche Il suolo e le risorse idriche sono fonti naturali rinnovabili essenziali per la salute e il benessere umani,
ma che possono subire perdite dovute all‟estrazione o all‟erosione o, ancora, all‟inquinamento. Il
principio fondamentale cui attenersi è pertanto la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo
qualitativo e quantitativo e la riqualificazione delle risorse già degradate.
33
6) Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali Il patrimonio storico e culturale è costituito da risorse finite che, una volta distrutte o danneggiate,
non possono più essere sostituite. Come accade per le fonti non rinnovabili, i principi che ispirano
il concetto di sviluppo sostenibile prevedono che vengano preservate tutte le caratteristiche, i siti
o le zone in via di rarefazione, rappresentativi di un determinato periodo o aspetto, che
forniscano un particolare contributo alle tradizioni e alla cultura di una zona. L‟elenco annovera
edifici di valore storico e culturale, altre strutture o monumenti di qualsiasi epoca, reperti
archeologici non ancora riportati alla luce, architettura di esterni (paesaggi, parchi e giardini) e
tutte le strutture che contribuiscono alla vita culturale di una comunità (teatri, ecc.). Anche stili di
vita, usi e lingue tradizionali costituiscono un patrimonio storico e culturale che può essere
opportuno preservare.
7) Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale Nell‟ambito di questo lavoro, per qualità dell‟ambiente locale si intende la qualità dell‟aria, il
rumore, l‟impatto visivo e altri elementi estetici generali. La qualità dell‟ambiente locale assume la
massima importanza nelle zone e nei luoghi residenziali, teatro di buon parte delle attività
ricreative e lavorative. La qualità dell'ambiente locale può subire drastici cambiamenti a seguito
delle mutate condizioni del traffico, delle attività industriali, di attività di costruzione o minerarie,
del proliferare di nuovi edifici e infrastrutture e di un generale incremento delle attività, ad
esempio quelle turistiche. E' inoltre possibile dare un forte impulso ad un ambiente locale
danneggiato con l‟introduzione di un nuovo sviluppo (cfr. anche il criterio 3 sulla riduzione dell‟uso
e delle emissioni di sostanze inquinanti).
8) Protezione dell’atmosfera Una delle principali forze trainanti dell‟emergere di uno sviluppo sostenibile è consistita nei dati
che dimostrano l‟esistenza di problemi globali e regionali causati dalle emissioni nell‟atmosfera. Le
connessioni tra emissioni derivanti dalla combustione, piogge acide e acidificazione dei suoli e
delle acque, come pure tra clorofluocarburi (CFC). distruzione dello strato di ozono ed effetti sulla
salute umana sono stati individuati negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta . Successivamente
è stato individuato il nesso tra anidride carbonica e altri gas serra e cambiamenti climatici. Si
tratta di impatti a lungo termine e pervasivi. che costituiscono una grave minaccia per le
generazioni future (cfr. anche il criterio 3 sulla riduzione dell‟uso e delle emissioni di sostanze
inquinanti).
9) Sensibilizzare alle problematiche ambientali, sviluppare l’istruzione e la formazione in
campo ambientale La partecipazione di tutti i partner economici per raggiungere lo sviluppo sostenibile è un
elemento basilare dei principi fissati alla conferenza di Rio per l‟Ambiente e lo Sviluppo (1992). Per
realizzare uno sviluppo sostenibile diventa fondamentale sensibilizzare ai temi e alle opzioni
disponibili; elementi altrettanto cruciali sono le informazioni, l‟istruzione e la formazione in materia
di gestione ambientale. Tale obiettivo può raggiungersi attraverso la divulgazione dei risultati
della ricerca, inserendo programmi in materia ambientale a livello di formazione professionale,
nelle scuole nelle università o nei programmi di istruzione per adulti e creando reti all‟interno di
settori e raggruppamenti economici. Va infine ricordata l‟importanza di accedere alle
informazioni in campo ambientale dal proprio domicilio e da luoghi ricreativi.
10) Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno
sviluppo sostenibile La dichiarazione di Rio stabilisce tra i fondamenti dello sviluppo sostenibile, che il pubblico e le
parti interessate vengano coinvolte nelle decisioni che riguardano i loro interessi. Il meccanismo
principale è la consultazione pubblica nella fase di controllo dello sviluppo, ed in particolare il
coinvolgimento di terzi nella valutazione ambientale. Il concetto di sviluppo sostenibile prevede
inoltre un coinvolgimento più ampio del pubblico nell‟elaborazione e nell‟attuazione di proposte
di sviluppo, che dovrebbe consentire di far emergere un maggiore senso della proprietà e della
condivisione delle responsabilità.
34
Come affermato dallo stesso Manuale, tali criteri possono essere contestualizzati alle specificità
amministrative e territoriali della realtà locale in cui si opera e alla tipologia di strumento di
pianificazione.
In questo senso, all‟interno di questa VAS del Documento di Piano del PGT, si è optato per ri-
declinare tali criteri in direzione di una maggiore pertinenza rispetto ai contenuti procedurali e di
merito che dovrà assumere il Documento di Piano; nella griglia seguente sono quindi riportati tali
criteri, che assumono i principi di riferimento di quelli del Manuale UE.
I CRITERI SPECIFICI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
Criteri specifici di Sostenibilità
A Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali del territorio.
B Minimizzazione del consumo di suolo.
C Contenimento emissioni in atmosfera.
D Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi idrici.
E Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi energetici.
F Contenimento della produzione di rifiuti.
G Contenimento dell‟inquinamento acustico.
H Compatibilità con le infrastrutture per la mobilità e con i servizi tecnologici.
I Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici.
L Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici.
M Protezione della salute e del benessere dei cittadini.
N Compatibilità con richieste e osservazioni emersi dalla partecipazione del pubblico.
35
Di seguito, per ciascuno di tali criteri specifici, ne viene argomentato il senso complessivo al fine di
rendere evidente la pertinenza del criterio stesso e il suo potenziale ruolo orientativo nella
costruzione delle scelte di piano.
A) Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali del territorio. Il criterio in esame è connesso in particolare alla compatibilità di un determinato intervento di
trasformazione del territorio rispetto ad elementi di qualità e/o sensibilità che caratterizzano l‟area
in oggetto: fasce di rispetto dei corsi d‟acqua superficiali e delle sorgenti, aree a parco, presenza
di zone a bosco, elementi vulnerabili particolari, presenza di elementi geologici di particolare
rilevanza, ecc.
B) Minimizzazione del consumo di suolo. Uno dei principi base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e parsimonioso del suolo, così
come di tutte le risorse non rinnovabili, che non pregiudichi le possibilità riservate alle generazioni
future.
In contesti urbanizzati, il suolo rappresenta una risorsa ancora più pregiata, in considerazione della
sua scarsità e dei benefici che esso arreca nelle aree urbane.
C) Contenimento emissioni in atmosfera. L‟inquinamento atmosferico è un problema che caratterizza le aree urbane, nelle quali l‟intenso
traffico veicolare, il riscaldamento domestico invernale e le attività industriali contribuiscono al
peggioramento della qualità dell‟aria. Gli effetti nocivi di determinati inquinanti sono legati ai livelli raggiunti in atmosfera e ai loro tempi di
permanenza in essa.
D) Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei
consumi idrici. Il principio cui attenersi è la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo qualitativo e quantitativo e la
riqualificazione delle risorse già degradate.
Le aree urbane, essendo territori fortemente antropizzati, causano numerose e
diversificate pressioni sullo stato qualitativo e quantitativo delle risorse idriche.
E) Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi
energetici. Uno dei principi base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e parsimonioso delle risorse
energetiche non rinnovabili (combustibili fossili, ecc.), rispettando tassi di sfruttamento che non
pregiudichino le possibilità riservate alle generazioni future.
La produzione energetica è strettamente associata alla qualità dell‟aria, che subisce modificazioni
di stato dalle emissioni derivanti dal traffico veicolare e dalle attività industriali.
Le modalità di produzione e consumo di energia, e le conseguenti emissioni in
atmosfera, rappresentano un elemento determinante della qualità ambientale delle aree urbane.
F) Contenimento della produzione di rifiuti. Tra gli obiettivi di un approccio sostenibile vi è l„utilizzo di materie che producano l‟impatto
ambientale meno dannoso possibile e la minima produzione di rifiuti grazie a sistemi di
progettazione dei processi, di gestione dei rifiuti e riduzione dell‟inquinamento.
La crescente produzione di rifiuti può essere ricondotta all‟aumento dei consumi e all‟utilizzo
sempre più frequente di materiali con cicli di vita brevi.
I rifiuti sono un importante fattore di carico ambientale ed un indicatore di dissipazione di risorse. La
perdita di materiali ed energia associata alla produzione di rifiuti ha conseguenze non solo
ambientali, ma anche economiche a causa dei costi per la raccolta, il trattamento e lo
smaltimento degli stessi.
36
G) Contenimento dell’inquinamento acustico. Lo scopo è quello di mantenere e aumentare la qualità dell‟ambiente locale.
Il rumore è uno dai fattori caratterizzanti la qualità dell‟ambiente locale, insieme a qualità dell‟aria,
presenza di inquinamento elettromagnetico, impatto visivo, ecc.
La principale sorgente risulta essere il traffico stradale, cui si aggiungono le attività artigianali e
industriali.
H) Compatibilità con le infrastrutture per la mobilità e con i servizi tecnologici. Il criterio in oggetto è connesso in particolare alla compatibilità di un determinato intervento di
trasformazione del territorio rispetto alle infrastrutture per la mobilità. Si tratta di stimare l‟impatto di
generazione di spostamenti, di verificare l‟adeguatezza delle infrastrutture presenti anche per i
modi di spostamento sostenibili. Per quanto riguarda la compatibilità con i servizi tecnologici viene
valutato il peso, in termini di capacità aggiuntiva, che l‟intervento può avere sulle reti di
acquedotto, fognatura, metano e distribuzione energia elettrica esistenti.
I) Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici. La presenza di aree verdi è sicuramente un elemento di qualità, sia perché offre spazi ricreativi,
educativi, per le relazioni sociali e, esteticamente, contribuisce a dare della città un‟immagine di
maggiore vivibilità, sia perché offre benefici di carattere ecologico: miglioramento del clima
urbano, assorbimento degli inquinanti atmosferici, riduzione dei livelli di rumore, l‟attenuazione
della luce eccessiva e stabilizzazione dei suoli.
Inoltre il verde urbano contribuisce ad arricchire la biodiversità nelle città, in quanto fornisce
l‟habitat per molte specie animali e vegetali.
Il principio fondamentale è mantenere ed arricchire le riserve e la qualità delle risorse del
patrimonio naturale, affinché le generazioni presenti e future possano goderne e trarne beneficio.
La tutela degli ambiti paesistici è connessa con l‟obiettivo di tutelare il suolo libero e di valorizzare
le aree libere.
L‟obiettivo è raggiungere un equilibrato rapporto tra aree edificate e aree libere, e garantire la
conservazione delle aree di maggiore pregio naturalistico in modo che ne possano godere le
generazioni presenti e future.
L) Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici. I principi che ispirano lo sviluppo sostenibile prevedono che vengano preservate tutte le
caratteristiche, i siti o le zone in via di rarefazione, rappresentativi di un periodo o aspetto, che
forniscano un particolare contributo alle tradizioni e alla cultura della zona.
L‟elenco contiene edifici di valore storico, culturale, monumenti, reperti archeologici, architettura
di esterni, paesaggi, parchi e giardini e tutte le strutture che contribuiscono alla vita culturale di
una comunità.
M) Protezione della salute e del benessere dei cittadini. Il benessere e la salute dei cittadini fanno riferimento ad un insieme di elementi che vanno dalla
disponibilità di servizi e strutture, alla qualità ambientale di un luogo.
Per quanto riguarda la disponibilità di servizi e strutture, il criterio si riferisce alla possibilità per la
popolazione di accedere ai servizi sanitari, alla disponibilità di
alloggi, di strutture culturali, alla libertà di movimento con diverse alternative di
spostamento, alla disponibilità di lavoro e di svago, all‟integrazione sociale e culturale.
Per quanto riguarda invece la qualità dell‟ambiente di luogo, il criterio fa riferimento a ciò che
riguarda la salute umana e quindi a tutti quegli inquinanti che causano danni alla salute umana
(ozono, particolato nell‟aria, rumore, ecc.).
N) Compatibilità con richieste e osservazioni emersi dalla partecipazione del
pubblico. Lo scopo è quello di rispondere a determinate esigenze della collettività, emerse durante i
momenti partecipativi al processo decisionale del Piano, al fine di potenziare tale strumento, quale
garanzia di trasparenza e condivisione.
37
22-- RRAAPPPPOORRTTOO AAMMBBIIEENNTTAALLEE:: SSTTAATTOO DDEELLLL’’AAMMBBIIEENNTTEE EE
PPRREESSSSIIOONNII AANNTTRROOPPIICCHHEE
________________________________________________________________________________
Il presente capitolo costituisce il rapporto ambientale relativo al territorio del Comune di Strozza e
dell‟ambito della Comunità montana Valle Imagna.
In esso si individuano lo stato dell‟ambiente attuale e le pressioni delle attività antropiche sul
territorio.
In particolare il capitolo risulta così articolato è:
2.1 Contesto ambientale e socio-economico
2.1.1 Inquadramento territoriale
2.1.2 Inquadramento socio-economico
- Il sistema insediativo
- Popolazione e modelli insediativi
- Economia e lavoro
- Commercio e servizi
- Agricoltura e zootecnia
- Turismo
2.1.3 Caratteri ambientali: stato dell‟ambiente e pressioni antropiche
- Aria
- Suolo e sottosuolo
- Fattibilità geologica
- Classificazione sismica
- Acqua
- Aspetti naturalistici, paesaggio e vincoli
- Rifiuti
- Energia – impianti idroelettrici
- Agenti fisici
- Rischio di incidente rilevante
2.2 Sintesi dello stato attuale
________________________________________________________________________________
38
22..11-- CCOONNTTEESSTTOO AAMMBBIIEENNTTAALLEE EE SSOOCCIIOO--EECCOONNOOMMIICCOO ____________________________________________________________________________________________
2.1.1 - Inquadramento territoriale
Il territorio comunale di Strozza dista circa 15 chilometri dal capoluogo provinciale, estendendosi
per 3,85 Kmq a un‟altitudine fra 270 e 914 m. s.l.m., ospitando circa 1.056 abitanti.
Il territorio comunale confina a nord con il comune di Capizzone, ad est con Ubiale Clanezzo, a
sud con Almenno S. Salvatore e Almenno S. Bartolomeo, a ovest con Roncola.
Il comune di Strozza è raggiungibile con la strada provinciale n.14 della Valle Imagna.
Il Comune di Strozza è compreso dagli strumenti di livello provinciale in rapporto ai caratteri
peculiari delle specifiche parti del territorio provinciale e a situazioni di affinità dei caratteri culturali
e di omogeneità delle problematiche socio economiche nell'ambito nr.16 a cui appartengono i
Comuni di Almenno S.Bartolomeo, Almenno San Salvatore, Caprino Bergamasco, Palazzago, Rota
d'Imagna, Bedulita, Berbenno, Brumano, Capizzone, Corna Imagna, Costa Valle Imagna, Fuipiano
Valle Imagna, Locatello, Roncola, Sant Omobono Terme, Strozza, Valsecca.
Sempre secondo il PTCP dal punto di vista paesaggistico il territorio comunale di Strozza rientra
nell‟Unità di Paesaggio della Valle Imagna (n.8).
La Comunità Montana Valle Imagna
Il Comune di Strozza fa parte della Comunità montana Valle Imagna. Pertanto, si ritiene
indispensabile riportare di seguito una sintesi degli aspetti del territorio fisico ed antropico della
Comunità Montana.
La Comunità Montana Valle Imagna è un ente locale territoriale istituito nel 1973 e costituito da 17
amministrazioni comunali.
Rispetto alla Provincia di Bergamo si colloca nella fascia altimetrica tra la montagna e la collina,
all‟estremo ovest.
Il territorio della comunità montana Valle Imagna si estende per una superficie complessiva di
102,10 kmq (3,75% del territorio provinciale, 3,56% della fascia di montagna e 12,65% della fascia
collina), registrando al suo interno consistenti variazioni altimetriche.
Le temperature medie annue si attestano intorno ai 12°C, con valori massimi in luglio prossimi ai
22°C e le minime a gennaio intorno a 1.5°C.
Il regime delle precipitazioni nella valle presenta un massimo principale nel periodo primaverile e
uno secondario in quello autunnale, mentre il minimo assoluto coincide con i mesi invernali.
Le precipitazioni nevose sono mediamente in forte contrazione negli ultimo decenni e
garantiscono una permanenza modesta del manto nevoso.
Nel 2004, la popolazione residente nella Valle Imagna risultava poco meno di 27.000 abitanti (3%
della popolazione provinciale), dei quali il 50% circa concentrati nei comuni maggiormente vicini
al capoluogo (Almenno S. Bartolomeo, Almenno S. Salvatore, Palazzago); si tratta di popolazione in
prevalenza adulta e anziana, come dimostra l‟ indice di vecchiaia (0,96), prossimo all‟ unità.
La densità abitativa è generalmente bassa (282,09 ab/Kmq); se invece consideriamo la densità
abitativa rispetto alla sola superficie urbanizzata si ottiene un valore medio (2.239,72 ab/Kmq urb)
ampiamente al di sopra del valore medio della fascia di montagna (1.515,40 ab/Kmq urb) ma
inferiore al dato della fascia collinare /4.120,02 ab/Kmq urb).
L‟accessibilità stradale risulta essere differenziata tra fondovalle e alta montagna mentre si registra
un incremento nel tempo Traffico Giornaliero medio sulle principali strade; l‟indice di
motorizzazione ammonta a 0,69 veic/ab, dato di poco inferiore al valore medio provinciale (0,73
veic/ab).
Per quanto riguarda la struttura industriale, si rileva un peso dell‟industria manifatturiera
sensibilmente inferiore alla media provinciale con circa il 40% degli addetti e concentrazioni
industriali significative con alcuni comuni (per l‟ industria del legno circa l‟ 8% delle unità locali di
tutta la Provincia sono ubicate a Berbenno e Sant‟ Omobono T.).
39
Analogamente alle altre aree montuose della Provincia, si assiste tra il 1990 e il 2000 a una
diminuzione della superficie agricola utilizzata (SAU) fino al 50%, con una netta prevalenza di prati
e pascoli; meno consistenti risultano i seminativi e le coltivazioni legnose agrarie.
Le colture boschive assumono un peso ancora rilevante, nonostante la riduzione fino al 75% nella
parte meridionale della valle, probabilmente a causa di ampie superfici boscate non più
classificate come aziende agricole ai fini del censimento ASTAT.
Analizzando il comparto zootecnico, esso appare orientato verso l‟allevamento bovino e avicolo,
pur con un sensibile ridimensionamento, mentre si assiste a un contenuto sviluppo dell‟
allevamento suino, ovino e caprino.
Nel complesso il carico zootecnico risulta nettamente inferiore al valore provinciale e regionale
(alcune eccezioni per ovini e caprini).
40
2.1.2 - Inquadramento socio-economico
IL SISTEMA INSEDIATIVO L'ambiente urbano di Strozza nasce da una serie di piccoli nuclei di antica formazione strutturati in
maniera più o meno definita, e da una numerosa presenza di edifici sparsi a carattere residenziale
e rurale che costeggiano la provinciale della Valle Imagna e punteggiano le aree agricole.
La struttura del nucleo principale di Strozza ha subito una forte trasformazione con la realizzazione
della strada provinciale SP 14 della Valle Imagna che ha alterato il vecchio sistema viario. La
nuova edificazione del secondo dopoguerra si è localizzata soprattutto lungo la strada provinciale,
mentre si assisteva contemporaneamente ad un progressivo abbandono dei nuclei storici legato
anche al forte fenomeno di emigrazione che ha caratterizzato la popolazione di Strozza e della
Valle Imagna. In particolare l'abbandono di un‟economia rurale basata per molti secoli
sull'agricoltura in favore delle attività secondane nei paesi vicini o all'estero ha provocato
l'abbandono di numerose abitazioni ed edifici a carattere agricolo e pastorale e un progressivo
abbandono della montagna.
Negli ultimi decenni si è assistito ad un progressivo recupero degli antichi nuclei, anche se con
modalità non sempre conservative ed omogenee e contemporaneamente al diffondersi della
cultura della seconda casa intesa come casa di villeggiatura nel senso classico del termine, ma
anche come casa paterna da recuperare e abitare a volte con il fondo da coltivare.
Le ristrutturazioni edilizie del dopoguerra, poco rispettose della materia originaria, sono la causa
principale di un deterioramento della struttura urbana dei nuclei di antica formazione i quali oltre
alle qualità ambientali in generale, possiedono grandi qualità architettoniche.
La figura seguente illustra le soglie dell‟evoluzione dell‟urbanizzato di Strozza. In essa si riconoscono i
nuclei storici delle frazioni, già presenti alla fine del XIX secolo e spicca l‟espansione
dell‟urbanizzato avvenuta negli anni ‟70 e ‟80 che ha interessato il territorio della frazione di Strozza.
Fonte: Studi e analisi del PTCP Provincia di Bergamo – D9 ambiente costruito – evoluzione
dell’assetto insediativo
Carta delle soglie significative dell’evoluzione dell’urbanizzato
41
POPOLAZIONE E MODELLI INSEDIATIVI
DINAMICA DELLA POPOLAZIONE NELLA COMUNITA’ MONTANA VALLE IMAGNA
I dati riferiti all‟anno 2001 registrano, per l‟Area della Valle Imagna, una popolazione residente di
poco meno di 29.000 abitanti (3% della popolazione provinciale), dei quali il 50% circa concentrati
nei Comuni maggiormente vicini al capoluogo (Almenno S. Bartolomeo, Almenno S. Salvatore,
Palazzago). La tabella mostra tali per gli anni 1981, 1991 e 2001 per il comune di strozza e a livello
della Comunità Montana della Valle imagna, nonché il dato provinciale.
A livello di Area della Valle Imagna in generale, nel passaggio dal 1981 al 1991 e dal 1991 al 2001 si
registra un incremento di popolazione consistente (6,24% e 11,51%), con valori al di sopra della
media provinciale; tale movimento sembra essere confermato anche dai dati riferiti all‟anno 2002
dove si registrano 29.300 abitanti. Se si entra nel dettaglio dei singoli Comuni, si registrano però
alcuni andamenti demografici negativi: nel decennio 1981/1991 perdono popolazione i Comuni di
Berbenno, Brumano, Costa Valle Imagna, Fuipiano Valle Imagna, Locatello, Roncola e Valsecca;
nel decennio 1991/2001 permangono andamenti negativi nei Comuni di Costa Valle Imagna,
Fuipiano Valle Imagna e Valsecca.
Tabella – Dinamica della popolazione residente, anni 1981, 1991 e 2001
Comuni Popolazione residente Variazione %
1981 1991 2001 1981/1991 1991/2001
Almenno S. Bartolomeo 3.670 4.067 4.950 10,82 21,71
Almenno S. Salvatore 5.204 5.638 5.776 8,34 2,45
Barzana 975 1.066 1.558 9,33 46,15
Bedulita 523 608 711 16,25 16,94
Berbenno 2.224 2.197 2.365 -1,21 7,65
Brumano 79 78 87 -1,27 11,54
Capizzone 1.014 1.084 1.195 6,90 10,24
Corna Imagna 691 791 933 14,47 17,95
Costa Valle Imagna 691 654 620 -5,35 -5,20
Fuipiano Valle Imagna 260 242 230 -6,92 -4,96
Locatelo 691 681 738 -1,45 8,37
Palazzago 2.814 3.081 3.616 9,49 17,36
Roncola 559 553 632 -1,07 14,29
Rota d'Imagna 810 815 853 0,62 4,66
Sant‟Omobono Terme 2.782 2.969 3.188 6,72 7,38
Strozza 840 854 936 1,67 9,60
Valsecca 483 450 413 -6,83 -8,22
Totale CM 24.310 25.828 28.801 6,24 11,51
Totale Bergamo 874.035 909.692 968.723 4,08 6,49
Fonte: Istat
42
ANDAMENTO DEMOGRAFICO NEL COMUNE DI STROZZA
L‟andamento demografico è stato analizzato secondo dinamiche di breve e di lungo periodo.
Relativamente alle dinamiche di lungo periodo ci si è riferiti alla serie storica dei censimenti
nazionali Istat a far data dal 1941 sino a giungere all‟ultimo dato disponibili relativo all‟anno 2001,
da cui emerge un incremento della popolazione pari a circa il 20% tra gli estremi temporali
considerati ma pressoché nulla tra il 1951 e il 2001.
Serie storica censimento Istat
1941 1951 1961 1971 1981 1991 2001
762 923 824 767 840 854 932
Osservando i dati dell‟andamento della popolazione negli ultimi venti anni (dinamica di breve
periodo) si nota invece un generale aumento della popolazione, si passa infatti da 860 abitanti
residenti nel 1991 a 1056 del 2008, con un incremento superiore al 20% della popolazione di
partenza.
In particolare, tale aumento si è concentrato in due periodi precisi, ovvero tra il 1993 e il 1995 e
soprattutto tra il 2000 e il 2005. Negli altri anni presi in considerazione la popolazione presente si è
mantenuta sostanzialmente stabile.
Tabella – Andamento della popolazione residente nel comune di Strozza (anni 1991-2008)
Anno 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999
Popolazione al
31 Dicembre 860 860 877 906 914 911 916 910 910
Anno 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
Popolazione al
31 Dicembre 920 932 947 973 1052 1056 1063 1066 1056
43
Grafico – Andamento della popolazione residente nel comune di Strozza (anni 1991-2008)
BILANCIO DEMOGRAFICO
Il saldo naturale calcolato per gli anni 1991 e 2001, evidenzia per l‟intera Comunità Montana segni
positivi, anche se, vi sono singole situazioni comunali caratterizzate da segni negativi (nel 1991
Fuipiano Valle Imagna, Strozza e Valsecca; nel 2001 Costa Valle Imagna, Fuipiano Valle Imagna,
Locatello e Rota d‟Imagna). Lo stesso andamento generale è rilevabile per quanto riguarda il
saldo migratorio; tra i Comuni con saldo negativo vi sono Almenno S. Salvatore, Berbenno,
Brumano e Costa Valle Imagna nel 1991 e Almenno S. Salvatore, Barzana, Bedulita e
Sant‟Omobono Terme nel 2001.
Tabella – Bilancio demografico, confronto 1991- 2001
Saldo naturale Saldo migratorio
1991 2001 1991 2001
Nati Morti Saldo Nati Morti Saldo Immigr Emigr Saldo Immigr Emigr Saldo
Strozza 6 9 -3 18 3 15 24 18 6 30 27 3
Totale CM 287 227 60 377 236 141 703 523 180 892 774 118
Fonte: Istat
700
750
800
850
900
950
1000
1050
1100
1150
1200 1
99
1
19
92
19
93
19
94
19
95
19
96
19
97
19
98
19
99
20
00
20
01
20
02
20
03
20
04
20
05
20
06
20
07
20
08
ANDAMENTO DEMOGRAFICO
Serie1
44
Tabella - Bilancio demografico anno 2008 e popolazione residente al 31 Dicembre del Comune di
Strozza
Maschi Femmine Totale
Popolazione al 1° Gennaio 539 527 1066
Nati 10 4 14
Morti 7 4 11
Saldo Naturale 3 0 3
Iscritti da altri comuni 19 13 32
Iscritti dall'estero 2 4 6
Altri iscritti 0 0 0
Cancellati per altri comuni 24 25 49
Cancellati per l'estero 1 1 2
Altri cancellati 0 0 0
Saldo Migratorio e per altri motivi -4 -9 -13
Popolazione residente in famiglia 538 518 1056
Popolazione residente in convivenza 0 0 0
Unità in più/meno dovute a variazioni territoriali 0 0 0
Popolazione al 31 Dicembre 538 518 1056
Numero di Famiglie 427
Numero di Convivenze 0
Numero medio di componenti per famiglia 2.5
Fonte: Istat
Tabella – Bilancio demografico nel comune di Strozza (anni 1991-2008)
Anno 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999
nati 0 5 12 13 13 10 5 13 11
morti 1 8 4 3 12 13 7 5 7
saldo
migratorio
7 3 9 19 7 0 7 -14 -4
saldo totale 6 0 17 29 8 -3 5 -6 0
Anno 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
nati 9 12 11 12 10 14 16 9 14
morti 8 1 6 7 4 10 2 11 11
saldo
migratorio
9 1 6 21 73 0 -7 5 -13
saldo totale 10 12 11 26 79 4 7 3 -10
Fonte: Istat
45
Grafico – Bilancio demografico nel comune di Strozza (anni 1991-2008)
COMPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE PER CLASSI D’ETÀ
Le tabelle seguenti riportano la composizione della popolazione per classi d‟età in valore assoluto
e percentuale; per la Area della Valle Imagna si nota che le classi di età più popolose sono quelle
che spaziano dai 25 ai 44 anni (17% 25-34 anni, 16% 35-44 anni); le classi meno numerose vanno da
0 anni ai 14 anni.
Tale distribuzione è confermata sia dall‟indice di vecchiaia della popolazione della Area della
Valle Imagna, che dall‟indice di ricambio.
Tabella - Classi d’età della popolazione, anno 2001 – valore assoluto
0 - 4 5 - 9 10 - 14 15 - 24 25 - 34 35 - 44 45 - 54 55 - 64 65 - 74 oltre
75 Totale
Strozza 56 47 48 117 161 151 119 110 79 48 936
Totale CM 1.726 1.421 1.492 3.386 4.899 4.598 3.777 3.066 2.484 1.952 28.801
Fonte: Istat
Tabella – Classi d’età della popolazione, anno 2001 – Valore percentuali
0 - 4 5 - 9 10 - 14 15 - 24 25 - 34 35 - 44 45 - 54 55 - 64 65 - 74 oltre
75
Strozza 5,98 5,02 5,13 12,50 17,20 16,13 12,71 11,75 8,44 5,13
Totale CM 5,99 4,93 5,18 11,76 17,01 15,96 13,11 10,65 8,62 6,78
-20
-10
0
10
20
30
40
50
60
70
80
1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007
nati
morti
saldo migratorio
saldo totale
46
Fonte: Istat
Grafico - Classi d’età della popolazione, anno 2001 – Valori percentuali
Fonte: Istat
Tabella – Indice di vecchiaia e indice di ricambio, anno 2001
Indice vecchiaia Indice di ricambio
Strozza 0,84 1,06
Totale CM 0,96 1,10
Fonte: Istat
DENSITA’ ABITATIVA
La tabella, infine, riporta la densità abitativa sia in relazione alla superficie territoriale che alla sola
superficie urbanizzata. Il valore medio della densità abitativa in Valle Imagna è di 282,09
abitanti/km2, superiore alla fascia di montagna ma largamente inferiore al dato collinare; tra tutti i
Comuni della Valle spiccano Brumano e Almenno S. Salvatore, rispettivamente per la densità
abitativa più bassa (10,69 abitanti/km2) e più alta (1.216 abitanti/km2). Tali Comuni sono gli stessi
che emergono se consideriamo l‟incidenza della popolazione sulla sola superficie urbanizzata;
anche in questo caso, il valore medio della Comunità Montana (2.239,72 abitanti/km2) risulta
essere superiore alla fascia di montagna e inferiore a quella di collina.
47
Tabella – Densità Abitativa, anno 2001
Comuni
Superficie Densità
Superficie (km2)
Superficie
urbanizzata (km2)
Densità abitativa
(ab/km2)
Popolazione /sup.
urbanizzata
(ab/km2)
Almenno S. Bartolomeo 10,42 2,55 475,05 1.941,65
Almenno S. Salvatore 4,75 1,63 1.216,00 3.539,07
Barzana 2,06 0,70 756,31 2.224,06
Bedulita 4,13 0,42 172,15 1.710,27
Berbenno 6,30 1,02 375,40 2.317,20
Brumano 8,14 0,14 10,69 623,06
Capizzone 4,59 0,47 260,35 2.526,92
Corna Imagna 4,54 0,34 205,51 2.706,29
Costa Valle Imagna 4,26 0,34 145,54 1.822,03
Fuipiano Valle Imagna 4,23 0,29 54,37 804,59
Locatelo 3,75 0,30 196,80 2.484,81
Palazzago 13,98 1,61 258,66 2.251,61
Roncola 5,07 0,49 124,65 1.285,59
Rota d'Imagna 6,00 0,51 142,17 1.668,89
Sant‟Omobono Terme 10,80 1,38 295,19 2.302,39
Strozza 3,85 0,41 243,12 2.304,98
Valsecca 5,23 0,26 78,97 1.582,30
Totale CM 102,10 12,86 282,09 2.239,72
Fascia Montagna 1.729,90 138,39 121,23 1.515,40
Fascia Collinare 320,60 76,61 985,51 4.120,02
Totale Bergamo 2.722,90 350,82 355,76 2.761,31
Fonte: Istat
Nell‟anno 2009, la densità abitativa nel Comune di Strozza risulta essere di 234 abitanti per km2
(dato 2009).
ECONOMIA E LAVORO
SITUAZIONE GENERALE DELLA COMUNITÀ MONTANA VALLE IMAGNA
Ai fini di un inquadramento socio-economico funzionale alla valutazione dello stato dell‟ambiente,
è opportuno focalizzare alcuni parametri essenziali relativi alla struttura delle attività economiche.
Tuttavia, il livello di aggregazione sub-provinciale dell‟analisi in oggetto non consente di reperire
alcune tipologie di dati, tra le quali anche alcune di natura economica (prodotto interno lordo,
reddito disponibile, consumi).
Nelle seguenti tabelle sono riportati il numero delle unità locali per settore di attività economica,
così come rilevati dall‟Istat: poiché il dato è desunto dal Censimento Industria e Servizi dell‟anno
2001, è opportuno tenere presente che non sono comprese le aziende agricole.
Nel grafico è possibile osservare la ripartizione delle unità locali per settore di attività economica.
Si può osservare una netta prevalenza del settore delle costruzioni, con il 30,4% delle unità locali,
ampiamente superiore al dato provinciale. Infatti, nello stesso anno 2001, nella Provincia di
Bergamo sono presenti 78.141 unità produttive locali (per un totale di 400.652 addetti), di cui il 20%
circa attivo nelle costruzioni, un altro 20% nel comparto manifatturiero (in particolare, lavorazione
48
di metalli, industria meccanica, tessile, elettrica) e il restante 60% principalmente nel settore del
commercio e servizi.
Rispetto al dato provinciale si osserva inoltre anche un peso inferiore del comparto manifatturiero,
anche se non così marcato come la natura del territorio potrebbe suggerire. Analizzando con
maggiore dettaglio la distribuzione delle unità locali nei diversi comuni, si possono osservare le
vocazioni specifiche di alcune località. Ad Almenno S. Bartolomeo è insediato circa un quarto
dell‟industria manifatturiera, circa il 17% delle attività di costruzioni e quote significative delle attività
di servizio. Almenno San Salvatore denota invece una spiccata vocazione agricola (37,5% delle
unità locali) e presenta una significativa concentrazione anche delle altre attività economiche. Si
osservano inoltre la rilevante presenza agricola a Palazzago e una buona presenza industriale nel
Comune di S. Omobono Terme. Tenendo presente che lo scopo del presente inquadramento
socio-economico è quello di fornire un quadro di riferimento per la successiva elaborazione di
indicatori di sostenibilità, nelle pagine seguenti sono riportati alcuni dati di natura descrittiva, relativi
ai diversi settori di attività economica, con un livello di approfondimento differenziato per tenere
conto della peculiarità del territorio considerato. In particolare, sono fornite solo alcuni elementi
specifici sull‟industria e sul commercio, al fine di evidenziare e localizzare sul territorio le possibili
criticità, mentre saranno analizzate con un maggiore grado di approfondimento in paragrafi
successivi le tematiche dell‟agricoltura e zootecnia e del turismo.
Fonte: RSA Valle Imagna della Comunità Montana Valle Imagna
49
UNITÀ LOCALI NEL COMUNE DI STROZZA Nel territorio di Strozza sono presenti 73 unità locali.
La tabella seguente riporta le unità locali per settore di attività economica.
Unità locali per settore di attività economica (%):
Tipologia di unità N° di unità %
Pesca 0 0
Estrazioni minerali 1 1,37
Industrie manifatturiere 10 13,70
Energia gas acqua 0 0
Costruzioni 22 30,14
Commercio e riparazioni 14 19,17
Alberghi e ristoranti 5 6,85
Trasporti magazzini e comunicazioni 4 5,48
Intermediazione monetaria e
finanziaria
1
1,37
Attività professionali 6 8,22
Pubblica amministrazione 1 1,37
Istruzione 2 2,74
Sanità e servizi sociali 3 4,11
Altri servizi 4 5,48
Totale 73 100%
Fonte: Istat
INDUSTRIA Nel territorio della Comunità Montana la presenza di attività industriali in senso stretto (escludendo
quindi le costruzioni) è sensibilmente inferiore a quella media della Provincia ma si registrano
alcune situazioni di concentrazione significativa. Si tratta tuttavia di realtà isolate e non sono
presenti aggregazioni di comuni caratterizzati da attività omogenee che si possano configurare
come distretto industriale. Nessun comune della Comunità Montana infatti appartiene a Distretti
Industriali istituiti dalla Regione Lombardia.
Per valutare la presenza industriale sul territorio, al fine di mettere in luce eventuali situazioni
critiche, è comunque possibile utilizzare un “indice di concentrazione industriale”, analogamente a
quanto riportato nella Relazione sullo Stato dell‟Ambiente della Provincia. Tale indice è in grado di
individuare le concentrazioni di attività omogenee in ambiti territoriali specifici, mettendo in luce le
aree che dovrebbero essere oggetto di particolare attenzione ai fini della sostenibilità ambientale.
Di seguito è riportato il valore dell‟indice di concentrazione di imprese per alcuni settori industriali
presenti nel territorio della Comunità Montana. A scopo di confronto, sono riportati i comuni della
Provincia, per i quali il valore dell‟indicatore supera il 2%, anche se non appartenenti alla
Comunità.
Si tenga presente che, se ogni attività produttiva fosse uniformemente distribuita sul territorio
provinciale, l‟indicatore assumerebbe ovunque valore pari a circa 0,4%. Si osserva una notevole
presenza nel settore del legno di alcuni comuni della Comunità Montana: Berbenno e S. Omobono
Terme, con un numero di addetti nel settore in quest‟ultimo comune pari a quasi il 5% dell‟intera
Provincia di Bergamo.
50
Tabella - Indicatore di concentrazione industriale
(Tale indicatore è stato calcolato come rapporto tra il numero di addetti di ciascun settore e di ciascun comune e il
numero di addetti complessivi del medesimo settore.)
Fonte: ISTAT 1996, elaborazioni IPA TRASPORTI L‟Area della Valle Imagna, presenta una accessibilità differenziata in merito alle infrastrutture viarie:
la zona di fondovalle risulta essere adeguatamente collegata sia al proprio interno che alla
principale viabilità provinciale; la zone superiore, soffre ancora oggi di una viabilità insufficiente, sia
nelle relazioni interne che con il resto della Provincia. La tabella, mostra l‟indice di motorizzazione
dei Comuni della Valle Imagna; il valore complessivo è pari a 0,69 veic/ab, di poco inferire alla
media provinciale (0,73 veic/ab).
Tabella – Veicoli circolanti e indice di motorizzazione dei Comuni della Comunità Montana Valle
Imagna – anno 2000
Comune Veicoli circolanti Indice di
motorizzazione
Almenno S. Bartolomeo 3.617 0,73
Almenno S. Salvatore 3.919 0,68
Barzana 1.158 0,74
Bedulita 506 0,71
Berbenno 1.506 0,64
Brumano 44 0,51
Capizzone 778 0,65
Corna Imagna 603 0,65
Costa Valle Imagna 306 0,49
Fuipiano Valle Imagna 151 0,66
Locatelo 520 0,70
Palazzago 2.752 0,76
Roncola 403 0,64
Rota d'Imagna 555 0,65
Sant‟Omobono Terme 2.040 0,64
Strozza 706 0,75
Valsecca 249 0,60
Totale CM 19.813 0,69
Totale Provincia di
Bergamo 707.597 0,73
Fonte: ACI; Istat
Legno e prodotti in legno
Comune Conc.
Sant‟Omobono
Terme
4,79%
Brembilla 3,75%
Berbenno 3,67%
Zogno 3,62%
Bergamo 2,95%
Sedrina 2,48%
Treviglio 2,44%
Bolgare 2,40%
Romano di
Lombardia
2,35%
51
Relativamente all‟anno 2008 l‟Indice di motorizzazione (veicoli/abitante) a Strozza è pari a 0,847
veicoli per abitante.
In particolare nell‟anno 2008 risultano immatricolati a Strozza 894 veicoli a fronte di una
popolazione residente di 1056 unità al 31 Dicembre 2008, così ripartiti per tipologia:
Tabella – Veicoli immatricolati a Strozza per tipologia– anno 2008
AU
TOB
US
AU
TOC
AR
RI
TRA
SP
OR
TO
MER
CI
AU
TOV
EIC
OLI
SP
EC
IALI
/
SP
EC
IFIC
I
AU
TOV
ETT
UR
E
MO
TOC
AR
RI E
QU
AD
RIC
ICLI
TRA
SP
OR
TO
MER
CI
MO
TOC
ICLI
MO
TOV
EIC
OLI
E
QU
AD
RIC
ICLI
SP
EC
IALI
/
SP
EC
IFIC
I
RIM
OR
CH
I E
SEM
IRIM
OR
CH
I
SP
EC
IALI
/
SP
EC
IFIC
I
RIM
OR
CH
I E
SEM
IRIM
OR
CH
I
TRA
SP
OR
TO
MER
CI
TRA
TTO
RI
STR
AD
ALI
O
MO
TRIC
I
TOTA
LE
Numero
veicoli 1 87 10 675 0 108 4 8 1 0 894
Fonte: Istat
Nella tabella successiva si riportano i valori del Traffico Giornaliero Medio (TGM) rilevati per alcune
strade presenti nel territorio della Valle Imagna. E‟ evidente come si sia verificato un aumento nel
TGM nel decennio trascorso fra il 1981/1982 e il 1992/1993, in particolare per alcune sezioni stradali
(SP 175 e SP 14); è lecito pensare che ad oggi i valori del TGM di tali sezioni stradali sia ulteriormente
aumentati.
Tabella – Traffico Giornaliero Medio di alcune sezioni stradali, anni 1981/1982 e 1992/1993
Denominazione TGM 1981/1982 TGM 1992/1993 Variazione %
SP 14 – Valle Imagna 14.301 (Almenno S.S.) 19.092 (Villa d‟Almè) 33,50
SP 16 - SP 14 – Costa Valle Imagna 1.403 (Capizzone) 1.568 (Capizzone) 11,76
SP 172 – SP 14 – Roncola 902 (Almenno S. S.) 1.032 (Almenno S. S.) 14,41
SP 173 – Ponte S. Pietro – Almenno S. B. 10.009 (Almenno S. B.) 11.482 (Brembate Sopra) 14,72
SP 175 – SS 342 – Almenno S. Salvatore 6.638 (Almenno S.S.) 10.830 (Almenno S.S.) 63,15
Fonte: Provincia di Bergamo, Settore Politiche del Territorio
In merito agli spostamenti pendolati per motivi di lavoro e di studio, non sono ancora disponibili i
dettagli comunali dell‟ultimo censimento Istat; i dati contenuti nel PTCP registrano però un elevato
pendolarismo. Il pendolarismo interno alla Provincia registra spostamenti interni alla Valle o
gravitanti sui grandi agglomerati urbani posti a sud della Comunità Montana, (in particolare verso il
Comune capoluogo). Gli studi redatti per il Programma Triennale dei Servizi di Trasporto Pubblico
della Provincia di Bergamo nel 2000, confermano quanto esposto finora. La tabella successiva
riassume le relazioni Origine/Destinazione, caratterizzate da maggiore domanda potenziale di
mezzi pubblici di trasporto dovuta al numero elevato di spostamenti, per i Comuni della Valle
Imagna.
52
Tabella – Principali relazioni della matrice O/D, anno 2000
Tipologia Origine Destinazione Spostamenti
Sant‟Omobono Terme Bergamo 189
Almenno San Salvatore Bergamo 495
Almenno San Bartolomeo Bergamo 296
Berbenno Bergamo 110
Capizzone Bergamo 114
In uscita Rota d‟Imagna Bergamo 50
Corna Imagna Bergamo 59
Locatello Bergamo 52
Almenno San Salvatore Almè 85
Almenno San Bartolomeo Brembate di Sopra 159
Almenno San Salvatore Mozzo 35
Barzana Brembate di Sopra 47
In entrata Bergamo Almenno San Bartolomeo 47
Almenno San Bartolomeo Almenno San Salvatore 60
Interni Almenno San Salvatore Almenno San Bartolomeo 142
Almenno San Bartolomeo Barzana 41
Barzana Almenno San Bartolomeo 33
Fonte: Provincia di Bergamo, 2000
Strozza è attraversata da percorsi di linee extraurbane, i cui itinerari di collegamento con il
Capoluogo principale consentono un regolare collegamento via gomma entro l'ambito
provinciale.
Strozza è servita da due linee di autobus gestite dalla società Sab:
la linea B00a Costa Imagna - S. Omobono - Villa d'Almè che offre 23 corse per
Strozza di cui 3 effettuate anche nei festivi e 19 corse da Strozza di cui 2 anche nei
giorni festivi;
B00d Blello - Berbenno – Capizzone che offre 4 corse per Strozza nessuna delle quali
effettuata nei festivi e 5 corse da Strozza anche in questo caso limitate ai soli giorni
feriali.
Sul territorio comunale sono presenti 2 fermate, una in via Veneto n° 13 e la seconda in frazione
Cabrozzo. La Rete di Trasporto Pubblico Locale comunale è pari a 0,51 Tpl n/km2.
53
POPOLAZIONE FLUTTUANTE NEL COMUNE DI STROZZA
La popolazione fluttuante di natura turistica è nulla, data l‟assenza di alberghi e residence.
La popolazione fluttuante di natura pendolare (dato 2001) è pari a 511 residenti di cui la gran
parte, pari a 395 unità, con destinazioni extracomunali.
Tabella - Popolazione fluttuante di natura pendolare - Anno 2001
Luogo di destinazione
Nello stesso comune
di dimora abituale Fuori del comune Totale
116 395 511
Fonte: Istat
Considerando la popolazione residente pari a 932 persone nell‟anno 2001 (Dati censimento 2001)
ne risulta che circa il 54,83% della popolazione residente si sposta giornalmente e che il 42,38%
della popolazione residente ha destinazioni extracomunali.
LA RETE DELLA MOBILITA’
Le due zone di fondovalle e di Alta Valle godono di diverse condizioni infrastrutturali. Infatti mentre
la zona di fondovalle può valersi di una rete di mobilità interna e verso l‟esterno relativamente
adeguata, la zona dell‟Alta Valle soffre ancora oggi di una rete insufficiente sia per la mobilità
interna che per l‟accessibilità alla valle che per le relazioni con le aree esterne.
Essendo l‟intera area totalmente priva di sistemi di trasporto su ferro le uniche infrastrutture esistenti
sono quelle viarie.
L‟Alta Valle può essere servita sul versante orientale anche dalla strada che proviene dalla Valle
Brembilla (C.M. di Valle Brembana) e sul versante occidentale da Roncola e dalla Valle S. Martino
(da Carenno verso Costa V.I.).
La carenza della rete di mobilità interna è subito evidente sia in rapporto alla mancanza di alcuni
collegamenti che con riguardo alla pericolosità ed alla difficile percorribilità di alcuni tratti.
In questo contesto la particolare collocazione dei nuclei di Strozza e di Cabrozzo consente loro di
giovarsi della presenza della Strada Provinciale 14, consente quindi di comunicare con rapidità
con Almenno San Salvatore e con l‟alta valle. Se un limite si vuole trovare, si noti come non
esistano altrenative concrete al percorso della provinciale (e all‟adiacente e parallela via Vittorio
Emanuele) nel tratto compreso tra Strozza ed Almenno, neppure ricorrendo a tortuose strade di
montagna, mentre tra Strozza e Capizzone l‟unica alternativa alla provinciale sia rappresentata
da via Amagno – via Caroldi; ciò può costituire un limite, sia per Strozza, ma anche per tutta la
valle, in caso di calamità che interrompano la strada provinciale.
Ai problemi di origine prevalentemente interna si associano quelli connessi alla carenza di trasporti
pubblici e una ormai cronica congestione del nodo viario di Almenno San Salvatore che
costituisce la porta principale di accesso all‟Alta Valle.
Circa il tema dei trasporti, la Valle si sostiene in prevalenza sul trasporto privato in quanto il trasporto
pubblico dispone di poche linee su gomma che servono solo i centri principali.
Questa grave carenza costituisce uno degli ostacoli principali che incontrano le classi giovani per
poter proseguire negli studi, e più in generale per tutta la popolazione per poter svolgere la propria
attività lavorativa o usufruire dei servizi socio-sanitari e assistenziali e stabilire rapporti più costruttivi
sotto il profilo culturale e ricreativo.
Un recente studio promosso nell‟ambito del Programma LEADER II ha confermato la situazione di
isolamento che interessa non solo le frazioni sparse ma anche interi Comuni soprattutto nel periodo
estivo quando ai problemi quotidiani e alle necessità di collegamento con i presidi sociosanitari
localizzati in S. Omobono T., si aggiungono i problemi dei turisti.
54
LA RETE DEI COLLEGAMENTI INTERVALLIVI
Nel quadro del sistema della viabilità provinciale, la rete dei collegamenti intervallivi, nella zona
montana e collinare, assume particolare rilievo nel ruolo di assicurare i rapporti tra le popolazioni di
vallate vicine.
Le funzioni dei singoli tracciati possono essere differenziate in quanto assumono, oltre al carattere
sociale, specifici o congiunti aspetti di scambi relativi alla produzione e al commercio locale o
vicinale e soprattutto, per molte strade della rete, particolare interesse turistico, derivante dalla
rilevanza paesistica e naturalistica dei territori attraversati.
Si amplia l‟orizzonte alla conoscenza delle bellezze del paesaggio montano, si ritrovano lungo il
percorso importanti centri storici con rilevanti opere d‟arte, oppure piccoli nuclei o antichi
agglomerati rurali di squisita spontaneità nelle loro espressioni tradizionali nelle quali si avverte il
genuino rapporto con la natura che è nostro obbligo conservare.
Sono tracciati, in genere, di tranquilla percorribilità per il traffico normalmente abbastanza
contenuto; per essi sarà opportuno programmare, oltre all‟adeguamento tecnico alle singole
caratteristiche, anche una progettazione verde di armonico inserimento nel paesaggio, arricchita
da spazi di sosta in corrispondenza di posizioni di particolare attrazione.
I collegamenti intervallivi, inoltre, nell‟eventualità di emergenze con blocchi delle strade di
fondovalle costituiscono percorsi alternativi, anche in aiuto agli interventi di Protezione Civile, per
evitare isolamenti, ancorché temporanei negli ambiti montani.
Non sono previsti nel P.T.C.P. nuovi tracciati intervallivi sul territorio comunale di Strozza.
COMMERCIO E SERVIZI Per quanto riguarda le attività commerciali, appare interessante infine fornire alcune indicazioni
sulla presenza nel territorio in oggetto di punti vendita di dimensioni tali da essere classificate come
grande distribuzione ai fini ISTAT. Nella seguente tabella è riportata la consistenza della grande
distribuzione alimentare e, come si può osservare, nel 2002 risultano censiti complessivamente tre
supermercati, per una superficie complessiva di 3.226 m2.
La densità commerciale della grande distribuzione, espressa come superficie complessiva
dedicata alla grande distribuzione ogni 1.000 abitanti sul territorio della Comunità Montana, vale
pertanto circa 110 m2/ab, con una punta ad Almenno San Bartolomeo di 260 m2/ab, largamente
superiore alla media regionale (174 m2/ab), un valore più contenuto negli altri due comuni citati
(Almenno San Salvatore 220 m2/ab e Palazzago 167 m2/ab) e un valore nullo in tutti gli altri.
Tabella - Esercizi della grande distribuzione.
Supermercati alimentari autonomi per comune. Numero, superficie, addetti. Anno 2002
Comuni N° Superficie (m2) Addetti
esercizi di vendita totale Maschi Femmine Totale
Almenno San Bartolomeo 1 1.350 1.350 8 44 52
Almenno San Salvatore 1 989 1.276 12 10 22
Palazzago 1 550 600 3 7 10
Totale Comunità Montana 3 2.889 3.226 23 61 84
Totale Lombardia 1.122 1.074.394 1.571.426 11.475 14.873 26.348
Fonte: Ministero delle attività produttive
55
IL SETTORE COMMERCIALE A STROZZA
Le tabelle seguenti sintetizzano i dati relativi alla struttura commerciale e agli esercizi commerciali
del comune di Strozza (tratte dallo studio comunale del settore commerciale).
Tabella – Struttura commerciale di Strozza
Esercizi di vicinato
N.° esercizi 9
Sup. vendita alimentare 92
Sup. vendita non
alimentare
584
Medie strutture di vendita
N° esercizi 3
Sup. vendita alimentare 524
Sup. vendita non
alimentare
280
Tabella - Elenco degli esercizi commerciali operanti a Strozza – gennaio 2009
Titolare esercizio Indirizzo Alimentare Non
Alimentare Totale
Classificazione
merceologica
Esercizi di vicinato
Benaglia Roberto Via Trieste 4/9 70 70 Elettronica
Boffetti William Via Roma 4 100 100 Combustibili
Gio. Ti snc Via V. Veneto 8 90 0 90 Pane e
alimentari
House discount srl Via Mezzasco 12b 146 146 Abbigliamento
John Cotton srl Via Mezzasco 12
a 148 148 Calzature
Salvi Ivano Via V. Veneto 19 58 58 Ceramiche
Valle Vallomini Simone Via V. Veneto 3 2 0 2 Complementari
a pubblico
esercizio Valle Vallomini Simone Via V. Veneto 3 2 2
Zanella Carlo * Via Trieste 1/b 70 70 Fiori e piante
Totale superfici 92 594 686
Medie superfici di vendita
Boffett Fabio Via Cabrozzo 3 210 210 Acque e
bevande
Shopi srl Via Mezzasco 12 314 314 Alimentare
Texpoints srl Via Piave 5 280 280 Abbigliamento
Totale 524 280 804
56
IL SISTEMA DEI SERVIZI DI STROZZA
La tabella e il grafico seguente riportano i dati relativi alle superfici destinate a servizi, per
tipologia di servizio, nel territorio comunale.
Tabella – Aree destinate a servizi per tipologia di servizio – Mq
TIPOLOGIA DI SERVIZIO (MQ)
Parcheggi 3.717
Attrezzature per l'istruzione 3.522
Attrezzature di interesse collettivo 1.093
Attrezzature di interesse religioso 6.272
Verde pubblico attrezzato 7.415
Verde pubblico e attrezzature sportive e/o ricreative 7.448
Attrezzature tecnologiche 12.231
Verde privato 4.500
Cimitero 1.497
Rete viaria 102.204
Totale superficie a servizi 149.899
Grafico – Aree destinate a servizi per tipologia di servizio (esclusa la rete viaria) - Mq
3717
3522 1093
6272
7415
7448
12231
4500
1497
Parcheggi
Attrezzature per l'istruzione
Attrezzature di interesse collettivo
Attrezzature di interesse religioso
Verde pubblico attrezzato
Verde pubblico e attrezzature sportive e/o ricreative
Attrezzature tecnologiche
Verde privato
Cimitero
57
AGRICOLTURA E ZOOTECNIA I dati relativi all‟agricoltura nella Comunità Montana Valle Imagna sono organizzati a livello
territoriale secondo le due regioni agrarie “Val Brembana Meridionale” e “Colline di Bergamo”, in
base alla classificazione riportata nel Censimento ISTAT dell‟Agricoltura: nella seguente tabella
sono riportati i comuni appartenenti a ciascuna delle due regioni agrarie.
Tabella – Comuni appartenenti alle due Regioni Agrarie
Regione Agraria Val Brembana Meridionale Regione Agraria Colline di Bergamo
Bedulita Almenno San Bartolomeo
Berbenno Almenno San Salvatore
Brumano Palazzago
Capizzone Barzana
Corna Imagna
Costa Valle Imagna
Fuipiano Valle Imagna
Locatello
Roncola
Rota d'Imagna
Sant‟Omobono Terme
Strozza
Valsecca
La Area della Valle Imagna ha una superficie agricola utilizzata (SAU) pari a 1.818,7 ha, che
costituisce il 17,8% dell'intero territorio.
Di seguito è riportata la ripartizione delle colture per Regione Agraria, con riferimento all‟anno 2000.
Analizzando la distribuzione della SAU fra le due Regioni Agrarie presenti si osserva che essa
costituisce rispettivamente il 12,9% e il 20,0% del territorio preso in esame. Prati permanenti e
pascoli incidono per il 86,1% sulla SAU complessiva. Rispetto al 1990 è diminuita la relativa superficie
sia in Val Brembana Meridionale (-48,4%), sia nelle Colline di Bergamo, con una diminuzione più
consistente in quest'ultima regione (-67,5%).
Risulta nettamente ridimensionato il peso delle colture boschive rispetto alla superficie agricola
totale, con una riduzione del 76,7% nelle Colline di Bergamo e del 75,3% in Val Brembana
Meridionale. Una così consistente diminuzione potrebbe essere giustificata con l‟uscita dal campo
di osservazione del Censimento di numerose aziende forestali, che non svolgono più alcuna attività
di sfruttamento del patrimonio boschivo e non sono pertanto più rilevate come aziende silvicole.
Tabella - Ripartizione in ha delle colture per Regione Agraria. Anno 2000.
Superficie Agricola Utilizzata
Superficie Agricola Utilizzata
Colture
boschive
Altra
superficie
Superficie
Agricola
Totale
Superficie
territoriale Seminativi
Coltivazioni
legnose
agrarie
Prati
permanenti e
pascoli
Totale
Colline di
Bergamo 178,9 51,1 173,7 403,6 190,6 34,7 628,9 3.121,0
Val Brembana
Mer. 9,9 13,1 1.392,1 1.415,0 546,5 62,8 2.024,3 7.089,0
Tot. Comunità M. 188,7 64,1 1.565,8 1.818,7 737,1 97,5 2.653,3 10.210,0
Fonte: Istat
58
Tabella - Ripartizione delle colture per Regione Agraria.
Variazione percentuale 2000-1990 – Confronto provinciale
Superficie Agricola Utilizzata
Colture
boschive
Altra
superficie
Superficie
Agricola Totale Seminativi
Coltivazioni
legnose
agrarie
Prati
permanenti e
pascoli
Totale
Colline di
Bergamo -27,8% -57,6% -67,5% -55,3% -76,7% -77,5% -66,5%
Val Brembana
Mer. -1,4% 33,8% -48,4% -48,0% -75,3% -53,2% -60,0%
Tot. Comunità M. -26,7% -50,7% -51,6% -49,8% -75,7% -66,2% -61,8%
Prov. di Bergamo -8,9% -28,2% -12,7% -11,4% -42,4% -36,7% -24,4%
Fonte: Istat
Inoltre la riduzione delle superfici boschive potrebbe essere amplificata dalla mancata rilevazione
di alcune grandi aziende forestali, convertite nel corso degli anni novanta in aree protette e, in
quanto tali, non più rilevate come aziende silvicole.
In Val Brembana Meridionale risulta poco diffusa la coltivazione dei seminativi, che copre lo 0,7%
della SAU, mentre assume un ruolo più rilevante nelle Colline di Bergamo con un valore del 44,3%.
Rispetto al 1990 la superficie investita a seminativi si è comunque ridotta del 26,7%, valore
nettamente superiore a quello provinciale (-8,9%).
Particolarmente bassa è la superficie destinata alle coltivazioni legnose agrarie, soprattutto per
quel che riguarda la Val Brembana Meridionale, benché aumentata del 33,8% nel periodo
intercorso tra i due censimenti.
Un fattore di pressione rilevante del settore agricolo è costituito dalle attività zootecniche, poiché i
reflui prodotti dai capi di bestiame contribuiscono all‟apporto di sostanza organica biodegradabile
e di nutrienti nei corpi idrici.
I valori consentono una prima caratterizzazione del sistema agricolo locale che si configura
fortemente orientato verso l‟allevamento bovino e avicolo, anche se, analizzando i dati relativi agli
anni 1990 e 2000, si nota come nella Comunità si è assistito a una diminuzione del numero di bovini,
tendenza confermata anche a livello provinciale e regionale.
Un lieve incremento si è avuto invece per i capi suini, passati da 198 nell‟anno 1990 a 270 nel 2000,
dato in linea rispetto ai valori provinciali e regionali, che testimoniano un incremento per questa
tipologia di capi. Una tendenza più specifica della Provincia di Bergamo è lo sviluppo
dell‟allevamento ovino e caprino, con una crescita del numero di capi da 237 a 287 in Val
Brembana Meridionale, cui corrisponde una lieve diminuzione per quanto riguarda le Colline di
Bergamo. E‟ interessante notare che per tutte le categorie di bestiame la netta prevalenza
dell‟indirizzo produttivo zootecnico è caratteristica della Val Brembana Meridionale, dove sono
presenti 204 aziende su un totale di 287 dell‟intera Comunità.
Analizzando i dati relativi al carico zootecnico dell‟intera Comunità si nota come questo s ia
nettamente inferiore al valore provinciale e regionale per quel che riguarda i capi bovini (18,3
capi/km2), suini (2,6 capi/km2), avicoli (42,4 capi/km2), ovini e caprini (4,3 capi/km2), mentre
quello relativo agli equini risulta nettamente superiore (2,6 capi/km2), pur assumendo valori
comunque contenuti.
Si può pertanto affermare che la zootecnia non sembra costituire affatto un fattore di pressione
ambientale particolarmente rilevante, poiché il carico zootecnico non risulta significativo. Al
contrario l‟agricoltura può svolgere un ruolo strategico, particolarmente nelle aree montane e
rurali, di salvaguardia e valorizzazione ambientale.
Una risposta alla necessità di sviluppare attività intersettoriali che valorizzino in modo integrato le
risorse presenti nel sistema rurale dell‟area è fornita dalle attività agrituristiche, che ricomprendano,
insieme a specifiche risorse aziendali, i beni storico-culturali e ambientali-naturalistici che
caratterizzano gran parte del territorio. L‟impresa
59
agricola dovrà dunque essere sempre più: impresa di turismo rurale, impresa di valorizzazione
ambientale, impresa attenta alla qualità.
Tabella - Aziende con allevamenti per Regione Agraria – Confronto provinciale – Anno 2000
Fonte: Istat
Tabella - Carico zootecnico per cat. di bestiame e Regione Agraria -
Confronto provinciale e regionale Anni 1990 e 2000 - Capi per km2
Capi bovini e
bufalini Capi suini
Capi ovini e
caprini Capi equini Capi avicoli
2000 1990 2000 1990 2000 1990 2000 1990 2000 1990
Colline di Bergamo 16,9 24,4 5,2 3,3 4,9 6,0 2,4 2,8 59,1 nd
Val Brembana Meridionale 18,9 21,0 1,5 1,3 4,0 3,3 2,7 2,2 35,0 nd
Tot. Comunità M. 18,3 22,1 2,6 1,9 4,3 4,2 2,6 2,4 42,4 nd
Prov. di Bergamo 57,6 65,0 95,5 70,2 13,3 11,2 1,8 1,7 1.542,4 nd
Reg. Lombardia 67,4 82,2 159,6 120,7 5,9 6,1 0,9 1,0 1.143,5 nd
Fonte: Istat
AGRICOLTURA E ZOOTECNIA: LA SITUAZIONE NEL COMUNE DI STROZZA Il censimento Generale dell‟Agricoltura 2000 rileva sul territorio comunale la presenza di 61 aziende
agricole, di cui 60 con SAU, di cui 18 con allevamenti.
Tali aziende risultano così suddivise per tipologia di coltura prevalente:
Aziende con
superficie totale
Aziende con
SAU
Aziende con SAU
a seminativi legnose orti a prati a pascoli
agrarie familiari permanenti
61 60 3 8 15 59 3
Aziende
totali
Aziende bovini
e bufalini
Aziende
suini
Aziende ovini e
caprini
Aziende
equini
Aziende
avicoli
Colline di Bergamo 83 57 24 13 19 70
Val Brembana Meridionale 204 128 30 46 65 131
Tot. Comunità Montana 287 185 54 59 84 201
Prov. Di Bergamo 5.929 3.304 1.341 1.346 1.283 3.855
60
Relativamente alle Aziende zootecniche sono presenti 33 aziende zootecniche con le seguenti
tipologie e numero di capi allevati (anno 2000):
Tabella - Aziende zootecniche per tipologia – Anno 2000
Bovini Bufalini Ovini Caprini Suini Polli da
carne
Avicoli e
da uova Conigli Struzzi Equini
5 0 1 3 1 8 17 5 0 5
Aziende zootecniche per numero di capi – Anno 2000
bovini bufalini ovini caprini suini avicoli conigli struzzi equini
11 0 1 11 2 243 85 0 20
E‟ inoltre presente l‟apicoltura, con 16 alveari.
TURISMO Si segnalano buoni livelli di recettività, con significativa concentrazione in alcune località, in
particolare Roncola e S.Omobono Terme.
Gli arrivi tra il 2001 e il 2003 risultano in crescita, anche se il dato di reale presenza turistica non può
che apparire sottostimato, in particolare per le località montane facilmente raggiungibili dai grandi
centri urbani e nelle quali si è assistito a un notevole impulso al fenomeno della “seconda casa”.
Un dato significativo che mette il luce le potenzialità si sviluppo del sistema turistico della valle e la
percentuale degli arrivi in Valle Imagna rispetto al totale della provincia (1,6%), nettamente
inferiore all‟ analoga percentuale in termini di dotazione alberghiera (7,2%).
Infine, la pressione del turismo sul territorio, in termini di arrivi e presenze per Kmq, risulta inferiore alla
media provinciale.
61
2.1.3 Caratteri ambientali : stato dell’ambiente e pressioni antropiche
ARIA ASPETTI CLIMATICI Tratto dallo “Studio geologico di supporto alla pianificazione territoriale” redatto dal geologo Dott.
Geologo Fabio Plebani
Lo studio del territorio non può prescindere dal considerare gli aspetti climatici che lo
caratterizzano e la cui importanza è stata più volte dimostrata in occasione sia di eventi meteorici
particolarmente intensi che si susseguono con sempre più incalzante frequenza e gravità, che per
gli aspetti legati all'approvvigionamento idrico, alla regolazione ed al corretto smaltimento delle
acque superficiali anche di utilizzo urbano.
E‟ importante pertanto che la pianificazione territoriale si basi anche sulla conoscenza dei periodi
siccitosi o particolarmente piovosi, dei valori delle precipitazioni minime, medie, massime annue,
delle precipitazioni brevi ed intense, dei valori di temperatura e dei giorni di gelo.
Strahler (1970) definisce il clima come la composizione caratteristica dell'atmosfera risultante da
lunghi periodi di ripetute osservazioni, dedotta non solo dall'analisi dei valori medi, ma anche di
quelli che si discostano da questi ultimi e dall'esame delle possibilità di ricorrenza di eventi
particolari.
In relazione a quanto detto ci si è sforzati pertanto di raccogliere una serie di osservazioni riferite ad
un periodo sufficientemente lungo in grado di delineare un quadro significativo del clima che
caratterizza la zona di studio.
I dati disponibili si riferiscono a serie pluriennali di osservazioni, rilevate in stazioni istituite dal Servizio
Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici o passate in carico allo stesso nei primi decenni di
questo secolo dopo essere appartenute ad osservatori locali. Le presenti note fanno riferimento in
particolare alla “relazione sugli aspetti climatici” allegata al progetto di cartografia
geoambientale, redatta a cura del Dott. Geol. C. Bertuletti; ulteriori verifiche sono state possibili
dalla consultazione della recente “carta delle precipitazioni medie, minime e massime annue del
territorio alpino lombardo”, a cura del Dott. Geol. M. Ceriani e del Dott. M. Carelli. Nel territorio
compreso nel bacino idrografico del Torrente Imagna sono presenti due stazioni di osservazione
costituite da due pluviometri della rete del Servizio Idrografico (Roncola e Rota Fuori);
esternamente alla valle sono da ricordare le stazioni di Barzana e di Celana. Nello specchietto
seguente sono segnalate, per le stazioni sopracitate appartenenti alla rete del Servizio Idrografico
nazionale, la quota sul livello del mare, il tipo di apparecchiatura e gli anni in cui hanno operato.
I dati a disposizione risultano essere i valori di precipitazione annua mediata sul periodo di
osservazione. Sugli annali, per le stazioni in questione sono inoltre disponibili i valori di precipitazione
giornaliera e mensile. Per i dati giornalieri le serie a disposizione sono più ridotte in quanto i dati non
sono stati sempre pubblicati. Per le quattro stazioni non sono disponibili dati relativi alle piogge
brevi e intense.
Non vi sono dati utilizzabili nemmeno per quanto riguarda il settore termica atmosferica. Si tratta di
valori frammentari e pertanto inidonei a dare una caratterizzazione attendibile delle condizioni
termiche.
62
PRECIPITAZIONI
I dati relativi alle stazioni di rilevazione sopra citate sono riportati nella sottostante tabella. La
tabella riporta, per ogni stazione, il corrispondente valore della media annua di precipitazioni e la
precipitazione massima giornaliera.
Relativamente alle precipitazioni medie annue, lo studio del Dott. Bertuletti, esteso al territorio della
Comunità Montana della Valle Imagna, “permette di rilevare come le precipitazioni presentanti
incrementi costanti da sud ed ovest verso est e nord-est, raggiungendo i massimi valori lungo lo
spartiacque con la Valle Taleggio e la Valle Brembilla. I valori più depressi caratterizzano l‟area più
meridionale prospiciente la pianura e quella più interna imperniata su Rota d‟Imagna che, per
posizione orografica, risulta essere quella più protetta sia verso ovest che verso sud dallo
spartiacque Corna Camozzera – Albenza (…). I valori medi annui sono ampiamente superiori a
quelli della media italiana valutata nel periodo 1921-50”. Sempre dallo stesso studio si rileva che “la
distribuzione delle precipitazioni massime presenta un incremento costante dalla zona collinare a
quella di più alte quote, verso l‟interno della Valle Imagna. Le precipitazioni minime si articolano,
invece, con i valori più depressi, di poco superiori ai 400 mm, imperniati sulla zona più interna
dell‟alta valle (…)”.
L‟elaborazione dei dati a disposizione, estesi al territorio della Comunità Montana, ha consentito di
determinare per il territorio comunale di Strozza una valutazione attendibile delle precipitazioni
massime di 1 giorno con tempo di ritorno pari a 50 anni: il valore della precipitazione così ottenuto
è dell‟ordine di 130-150 mm.
TEMPERATURE
Gli unici riferimenti per le temperature sono quelli relativi alla stazione di Celana, purtroppo esterna
all‟area considerata, per la quale sono stati pubblicati dati riferiti all‟intervallo 1943-1952.
Dai dati pubblicati, per quanto troppo esigui per avere informazioni complete, si rileva comunque
che la temperatura media mensile più elevata alla stazione di Celana si è riscontrata nel mese di
luglio con 21.3°C e quella minima in gennaio con 1.8°C. La temperatura massima assoluta è stata
misurata nel mese di agosto (32°C), anche se temperature massime pari o superiori ai 30°C sono
state misurate anche nei mesi di giugno e luglio; la temperatura minima assoluta (- 13°C) è stata
registrata nel mese di gennaio.
63
EMISSIONI IN ATMOSFERA E QUALITA’ DELL’ARIA
GLI EFFETTI SULLA SALUTE E SULL'AMBIENTE DELLA QUALITÀ DELL’ARIA
(tratto dal Rapporto sulla qualità dell’aria di Bergamo e provincia anno 2008)
L'importanza della determinazione degli inquinanti atmosferici è conseguente all'influenza che tali
sostanze hanno sulla salute degli esseri viventi e sull'ambiente in generale.
Gli inquinanti atmosferici hanno effetti diversi sui vari organismi a seconda della concentrazione
atmosferica, del tempo di permanenza e delle loro caratteristiche fisico-chimiche. D'altro canto
anche la sensibilità di piante ed animali agli inquinanti atmosferici è differente a seconda delle
peculiarità degli organismi stessi e del tempo di esposizione cui sono sottoposti. Ne consegue che
la valutazione degli effetti sull'ambiente e sulla salute è complessa ed articolata.
Gli apparati più soggetti agli effetti delle sostanze immesse in atmosfera sono quelli deputati alla
respirazione e alla fotosintesi. Le sostanze più dannose sono quelle di tipo gassoso e le particelle più
sottili che riescono ad arrivare nelle profondità dell'apparato respiratorio e fotosintetico superando
le barriere di difesa presenti nelle vie aeree superiori e negli apparati fogliari. Le patologie
conseguenti possono perciò interessare i bronchi, il parenchima o la pleura cosi come il floema
fogliare.
Gli effetti degli inquinanti possono essere di tipo acuto, quando insorgono dopo un breve periodo
di esposizione (ore o giorni) ad elevate concentrazioni di inquinanti, o di tipo cronico, se si
manifestano dopo un lungo periodo (anni o decenni) ad esposizioni non necessariamente elevate
ma continue.
La conoscenza dei meccanismi di azione degli inquinanti necessita ulteriori approfondimenti
poiché, se da un lato si hanno informazioni sugli effetti acuti provocati da una singola sostanza,
dall'altro non sono ben noti gli effetti cronici delle miscele di inquinanti a concentrazioni poco
elevate. D'altronde recenti indagini segnalano un aumento proprio delle patologie bronchiali e
polmonari e dei danni alla vegetazione conseguenti al peggioramento degli ambienti sottoposti
alla pressione antropica. Questi segnali rendono evidente l'urgenza di approfondire le relazioni tra il
degrado della qualità dell'aria e l'incremento delle malattie respiratorie e di esaminare la tossicità
dello smog fotochimica sulle piante.
L'inquinamento produce anche un danno sociale, relativo alla popolazione nel suo complesso:
danni apparentemente trascurabili possono produrre un aumento della frequenza della malattia.
La prevenzione diventa quindi imperativa sia a livello individuale (limitazione del fumo, minor utilizzo
di automobili e moto, ecc.) sia a livello collettivo (ad esempio normative e sanzioni adeguate). così
da indurre dei cambiamenti volti al miglioramento della qualità dell'aria nel comportamento dei
singoli e dell'intera società.
Tuttavia è molto difficile stabilire se e in che misura l'inquinamento dell'aria è responsabile di una
malattia respiratoria o della morte di una pianta. Infatti è necessario calcolare l'influsso di tutti i
fattori potenzialmente
influenti come l'effetto combinato della miscela di sostanze presenti in atmosfera e lo stato di
salute e sociale del paziente, piuttosto che il succedersi di eventi siccitosi che possono rendere più
sensibile la vegetazione a certi inquinanti.
Per misurare e caratterizzare la miscela di sostanze nocive presenti nell'aria si possono utilizzare
diversi tipi di indicatore. La nicotina, ad esempio, è un indicatore molto specifico per l'intero
miscuglio di sostanze tossiche prodotte dalla combustione del tabacco.
Gli ossidi di azoto (NOx) sono indicatori non specifici, nel senso che quanto più elevata è la loro
concentrazione, tanto è maggiore l'inquinamento atmosferico nel suo complesso. Dagli studi
epidemiologici più recenti emerge un'evidenza medica e scientifica dovuta all'esposizione alla
materia particolata fine (particelle di dimensione inferiore ai 10 μm) e ultrafine (particelle di
dimensione inferiore a 0.1 μm). Il particolato atmosferico di queste dimensioni riesce a penetrare in
profondità nell'apparato respiratorio. Si parla infatti di frazione "respirabile" per le particelle di
diametro al di sotto di 10 μm, e toracica per quelle più piccole di 2.5 μm.
Non essendo la salute un parametro misurabile si cerca di rilevare le conseguenze
dell'inquinamento atmosferico, come il peggioramento della funzione polmonare o i giorni di
attacchi di asma, la frequenza di emicranie e irritazioni agli occhi. Possono venire considerate
anche la frequenza del ricorso a prestazioni mediche.
Stabilire nessi tra la qualità dell‟aria e le sue conseguenze sulla salute degli esseri viventi e sugli
ecosistemi è una questione molto complessa; l'azione patologica di alcuni inquinanti è spesso
64
amplificata dalla presenza in aria di altre sostanze; l'effetto dell'esposizione può manifestarsi anche
con un ritardo di diversi anni; gli effetti dell'inquinamento atmosferico si manifestano spesso con la
diffusione di patologie croniche, raramente caratterizzate da improvvisi picchi epidemici.
GLI INQUINANTI
Le sostanze inquinanti emesse in atmosfera dalle attività umane sono responsabili di diversi
problemi ambientali, alcuni già evidenti altri ritenuti potenzialmente molto pericolosi. Sono ormai
generalmente discusse le problematiche relative alle piogge acide, all'effetto serra,
all'impoverimento dell'ozono stratosferico, agli episodi di degrado della qualità dell'aria che hanno
avuto in diverse occasioni riflessi diretti sulla vita quotidiana di milioni di persone. Gli inventari delle
emissioni considerano generalmente i seguenti inquinanti atmosferici:
ossidi di zolfo (SO2);
ossidi di azoto (NOx);
composti organici volatili non metanici (COVNM);
metano (CH4);
monossido di carbonio (CO);
anidride carbonica (CO2);
ammoniaca (NH3);
protossido d'azoto (N2O);
polveri totali sospese (PTS) o polveri con diametro inferiore ai 10 m (PM10);
metalli pesanti (As, Cd, Cr, Cu, Hg, Ni, Pb, Se e Zn);
composti organoclorurati (diossine, PCB, ecc.).
che possono essere suddivisi in:
inquinanti primari, che vengono cioè emessi direttamente in atmosfera da fenomeni
naturali o da fonti antropiche, come ad esempio SO2, NO, NH3, CO, CO2;
inquinanti secondari, che si formano nell'atmosfera attraverso reazioni chimiche o fisiche di
inquinanti primari, come ad esempio NO2, SO3, O3, acidi vari, aldeidi, chetoni.
Nella tabella seguente sono riassunte, per ciascuno dei principali inquinanti atmosferici, le principali
sorgenti di emissione.
Tabella - Sorgenti emissive dei principali inquinanti
Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008
65
EMISSIONI IN ATMOSFERA – DATI DEL COMUNE DI STROZZA
La tabella alla pagina seguente riporta i dati relativi alle emissioni in atmosfera nel Comune di
Strozza per l‟anno 2005, per tipo di fonte combustibile o non combustibile e macrosettore di
provenienza della emissione.
I dati di emissione sono espressi tutti in tonnellate/anno con le sole eccezioni di CO2, CO2eq e
sostanze acidificanti che sono invece espresse in chilotonnellate/anno.
La fonte dei dati di emissione è: ARPA LOMBARDIA - REGIONE LOMBARDIA (2009), INEMAR,
Inventario Emissioni in Atmosfera: emissioni in regione Lombardia nell'anno 2005.
66
Descrizione
macrosettore SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM10 PTS PM2.5 CO2_eq SOST_AC PREC_OZ
Combustibile
gasolio
Combustione non
industriale 0,1171 0,0586 0,0035 0,0082 0,0234 0,0867 0,0164 0 0,00586 0,0059 0,00586 0,09194 0,00493 0,07767
Combustione
nell'industria 0,0075 0,0075 0,0002 0 0,0015 0,0039 0,0007 0 0,00062 0,0006 0,0006 0,00412 0,00031 0,00961
kerosene Combustione non
industriale 0,0015 0,0038 0,0002 0,0005 0,0045 0,0055 0,0011 0 0,00038 0,0004 0,00038 0,0058 0,00013 0,00532
legna e similari
Combustione non
industriale 0,2052 1,0921 19,377 5,0591 76,24 0 0,2213 0,1581 3,66005 3,8128 3,54483 0,17485 0,03946 29,16656
Combustione
nell'industria 0,005 0,0398 0,2987 0,0149 0,1284 0 0,007 0,005 0,05227 0,0747 0,04107 0,00247 0,00131 0,36158
residui agricoli Trattamento e
smaltimento rifiuti 0 0 0,0051 0,0003 0,0051 0 0 0 0,00046 0,0007 0,00039 0 0 0,00578
olio
combustibile
Combustione non
industriale 0,0226 0,0226 0,0015 0,0005 0,0024 0,0115 0,0021 0 0,00501 0,006 0,00401 0,01211 0,0012 0,02933
Combustione
nell'industria 0,0036 0,0006 0 0 0 0,0003 0 0 0,00014 0,0002 0,00013 0,0003 0,00013 0,00073
benzina senza
piombo
Trasporto su strada 0,1935 6,7744 17,317 0,9258 106,63 6,1545 0,1791 1,3338 0,20752 0,2075 0,20752 6,22944 0,23169 37,32388
Altre sorgenti mobili e
macchinari 0 0,0005 0,155 0,0016 0,3195 0,0006 0 0 0 0 0 0,0006 0 0,19071
gas naturale
(metano)
Combustione non
industriale 0,0156 1,561 0,1561 0,0937 0,7805 1,7171 0,0937 0 0,00624 0,0062 0,00624 1,74812 0,03443 2,14771
Combustione
nell'industria 0,0005 0,0988 0,0039 0,0039 0,0314 0,0875 0,0047 0 0,00031 0,0003 0,00031 0,08906 0,00216 0,12791
Trasporto su strada 0 0,0407 0,04 0,0034 0,321 0,0286 0,002 0 0 0 0 0,02923 0,00078 0,12498
rifiuti solidi
urbani
Trattamento e
smaltimento rifiuti 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00056 0,0008 0,00056 0 0 0
gas propano
liquido (GPL)
Combustione non
industriale 0 0,0572 0,0023 0,0011 0,0114 0,0714 0,016 0 0,00023 0,0002 0,00023 0,07635 0,00124 0,07329
Trasporto su strada 0 0,3425 0,29 0,0462 1,6158 0,1237 0,0064 0 0 0 0 0,12662 0,00745 0,8863
gasolio per
autotrasporto
(diesel) Trasporto su strada 0,2388 40,385 3,207 0,1756 12,799 7,5014 0,1907 0,0237 1,88838 1,9155 1,88838 7,56425 0,88681 53,88653
senza
combustibile
67
Fonte: ARPA LOMBARDIA - REGIONE LOMBARDIA (2009), INEMAR, Inventario Emissioni in Atmosfera: emissioni in regione Lombardia nell'anno 2005. Dati finali, ARPA
Lombardia Settore Aria, Regione Lombardia DG Qualità dell'Ambiente.
Processi produttivi 0 0 0,4311 0 0 0 0 0 0,00628 0,0119 0,00426 0 0 0,43105
Estrazione e
distribuzione
combustibili 0 0 0,3546 11,113 0 0 0 0 0 0 0 0,23336 0 0,51018
Uso di solventi 0 0 11,339 0 0 0 0 0 0 0 0 0,09555 0 11,33936
Trasporto su strada 0 0 0 0 0 0 0 0 1,49172 2,2032 0,79086 0 0 0
Trattamento e
smaltimento rifiuti 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00074 0,0007 0,00074 0 0 0
Agricoltura 0 0,0015 0,0011 1,095 0 0 0,1865 0,6213 0,00447 0,0076 0,00191 0,08054 0,03655 0,01795
Altre sorgenti e
assorbimenti 0 0 10,705 0 0,0855 0 0 0 0,05406 0,0541 0,05406 0 0 10,71425
Altre sorgenti mobili e
macchinari 0,0138 0,9586 0,1481 0,0041 0,4253 0,0744 0,0312 0,0001 0,13468 0,1447 0,13041 0,08412 0,02128 1,36448
68
Come si può osservare dal grafico seguente, analizzando l‟emissione di biossido di zolfo SO2, ossidi
di azoto NOx, monossido di carbonio CO e anidride carbonica CO2, le fonti combustibili
maggiormente responsabili delle emissioni risultano essere il gasolio per autotrasporto (diesel), la
benzina senza piombo e la legna e similari (questi ultimi, in particolare per le emissioni di SO2 e
CO).
I macrosettori maggiormente responsabili delle emissioni delle quattro sostanze considerate sono il
trasporto su strada (sempre maggiore del 50%), seguito dalla combustione non industriale.
Grafico – Ripartizione percentuale delle emissioni di SO2, NOx, CO e CO2 per tipologia di fonte
combustibile/ non combustibile
69
Grafici – Emissioni di SO2, NOx, CO (tonnellate/anno) e CO2 (chilotonnellate/anno) per tipologia di
macrosettore da cui provengono
70
QUALITA’ DELL’ARIA
La qualità dell‟aria nella Regione Lombardia è costantemente monitorata da una rete fissa,
rispondente ai criteri del DM 60/02 e del D.Lgs. 183/04, costituita da 154 stazioni. Il monitoraggio così
realizzato, integrato con l‟inventario delle emissioni (INEMAR), gli strumenti modellistici, i laboratori
mobili e altri campionatori per campagne specifiche, fornisce la base di dati per effettuare la
valutazione della qualità dell‟aria, così come previsto dalla normativa vigente.
La legislazione italiana, costruita sulla base della cosiddetta direttiva europea madre (Direttiva
96/62/CE recepita dal D.Lgs. 351/99), individua le Regioni quali autorità competenti in materia di
valutazione e gestione della qualità dell‟aria. In questo ambito è previsto che ogni Regione
definisca la suddivisione del territorio in zone e agglomerati, nelle quali valutare il rispetto dei valori
obiettivo e dei valori limite e definire, nel caso, piani di risanamento e mantenimento della qualità
dell‟aria. La zonizzazione deve essere rivista almeno ogni 5 anni. La Regione Lombardia, sulla base
dei risultati della valutazione della qualità dell‟aria, delle caratteristiche orografiche e
meteoclimatiche, della densità abitativa e della disponibilità di trasporto pubblico locale con la
D.G.R 2 agosto 2007 n. 5290 e D.G.R. 29 luglio 2009 n. 9958 ha modificato la precedente
zonizzazione distinguendo il territorio nelle seguenti zone:
ZONA A: agglomerati urbani (A1) e zona urbanizzata (A2)
ZONA B: zona di pianura
ZONA C: area prealpina e appenninica (C1) e zona alpina (C2)
Il Comune di Strozza rientra nella zona C1 “Zona prealpina e appenninica”.
Figura - Classificazione del territorio della Lombardia per la gestione della qualità dell’aria
Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008
71
La rete di monitoraggio
La Rete di rilevamento della Qualità dell‟Aria regionale è attualmente composta da 154 stazioni
fisse (tra stazioni pubbliche e stazioni private, queste ultime afferenti a grandi impianti industriali
quali centrali termoelettriche, raffinerie, inceneritori), che per mezzo di analizzatori automatici
forniscono dati in continuo ad intervalli temporali regolari (generalmente a cadenza oraria).
Le specie di inquinanti monitorati sono quelle riportate in tabella 3.1; sempre in tabella, viene
indicato il numero di postazioni in grado di monitorare un particolare tipo di inquinante: a seconda
del contesto ambientale (urbano, industriale, da traffico, rurale, ecc.) nel quale è attivo il
monitoraggio, infatti, diversa è la tipologia di inquinanti che è necessario rilevare; di conseguenza
non tutte le stazioni sono dotate della medesima strumentazione analitica.
Le postazioni regionali sono distribuite su tutto il territorio regionale in funzione della densità
abitativa territoriale e della tipologia di territorio. Nello specifico, la Rete di Rilevamento è suddivisa
in 11 sottoreti provinciali, ciascuna di esse afferente, in termini di manutenzione e analisi dati, ai
singoli Dipartimenti Provinciali di ARPA Lombardia.
I dati forniti dalle centraline fisse, vengono integrati con quelli rilevati durante campagne
temporanee di misura mediante 20 laboratori mobili e 57 campionatori gravimetrici per il
rilevamento del particolato fine.
Figura – La rete regionale delle centraline di rilevamento ed inquinanti
Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008
Le postazioni fisse del Dipartimento ARPA di Bergamo
Nel territorio della Provincia di Bergamo è presente una rete pubblica di monitoraggio della qualità
dell‟aria, di proprietà dell‟ARPA e gestita dal Dipartimento ARPA di Bergamo, costituita da n° 12
stazioni fisse, n° 1 postazioni mobili e n° 3 campionatori gravimetrici per il PM10 . Sono operanti inoltre
n° 5 stazioni private di proprietà R.E.A., Ecolombardia ed Italcementi. Per le reti private, il controllo
72
di qualità, la manutenzione delle stazioni e la validazione dei dati è effettuato dall‟A.R.P.A. della
Lombardia Dipartimento di Bergamo.
Nella tabella 3.2 è fornita una descrizione delle postazioni delle reti pubbliche e private in termini di
localizzazione e tipologia di destinazione urbana. La figura 3.2 mostra la mappa della
localizzazione delle stazioni mentre in tabella 3.3 si evidenziano per ciascuna postazione gli
inquinanti monitorati.
Tabella - Stazioni fisse di misura nel territorio della Provincia di Bergamo, anno 2008
Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008
* Nella Stazione di S. Giorgio gli analizzatori degli inquinanti sono stati tolti e riposizionati in altre
stazioni nel mese di giugno 2004 ( sono presenti in stazione i sensori meteo e il misuratore di traffico).
** La Stazione di Dalmine è in fase di rilocazione.
*** La Stazione di Villa di Serio è stata installata in data 10/10/2008.
rete: PUB = pubblica, PRIV = privata
tipo zona Decisione 2001/752/CE:
- URBANA: centro urbano di consistenza rilevante per le emissioni atmosferiche, con più di 3000-
5000 abitanti.
- SUBURBANA: periferia di una città o area urbanizzata residenziale posta fuori dall‟area urbana
principale.
- RURALE: all‟esterno di una città, ad una distanza di almeno 3 km; un piccolo centro urbano con
meno di 3000-5000 abitanti è da ritenersi tale.
tipo stazione Decisione 2001/752/CE:
- TRAFFICO: se la fonte principale di inquinamento è costituita dal traffico (se si trova all‟interno di
Zone a Traffico Limitato, è indicato tra parentesi ZTL).
- INDUSTRIALE: se la fonte principale di inquinamento è costituita dall'industria.
- FONDO: misura il livello di inquinamento determinato dall‟insieme delle sorgenti di emissione non
localizzate nelle immediate vicinanze della stazione; può essere localizzata indifferentemente in
area urbana, suburbana o rurale.
73
Figura - Localizzazione delle stazioni fisse di misura nella Provincia di Bergamo
Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008
74
Tabella - Stazioni fisse e inquinanti monitorati nella Provincia di Bergamo
Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008
* Nella Stazione di S. Giorgio gli analizzatori che misuravano gli inquinanti sono stati tolti e
riposizionati in altre stazioni nel mese di giugno 2004 ( sono presenti in stazione i sensori meteo e il
misuratore di traffico).
** La Stazione di Dalmine è in fase di rilocazione.
Le campagne di misura
Nel corso dell‟anno sono state effettuate 12 campagne di monitoraggio con il laboratorio mobile.
La tabelle seguente riportano, per ogni campagna effettuata con strumentazione mobile, le
tabelle che seguono indicano nel dettaglio i siti e il periodo di rilevamento gli inquinanti monitorati
e i rendimenti strumentali.
In particolare, si può notare che è stata effettuata una campagna di misura nel comune di
Almenno San Bartolomeo, i cui risultati vengono approfonditi in paragrafi seguenti, e impiegati
come riferimento per la valutazione della qualità dell‟aria nel comune di Strozza.
75
Tabella – Campagne di monitoraggio realizzate nella Provincia di Bergamo
Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008
rete: PUB = pubblica, PRIV = privata
tipo zona Decisione 2001/752/CE:
- URBANA: centro urbano di consistenza rilevante per le emissioni atmosferiche, con più di 3000-5000
abitanti.
- SUBURBANA: periferia di una città o area urbanizzata residenziale posta fuori dall‟area urbana
principale.
- RURALE: all‟esterno di una città, ad una distanza di almeno 3 km; un piccolo centro urbano con
meno di 3000-5000 abitanti è da ritenersi tale.
tipo stazione Decisione 2001/752/CE:
- TRAFFICO: se la fonte principale di inquinamento è costituita dal traffico (se si trova all‟interno di
Zone a Traffico Limitato, è indicato tra parentesi ZTL).
- INDUSTRIALE: se la fonte principale di inquinamento è costituita dall'industria.
- FONDO: misura il livello di inquinamento determinato dall‟insieme delle sorgenti di emissione non
localizzate nelle immediate vicinanze della stazione; può essere localizzata indifferentemente in
area urbana, suburbana o rurale.
76
Tabella - Gli inquinanti misurati e rendimenti percentuali (%) nelle campagne di monitoraggio con
strumentazione mobile
Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008
STIMA DELLA QUALITÀ DELL’ARIA NEL COMUNE DI STROZZA
Come si evince dai paragrafi precedenti, nel territorio di Strozza non sono presenti stazioni di
rilevamento fisse e negli ultimi anni non sono state effettuate campagne di rilevamento mobili.
Pertanto, per stimare la qualità dell‟aria nel territorio comunale si è fatto riferimento ai valori rilevati
da stazioni di rilevamento e in campagne di monitoraggio disponibili dei comuni più prossimi.
In particolare, per valutare la qualità dell‟aria nel Comune di Strozza si considerano i rilevamenti
effettuati da:
- Stazione di fissa di misura situata a Ponte San Pietro (distanza da Strozza: c.a. 12 km)
- Campagna di rilevamento nel territorio di Almenno San Bartolomeo - anno 2008 (distanza
da Strozza: c.a. 7 km)
77
La stazione di misura di Ponte San Pietro
La figura seguente mostra la localizzazine della stazione di misura di Ponte San Pietro.
Figura – Individuazione della stazione di misura di Ponte San Pietro (stella verde)
____________________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________________
Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008
Gli analizzatori della stazione di Ponte San Pietro misurano quotidianamente le concentrazioni di
NO2 e CO.
Come si può osservare dai valori giornalieri di concentrazione di NO2 e CO riportati in figura (dati
del 22/03/2010 e del 23/03/2010), i livelli di concentrazione risultano nettamente inferiori al valore
limite.
78
Figura – Rilevamento concentrazione di NO2 e CO - Centralina di Ponte San Pietro
Fonte: sito ARPA Lombardia
79
La campagna di Misura della Qualità dell’Aria nel comune di Almenno San Bartolomeo (dal
5/02/08 al 24/02/08)
(tratto dalla relazione “Campagna di misura della qualtià dell’aria nel comune di Almenno San
Bartolomeo, ARPA)
La campagna di misura nel comune di Almenno San Bartolomeo è stata condotta dal
Dipartimento Provinciale di Bergamo dell‟ARPA Lombardia su richiesta del Comune di Almenno
San Bartolomeo. Lo scopo della campagna era il monitoraggio della qualità dell‟aria per valutare
l‟inquinamento atmosferico nel territorio comunale.
A tale fine, in accordo con il Comune, il laboratorio mobile è stato posizionato presso il parcheggio
di Via della Resistenza (vedi piantina) tra il 5 febbraio 2008 e il 24 febbraio 2008.
Il luogo in cui è stato posizionato il laboratorio mobile è interessato da traffico locale in zona
densamente residenziale.
Il laboratorio mobile è attrezzato con strumentazione per il rilevamento di:
• Biossido di Zolfo (SO2);
• Monossido di Carbonio (CO);
• Ossidi di Azoto (NOx,NO e NO
2);
• Particolato Fine (PM10);
• Polveri totali sospese (PTS);
• Ozono (O3).
• Benzene, Toluene e Xilene.
La Tabella seguente riassume i limiti previsti dalla normativa per i diversi inquinanti considerati. Sono
inclusi sia i limiti a lungo termine che i livelli di allarme. Si fa notare che il DM n. 60/02 ha introdotto,
oltre ad una serie di valori limite per biossido di zolfo, biossido di azoto, ossidi di azoto, PM10,
piombo, benzene e monossido di carbonio, anche il termine temporale entro il quale tali valori
limite devono essere raggiunti. Prevede inoltre un percorso nel tempo che porta ad un graduale
raggiungimento dei limiti, stabilendo un margine di tolleranza che si riduce negli anni. Nella tabella
i margini di tolleranza validi per l‟anno 2006 sono indicati tra parentesi.
80
Tabella – Limiti di Legge
Fonte: relazione “Campagna di misura della qualtià dell’aria nel comune di Almenno San
Bartolomeo”, ARPA
81
La strumentazione presente sul laboratorio mobile ha permesso il monitoraggio a cadenza oraria
degli inquinanti gassosi, quali biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NO ed NO
2), ozono (O
3),
monossido di carbonio (CO), particolato fine (PM10), benzene, toluene e xilene (BTX) oltre alla
misura giornaliera del particolato fine (PM10).
Il D.M. 60 del 02.04.02 stabilisce, per SO2, NO
2, CO e PM10, i valori limite per la protezione della
salute umana e i margini di tolleranza che si riducono progressivamente negli anni, fino ad
annullarsi. I livelli di concentrazione degli inquinanti elencati saranno però di seguito confrontati
con i rispettivi limiti “a regime”, cioè con margini di tolleranza zero, adottando le condizioni più
cautelative, anche quando non ancora vigenti per l‟anno 2007.
Poiché i livelli di concentrazione degli inquinanti aerodispersi dipendono fortemente dalle
condizioni meteorologiche osservate durante il periodo di misura e dalle differenti sorgenti emissive,
è importante confrontare i dati rilevati nel corso di una campagna limitata nel tempo con quelli
misurati, nello stesso periodo, in alcune stazioni fisse della Rete di Rilevamento della Qualità
dell‟Aria (RRQA). I livelli di concentrazione misurati a Bergamo sono pertanto stati confrontati con
quelli registrati in altre postazioni della rete.
Come mostrato in Tabella 4 le centraline fisse scelte come riferimento sono localizzate in ambiente
urbano e suburbano, e in siti adatti a misure di inquinanti da traffico e di fondo.
L‟evoluzione temporale dei diversi inquinanti monitorati è rappresentata con l‟utilizzo di grafici
relativi a:
• concentrazioni medie orarie: evoluzione oraria dell‟inquinante nel periodo di misura;
• concentrazioni medie 8 h: ogni valore è ottenuto come media tra l‟ora h e le 7 ore
precedenti l‟ora h.
• concentrazioni medie giornaliere: evoluzione giornaliera dell‟inquinante ottenuta mediando i
valori delle concentrazioni dalle ore 0.00 alle ore 23.00 dello stesso giorno;
• giorno tipo: evoluzione media delle concentrazioni medie orarie nell‟arco delle 24 ore.
Per “giorno tipo” o “giorno medio” si intende l‟andamento delle concentrazioni medie orarie
mediato su tutti i giorni feriali (o su tutti i giorni pre-festivi ovvero festivi) del periodo in questione. I
giorni feriali, pre-festivi e festivi sono stati considerati separatamente nel calcolo del giorno tipo per
mettere in evidenza le eventuali diverse caratteristiche emissive, legate al traffico o alle attività
produttive.
Si fa inoltre presente che l‟ora a cui sono associati i dati si riferisce all‟ora solare.
Le concentrazioni di biossido di zolfo (SO2), registrate durante il periodo di misura nella postazione
del Comune di Almenno San Bartolomeo, sono di 7 μg/m3
per la media aritmetica e di 11 μg/m3
per la media massima giornaliera.
Le concentrazioni di monossido di carbonio (CO), registrate durante il periodo di misura nella
postazione del Comune di Almenno San Bartolomeo, sono di 2.7 mg/m3
per la media massima
oraria e di 2.2 mg/m3 per la media massima su 8 ore.
Le concentrazioni di biossido di azoto (NO2), registrate durante il periodo di misura nella postazione
del Comune di Almenno San Bartolomeo, sono di 23 μg/m3
per la media aritmetica oraria e di 124
μg/m3 per la media massima oraria.
Le concentrazioni di Ozono (O3), registrate durante il periodo di misura nella postazione del
Comune di Almenno San Bartolomeo, sono di 87 μg/m3
per la media massima oraria e di 62 μg/m3
per la media massima su 8 ore.
82
Le concentrazioni del Particolato Fine (PM10), registrate durante il periodo di misura nella
postazione del Comune di Almenno San Bartolomeo, sono di 89 μg/m3
per la media aritmetica e di
182 μg/m3 per la media massima giornaliera.
Le concentrazioni di Benzene, Toluene e Xilene (BTX), registrate durante il periodo di misura nella
postazione del Comune di Almenno San Bartolomeo, sono di 3.0 μg/m3
per il Benzene, di 7.7 μg/m3
per il Toluene e di 5.9 μg/m3 per lo Xilene per la media aritmetica.
Durante la campagna del Laboratorio Mobile nel Comune di Almenno San Bartolomeo sono state
misurate anche le Polveri Totali Sospese (P.T.S.) con valore di 99 μg/m3 per la media aritmetica.
Durante la campagna del Laboratorio Mobile nel Comune di Almenno San Bartomeo si è colta
l‟occasione per effettuare un’indagine sulla radioattività presente. L‟indagine, con un carattere di
primo “screening”, è stata svolta attraverso l‟esecuzione di tre analisi di spettrometria gamma ad
alta risoluzione eseguite con un rilevatore al germanio su un insieme di tre serie di filtri delle polveri
aerodisperse, rappresentativi del mese di febbraio 2008. I risultati dell‟analisi radiometrica non
evidenzia nessun fenomeno di radiocontaminazione in atto.
Le misure effettuate sul territorio del Comune di Almenno San Bartolomeo hanno consentito una
caratterizzazione generale della qualità dell‟aria nelle zona in cui sono presenti abitazioni private e
traffico stradale.
• i valori di NO2
hanno presentato andamenti e livelli medi di concentrazione più basse rispetto
a quelli misurati presso le postazioni urbane di Garibaldi(BG), Seriate e Ponte S.Pietro;
• i valori medi di CO sono simili a quelli misurati nelle postazioni della rete e risultano inferiori ai
limiti di legge;
• per quanto riguarda SO2, i valori e gli andamenti sono comparabili alle altre centraline della
rete fissa con valori simili;
• i valori e gli andamenti dell‟O3 sono simili a quelli rilevati presso le centraline della rete fissa;
• il PM10 mostra un andamento simile a quanto rilevato nella Zona A1 (agglomerati urbani)
bergamasca con valori medi giornalieri inferiori alla stazione di Meucci (BG) ma superiori
alle stazioni di Lallio e Osio Sotto.
• i valori medi di Benzene sono superiori a quelli misurati nella postazione di Calusco; risultano
comunque inferiori ai limiti di legge
Durante il periodo di misura ad Almenno San Bartolomeo la maggior parte degli inquinanti
monitorati (SO2, NO
2, CO e O
3) non ha fatto registrare superamenti dei limiti normativi.
Il PM10 ha superato il valore limite di legge per 17 giorni sui 20 giorni del monitoraggio.
Si ribadisce che gli episodi di criticità per il PM10 non sono propri del sito di monitoraggio, ma
interessano una vasta area della Pianura Padana. In particolare l‟accumulo delle polveri fini nei
bassi strati atmosferici durante la stagione fredda, e il conseguente superamento del valore limite
normativo, è modulato principalmente dalle condizioni climatiche che si instaurano sulla pianura
lombarda in inverno, oltre alle caratteristiche geografiche della regione.
Durante le fasi di stabilità atmosferica le calme di vento e il raffreddamento radiativo del suolo
determinano una diminuzione delle capacità dispersive dell‟atmosfera, favorendo l‟accumulo
degli inquinanti al suolo.
83
SUOLO E SOTTOSUOLO
INQUADRAMENTO GEOLOGICO – STRUTTURALE Tratto dallo “Studio geologico di supporto alla pianificazione territoriale” redatto dal geologo Dott.
Geologo Fabio Plebani
Relativamente agli aspetti più strettamente geologici, di seguito si fornisce un inquadramento
geologico strutturale del territorio in esame e vengono descritti in dettaglio i depositi di copertura e
le formazioni del substrato roccioso cartografate sulla carta geologica B01(scala 1:5.000).
La struttura delle Alpi è caratterizzata dalla presenza di due catene a falde che si sono deformate
in senso opposto, rispettivamente verso NO e verso S. La catena a vergenza europea (nordovest) o
catena alpina s.s. è formata da diversi sistemi tettonici traslati (falde), a partire dal Cretacico, verso
l'avampaese europeo, mentre la catena a vergenza africana (sud), conosciuta come Alpi
Meridionali o Sudalpino, è formata da un sistema tettonico che, a partire dal Neogene, si è
deformato verso l'avampaese padano-adriatico. Il contatto tra le due catene ad opposta
vergenza è tettonico e prende il nome di Lineamento Periadriatico (il suo segmento occidentale è
chiamato Linea Insubrica): si tratta di un sistema di fratture subverticali, attive dal Neogene con
prevalente carattere trascorrente, che comprende, a partire da Ovest, la Linea del Canavese, la
Linea del Tonale, la Linea della Pusteria, del Gaital e delle Karawaken.
Le Alpi Bergamasche fanno parte delle Alpi Meridionali o Sudalpino che, da un punto di vista
paleogeografico, vengono considerate un frammento di un continente (paleo-Africa),
originariamente situato a sud dell'Oceano Ligure- Piemontese.
Tale porzione di catena è formata da un basamento cristallino metamorfosato e da una copertura
sedimentaria di età compresa tra il Carbonifero superiore ed il Cretacico.
L‟evoluzione strutturale della catena è caratterizzata da una complessa e prolungata sequenza di
eventi deformativi; in particolare sono state riconosciute:
- due o più fasi deformative principali prealpine, responsabili del metamorfismo del basamento
cristallino;
- una tettonica distensiva iniziata nel Permiano e protrattasi fino al Giurassico medio, culminata
con l‟apertura dell'Oceano Ligure-Piemontese;
- una tettonica compressiva iniziata nel Cretacico superiore e perdurata, anche successivamente
alla collisione continentale, sino al Neogene. L‟attuale configurazione strutturale della catena è il
risultato della tettonica compressiva di età alpina, che ha dato luogo ad una fascia di rilievi
interessati da pieghe, pieghe-faglie e sovrascorrimenti “pellicolari” ( foldthrust chain).
L'edificio strutturale che ne è derivato risulta particolarmente complesso e può essere
schematicamente suddiviso, da nord a sud, in tre settori:
1. Basamento cristallino (zona orobica) ed anticlinale orobica s.s. La zona orobica costituisce la più
settentrionale delle zone nelle quali viene tradizionalmente suddivisa la catena. Essa è costituita da
rocce del basamento metamorfico accavallate sulle loro coperture permo-triassiche lungo un
fascio di linee in parte vicarianti, talora “ en énchelon”, orientate E-O, che in letteratura sono
conosciute come Linea Orobica. A sud di questa è presente una stretta fascia costituita da
strutture anticlinali che coinvolgono sia il basamento cristallino che la copertura sedimentaria
permo-triassica.
2. Settore centrale comprendente la successione triassica.
L‟assetto strutturale di questa zona è particolarmente complesso nella fascia settentrionale dove, a
ridosso delle anticlinali orobiche, si sviluppa un sistema di faglie OSO-ENE e E-O, noto in letteratura
come Linea Valtorta-Valcanale. A sud di tale sistema si sviluppa un edificio strutturale alloctono
formato dalla successione triassica (“ Parautoctono ed unità alloctone” Auct.).
3. Settore frontale comprendente le unità giurassico-cretaciche. Sul fronte della catena è presente
un‟ampia fascia costituita da unità giurassico-cretaciche e caratterizzata da un fascio di pieghe
associate a thrust con assi orientati E-O (“ Zona a pieghe e pieghe faglie” Auct.).
Il territorio di Strozza è caratterizzato da rocce che appartengono a 6 diverse formazioni
sedimentarie che, per cause tettoniche, si piegano, si rovesciano, si intersecano e si duplicano per
l‟esistenza di pieghe e di faglie.
84
L'area di studio ricade nel zona di passaggio tra il Settore centrale a nordovest (“Parautoctono”
Brembano) e il Settore frontale della catena presente a sudest (Zona a pieghe di Zogno-Clanezzo).
La delimitazione tra questi due settori è marcata dalla presenza dal Sistema di faglie Roncola –
Catremerio – M. Molinasco. Il parautoctono Brembano ha uno sviluppo prevalentemente N-S dalla
Valtorta sino all‟Albenza ed appare delimitato ad est ed a ovest da due importanti lineamenti
strutturali quali il Sistema di faglie Fraggio – Morterone – Carenno e quello già citato di Roncola –
Catremerio – M. Molinasco. Entrambi i lineamenti rappresentano una riattivazione alpina, con
componenti di trascorrenza, di lineamenti distensivi tardo-triassici e liassici inferiori.
La porzione soprastante di questa unità strutturale costituita dalle formazioni tardo triassiche,
presenta al suo interno locali intensi piegamenti, parziali scollamenti, faglie inverse con vergenze
tettoniche a meridione; tali lineamenti tettonici verso sud si raccordano con la flessura dell‟Albenza
tramite una blanda anticlinale, fagliata sul versante meridionale della valle Imagna.
La Zona a pieghe di Zogno-Clanezzo è caratterizzata da una serie di pieghe, pieghe-faglie con assi
a sviluppo planimetrico curvilineo orientati all‟incirca EO, ESE-WNW.
Il Sistema di faglie Roncola – Catramerio – M. Molinasco è costituito da una serie di faglie la cui
componente di trascorrenza si riduce progressivamente verso sud e viene assorbita nella
propaggine orientale dell‟anticlinale dell‟Albenza (a sud dell‟abitato di Roncola diventa una
piega-faglia quasi coricata e parzialmente elisa a livello del Calcare di Zu).
Per quanto riguarda l’assetto strutturale locale è presente:
- una sinclinale in corrispondenza del monte Ubione sviluppata nelle unità giurassiche;
- il Sistema di faglie Roncola – Catramerio – M. Molinasco che taglia obliquamente la valle
Imagna;
- in destra alla valle è presente una blanda anticlinale con asse orientato all‟incirca SE-NO nelle
formazioni del Calcare di Zu e delle sottostanti Argilliti di Riva di Solto.
PRESSIONI ESERCITATE SU SUOLO E SOTTOSUOLO
Dal punto di vista delle pressioni esercitate sul suolo e sottosuolo della Comunità Montana della
Valle Imagna, si registra un tasso di urbanizzazione in linea con la situazione provinciale (12,60%
circa dell‟ intera superficie territoriale).
Discreta è la quota di superficie territoriale dedicata ai siti industriali (sempre inferiore al 10% in ogni
Comune della valle) mentre esiguo è il territorio che ospita le aree estrattive (le uniche cave attive
sono poste nei Comuni di Almenno S. Bartolomeo, Berbenno, Palazzago, Strozza).
Figura – Superficie urbanizzata
Fonte: Provincia di Bergamo, Settore Pianificazione territoriale e trasporti
85
Il suolo non urbanizzato è in prevalenza occupato da boschi (67%), seguiti dai prati (23%), dal
seminativo (5%), dalla vegetazione naturale (2%), dalle aree sterili (2%) e dalle legnose agrarie (1%);
una piccola percentuale (inferiore all‟ 1%) è occupata dalle aree idriche.
Figura – Uso del suolo non urbanizzato
Fonte: Provincia di Bergamo, Settore Pianificazione territoriale e trasporti
Il territorio della Valle Imagna è inoltre caratterizzato dalla discreta presenza di rischi naturali, in
particolare fenomeni franosi (13% della superficie territoriale) e alluvionali (4%).
Tali rischi, analizzati anche considerando gli eventi calamitosi occorsi negli anni passati, vedono il
possibile coinvolgimento di aree urbanizzate e di infrastrutture tecnologiche e di comunicazione
con il conseguente eventuale danno a persone, beni ed attività.
L‟analisi dei dati inerenti gli incendi boschivi registra una discreta presenza di tali episodi (quasi
sempre di origine dolosa) con una tendenza al miglioramento negli ultimi anni.
In merito al rischio valanghivo, vi è una scarsa superficie territoriale interessata ad esso, così come
ridotto è il numero di episodi occorsi negli anni passati.
Per completare la disamina dei rischi territoriali, per quanto riguarda le risposte poste in atto delle
amministrazioni per fronteggiare tali calamità, va sottolineata una buona presenza di studi
geologici.
86
La tabella e il grafico seguente illustrano la ripartizione della superficie comunale di Strozza per
tipologia di uso del suolo.
Tabella – Uso del suolo nel Comune di Strozza
USO DEL SUOLO Ha Ha %
Aree urbanizzate
Nuclei storici 5,00
41,27
10,63%
Aree residenziali 29,70
Aree produttive/commerciali 6,57
Aree destinate a servizi pubblici e verde privato
Attrezzature di interesse pubblico 1,09
15,05
3,88%
Cimitero 0,15
Attrezzature tecnologiche 1,22
Aree a parcheggio 0,42
Verde pubblico 1,48
Verde privato 0,45
Rete viaria 10,24
Area estrattiva 10,64 10,64 2,74%
Aree agricole 58,44 58,44 15,06%
Aree di interesse naturalistico 257,41 257,41 66,33%
Corsi d'acqua 5,27 5,27 1,36%
Superficie comunale 388,07 388,07
Grafico – Uso del suolo nel Comune di Strozza
41,27 15,05
10,64
58,44
257,41
5,27
Uso del suolo (Ha)
Aree urbanizzate
Aree destinate a servizi pubblici e verde privato
Area estrattiva
Aree agricole
Aree di interesse naturalistico
Corsi d'acqua
87
FATTIBILITÀ GEOLOGICA
Tratto dallo “Studio geologico di supporto alla pianificazione territoriale” redatto dal geologo Dott.
Geologo Fabio Plebani
Le indicazioni relative alla fattibilità geologica e gli indirizzi per la pianificazione territoriale sono stati
desunti dalla valutazione analitica e incrociata degli elementi ricavati dallo studio geologico.
L‟esame dei dati ha consentito di sviluppare un processo diagnostico che ha permesso di
suddividere e classificare l‟intero territorio comunale dal punto di vista della fattibilità geologica e
di formulare proposte operative in relazione alla classe di appartenenza.
La classificazione adottata fornisce utili indicazioni in ordine alla destinazione d‟uso, alle cautele
generali da adottare per gli interventi, agli studi ed alle indagini da effettuare per gli
approfondimenti del caso, ed infine alle opere necessarie per la riduzione ed il controllo del rischio
geologico ed idrogeologico. Si ricorda che gli studi condotti nell‟attuazione della L.R. 41/97 e dei
“criteri relativi alla componente geologica nella pianificazione comunale” non devono essere in
alcun modo sostitutivi delle indagini geognostiche di maggior dettaglio prescritte dal D.M. 11
marzo 1988 per la pianificazione attuativa e per la progettazione esecutiva. Seguendo le
indicazioni riportate nei criteri approvati e proposti dalla Regione Lombardia, sono state
individuate dal punto di vista delle condizioni e delle situazioni geologiche quattro classi di
fattibilità, che sono riconoscibili per numero e colore sulla carta.
Figura - Carta di fattibilità geologica delle azioni di piano
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
Tabella – Superficie territoriale per classe di fattibilità geologica
CLASSE AREA (km2) % su sup. terr.
1 0,05 1,35
2 0,65 16,84
3 1,68 43,19
4 1,50 38,62
88
La tabella seguente riporta le prescrizioni relative alle classi di fattibilità geologica e le parti del
territorio interessate.
Prescrizioni Classe di fattibilità geologica Territorio comunale
Classe I
Fattibilità senza limitazioni
In questa classe ricadono le aree per le quali gli studi non hanno
individuato specifiche controindicazioni di carattere geologico e
urbanistico alla modifica di destinazione d‟uso delle parcelle.
La classe I comprende aree generalmente pianeggianti o poco acclivi,
con buone caratteristiche geotecniche dei terreni e non interessate da
fenomeni di dissesto idrogeologico. Localmente, il grado di permeabilità
dei terreni fa consigliare attenzione nello scarico nel sottosuolo di
eventuali agenti inquinanti.
In ogni caso, anche per interventi di piccola entità, l‟Amministrazione
Comunale potrà chiedere la relazione geologica se riterrà che
l‟intervento possa interferire significativamente con edifici vicini o con le
condizioni geologiche locali.
Nel caso specifico del
territorio comunale in
questione tali aree sono
state individuate in
corrispondenza della
porzione centrale di aree
pianeggianti che
coincidono all‟incirca con
i nuclei anticamente
edificati di Strozza,
Amagno, Ca Campo e
Cabrozzo.
Classe II
Fattibilità con modeste limitazioni
In questa classe ricadono le aree nelle quali sono state rilevate
condizioni limitative alla modifica di destinazione d‟uso dei terreni, per
superare le quali si rende necessario realizzare approfondimenti di
carattere geologico tecnico o idrogeologico finalizzati alla realizzazione
di eventuali opere di bonifica.
Possono essere presenti modesti fenomeni di dissesto, come piccole
frane superficiali o crolli localizzati o fenomeni alluvionali di scarso rilievo.
Si ritiene che per tutte le aree di classe “II” sulle quali è prevista una
modificazione della destinazione d‟uso o la costruzione di nuovi
insediamenti, debbano essere prodotte indagini geologiche-
geotecniche. Tali indagini dovranno evidenziare, sulla base della
tipologia d'intervento, i mutui rapporti con la geologia e la geomorfolgia,
i sistemi di controllo e drenaggio delle acque superficiali.
Le suddette indagini, sulla base dell‟entità dell‟intervento e a discrezione
del professionista incaricato, potranno essere costituite o da una
semplice relazione geologica o da specifici approfondimenti geotecnici,
quali prove penetrometriche in sito, sondaggi diretti, analisi strutturali di
ammassi rocciosi potenzialmente instabili, ecc.. Le relazioni geologiche
e/o geotecniche dovranno comunque essere eseguite sui nuovi
insediamenti in ambito di P.A., P.L., P.I.P. ed ogni opera pubblica e
dovranno considerare tutta l‟area ritenuta dall‟esperto geologicamente
pertinente.
Allo stesso modo le relazioni andranno eseguite sui nuovi fabbricati
singoli, escludendo però gli accessori fino a 100 mc e gli interventi di
trasformazione, recupero e/o restauro conservativo che non stravolgano
Per quanto riguarda il
territorio comunale di
Strozza in classe 2
ricadono tutte quelle aree
poco acclivi presenti ai
piedi dei versanti, i terrazzi
o i crinali dove non si è
evidenziata l‟esistenza di
particolari fenomeni di
dissesto in atto.
In queste zone è
prevedibile l‟esistenza di
una copertura eluviale o
detritico – colluviale della
quale è indispensabile
accertarne le
caratteristiche geologiche
e il grado di stabilità.
89
l‟ossatura del fabbricato, nel senso che non deve essere previsto,
all‟interno di tali interventi, un considerevole aumento delle volumetrie
che possono modificare l‟assetto statico del fabbricato stesso nei
rapporti con il terreno di fondazione. In ogni caso, anche per interventi di
piccola entità come quelli sopra descritti, l‟Amministrazione Comunale
potrà chiedere la relazione geologica se riterrà che l‟intervento possa
interferire significativamente con edifici vicini o con le condizioni
geologiche locali. In particolare, si ritiene opportuno mantenere una
distanza di sicurezza, per qualsiasi costruzione, di almeno 10 metri da orli
morfologici classificati in classe III, e di almeno 20 metri da orli morfologici
classificati in classe IV; in questi casi dovrà essere prodotta una verifica di
stabilità delle scarpate in relazione alle nuove opere. Nel caso di
realizzazione di edifici in prossimità di cigli di scarpata si ritiene necessaria
la predisposizione di verifiche di stabilità della scarpata sottostante che
tengano in considerazione l‟applicazione del sovraccarico dovuto alla
realizzazione dell‟edificio.
Nel caso che la realizzazione dell‟edificio comporti la formazione di un
fronte di scavo a monte e/o ai lati (es: realizzazione di un edificio su un
pendio inclinato, esecuzione di box e di locali interrati in fregio a edifici
esistenti e magari di vecchia costruzione), si ritiene necessaria la
predisposizione di verifiche di stabilità del pendio in relazione alla
realizzazione del fronte di scavo previsto. Questo per predisporre un
progetto adeguato in merito alle opere di sostegno necessarie evitando
così che l‟esecuzione di scavi in prossimità di edifici esistenti possano
indurre lesioni nelle strutture adiacenti.
Classe III Fattibilità con consistenti limitazioni
La classe “III” comprende zone in cui sono state riscontrate consistenti
limitazioni alla modifica delle destinazioni d‟uso dei terreni, per l‟entità e
la natura dei rischi individuati nell‟area di studio o nell‟immediato intorno;
in essa sono presenti aree acclivi potenzialmente soggette all‟influenza di
fenomeni di dissesto idrogeologico e fenomeni alluvionali con trasporto
in massa, terreni con scarsa qualità geotecnica o potenziale instabilità,
forme di degrado antropico (ex cave).
L‟utilizzo di queste zone sarà pertanto subordinato alla realizzazione di
supplementi di indagine per acquisire una maggiore conoscenza
geologico tecnica o idraulica dell‟area e di un suo immediato intorno.
Tale approfondimento tecnico dovrà essere attuato grazie
all‟esecuzione di approfonditi studi geologici-geotecnici, mediante
campagne geognostiche o significative verifiche idrauliche, che
dovranno interessare non solo i principali corsi d‟acqua, ma anche i corsi
d‟acqua minori che nel passato hanno manifestato significative forme di
dissesto. Il risultato delle indagini condotte dovrebbe far scaturire l‟entità
massima dell‟intervento, le opere da eseguirsi per una maggior
salvaguardia geologica o l‟attuazione di sistemi di monitoraggio
geologico che permettano di tenere sotto osservazione l‟evoluzione dei
fenomeni in atto.
Ciò dovrà consentire di precisare le idonee destinazioni d‟uso, le
volumetrie ammissibili, le tipologie costruttive più opportune, nonchè le
necessarie opere di sistemazione e bonifica. Per l‟edificato esistente
dovranno essere fornite indicazioni in merito alle indagini da eseguire per
la progettazione e la realizzazione delle opere di difesa, sistemazione
idrogeologica e degli eventuali interventi di mitigazione degli effetti
Per quanto riguarda il
territorio comunale di
Strozza in classe 3
ricadono tutti quei versanti
da mediamente acclivi
ad acclivi dove la roccia
si presenta con un assetto
sfavorevole dei piani di
stratificazione o di
fatturazione oppure sono
presenti terreni di natura
eluviale, detritico–
colluviale chepossiedono
caratteristiche geologico-
geotecniche scadenti. In
tale classe rientrano le
aree di cava.
90
negativi indotti dall‟edificato. Potranno essere inoltre predisposti idonei
sistemi di monitoraggio geologico che permettano di tenere sotto
controllo l‟evoluzione dei fenomeni in atto o indotti dall‟intervento.
L‟utilizzo di queste zone sarà pertanto subordinato alla realizzazione
d‟indagini mirate all‟acquisizione di una maggiore conoscenza
geologicotecnica, idrogeologica o idraulica dell‟area e di un suo
immediato intorno.
Tale approfondimento tecnico dovrà essere attuato attraverso
l‟effettuazione di approfonditi studi geologici-geotecnici, idrogeologici e
l‟esecuzione di campagne geognostiche, prove di laboratorio, verifiche
di stabilità, etc.
Nel caso di problematiche di tipo idraulico, gli studi saranno necessari
non solo in corrispondenza dei principali corsi d‟acqua, ma anche i corsi
d‟acqua minori che nel passato hanno manifestato significative forme di
dissesto. Il risultato delle indagini condotte dovrà valutare la
compatibilità dell‟intervento edificatorio e la portata massima che esso
può avere in relazione alle caratteristiche del sito. Dovranno essere
valutate attentamente le opere di sostegno e di protezione/difesa
necessarie in relazione ad un contesto di salvaguardia geologica.
Rispetto alle precedenti aree, quelle rientranti nella terza classe di
fattibilità presentano una maggiore diffusione ed estensione del dissesto
o delle potenziali attitudini ad esso e comportano, quasi sempre, la
necessità di approfondire le conoscenze o di realizzare opere di difesa
idrogeologica o idraulica. Non sempre queste opere dovranno essere
collocate nell‟area contrassegnata dalla classe di appartenenza, ma al
contrario potranno collocarsi in aree esterne che, nella dinamica
geomorfologica, comportano la manifestazione dell‟evento più a valle.
Gli interventi di bonifica idraulica o idrogeologica dovranno, ove
possibile, essere eseguiti con tenciche di bioingegneria forestale.
Pur tenendo conto del fatto che sarebbe opportuno limitare o evitare
nuovi consistenti insediamenti nelle aree appartenenti alla Classe III, si
ribadisce naturalmente che anche in questo caso le relazioni geologiche
e geologico tecniche andranno eseguite sui nuovi fabbricati singoli e su
tutti quegli interventi che presentano un significativo impatto sul territorio
(es. viabilità, reti tecnologiche, ecc.); possono essere esclusi gli accessori
fino a 100 mc e gli interventi di trasformazione, recupero e/o restauro
conservativo che non stravolgano l‟ossatura del fabbricato, nel senso
che non deve essere previsto, all‟interno di tali interventi, un
considerevole aumento delle volumetrie che possono modificare
l‟assetto statico del fabbricato stesso nei rapporti con il terreno di
fondazione. In ogni caso, anche per interventi di piccola entità come
quelli sopra descritti, l‟Amministrazione Comunale potrà chiedere la
relazione geologica se riterrà che l‟intervento possa interferire
significativamente con edifici vicini o con le condizioni geologiche locali.
In particolare, si ritiene opportuno mantenere una distanza di sicurezza,
per qualsiasi costruzione, di almeno 20 metri da orli morfologici classificati
in classe IV; in questi casi dovrà essere sempre prodotta una verifica di
stabilità delle scarpate in relazione alle nuove opere. Nel caso di
realizzazione di edifici in prossimità di un ciglio di scarpata si ritiene
necessaria la predisposizione di verifiche di stabilità della scarpata
sottostante che tengano in considerazione l‟applicazione del
sovraccarico che comporta la realizzazione dell‟edificio.
Nel caso che la realizzazione dell‟edificio comporti la formazione di un
fronte di scavo a monte e/o ai lati (es: realizzazione di un edificio su un
91
pendio inclinato, esecuzione di box e di locali interrati in fregio a edifici
esistenti e magari di vecchia costruzione), si ritiene necessaria la
predisposizione di verifiche di stabilità del pendio in relazione alla
realizzazione del fronte di scavo previsto. Questo per predisporre un
progetto adeguato in merito alle opere di sostegno necessarie evitando
così che l‟esecuzione di scavi in prossimità di edifici esistenti possano
indurre lesioni nelle strutture adiacenti.
(L‟area di rispetto delle sorgenti è stata per ora convenzionalmente
cartografata come un semicerchio avente per centro le opere di
captazione; potrebbe essere meglio definita dopo aver identificato con
precisione, se possibile, l‟esatto bacino di alimentazione delle sorgenti
stesse; all‟interno della zona di rispetto delle sorgenti dovranno
comunque essere rispettate le norme previste dalla legislazione vigente,
in particolare il D.P.R. 236/88, la Circolare 38/SAN/83 della Regione
Lombardia e il D.G.R. n. 6/15137 del 27.6.1996.)
Classe IV – Fattibilità con gravi limitazioni
L‟alto rischio comporta gravi limitazioni per la modifica delle
destinazioni d‟uso delle particelle. Nelle aree contrassegnate dalla
Classe IV dovrà essere esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non per
opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica
necessaria per la messa in sicurezza dei siti, per la realizzazione di opere
pubbliche di interesse collettivo (acquedotti, fognature, ecc.) o per
limitati insediamenti o infrastrutture di carattere agricolo che dovranno
essere valutati puntualmente. A tal fine, alle istanze per l‟approvazione
da parte delle autorità comunali, dovrà essere allegata apposita
relazione geologica e geomorfologica (perizia asseverata da tecnico
competente) che dimostri la compatibilità degli interventi previsti con
la situazione di grave rischio geologico.
In questa classe non sono ammesse nuove edificazioni; per tutti gli altri
interventi dovrà essere tassativamente prodotta una relazione
geologica e idraulica e una specifica relazione geotecnica che tenga
conto delle possibili interferenze con la presenza di fenomeni di dissesto
o di rischio in atto. In tutti i casi, sulla base dei risultati emersi
dall‟indagine dovrà essere elaborato un progetto degli interventi di
consolidamento e di bonifica, di trattamento e/o miglioramento dei
terreni. Il progetto dovrà tenere conto altresì di un programma di
monitoraggio ambientale destinato a verificare gli effetti degli
interventi eseguiti in relazione all‟entità dell‟opera. Gli interventi di
bonifica idraulica o idrogeologica dovranno, ove possibile, essere
eseguiti con tenciche di bioingegneria forestale.
Per quanto riguarda il
territorio comunale di
Strozza nella 4.a classe
sono state inserite le aree
coinvolte in movimenti
franosi che risultano in atto
o quiescenti, le pareti in
roccia dalle quali si
possono staccare dei
massi, gran parte del
versante occidentale del
monte Ubione, il torrente
Imagna e gli impluvi
naturali con le loro sponde
sino ad una distanza di 10
metri secondo quanto
riportato dall‟Art.96 del
Regio Decreto 523/1904.
In questa classe 4
ricadono anche le zone di
tutela assoluta (estensione
10 metri attorno alle opere
di captazione) per le
opere di captazione le cui
acque in passato furono
destinate a scopo
idropotabile.
92
CLASSIFICAZIONE SISMICA
Tratto dallo studio “Analisi e valutazione degli effetti sismici di sito, finalizzata alla definizione
dell’aspetto sismico nel Piano di Governo del Territorio” redatto dal Dott. Geologo Gianluigi Nozza
L‟analisi e la valutazione degli effetti sismici di sito, finalizzate alla definizione dell‟aspetto sismico nei
piani di governo del territorio, vengono codificate a livello procedurale mediante un approccio
secondo 3 distinti livelli, con grado di dettaglio via via crescente:
Figura - Schema procedurale associato ai 3 livelli di indagine
I primi due livelli sono obbligatori (con alcune differenze in funzione della zona sismica di
appartenenza) in fase di pianificazione.
Il terzo livello è invece obbligatorio in fase di progettazione sia quando con il 2° livello si dimostra
l‟inadeguatezza della normativa sismica nazionale per gli scenari di pericolosità sismica locale
caratterizzati da effetti di amplificazione, sia per gli scenari di pericolosità sismica locale
caratterizzati da effetti di instabilità, cedimenti e/o liquefazione e contatto stratigrafico e/o
tettonico tra litotipi con caratteristiche fisico-meccaniche molto diverse.,
Il livello 3° è obbligatorio anche nel caso in cui si stia progettando costruzioni il cui uso prevede
affollamenti significativi, industrie con attività pericolose per l‟ambiente, reti viarie e ferroviarie la
cui interruzione provochi situazioni di emergenza e costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche
importanti, sociali essenziali.
93
LA CARTA DELLA PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE (PSL)
La carta della PSL prevede la rappresentazione dei diversi scenari sismici riconosciuti sulla base di
elementi poligonali o lineari. In seguito è stato stabilito il seguente criterio di priorità decrescente tra
i diversi codici PSL:
Codice PSL Descrizione
Z1a Zona caratterizzata da mov. franosi attivi
Z1b Zona caratterizzata da mov. franosi quiescenti
Z1c Zona potenzialmente franosa o esposta a rischio
frana
Z2-Z5 Zone con terreni di fondazione scadenti o di
contatto stratigrafico tra litotipi molto diversi
Z4a,Z4b,Z4c,Z4d Zone con presenza di depositi superficiali di varia
natura
Figura - Carta della Pericolosità Sismica Locale
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
Nella figura soprastante si riporta la carta di Pericolosità Sismica Locale. Non tutto il territorio è
classificato, poiché alcune aree non ricadono in nessuna delle categorie per le quali è prevista
l‟attribuzione di un codice di PSL. Gli elementi lineari sono stati semplicemente sovrapposti agli
elementi areali.
94
La carta della PSL effettua una zonazione qualitativa del territorio sulla base di diversi scenari di
rischio sismico, associati alle più comuni situazioni geomorfologiche, morfologiche o litologiche
che si possono riscontrare in natura. Gli scenari considerati sono illustrati nella tabella seguente:
L‟esame della carta della PSL del comune di Strozza consente di evidenziare i seguenti elementi:
Il 29,9% del territorio ricade in scenari di pericolosità sismica locale caratterizzati da effetti di
instabilità legati alla presenza di fenomeni franosi attivi, quiescenti o stabilizzati o
potenzialmente franosi (classi Z1a, Z1b e Z1c); tutte queste aree sono automaticamente
assoggettate agli studi di 3° livello da effettuare in fase di progettazione.
Lo 0,0013% ricade in scenari di pericolosità sismica locale caratterizzati da terreni di
fondazione particolarmente scadenti, essenzialmente riporti (classe Z2); anche queste zone
sono automaticamente assoggettate agli studi di 3° livello.
Lo 0,045% ricade in scenari di pericolosità sismica locale caratterizzati da possibili effetti di
amplificazione litologica (Classi Z4a Z4b e Z4c) anche se si evidenzia come all‟interno di
queste aree gli edifici considerabili come strategici sono effettivamente molto pochi.
Infine il 13,4% circa ricade in scenari suscettibili di amplificazione topografica. Per quanto
concerne questi ultimi tuttavia, si deve evidenziare come in realtà solo una piccolissima
parte di queste zone, sia effettivamente edificata o presenti interesse edificatorio, in quanto
la quasi totalità delle aree individuate corrisponde alle creste sommitali che fanno da
spartiacque con i comuni vicini e quindi si colloca in zone dove è molto probabile che
anche in futuro l‟interesse edificatorio rimanga marginale. Inoltre in quasi nessuna di queste
zone si è in presenza di edifici classificabili come strategici, cosa che escluderebbe
l‟applicazione degli studi di 2° livello.
Complessivamente, il territorio comunale interessato da effetti di amplificazione sismica locale è il
43,35%.
95
ACQUA
IDROLOGIA Tratto dallo “Studio del reticolo idrografico minore comunale di Strozza (secondo quanto previsto
dalla D.G.R. 25.01.02 N° 7/7868 e successive modifiche ed integrazioni)” redatto dal Dott. Geologo
Fabio Plebani e dal Dott. Agronomo Guido Vitali.
NORMATIVA DI RIFERIMENTO (R.D. N.523/1904 E D.G.R. N.7/13950 DEL 01.08.2003)
Con la pubblicazione della D.G.R. n.7/7868 del 25.01.2002 e della successiva D.G.R. n.7/13950 del
01.08.2003.D.G.R., viene proposta la determinazione del reticolo idrografico principale ai sensi
dell‟art.3, comma 108, della L.R. 1/2000 e individuati i criteri di trasferimento delle funzioni di polizia
idraulica concernenti il reticolo idrografico minore come indicato dall‟art.3, comma 114, della
medesima normativa.
Il reticolo idrografico principale, sul quale la Regione esercita le funzioni di polizia idraulica, viene
definito dall‟elenco dei corsi d‟acqua all‟Allegato A della D.G.R. n.7/13950.
Il reticolo idrografico minore è individuato per differenza dall‟elenco del suddetto Allegato A ed è
di competenza dei Comuni che applicano i “Criteri per l‟esercizio delle attività di polizia idraulica”
definiti dall‟Allegato B della D.G.R. n.7/13950.
Nella fattispecie “i corsi d‟acqua naturali o artificiali non presenti nelle tabelle, nonché i tratti dei
corsi d‟acqua naturali o artificiali presenti nelle tabelle ma non rientranti nella descrizione tratto
indicato come principale, sono da considerarsi non appartenenti al «reticolo principale», così
come previsto nella D.G.R. n.VI/47310 del 22.12.1999”.
INDIVIDUZIONE DEL RETICOLO IDRICO PRINCIPALE
Nella D.G.R. n. 7868 dove è stato pubblicato l‟elenco dei corsi d‟acqua appartenenti al “Reticolo
Idrico Principale” (all. A sostituito dall‟all. A della D.G.R. n. 13950), di competenza della regione
Lombardia e l‟elenco dei canali di bonifica gestiti dai Consorzi di Bonifica (all. D), per il comune di
Strozza vengono individuati:
N.
Prog
r.
Denominazione Comuni interessati
F
o
c
e
o
s
b
o
c
c
o
Tratto clas.
come princ.
N.
iscr.
AAPP
BG0
13
Torrente
Imagna
Almenno S.S., Ubiale Clanezzo,
Strozza, Strozza, Berbenno,
Bedulita, S. Omobono Terme,
Corna Imagna, Rota d‟Imagna,
Fuipiano Valle Imagna,
Brumano.
B
r
e
m
b
o
Dallo sbocco
alla
biforcazione
a
NE di
Brumano
19
BG0
14
Torrente Strozza
o Pissarola Strozza, Roncola,.
I
m
a
g
n
a
Tutto il corso 20
96
I corsi d‟acqua citati individuati dalla Regione Lombardia, rispondono ad una serie di requisiti dei
quali la lista seguente rappresenta una sintesi:
– il Reticolo Principale viene costituito dai soli corsi d‟acqua che sottendono bacini idrografici
significativi;
– i corsi d‟acqua inferiori a 2 Km sono da considerarsi principali purchè siano caratterizzati da
rilevanti problematiche idrauliche o idrogeologiche;
– i corsi d‟acqua che scorrono all‟interno di uno stesso comune o che fungono da confine tra
comuni limitrofi devono essere considerati appartenenti al reticolo principale solo se interessati
da interventi idraulici o di versante particolarmente significativi;
– il punto di inizio di un corso d‟acqua principale deve sempre essere individuabile attraverso
elementi territoriali visibili;
– i punti che delimitano il reticolo principale devono essere visibili in loco e rappresentati sulla CTR
in scala 1:10000;
– i corsi d‟acqua significativi che rappresentano i principali immissari ed emissari dei maggiori
laghi lombardi devono essere definiti per quanto riguarda il punto di immissione e quello di
emissione.
La valle Pissarola,che sbocca nell‟Imagna dopo aver lambito il centro comunale, raccoglie le
acque fin dalla sommità dell‟Albenza, ben sopra l‟abitato di Roncola Valle Imagna.
Figura – Corpi idrici e reticolo minore
_______________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
97
CARATTERISTICHE DEI CORSI D’ACQUA
Nel versante Est, in sinistra orografica, il territorio si spinge fino al crinale di sommità che separa le
valli Imagna e Brembilla, toccandolo in un solo punto a quota 789 m s.l.m. (Roccoli della Passata).
Nel versante Ovest, in destra orografica, il territorio percorre per un tratto lo spartiacque
meridionale della valle Imagna, dalla cima del monte Botto (m 913 s.l.m.) verso sud, passando per
il monte Castra, fino al torrente, e per un altro tratto, verso nord, disceso fino a circa 700 metri, si
mantiene a quella quota fino a raggiungere il confine con Capizzone.
Il territorio di sinistra orografica, appartenente alle falde occidentali del monte Unione, ha forte
acclività ed è privo di insediamenti antropici, i quali sono invece presenti, in destra orografica, fino
a poco oltre i 400 metri di quota.
Le aste torrentizie, nel territorio di Strozza, sono per lo più brevi e con profilo a forte pendenza.
Le diramazioni laterali sono per lo più assenti, ed i bacini imbriferi tendono alla forma lineare
riversando separatamente le proprie acque negli alvei del reticolo principale.
Un minimo di espansione laterale del bacino idrografico, con presenza di alcuni affluenti, è
riscontrabile nel torrente P 10, a nord.
Il torrente P 01, di modestissima importanza cartografica, costituisce la parte terminale di un
torrente che proviene dal territorio di Almenno San Salvatore e solca le pendici del colle Duno.
Il percorso del torrente P03 è di definizione problematica: l‟alveo è da tempo obliterato dalla
presenza di un ambito di cava, e le sue acque sono governate artificialmente, in funzione
dell‟attività di coltivazione.
Solo un tratto superiore del suo corso è ancora presente nelle mappe catastali,mentre il tratto
inferiore, interamente sotterraneo, è assente.
Essendo incerto il presupposto della demanialità, ossia la presenza di acque piovane convogliate
in un corso d‟acqua, è particolarmente opportuno, per questo torrente, valutare una possibile
completa sdemanializzazione, oppure rivederne la consistenza secondo il programma di
sistemazione definitiva post coltivazione.
LA RISORSA ACQUA IN VALLE IMAGNA La Valle Imagna è come noto costituita da due ben distinti bacini idrografici.
Il tema del ciclo delle acque (approvvigionamento idropotabile e collettamento e depurazione
dei reflui urbani) ha avuto soluzioni tecniche diverse e per molti versi autonome.
Nell‟alta Valle i problemi riguardanti l‟approvvigionamento dell‟acqua destinata al consumo
umano hanno avuto una concreta soluzione grazie alla realizzazione di numerosi interventi di
sistemazione e di ampliamento della rete che sono in grado di garantire un servizio adeguato sia
alle popolazioni residenti che ai turisti.
Per quanto si riferisce al tema del collettamento e della depurazione dei reflui urbani, il programma
approntato dalla Comunità Montana è stato in gran parte realizzato con la costruzione del
depuratore dell‟alta valle (ubicato nel Comune di Strozza) e di tutti i collettori principali di
adduzione.
I problemi che devono ancora essere affrontati e che comportano una non irrilevante
compromissione ambientale si riferiscono al collettamento dei reflui delle numerosissime contrade
disperse su tutto il territorio dell‟alta valle.
Il reticolo idrografico, come noto caratterizzato da innumerevoli valli e vallecole di importanza
minore che hanno costituito nel passato (ed in parte anche oggi) lo strumento di dispersione ed
autodepurazione dei reflui urbani, ha contribuito a diffondere un inquinamento organico
superficiale, e spesso anche delle falde sotterranee, che deve essere rapidamente risolto per non
compromettere la bellezza dei luoghi e disperdere una risorsa come quella ambientale, che
costituisce uno dei punti di forza dell‟offerta turistica locale.
Accanto a questo problema, peraltro avviato a soluzione almeno nei suoi aspetti più rilevanti, vi è
una situazione di inquinamento localizzato dovuto alla discarica abusiva di rifiuti solidi urbani che
ha interessato una dolina situata nel Comune di Costa Imagna.
Da ultimo si sottolinea la particolare situazione delle attività produttive del settore del legno (filiera
che caratterizza gran parte della media Valle ed in particolare i territori di Berbenno e
Sant‟Omobono T.) che oggi eliminano autonomamente gli scarti legnosi di lavorazione attraverso
98
l‟incenerimento, con una pluralità di punti di emissione di fumi e la dispersione di una potenziale
energia derivante dall‟utilizzo della biomassa di scarto.
La base conoscitiva sulle infrastrutture di acquedotto, fognatura e depurazione, pur con alcune
criticità residue, ha subito una recente significativa evoluzione attraverso la ricognizione effettuata
dall‟ Autorità d‟ ambito, mentre, per quanto riguarda le derivazioni da acque superficiali, il catasto
recentemente acquisito dalla provincia consente di avere un quadro dettagliato della situazione.
I consumi idrici procapite del territorio della Comunità Montana, tenendo conto anche degli
abitanti fluttuanti che, in talune località, sono ampliamente prevalenti rispetto ai residenti, risultano
tendenzialmente contenuti (mediamente 250 litri/ab giorno), con una pressoché totale copertura
di servizio di acquedotto.
L‟approvvigionamento idrico avviene in larga parte da sorgenti prive, in linea di massima, di
inquinanti di origine industriale o agricola (es. solventi, nitrati), ma con possibili contaminazioni
occidentali di natura organica a causa di una maggiore esposizione rispetto alla falda acquifera
di pianura.
La copertura della rete fognaria è molto elevata e raggiunge il 100% in numerosi Comuni, così
come emerge una buona situazione in termini di depurazione dei reflui, con una depurazione
superiore al 90% in molti comuni e un numero ridotto di situazioni di scarico diretto in corpo idrico
superficiale.
La situazione, peraltro, è destinata a migliorare ulteriormente, a seguito del completamento dei
lavori sul collettore fognario, che permetterà una copertura ancora più completa del servizio di
depurazione, nonostante le maggiori difficoltà rispetto alle situazioni convenzionali delle aree
urbane, connesse con la configurazione del territorio, le basse temperature invernali e, in alcuni
casi, una certa variabilità delle portate dovuta alla fluttuazione delle presenze.
Sul territorio della comunità è censita una sola derivazione da acque superficiali, a scopo
industriale, ad Almenno San Salvatore.
Non vengono quindi sottratte portate idriche rilevanti al principale corso d‟ acqua e non
emergono quindi particolari criticità in termini di deflusso minimo vitale, con conseguenze sia sugli
ecosistemi sia sulla qualità delle acque superficiali, negativamente influenzata dalla scarsa
diluizione, come avviene invece in numerose realtà del territorio bergamasco.
Ciononostante, la situazione di controllo qualità acque superficiali (T. Imagna – esterna al territorio)
evidenzia uno stato di qualità solo “sufficiente”, con una sostanziale stabilità tra le diverse
rilevazioni.
Le tabelle seguenti riportano i valori degli indicatori relativi all‟acqua per ogni comune della
Comunità Montana, relativi agli anni 2002-2003 (fonte: RSA Valle Imagna 2005).
Consumi idrici totali (2002-2003)
Comune Consumi
(mc/anno)
Almenno San Bartolomeo 159.860
Almenno San Salvatore 182.000
Barzana ND
Bedulita 71.566
Berbenno 153.890
Brumano 51.171
Capizzone 100.110
Corna Imagna 100.000
Costa Valle Imagna 129.379
Fuipiano Valle Imagna 94.483
Locatello 85.244
Palazzago ND
Roncola 71.982
Rota d‟Imagna 263.807
Sant‟Omobono Terme 250.871
Strozza 61.103
Valsecca 70.375
99
Nota: per Almenno San Bartolomeo, Almenno San Salvatore e Roncola il consumo indicato è una stima
del volume immesso in rete; per Almenno San Bartolomeo e Roncola, inoltre, il dato non è disponibile per
alcuni impianti.
Consumi idrici procapite (2002-2003)
Comune Consumi procapite
(l/ab giorno)
Almenno San Bartolomeo 84
Almenno San Salvatore 86
Barzana ND
Bedulita 244
Berbenno 164
Brumano 644
Capizzone 205
Corna Imagna 269
Costa Valle Imagna 236
Fuipiano Valle Imagna 259
Locatello 193
Palazzago N D
Roncola 304
Rota d‟Imagna 309
Sant‟Omobono Terme 146
Strozza 174
Valsecca 428
Abitanti serviti da acquedotto (2002-2003)
Comune % residenti serviti % ab. Tot. serviti
Almenno San Bartolomeo ND ND
Almenno San Salvatore ND ND
Barzana ND ND
Bedulita 100% 100%
Berbenno 100% 100%
Brumano 100% 95,8%
Capizzone 100% 100%
Corna Imagna 100% 100%
Costa Valle Imagna 100% 100%
Fuipiano Valle Imagna 100% 100%
Locatello 100% 100%
Palazzago ND ND
Roncola ND ND
Rota d‟Imagna 100% 100%
Sant‟Omobono Terme 100% 100%
Strozza 100% 100%
Valsecca 100% 100%
Nota: la tabella evidenzia pressoché totale copertura della popolazione, sia residente, sia fluttuante, da parte
della rete acquedottistica. L’unica eccezione (Brumano) coinvolge comunque esclusivamente i fluttuanti.
100
Abitanti serviti da fognatura (2002-2003)
Comune % residenti serviti % abitanti
residenti serviti
% ab. fluttuanti
serviti
Almenno San Bartolomeo 70,1% 76,2% 0,0%
Almenno San Salvatore 100% 100% -
Barzana ND% ND ND
Bedulita 77,3% 88,5% 60,0%
Berbenno 98,8% 99,4% 97,2%
Brumano 92,0% 92,0% 92,0%
Capizzone 100% 100% -
Corna Imagna 100% 100% 100%
Costa Valle Imagna 90,6% 89,1% 90,9%
Fuipiano Valle Imagna 103,6% 120,4% 102,0%
Locatello 118,6% 135,6% 111,5%
Palazzago ND ND ND
Roncola 95,1% 94,4% 95,3%
Rota d‟Imagna ND ND ND
Sant‟Omobono Terme 96,9% 96,9% -
Strozza 100% 100% 100%
Valsecca 65,9% 58,4% 86,7%
Nota: Si osserva che la percentuale di abitanti serviti da fognatura risulta nella maggior parte dei casi elevata
e non lontana al 100%. Emergono solo alcune criticità localizzate in alucni comuni, interpretabili come una
prevalenza di nuclei abitativi si evidenziano le situazioni anomale di Fuipiano V. imagna e Locatello, dove il
valore superiore al 100% rivela possibili incongruenze nella banca dati di origine.
Abitanti serviti da depurazione (2002-2003)
Comune % residenti
serviti Corpo idrico Spandimento
Altro/no
n id.
Almenno San Bartolomeo 0% 1% 0% 69%
Almenno San Salvatore 0% 25% 0% 75%
Barzana ND% ND ND ND
Bedulita 77% 0% 0% 0%
Berbenno 86% 13% 0% 0%
Brumano 92% 0% 0% 0%
Capizzone 100% 0% 0% 0%
Corna Imagna 100% 0% 0% 0%
Costa Valle Imagna 91% 0% 0% 0%
Fuipiano Valle Imagna 0% 104% 0% 0%
Locatello 79% 40% 0% 0%
Palazzago ND ND ND ND
Roncola 95% 0% 0% 0%
Rota d‟Imagna ND ND ND ND
Sant‟Omobono Terme 20% 77% 0% 0%
Strozza 100% 0% 0% 0%
Valsecca 66% 0% 0% 0%
Nota: La situazione che emerge è tendenzialmente positiva: buona parte dei Comuni è servita da
depurazione e risulta limitato a pochi casi lo scarico diretto superficiale. Vanno considerati con attenzione i
casi di Almenno San Salvatore e Almenno San Bartolomeo, poiché, dai dati disponibili, non è noto il recapito
finale. Si evidenzia la situazione anomala di Fuipiano V. imagna, dove il valore superiore al 100% rivela possibili
incongruenze nella banca dati di origine.
101
Qualità della acque del Torrente Imagna
Indice biotico esteso – IBE
Premesso che l‟IBE ha un andamento fluttuante nel corso dell‟anno, il motivo delle fluttuazioni è da
ricondurre alle variazioni dei livelli idrici dei corsi d‟acqua, che in presenza di portate medie o
elevate riescono a diluire gli apporti inquinanti derivanti dagli scarichi civili e zootecnici mentre in
regime di magra non riescono ad autodepurarsi correttamente, le rilevazioni effettuate nel 2002 e
nel 2004, hanno fornito, alla stazione di rilevamento di Ubiale Clanezzo un IBE pari a 6, classe III
“ambiente inquinato o comunque alterato”.
Livello di inquinamento da macrodescrittori LIM.
Stazione di Ubiale Clanezzo, il LIM rilevato presenta un valore pari a 2 giudizio buono, nel 2002 e
pari a 2/3 giudizio buono/mediocre nel 2004.
Stato ecologico dei corsi d’acqua – SECA
Sempre presso la stazione di Ubiale Clanezzo, il SECA rilevato nel 2002 e 2004 presenta un valore
pari a 3, qualità sufficiente, tendenza stabile.
Tabella - Inidicatori di qualità delle acque del Torrente Imagna
Livello macrodescrittori Indice Biotico Esteso Stato ecologico Stato di qualità ambientale
2002 2004 2002 2004 2002 2004 2002 2004
2 2/3 6 6 Classe 3 Clase 3 Sufficiente Sufficiente
Fonte : ARPA Bergamo
102
ASPETTI NATURALISTICI , PAESAGGIO E VINCOLI
L’UNITA’ DI PAESAGGIO DEL PTCP
Secondo il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale il territorio del Comune di Strozza dal
punto di vista paesaggistico appartiene all‟Unità di Paesaggio della Valle Imagna (n.8).
Stralcio della Tavola delle Unità di Paesaggio n.8 VALLE IMAGNA (Fonte: PTCP della Provincia di
Bergamo. In verde: localizzazione di Strozza.
I caratteri morfologici della struttura territoriale di quest'area sono così sintetizzati:
l‟unità ambientale appartiene al paesaggio della valle prealpina, e coincide con il bacino
idrografico dell‟Imagna; è morfologicamente definita da un grande catino con andamento
longitudinale prevalente, e delimitata da cime, crinali e passi di notevole significato paesistico.
A nord-ovest si staglia il gruppo del Resegone in parte compreso nella vicina provincia di Lecco, di
rilevante valore naturalistico e paesistico con visuali significative di grande distanza. Dal Resegone
attraverso la Corna Camozzera, passi, selle e cime di minore rilevanza visiva, si giunge al Monte
Albenza che chiude con una piega verso est la valle. In questo punto, dopo il nucleo della
Roncola e la cima del Botto, le pendici del Monte Castra e del contrapposto monte Ubione si
uniscono nella profonda incisione del torrente Imagna.
Risalendo verso nord il bacino è inizialmente fortemente connotato dalla presenza del Monte
Ubione che si presenta come uno degli elementi morfologici più importanti che caratterizza, sotto
l‟aspetto percettivo, la Valle sia dall‟interno che dall‟esterno, grazie alla particolare forma conica
che accentua l‟emergenza delle incisioni del Brembo e dell‟Imagna.
Il crinale prosegue con piccole cime, passi e selle di rilievo meno importanti, caratterizzate peraltro
nella parte centrale, dal consistente insediamento urbano quasi sommitale di Berbenno. Di qui il
crinale prende a risalire decisamente verso cime e passi più caratterizzati fino ai Canti e alla Costa
del Pallio che si richiude con una importante testata di valle verso il Resegone.
103
All‟interno di questo sistema di cime e crinali si riconosce un paesaggio fortemente e diffusamente
umanizzato, dove anche i boschi e le aree in quota sono caratterizzati da un consistente reticolo di
sentieri e presenze edificate a testimonianza della tendenza storica a sfruttare in senso produttivo
ogni spazio possibile. Il versante ovest caratterizzato dai pianori in quota di Roncola e Costa, e dai
contrafforti boscati che si connettono con i nuclei di fondovalle (Strozza, Capizzone, Bedulita,
Cepino e Mazzoleni di S. Omobono Terme), degrada verso valle con una morfologia più dolce
definita da prati e pascoli modellati, raramente sostenuti da muri di pietra di cava locale, che
viceversa segnano più marcatamente, con un fitto reticolo di rilevante importanza paesistica, tutto
il versante est e nord-est a partire da Berbenno fino a Valsecca.
Permane in tutta la Valle e fin dentro le aree urbanizzate una penetrazione profonda del
paesaggio agrario e naturale.
Il sistema insediativo è stato condizionato fin dal passato dall‟essere una valle appartata; ciò favorì
la diffusione di piccoli nuclei compatti situati in posizione favorevole e dimensionati secondo criteri
di autonomia economica e con un‟organizzazione su base familiare. Si dovrà attendere il 1927
perché tre comuni posti al centro della Valle (Cepino, Selino e Mazzoleni) vengano aggregati a
formare un nuovo Comune con funzioni di capoluogo, S. Omobono Imagna.
I nuclei risultano compromessi da grosse espansioni edilizie, favorite dalla scomparsa del fenomeno
emigratorio e dalla nuova mobilità consentita dal reticolo stradale più recente. La via carrozzabile
di fondovalle, fino a S. Omobono, fu costruita alla metà dell‟Ottocento e soltanto nel 1959 venne
realizzato il collegamento tra Locatello e Fuipiano.
Storicamente, mentre la valle fu sottoposta con Almenno S. Salvatore, capoluogo storico di valle e
sede di pieve cristiana, corte longobarda poi e residenza del Vicario veneto, al dominio veneto, la
zona alta di Brumano rimase sotto l‟influenza del Ducato di Milano, provocando spesso problemi a
confine e insediamenti per guarnigioni, come Arnosto.
Sono assenti esempi di edilizia nobile, fatto salvo le chiese che costituiscono emergenze visuali
rilevanti: basti citare il Santuario della Cornabusa, centro religioso di Valle, le parrocchiali fuori di
Rota e Fuipiano, la Chiesa di S. Pietro posta sul crinale tra la Valle Imagna e la Valle Brembilla.
La presenza edilizia più significativa è comunque costituita dalle “Cà”, che offrono esempio
ammirevole di insediamento storico sul territorio bergamasco perchè testimonianze di una realtà
economica sociale ormai estinta, per la tipologia dei materiali impiegati (pareti, coperture) e per
l‟inserimento ambientale (a mezza costa, in ambiti agrari di versante).
Sostanzialmente il sistema insediativo si adegua all‟impianto di paesaggio, attraverso insediamenti
ben individuabili sui versanti nord e ovest sia in quota che in fondovalle separati da ampie pause di
territorio agricolo e naturalistico.
Nel fondovalle e sui versanti più idonei per morfologia e/o esposizione all‟insediamento urbano, si
verifica altresì un‟urbanizzazione senza soluzione di continuità, inglobando la miriade di piccoli
nuclei storici diffusi.
Il paesaggio antropizzato risulta anche compromesso da frequenti episodi di edilizia produttiva di
discutibile impatto ambientale, nell‟area di fondovalle di S. Omobono pressoché saldata con
l‟abitato di Locatello e nell‟area di Berbenno sviluppatasi compatta attorno al reticolo viario verso
le aree di crinale e le selle di comunicazione con la Val Brembilla.
In linea generale i percorsi in quota consentono ampie vedute sull‟area e sugli orizzonti delle
Prealpi Orobiche, mentre sul fondovalle le vedute sono condizionate dalla profondità dell‟incisione
valliva.
I principali siti di percettività si trovano sulla strada di collegamento tra Roncola e Costa e sul tratto
di accesso al valico di Valcava ove sono consentite ampie visuali su tutto il versante nord e nord-
est della valle e sul sistema prealpino limitrofo. Alcuni tratti della strada di collegamento tra
Brumano e Fuipiano consentono visuali di lunga distanza sulla valle, attraverso il varco tra il Monte
Ubione ed il Monte Castra sottostante.
Di particolare rilevanza ambientale risulta il paesaggio legato ai corsi d‟acqua laddove scorre in
profonde grotte e strette fenditure scavate nella roccia a formare orridi inaccessibili. Inoltre i
caratteri diffusi di zona carsica, specie sul versante ovest, hanno dato origine a numerosissime
grotte di cui alcune di notevole importanza, concentrate in particolare nel versante boscato in cui
è ubicato il Santuario della Cornabusa e verso Rota-Brumano.
Particolarità vegetazionali (endemismi botanici) sono rilevabili sul versante occidentale che fa
capo al Resegone-Monte Ocone-Cornabusa-Valsecca.
104
E‟ da segnalare infine che la Legge 86/83 relativa alle aree regionali protette, ha individuato
l‟ambito del Resegone tra le aree di particolare rilevanza ambientale, mentre tra gli ambiti di
interesse faunistico sono individuati l‟Oasi di protezione del Resegone ed i passi protetti a silenzio
venatorio del Pertus e della Passada.
Le situazioni che ingenerano invece un impatto negativo sotto il profilo ambientale e della
percezione visiva sono legate allo sfruttamento delle risorse minerali (cava di quarzite in Strozza
sulle pendici del Monte Castra, con consistente immissione di residui di lavaggio nell‟Imagna, e
cava di quarzite abbandonata sul versante del Monte Ubione), all‟utilizzazione di ripetitori e
antenne di forte impatto visivo (concentrate in particolare sul crinale tra Costa Imagna e Valcava)
ed alla presenza di una frana di consistenti dimensioni (Pagafone di Fuipiano) che ha stravolto il
tipico ambiente fluviale del tratto iniziale dell‟Imagna.
NATURA E BIODIVERSITÀ
Nel territorio della Comunità Montana Valle Imagna vi è una buona presenza di aree naturali (in
particolare boscate), ma caratterizzate da una scarsa continuità areale; il grado di diversità del
paesaggio rientra nella media della fascia altimetrica di appartenenza (a cavallo fra la montana e
la collinare).
Dal punto di vista dei dati inerenti a flora e fauna, si registra una carenza di informazioni nei riguardi
delle specie floristiche, mentre per quanto concerne le specie faunistiche si evidenzia una buona
presenza dell‟ avifauna.
Le orchidee spontanee, spesso utilizzate quali indicatori ambientali della biodiversità flogistica di un
luogo, risultano essere scarsamente presenti in tutti i Comuni della Valle Imagna.
Dal punto di vista della tutela del patrimonio naturale, la Comunità Montana Valle Imagna registra
al proprio interno una ridotta presenza di aree protette;assenti parchi regionali e Siti di Importanza
Comunitaria.
La tabella seguente mostra uno specchietto riassuntivo delle aree poste a tutela ambientale nella
valle.
Tabella – Aree protette
TIPOLOGIA DI AREA PROTETTA NOME DELL‟ AREA PROTETTA
Parco locale di Interesse
Sovracomunale
Comune di Palazzago
Area di rilevanza ambientale Monte Resegone
Monumento naturale Valle del Brunone
Fonte: Provincia di Bergamo, settore Pianificazione territoriale e trasporti
Auspicabile sarebbe la formulazione di studi di fattibilità per la promozione di nuove aree protette
e la realizzazione di azioni conoscitive sulla flora locale.
Nel territorio comunale di Strozza non sono presenti aree protette.
105
ASPETTI GEOMORFOLOGICI E IDROGRAFICI
(tratto dal documento preliminare del Piano di Settore della rete ecologica provinciale).
La Valle Imagna è una vallata con caratteristiche prettamente montane. Gli altri ambiti che
definiscono l‟unità territoriale, l‟Almennese e il versante sud dell‟Albenza, sono invece contesti più
aperti in relazione diretta con la pianura.
La geologia della Valle Imagna è dominata dalla presenza delle formazioni triassiche della
Dolomia Principale, del Calcare di Zù e delle Argilliti di Riva di Solto, le quali rappresentano il litotipo
più comune con conseguenze significative sulla morfologia della valle.
Nel suo insieme la valle si caratterizza per una morfologia molto complessa, articolata e
frammentata dalla presenza di numerose valli secondarie e dal contrasto tra i versanti ripidi e i
terrazzi morfologici che addolciscono l‟acclività consentendo la pratica agricola e l‟insediamento
di numerosi e sparsi nuclei abitati. Tale assetto morfologico deriva dal succedersi di resistenti rocce
calcaree e dolomitiche, responsabili delle forre e dei ripidi pendii boscati e di rocce poco resistenti
all‟erosione, modellate nelle forme arrotondate dei rilievi che chiudono la valle nel settore nord-
orientale.
Le alte e rupestri pareti dolomitiche della Corna Camozzera e del Resegone segnano fortemente il
paesaggio del settore nord-occidentale della valle.
La valle presenta un reticolo idrografico sviluppato, costituito da molti corsi d‟acqua che dalla
testata della valle confluiscono nel torrente Imagna, tributario del Brembo.
Dall‟imponente bastionata meridionale dell‟Albenza, ben visibile dalla pianura, scendono le valli
dei torrenti Tornago e Borgogna che solcano il territorio collinare costituito prevalentemente da
“morbide” rocce cretaciche.
L‟imbocco della valle è caratterizzata dalla presenza della mole tondeggiante del Monte Ubione
che divide la Valle Imagna dalla Brembana ed è la causa, con i suoi resistenti calcari giurassici,
della formazione delle profonde forre scavate dal torrente Imagna e dal Brembo.
L‟incisione prodotta dal Brembo fiancheggia il lato orientale dell‟ampio terrazzo fluvioglaciale su
cui si colloca il territorio almennese, in un ambiente di elevato valore paesaggistico e naturalistico,
Monte Albenza minacciato dalla dilagante espansione dell‟edificato.
Le attività estrattive di maggiore rilevanza nell‟area, concernenti lo sfruttamento della quarzite
presente nelle rocce della sezione terminale della valle, sono state condotte con una intensità tale
da modificare il profilo del monte Castra.
ASPETTI FLORISTICO-VEGETAZIONALI ED ECOLOGICI
(tratto dal documento preliminare del Piano di Settore della rete ecologica provinciale)
L‟elevata escursione altitudinale, la morfologia molto articolata della valle, la varietà dei substrati
rocciosi e le attività umane hanno determinato la formazione della diversità di paesaggi vegetali
che contraddistingue la Valle Imagna.
Il clima della Valle Imagna, di tipo sub-atlantico caratterizzato da piovosità sostenuta e ben
distribuita nel corso dell‟anno e le temperature fresche favoriscono la diffusione di una copertura
forestale a forte connotazione mesofila, costituita da acero-frassineti, querceti misti e, in quota, da
faggete.
Macchie boscate, la cui composizione afferisce agli acero-frassineti, si attestano lungo i pendii
delle numerose vallecole che incidono i versanti, ma avanzano sui pendii meno acclivi e nelle
forre.
Querceti a cerro (Quercus cerris), accompagnati da castagno (Castanea sativa), rivestono gli
affioramenti dei calcari marnosi lungo la costa che sale a Rota Imagna, mentre sugli affioramenti
calcarei del versante destro della valle si impone l‟ostrieto con carpino nero (Ostrya carpinifolia).
Alle quote più elevate diviene dominante la presenza del faggio (Fagus sylvatica) - favorito dal
clima particolarmente piovoso dell‟area - che chiude l‟orizzonte forestale della valle. Le faggete
sono state sacrificate per fare spazio a prati e pascoli e pochi sono i consorzi che rimangono a
testimoniare l‟ampia diffusione che caratterizzava questa specie.
Intercalate alle formazioni boscate sono le vaste distese prative e i pascoli percorsi da una rete di
siepi che segnano la vecchia rete viaria e i margini dei poderi. Essi interessano in modo particolare
gli ampi terrazzi che accompagnano in quota il torrente Imagna e il gradino che taglia il versante
106
settentrionale dell‟Albenza, su cui si collocano Costa Imagna, Roncola, Bedulita, su suoli derivanti
dalla disgregazione/decomposizione di calcari marnosi.
Le praterie di quota al di sopra dei 1100 metri sono caratterizzate da consorzi a Sesleria varia e a
Carex sempervirens e Carex firma, ricchi di specie endemiche tra le quali Primula glaucescens,
Aquilegia einseliana, Silene elisabethae, Allium insubricum, Viola dubiana, Cytisus emeriflorus,
Scabiosa vestina, Saxifraga vandellii, ecc.
I ristretti ambiti rupicoli costituiti dalle rupi e dai detriti di falda dei versanti settentrionali dell‟Albenza
e dalle guglie e pendii rupestri e fessurati del paesaggio dolomitico dei rilievi occidentali ospitano
alcune essenze endemiche insubriche quali Campanula elatinoides, Campanula raineri, Telekia
speciosissima, accompagnate dal tipico corteggio di piante degli affioramenti litoidi.
Il territorio della valle Imagna e dell‟Almennese appare caratterizzato da ampie aree boscate con
funzione di serbatoi in corrispondenza dei versanti più acclivi e aduggiati dei maggiori rilievi, Monte
Ubione, Albenza, Corna Camozzera. Ampie macchie boscate e cortine verdi a sviluppo lineare
lungo i numerosi corsi d‟acqua formano con le siepi che percorrono gli spazi aperti una fitta trama
che conferisce all‟area una funzionalità ecologica ancora significativa.
Tipologie forestali
Il Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle Imagna indiviuda sul terriotiro
comunale di Strozza le seguenti tipologie forestali:
• aceri - frassineto tipico
• castagneto dei substrati carbonatici dei suoli mesici
• castagneto dei substrati carbonatici dei suoli mesoxerici
• faggeta sub montana dei substrati carbonatici
• fascia boscata in ambito urbano
• orno ostrieto tipico
• orno ostrieto tipico var. con faggio
• robinieto misto
• saliceto di ripa
In particolare dalla cartografia si può osservare come il versante orientale della valle sia
caratterizzato prevalentemente da castagneti dei substrati carbonatici dei suoli mesoxerici e,
risalendo il versante, da orno ostrieto tipico, il quale caratterizza, insieme al castagneto dei substrati
carbonatici dei suoli mesici, il versante occidentale.
Una fascia di robinieto misto, tipologia forestale di minor pregio, caratterizza le aree del versante
occidentale a ridosso dell‟abitato di Cabrozzo.
Il grafico seguente illustra la ripartizione percentuale delle tipologie forestali rispetto alla superficie
forestale complessiva sul territorio di Strozza.
Grafico – Ripartizione delle tipologie forestali – valori percentuali
107
Complessivamente le aree boscate individuate dal Piano di Indirizzo Forestale si estendono per
circa 2,75 Km2 del territorio comunale (Indice di boscosità .
ASPETTI FAUNISTICI
La zona della Valle Imagna si presenta come una delle valli bergamasche che ha subito
maggiormente le alterazioni operate dall‟uomo. E‟ solcata da una principale via di comunicazione
fondovalliva che non costituisce una barriera insormontabile per le specie animali. La presenza di
abitati ed insediamenti artigianali tendono però a frammentare la valle. Buone sono le connessioni
con i territori adiacenti specialmente con la parte alta della Valle Brembana attraverso il corridoio
della Val Taleggio. Non mancano flussi faunistici con i territori a Sud del Linzone e della valle S.
Martino. Più difficile è il transito faunistici all‟imbocco della valle dove persistono centri abitati di
una certa dimensione e alcune infrastrutture industriali e abitative. Nella zona sono d‟interesse
naturalistico, in quanto hanno ancora un buon grado di naturalità, tutte le fasce culminali che
vanno dalla Corna Camozzera al Resegone al Palio ai “tre faggi”. Qui si alternano zone rocciose
con alpeggi e boschi di latifoglie e di conifere. Di minor interesse è la zona più bassa della valle
occupata da insediamenti di vario tipo. La zona esterna alla valle dei comuni di Palazzago,
Caprino ed Almenno, presenta delle zone seminaturali di valore in cui si alternano boschi con zone
seminaturali di pregio (tratto dal documento preliminare del Piano di Settore della rete ecologica
provinciale).
La fauna della Valle Imagna è assai ricca. Non è raro trovare nella parte alta della valle, vicino al
Resegone esemplari di camosci (Rupicapra rupicapra) e molto diffusi sono i caprioli (Capreolus
capreolus), trovando condizioni ideali di vita nei boschi dove si possono tranquillamente riprodurre.
Vi è poi la volpe (Vulpes vulpes), diffusissima, presente in tutta la valle. Al limite della vegetazione
arborea vivono faine (Martes foina) e donnole (Mustela nivalis), che si cibano di piccoli roditori, ed
abbastanza comune è la lepre (Lepus europaeus). Vi sono inoltre tassi (Meles meles), scoiattoli
(Sciurus vulgaris), moscardini (Muscardinos avellanarius), ricci (Erinaceus europaeus), ghiri (Glis glis),
martore (Martes martes), toporagni alpini (Sorex alpinus), topi selvatici (Apodemus sylvaticus) e
pipistrelli.
Per quanto riguarda l‟avifauna, tra i rapaci troviamo falchi (gen. Falco), poiane (Buteo buteo),
gheppi (Falco tinnunculus), civette (Athene noctua), barbagianni (Tyto alba), gufi comuni (Asio
otus)e gufi reali (Bubo bubo). Nei boschi non è di rado trovare le gazze (Pica pica) e le ghiandaie
(Garrulus glandarius) dalle bellissime penne azzurre, sentire il canto del cuculo (Cuculus canorus) e
il ticchettio del picchio (gen. Dendrocopos). Nella parte alta della valle vivono le coturnici
(Alectoris graeca), le quali prediligono come habitat i canaloni e le zone soleggiate, e il gallo
forcello (Tetrao tetrix) che vive tra gli arbusti nani dell'alta valle, nutrendosi di bacche, lamponi e
mirtilli. Nella parte più bassa della valle si trovano i fagiani (Fhasianus colchicus), le starne (Perdix
perdix) e le pernici (gen. Alectoris). Tra i passeriformi troviamo, oltre il passero comune (Passer
domesticus), il cardellino (Carduelis carduelis), il merlo (Turdus merula), il fringuello (Fringilla
coelebs), il pettirosso (Erithacus rubecola) e il verdone (Chloris chloris).
La valle è inoltre ricca di presenze appartenenti all‟erpetofauna. Tra i rettili che abitano il territorio
della valle troviamo: la vipera comune (Vipera aspis), il marasso (Vipera berus), l‟orbettino (Anguis
fragilis), il saettone (Elaphe longissima), il colubro liscio (Coronella austriaca), la biscia dal collare
(Natrix natrix), il biacco (Coluber viridiflavus), la lucertola vivipara (Zootoca vivipara), la lucertola
comune (Podarcis muralis)e il ramarro (Lacerta bilineata).
Tra gli anfibi troviamo invece popolazioni di rospo comune (Bufo bufo), dell‟ululone dal ventre
giallo (Bombina variegata), specie endemica della Pianura Padano-Veneta orientale, della rana
rossa di montagna (Rana temporaria) e della salamandra pezzata (Salamandra salamandra) che
trovano nei corsi d‟acqua che caratterizzano la valle o nei piccoli bacini di acque ferme, idonei
habitat riproduttivi e, nei versanti boscati e nei prati, il loro habitat terrestre.
In particolare il tratto del canale ENEL, oggi in disuso, sito nella bassa valle Imagna nel territorio del
comune di Strozza (lunghezza 2,2 Km., tra il ponte del Chitò e l‟abitato di Clanezzo) costituisce un
habitat di incredibile ricchezza faunistica.
La presenza del canale artificiale ha infatti creato una situazione pressoché unica che vede la
presenza di un bosco collinare scosceso che ha al suo interno una riserva costante di acqua ferma
e non inquinata, utilizzabile da svariate specie animali, ed estremamente favorevole per il
108
mantenimento di una biocenosi particolarmente ricca, sia per l‟abbondanza di esemplari, sia per
la diversificazione dei vari taxa presenti.
Nelle acque del canale è presente l‟ormai raro gambero di fiume, ma nelle catene alimentari che
fanno perno sul canale, un ruolo fondamentale è rivestito dalla fauna erpetologica, e in primo
luogo dagli anfibi, il cui ciclo riproduttivo nelle acque del canale è favorito dall‟assenza di pesci
che altrimenti potrebbero predarne le larve.
Sono state individuate, nel solo tratto di canale in questione, le seguenti specie di anfibi: il tritone
crestato (Triturus carnifex), la salamandra pezzata (Salamandra salamandra), la rana agile (Rana
dalmatina), la rana di montagna (Rana tempora ria), le rane verdi (Rana esculenta complex), il
rospo comune (Bufo bufo) e le seguenti specie di rettili: la lucertola muraiola (Podarcis muralis), il
ramarro (Lacerta bilineata), l‟orbettino (Anguis fragilis), il biacco (Hierophis viridiflavus), il Colubro di
Esculapio (Elaphe longissima), la biscia dal collare (Natrix natrix), la natrice tassellata (Natrix
tessellata), l’aspide (Vipera aspis). Si ipotizza inoltre anche la presenza di: il tritone punteggiato
meridionale (Triturus vulgaris meridionalis), la rana di Lataste (Rana latastei), il rospo smeraldino
(Bufo viridis) e il colubro liscio (Coronella austriaca).
(fonte dei dati relativi alla fauna del canale ENEL: studio “Osservazioni sulla fauna erpetologica del
canale ENEL tra Clanezzo e Strozza (valle Imagna)” redatto da Marco Iannucci).
Infine, per quanto riguarda l‟ittiofauna, tra le specie ittiche che abitano i corsi d‟acqua troviamo le
trote, quali l‟endemica trota mormorata (Salmo (trutta) marmoratus), e le alloctone trota fario
(Salmo (trutta) fario) e trota iridea (Oncorhynchus mykiss), nonché il vairone (Leuciscus muticellus), il
barbo (Barbo plebejus) e la sanguinerola (Phoxinus phoxinus).
BENI AMBIENTALI E DI BENI VALORE STORICO-CULTURALE
Il territorio di Strozza è ricco di elementi che costituiscono e caratterizzano il paesaggio agrario e
naturale montano, nonché il paesaggio storico culturale.
In particolare sul territorio comunale sono stati individuati i seguenti elementi:
Sistema degli spazi aperti e del paesaggio naturale
Aree agricole di interesse per la conservazione del paesaggio
Aree boscate e di interesse naturalistico Corsi d‟acqua e aree spondali
Grotte
Sistema del costruito e del paesaggio storico-culturale
Nuclei storici delle frazioni, in particolare, il nucleo storico di Amagno, Strozza, Cà Campo e
Cabrozzo.
Architetture religiose (tra cui la chiesa parrocchiale di S.Andrea, la chiesa di Cabrozzo,
l‟oratorio di san Pantaleone, cappellette e santelle)
Il nucleo rurale di Cà Liger
La ghiacciaia di Amagno
Case torri, quali la casa torre di Amagno e la casa torre a Cà campo
Il filatoio
Mulini
Ponti e manufatti storici, tra cui il ponte del Chitò
Elementi di archeologia industriale, situati, in particolare, in prossimità del centro abitato di
Cabrozzo e resti dell‟acquedotto romano
Roccoli, quale il roccolo di Amagno
Lavatoi, quali il lavatoio di Amagno, di Cabrozzo, di Cà Campo e di Strozza
Presenze archeologiche
Altri elementi di interesse paesistico e/o fruitivo
Percorsi pedonali e mulattiere
109
Vie storiche (viabilità al 1931)
Piste ciclopedonali
Strade agro-silvo-pastorali
Fasce di rispetto dei corsi d‟acqua, individuate con D. Lsg. 42/04 art 142, lettera c “Aree
tutelate per legge”, in particolare del Fiume Imagna e del Torrente Strozza o Pissarola
Zona di tutela assoluta e fascia di rispetto di pozzi e sorgenti
Bellezze d‟insieme
VINCOLI
Il territorio comunale di Strozza è interessato dai seguenti vincoli:
vincolo della fascia di rispetto dei corsi d‟acqua (D.Lgs. 42/04)
vincolo cimiteriale
vincolo idrogeologico (R.D. 30-12-1923 n. 3.267)
vincolo boschi e foreste (ex D. Lgs. 490/99)
vincolo relativo alle zone di tutela assoluta e alle zone di rispetto di sorgenti e pozzi
vincolo delle distanze di rispetto dagli elettrodotti
vincolo delle fasce di rispetto stradali fuori dal centro abitato
Bellezze d‟insieme (D.Lgs. 490/99 art. 139 lettera a, b, c)
RIFIUTI
LA PRODUZIONE E GESTIONE DEI RIFIUTI NELLA COMUNITÀ MONTANA VALLE
IMAGNA
I dati relativi alla gestione dei rifiuti sul territorio della Comunità Montana Valle Imagna devono
essere valutati a fronte delle peculiarità del territorio, che presenta alcuni ostacoli nell‟ attività di
trasporto, rendendo da un lato meno significativi i target comunemente utilizzati con riferimento
alla normativa in vigore e agli standard nazionali, dall‟ altro valorizzando l‟ opportunità di iniziative
per la prevenzione della produzione e la valorizzazione dei residui: dal compostaggio domestico al
recupero degli scarti industriali della lavorazione del legno attraverso l‟ introduzione di tecnologie
pulite.
Per quanto riguarda specificamente i rifiuti urbani, la produzione procapite (0,97 kg/ab giorno)
risulta in ogni caso decisamente inferiore al dato medio provinciale (1,22 kg/ab giorno) e regionale
(1,39 kg/ab giorno), mentre la percentuale di raccolta differenziata (42%), pur inferiore al dato
provinciale (48%), risulta comunque molto maggiore della media nazionale (19%) e dal target di
legge (35%).
Del resto il valore provinciale della percentuale di raccolta differenziata è da considerare come
caso di eccellenza e risulta difficilmente replicabile in tutte le realtà locali, caratterizzate da una
configurazione del territorio profondamente diversa.
Per la natura delle attività economiche sul territorio, la produzione di rifiuti speciali è molto limitata
(57.000 t), concentrata in un numero limitato di Comuni (tra cui Almenno S. Bartolomeo, Barzana e
Palazzago) e principalmente dovuta al trattamento superficiale dei materiali, all‟ attività estrattiva
e alla lavorazione del legno.
La presenza di impianti di recupero/smaltimento è limitata ai soli Comuni di Almenno S. Salvatore,
Barzana e Bedulita, con quantità trattate decisamente modeste rispetto alla produzione.
Ampiamente prevalenti e superiori alle quantità prodotte (oltre 6.000 T/A) sono i rifiuti di lavorazione
del legno.
110
LA PRODUZIONE DI RIFIUTI E RACCOLTA DIFFERENZATA A STROZZA E CONFRONTO
CON LA SITUAZIONE PROVINCIALE
Fonte dati: Provincia di Bergamo (Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle
raccolte differenziate - anno 2008)
RU (RIFIUTI URBANI): rifiuti di origine domestica destinati a smaltimento e/o recupero compresi quelli
di origine non domestica assimilati ai rifiuti urbani (ai sensi dell‟art.184 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i.).
RUInd (RIFIUTI URBANI INDIFFERENZIATI): rifiuti urbani destinati a smaltimento in discarica o
inceneritore (frazione residuale).
RIng (RIFIUTI INGOMBRANTI): rifiuti di origine domestica di dimensioni e di ingombro tali da non poter
rientrare nel circuito di raccolta dei RUInd (ad es. mobili e pezzi d‟arredamento, grossi imballi),
generalmente costituiti da materiali suscettibili di recupero.
RIngR (RIFIUTI INGOMBRANTI inviati a recupero) desumibile dalle informazioni ricevute dagli impianti
e da quelle dichiarate nei Mud
RIngS (RIFIUTI INGOMBRANTI inviati a smaltimento)
La tabella seguente riporta i dati relativi alla produzione di rifiuti urbani per il comune di Strozza per
l‟anno 2008, tratti dal Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle raccolte
differenziate - anno 2008 redatto dalla Provincia di Bergamo.
La produzione pro capite di rifiuti urbani, pari a 0,945 kg/ab*giorno, risulta inferiore alla media
provinciale pari a 1,235 kg/ab*giorno.
Tabella - PRODUZIONE DEI RIFIUTI URBANI – ANNO 2008
PARAMETRO VALORE
Abitanti 1.056
RUind (kg/anno) 167.190
Ingombranti (kg/anno) 18.570
TotRD (kg) 179.429
Totale rifiuti 365.189
Percentuale Rd(%) 49,13
Pro capite RUInd 2008 (kg/ab*giorno) 0,433
Variazione % pro capite RUInd 2008-2007 0,83
Pro capite Ring 2008 (Kg/ab*giorno) 0,048
Variazione % pro capite Ring 2008-2007 -12,64
Pro capite RD 2008 (kg/ab*giorno) 0,464
Variazione % pro capite RD 2008-2007 33,40
Pro capite rifiuti totali 2008 (kg/ab*giorno) 0,945
Variazione pro capite rifiuti totali 13,57
%RD+IngRec 49,13
111
SPAZZ (SPAZZAMENTO STRADE) : rifiuti derivanti da operazioni di pulizia delle strade.
RD (RACCOLTA DIFFERENZIATA) : comprende tutte le frazioni di rifiuto che sono raccolte
separatamente (rispetto al flusso indifferenziato destinato a smaltimento). Essa può essere
finalizzata al recupero di materia o alla produzione di energia, ad es. attraverso un processo di
riciclaggio o compostaggio, oppure allo smaltimento in condizioni di sicurezza per l‟ambiente e la
salute di alcune sostanze ad elevato potere inquinante (ad es. nel caso dei Rifiuti Urbani Pericolosi).
Tabella - PRODUZIONE DEI RIFIUTI NELLA PROVINCIA DI BERGAMO– ANNO 2008
Fonte dati: Provincia di Bergamo (Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle
raccolte differenziate - anno 2008)
La tabella seguente riporta i dati relativi alla raccolta differenziata per il comune di Strozza per gli
anni 2007-2008, tratti dal Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle raccolte
differenziate - anno 2008 redatto dalla Provincia di Bergamo.
Nel territorio comunale viene effettuata la raccolta differenziata di 12 tipologie di rifiuti.
Rispetto al 2007, nel 2008 si osserva una diminuzione è della raccolta totale e pro capite di farmaci,
metalli ferrosi e plastica, mentre si ha un incremento di raccolto di accumulatori al piombo,
batterie e pile, carta e cartone, legno, RAEE e vetro (per le altre sostanze dato di variazione n.d.).
112
Fonte dati: Provincia di Bergamo (Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle
raccolte differenziate - anno 2008)
Grafico – RACCOLTA DIFFERENZIATA - ANNO 2008 (valori percentuali) (Abitanti =1.056)
Tabella – RACCOLTA DIFFERENZIATA – ANNO 2008 (Abitanti = 1.056)
MATERIALE DATI RACCOLTA DIFFERENZIATA
Tota
le r
ac
co
lto
(K
g/a
)
Va
ria
zio
ne
% t
ota
le r
ac
co
lto
20
07
-20
08
Pro
ca
pite
(K
g/a
b*a
nn
o)
Va
ria
zio
ne
% p
ro c
ap
ite
20
07
-20
08
ACCUMULATORI AL PIOMBO 1.000 100,00 0,95 106,06
BATTERIE E PILE 96 20 0,09 23,64
CARTA E CARTONE 51.180 21,02 48,47 24,69
FARMACI 23 -80,83 0,02 -80,25
LEGNO 11.010 22,20 10,43 25,9
METALLI FERROSI 9.160 -33,58 8,67 -31,56
OLIO VEGETALE 70 nd 0,07 nd
PLASTICA 21.440 -5,59 20,30 -2,73
PNEUMATICI 1.000 nd 0,95 nd
RAEE 2.430 72,34 2,30 77,56
SCARTI VEGETALI 11.200 nd 10,61 nd
VETRO 70.820 46,66 67,06 51,10
113
Confrontando i dati della raccolta differenziata a Strozza, con quelli dell‟intera provincia (vedi
tabella seguente), per le tipologie di rifiuto comparabili, si osserva un valore di raccolto pro capite
superiore alla media provinciale relativamente ai metalli ferrosi, plastica, pneumatici e vetro, e dati
inferiori per carta e cartone, farmaci, legno e RAEE.
Complessivamente la percentuale di rifiuti sottoposti a raccolta differenziata nel comune di Strozza
(49,13%) è inferiore al dato provinciale (54,01%).
Tabella – RACCOLTA DIFFERENZIATA NELLA PROVINCIA DI BERGAMO - ANNO 2008
Fonte dati: Provincia di Bergamo (Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle
raccolte differenziate - anno 2008)
114
ENERGIA - IMPIANTI IDROELETTRICI
Il contributo del territorio della Comunità Montana Valle Imagna ai consumi elettrici provinciali
risulta molto modesto (circa 83 MWh sui circa 6.200 MWh provinciali), con un peso del consumo
industriale ampiamente superiore al residenziale, anche se in misura minore di quanto avviene a
livello provinciale dove, in alcune aree, sono presenti consistenti insediamenti produttivi.
Il consumo procapite residenziale è mediamente inferiore alla media provinciale (1.109 kWH/ ab.),
mentre quello procapite industriale, in conseguenza del ridotto peso dell‟ industria, risulta
nettamente inferiore (9.268 kWh/ab anno rispetto a 22.159).
Nel territorio delle Comunità Montana della Valle Imagna non risultano presenti impianti idroelettrici
(l‟unica derivazione da corpo idrico superficiale è ad uso industriale), né impianti di
cogenerazione.
Non sono inoltre presenti impianti a biomasse.
Per quanto riguarda gli altri impianti a fonti rinnovabili (solare termico, fotovoltaico, eolico, etc), si
registra la presenza di un impianto fotovoltaico con una producibilità indicativa di circa 24
MWh/anno ad Almenno S. Bartolomeo. Tale contributo, pur marginale rispetto alla produzione
provinciale, è comunque significativa per lo sviluppo di una fonte energetica attualmente non
competitiva sul piano economico, ma potenzialmente interessante per il futuro. Va sottolineato,
peraltro, che la produzione provinciale da fonti rinnovabili include una consistente presenza della
termovalorizzazione dei rifiuti (fonte assimilata alle rinnovabili). È opportuno infine tenere presente
che esiste sul territorio un certo numero di piccoli impianti solari (termici e fotovoltaici), che hanno
fruito dei numerosi finanziamenti statali e regionali, ma che non sono censiti nella fonte citata. Del
tutto assenti risultano invece gli impianti eolici.
Nella logica di un utilizzo sostenibile delle risorse energetiche risulta quindi auspicabile una
valorizzazione delle fonti rinnovabili, a partire da una valutazione dei possibili ambiti di applicazione
compatibili con i vincoli ambientali esistenti.
AGENTI FISICI
SINTESI DELLA SITUAZIONE NELLA COMUNITA’ MONTANA VALLE IMAGNA
I tratti di linee elettriche ad alta tensione che attraversano centri abitativi, indicatori della presenza
di potenziali criticità legate ad esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza, sono in
generale poco rilevanti.
Esistono alcune eccezioni, quali ad esempio il Comune di Almenno S. Bartolomeo, dove è presente
circa 1 km di linea un‟area urbana e dove potrebbe essere opportuno un approfondimento per
valutare la presenza di possibili criticità locali.
Sul piano delle misure di inquinamento elettromagnetico effettuate dall‟ ARPA provinciale, risultano
limitate le situazioni di esposizione a livelli significativi di campi elettromagnetici, con valori
comunque ampiamente inferiori ai limiti di legge.
Dal punto di vista dell‟inquinamento acustico, le campagne di rilevamento effettuate registrano
un mediocre livello di rumore generato dal traffico stradale, in particolare per quanto riguarda la
strada SP 175.
Circa il 24% dei centri urbani è interessato dall‟attraversamento di strade generatrici di
inquinamento acustico; un solo Comune ha effettuato la classificazione acustica del territorio.
RADIAZIONE ELETTROMAGNETICA
La presenza dei campi elettrici e magnetici è connessa alla presenza di conduttori di
alimentazione elettrica, dagli elettrodotti ad alta tensione fino ai cavi degli elettrodomestici.
Mentre il campo elettrico di queste sorgenti è parzialmente schermato dalla presenza di ostacoli, il
campo magnetico prodotto invece è poco attenuato da quasi tutti gli ostacoli, per cui la sua
intensità si riduce, al crescere del quadrato della distanza dalla sorgente. Per questo motivo gli
115
elettrodotti possono essere la causa di un'esposizione intensa e prolungata per coloro che abitano
in edifici vicini alla linea elettrica.
Le basse frequenze, o ELF (Extremely Low Frequency), consistono in campi elettrici e magnetici
che si formano in corrispondenza di elettrodotti (a bassa, media ed alta tensione) e di tutti i
dispositivi domestici alimentati a corrente elettrica alla frequenza a noi più noti, quali
elettrodomestici, videoterminali, ecc. Alle basse frequenze le caratteristiche fisiche dei campi sono
più simili a quelle dei campi statici rispetto a quelle dei campi elettromagnetici veri e propri; è per
questo che per le ELF il campo elettrico e il campo magnetico possono essere considerati e
valutati come entità a sé stanti. Si distinguono due principali tipologie di sorgenti in base alle
diverse caratteristiche del campo emesso: quelle deputate al trasporto e distribuzione dell‟energia
elettrica e gli apparecchi che utilizzano energia elettrica.
Per quanto attiene al trasporto si parla di elettrodotti, cioè sorgenti di campo elettromagnetico a
frequenza industriale (50 – 60 Hz). Per elettrodotto si intende l‟insieme delle linee elettriche, delle
sottostazioni e delle cabine di trasformazione. Le linee elettriche portano energia elettrica dai
centri di produzione agli utilizzatori (industrie, abitazioni, etc.) mentre le cabine di trasformazione
trasformano la corrente prodotta dalle centrali in tensioni più basse per l'utilizzazione nelle
applicazioni pratiche. Le tensioni di esercizio delle linee elettriche in Italia si distinguono in 15 kV e
60 kV per la bassa e media tensione, 132, 220 e 380 kV per l'alta tensione.
L'intensità dei campi elettrici e magnetici diminuisce con l‟aumentare della distanza dal
conduttore, dipende dalla disposizione geometrica e dalla distribuzione delle fasi della corrente
dei conduttori stessi e anche dal loro numero.
Il Comune di Strozza è attraversato da 4 linee elettriche. Una linea segue indicativamente
l‟andamento della strada provinciale, una seconda taglia da ovest a est il territorio nella parte
settentrionale del Comune, e le ultime due, parallele e accostate, attraversano indicativamente
da sud-ovest a nord-est il territorio comunale. I tratti che interessano aree urbanizzate hanno una
lunghezza complessiva di 121 m, pari al 4,47 % della rete della C. M. e allo 0,08% della rete
provinciale (dato 2002, RAS Valle Imagna). Tale dato risulta inferiore alla media provinciale.
La L. 36/01 disciplina, tra gli altri dettati, anche il risanamento degli impianti radioelettrici esistenti
per ciò che riguarda le situazioni di superamento dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e
degli obiettivi di qualità con tempi che hanno trovato piena applicazione dopo l‟emanazione del
D.P.C.M. 8 luglio 2003.
La Regione Lombardia, con la L.R. 11/01 delegata dalla Legge Quadro 36/01 e raccordata con il
successivo D.Lgs. n. 259/03, ha stabilito una propria disciplina in materia di impianti radioelettrici per
l‟istallazione ed esercizio, la localizzazione, i risanamenti e le sanzioni, qualora fossero riscontrati
superamenti di tali limiti.
Per quanto riguarda gli impianti per le trasmissioni radio-televisive e per la telefonia, si riporta la
mappa della loro distribuzione sul territorio provinciale, come risulta dai dati di ARPA Lombardia.
Il territorio di Strozza è interessato dalla presenza, in prossimità del confine occidentale, di un
impianto di radiofonia, il quale è stato incluso nel Piano di Risanamento Regionale.
116
Figura - Carta della dislocazione degli impianti radio-televisivi e di telefonia della provincia di
Bergamo.
Fonte: ARPA Lombardia
La Regione Lombardia ha svolto nel corso del 2004 una campagna di misura del gas radon in tutto
il suo territorio, al fine dell‟individuazione delle radon prone areas (aree ad elevata probabilità di
alte concentrazioni di radon), come previsto dal D.Lgs. 241/00.
Il piano di misurazione ha visto il territorio regionale suddiviso secondo una griglia a maglie di
dimensione variabile in funzione delle caratteristiche geologiche e morfologiche del suolo, ovvero
maglie più fitte nella zona alpina e prealpina nella quale ci si aspetta di avere concentrazioni di
radon più elevate o comunque caratterizzate da una maggiore variabilità spaziale, e maglie
meno fitte laddove si presume di avere basse o comunque relativamente uniformi concentrazioni
di radon, come per esempio nella zona della Pianura Padana.
I primi risultati delle misure effettuate nell‟ambito del piano regionale della Lombardia per la
determinazione delle radon prone areas confermano lo stretto legame tra la presenza di radon e
le caratteristiche geologiche del territorio, mostrando valori più elevati di concentrazione di radon
indoor nelle province di Bergamo, Brescia, Lecco, Sondrio e Varese. Di fatto, nel 84.6 % dei locali
indagati (tutti posti al piano terra) nell‟intera regione i valori sono risultati essere inferiori a 200
Bq/m3, mentre nel 4.3 % dei casi sono superiori a 400 Bq/m3, con punte superiori a 800 Bq/m3 (0.6 %
dei punti di misura).
Le indagini condotte classificano il territorio comunale di Strozza in fascia a bassa esposizione,
compresa tra 0 e 100 Bq/m3, dove i valori obiettivo per le nuove edificazioni sono fissati dalla
Comunità Europea in 200 Bq/m3.
117
Il comune di Strozza è classificato come Comune a bassa concentrazione di radon indoor
(Campagna regionale 2003-2005).
Figura - Piano di mappatura per la determinazione delle radon prone areas in Lombardia (2003-
2005) – localizzazione dei punti di misura
Fonte: ARPA Lombardia
Figura - Classificazione dei territori lombardi per presenza di radon indoor
Fonte: ARPA Lombardia
118
Figura - mappa dei comuni della Lombardia ad “ alta concentrazione “ media concentrazione “ “
bassa concentrazione” di radon indoor.
Fonte: Studio RADON IN LOMBARDIA: DAI VALORI DI CONCENTRAZIONE INDOOR MISURATI,
ALL’INDIVIDUAZIONE DEI COMUNI CON ELEVATA PROBABILITA’ DI ALTE CONCENTRAZIONI. UN
APPROCCIO GEOSTATISTICO (Campagna regionale 2003-2005).
RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE Le aziende a rischio di incidente rilevante sono imprese che per presenza nel proprio sito di
determinate sostanze pericolose oltre un definito livello di quantità possono rappresentare un
pericolo potenziale per il territorio in caso di incidenti rilevanti e sono pertanto sottoposte a
particolari adempimenti legislativi (Direttiva 96/82/CE - D.Lgs. 334/99) in materia di prevenzione e
sicurezza per l‟uomo e per l‟ambiente.
La normativa italiana ordina le aziende RIR (aziende a rischio di incidente rilevante) in tre classi,
secondo il tipo di sostanze pericolose e i quantitativi presenti, sottoponendole a differenti obblighi:
rapporto di sicurezza (art.8 del D.Lgs. 334/99), notifica (art.6 del D.Lgs. 334/99), relazione o
individuazione dei rischi di incidente rilevante (art.5 comma 3 e comma 2 del D.Lgs. 334/99).
Nella provincia bergamasca sono presenti 244 Comuni, nel territorio di 27 di questi sono presenti, in
numero variabile, aziende a Rischio di Incidente Rilevante ex D.L.gs. n. 334/99 s.m.i.
In base alle definizioni date, la compatibilità dello stabilimento con il territorio circostante va
valutata in relazione alla sovrapposizione delle tipologie di insediamento, categorizzate in termini di
vulnerabilità con l‟inviluppo delle aree di danno.
Le aree di danno corrispondenti alle categorie di effetti considerate individuano quindi le distanze
misurate dal centro di pericolo interno allo stabilimento, entro le quali sono ammessi gli elementi
territoriali vulnerabili.
Nel territorio di Strozza e dei comuni confinanti non sono presenti aziende a rischio di incidente
rilevante
119
Figura - Presenza aziende RIR in Provincia di Bergamo e nei Comuni limitrofi
Fonte: Documento preliminare di piano del Piano di settore PdSRIR per la disciplina degli
stabilimenti a rischio di incidente rilevante di cui al D.M. 09.05.2001
120
22..22 -- SSIINNTTEESSII DDEELLLLOO SSTTAATTOO AATTTTUUAALLEE Nel territorio del Comune di Strozza in generale non si riscontrano situazioni ambientali di
particolare criticità, e pertanto, il territorio comunale può essere considerato complessivamente in
buono/discreto stato ambientale.
E‟ comunque possibile evidenziare alcuni elementi di criticità, sensibilità e potenzialità ambientale
emersi dall‟analisi della situazione attuale e degli elementi di pressione antropica sul territorio.
Nelle seguenti schede viene presentata una valutazione della situazione attuale del territorio di
Strozza, analizzando i seguenti sistemi:
Aria
Suolo
Acqua
Componente naturalistica e paesaggio
Rumore
Inquinamento elettromagnetico
Radon
Rifiuti
Attività economiche con potenziali impatti sull‟ambiente
Energia
Mobilità e traffico
La chiave di lettura del giudizio sintetico relativo al livello di criticità, per ogni indicatore è la
seguente:
VALUTAZIONE SIMBOLOGIA
SITUAZIONE NON CRITICA
CRITICITA‟ MEDIA
CRITICITA‟ ELEVATA
ASPETTO AMBIENTALE DA
MONITORARE NELLA FASE DI
DEFINIZIONE DELLE SCELTE DI PIANO
INFORMAZIONI DISPONIBILI NON
SUFFICIENTI
?
!
121
INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE
ARIA
Inquinanti misurati presso la
centralina fissa di
rilevamento ARPA situata nel
Comune di Ponte San Pietro
Ossidi di
Azoto
Dalle misurazioni effettuate presso la stazione fissa di rilevamento di Ponte San
Pietro si rilevano valori di concentrazioni inferiori ai limiti di legge
Monossido
di carbonio
Dalle misurazioni effettuate presso la stazione fissa di rilevamento di Ponte San
Pietro si rilevano valori di concentrazioni inferiori ai limiti di legge
Campagna mobile misura
effettuata nel Comune di
Almenno San Bartolomeo (2008)
Biossido di
azoto
Durante il periodo di misura ad Almenno San Bartolomeo la maggior parte degli
inquinanti monitorati (SO2, NO
2, CO e O
3) non ha fatto registrare superamenti
dei limiti normativi.
I valori medi di Benzene risultano inferiori ai limiti di legge.
Il PM10 ha superato il valore limite di legge per 17 giorni sui 20 giorni del
monitoraggio. Gli episodi di criticità per il PM10 non sono propri del sito di
monitoraggio, ma interessano una vasta area della Pianura Padana. In
particolare l‟accumulo delle polveri fini nei bassi strati atmosferici durante la
stagione fredda, e il conseguente superamento del valore limite normativo, è
modulato principalmente dalle condizioni climatiche che si instaurano sulla
pianura lombarda in inverno, oltre alle caratteristiche geografiche della
regione.
Durante le fasi di stabilità atmosferica le calme di vento e il raffreddamento
radiativo del suolo determinano una diminuzione delle capacità dispersive
dell‟atmosfera, favorendo l‟accumulo degli inquinanti al suolo.
Monossido
di
carbonio
Biossido di
zolfo
Ozono
PM10
Benzene
122
INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE
Inventario Regionale Emissioni in
Atmosfera ARPA Lombardia – INEMAR 2005)
Analizzando l‟emissione di biossido di zolfo SO2, ossidi di azoto NOx, monossido
di carbonio CO e anidride carbonica CO2, le fonti combustibili maggiormente
responsabili delle emissioni risultano essere il gasolio per autotrasporto (diesel), la
benzina senza piombo e la legna e similari (questi ultimi, in particolare per le
emissioni di SO2 e CO).
I macrosettori maggiormente responsabili delle emissioni delle quattro sostanze
considerate sono il trasporto su strada (sempre maggiore del 50%), seguito dalla
combustione non industriale. Pertanto si evidenzia la scarsa presenza nel
territorio comunale di attività industriali fonti di emissioni inquinanti in atmosfera.
SUOLO
Pericolosità idrogeologica
Parte del territorio di Strozza è sottoposto a vincolo idrogeologico (ai sensi del
R.D. n° 3267/1923),
Fattibilità geologica
Il 38,62% del territorio comunale è classificato in classe di fattibilità 4.
In tale classe sono state inserite le aree coinvolte in movimenti franosi che
risultano in atto o quiescenti, le pareti in roccia dalle quali si possono staccare
dei massi, gran parte del versante occidentale del monte Ubione, il torrente
Imagna e gli impluvi naturali con le loro sponde sino ad una distanza di 10 metri
secondo quanto riportato dall‟Art.96 del Regio Decreto 523/1904. In questa
classe 4 ricadono anche le zone di tutela assoluta (estensione 10 metri attorno
alle opere di captazione) per le opere di captazione le cui acque in passato
furono destinate a scopo idropotabile.
!
!
123
INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE
Pericolosità sismica locale (PSL)
Il 29,9% del territorio ricade in scenari di pericolosità sismica locale caratterizzati
da effetti di instabilità legati alla presenza di fenomeni franosi attivi, quiescenti o
stabilizzati o potenzialmente franosi (classi Z1a, Z1b e Z1c); tutte queste aree
sono automaticamente assoggettate agli studi di 3° livello da effettuare in fase
di progettazione.
Lo 0.0013% ricade in scenari di pericolosità sismica locale caratterizzati da
terreni di fondazione particolarmente scadenti, essenzialmente riporti (classe
Z2); anche queste zone sono automaticamente assoggettate agli studi di 3°
livello.
Lo 0.045% ricade in scenari di pericolosità sismica locale caratterizzati da
possibili effetti di amplificazione litologica (Classi Z4a Z4b e Z4c) anche se si
evidenzia come all‟interno di queste aree gli edifici considerabili come
strategici sono effettivamente molto pochi.
Infine il 13.4% circa ricade in scenari suscettibili di amplificazione topografica.
Per quanto concerne questi ultimi tuttavia, si deve evidenziare come in realtà
solo una piccolissima parte di queste zone, sia effettivamente edificata o
presenti interesse edificatorio, in quanto la quasi totalità delle aree individuate
corrisponde alle creste sommitali che fanno da spartiacque con i comuni vicini
e quindi si colloca in zone dove è molto probabile che anche in futuro
l‟interesse edificatorio rimanga marginale. Inoltre in quasi nessuna di queste
zone si è in presenza di edifici classificabili come strategici, cosa che
escluderebbe l‟applicazione degli studi di 2° livello.
Uso del suolo
La percentuale di consumo del suolo urbano (compreso l‟ambito estrattivo) è
pari al 17,25%.
Dall‟analisi emerge che il territorio comunale di Strozza sia caratterizzato
prevalentemente da boschi e aree agricole prative.
!
124
INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE
ACQUA
Qualità delle acque superficiali
Le rilevazioni effettuate nel 2002 e nel 2004 presso la stazione di rilevamento di
Ubiale Clanezzo hanno rilevato per il torrente Imagna:
- un IBE pari a 6, classe III “ambiente inquinato o comunque alterato”.
- un livello di inquinamento da macrodescrittori LIM con valore pari a 2 giudizio
buono nel 2002, e pari a 2/3 giudizio buono/mediocre nel 2004.
- uno stato ecologico SECA di valore pari a 3, qualità sufficiente, tendenza
stabile.
Qualità delle acque sotterranee ?
Non sono disponibili informazioni di dettaglio relative ai livelli di inquinamento
delle acque sotterranee che interessano il territorio di Strozza.
Consumi idrici ad uso idropotabile
Nel territorio comunale si registra un consumo idrico totale di 61.103 m3/anno, e
un consumo idrico procapite di 174 l/ab giorno che risulta inferiore alla media
nazionale pari al 300 l/ab giorno anno 2002-2003, (fonte: RSA Valle Imagna).
Copertura rete acquedotto
La rete acquedottistica del Comune di Strozza serve il 100% degli abitanti
Impianti di depurazione delle acque e rete
fognaria
La rete fognaria del Comune di Strozza serve il 100% degli abitanti.
Nel Comune di Strozza è situato un impianto di depurazione delle acque.
125
INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE
COMPONENTE NATURALISTICA E PAESAGGIO
Beni ambientali vincolati nel territorio
comunale
Il territorio comunale di Strozza è interessato dai seguenti vincoli ambientali:
- vincolo idrogeologico (R.D. 30-12-1923 n. 3.267)
- vincolo boschi e foreste (ex D. Lgs. 490/99)
- vincolo relativo alle zone di tutela assoluta e alle zone di rispetto di
sorgenti e pozzi
- bellezze d‟insieme (D.Lgs. 490/99 art. 139 lettera a, b, c)
RUMORE
Inquinamento acustico ?
Il Comune di Strozza non dispone del Piano di classificazione acustica del
territorio comunale.
INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO
Sorgenti di inquinamento
elettromagnetico
Nel territorio di Strozza sono presenti 4 linee elettriche.
I tratti che interessano aree urbanizzate hanno una lunghezza complessiva di
121 m, pari al 4,47 % della rete della C. M. e allo 0,08% della rete provinciale
(dato 2002).
Tale dato risulta inferiore alla media provinciale.
Il territorio di Strozza è interessato dalla presenza, in prossimità del confine
occidentale, di un impianto di radiofonia, il quale è stato incluso nel Piano di
Risanamento Regionale.
RADON
Radioattività emessa da Radon Indoor
Il territorio di Strozza è classificato come Comune a bassa concentrazione di
Radon Indoor.
!
!
126
INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE
RIFIUTI
Produzione rifiuti urbani sul territorio Comunale
(Fonte dato: Provincia di Bergamo (Rapporto
sulla produzione di rifiuti urbani e
sull’andamento delle raccolte differenziate -
anno 2008)
La produzione di rifiuti urbani pro capite (0,945 kg/ab giorno) per l‟anno 2008
risulta inferiore alla media provinciale (1,235 kg/ab giorno).
Raccolta Differenziata
(Fonte dato: Provincia di Bergamo (Rapporto
sulla produzione di rifiuti urbani e
sull’andamento delle raccolte differenziate -
anno 2008)
Nel territorio comunale viene effettuata la raccolta differenziata di 12 tipologie
di rifiuti. Rispetto al 2007, nel 2008 è diminuita la raccolta totale e pro capite di
farmaci, metalli ferrosi e plastica, mentre si ha un incremento di raccolto di
accumulatori al piombo, batterie e pile, carta e cartone, legno, RAEE e vetro
(per le altre sostanze dato di variazione n.d.).
Confrontando i dati della raccolta differenziata a Strozza, con quelli dell‟intera
provincia (per le tipologie di rifiuto comparabili) si osserva un valore di raccolto
pro capite superiore alla media provinciale relativamente ai metalli ferrosi,
plastica, pneumatici e vetro, e dati inferiori per carta e cartone, farmaci, legno
e RAEE.
Complessivamente la percentuale di rifiuti sottoposti a raccolta differenziata nel
comune di Strozza (49,13%) risulta inferiore al dato provinciale (54,01%).
ATTIVITA’ ECONOMICHE CON POTENZIALI IMPATTI SULL’AMBIENTE
Discariche
Nel territorio comunale è presente una piattaforma ecologica.
Cave
Nel territorio comunale è presente un ambito estrattivo previsto dal Piano Cave
Vigente, e un ambito estrattivo non più attivo.
Impianti di trattamento rifiuti
Nel territorio comunale non sono presenti impianti di trattamento rifiuti.
!
!
127
INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE
Industrie a rischio di incidente
rilevante
Il Comune di Strozza non è interessato dalla presenza e dall‟influenza di industrie
a rischio di incidente rilevante (RIR), così come definite dal D.Lgs. 334/99.
Siti contaminati
Nel territorio comunale non sono presenti siti contaminati.
Aziende Insalubri
Nel territorio comunale non sono presenti aziende insalubri
Insediamenti produttivi
A Strozza sono presenti alcune realtà produttive, dislocate principalmente lungo
la direttrice provinciale.
Aziende zootecniche
Nel territorio di Strozza sono presenti 33 aziende zootecniche con le seguenti
tipologie e numero di capi allevati (anno 2000): 11 bovini, 1 ovino, 11 caprini, 2
suini, 243 avicoli, 85 conigli, 20 equini.
Aziende agricole totali
Nel territorio di Strozza sono presenti 61 aziende agricole di cui 60 con SAU, di
cui 18 con allevamenti.
ENERGIA
Consumi di energia elettrica
L‟analisi è stata condotta a livello della Comunità Montana Valle Imagna (anno
1999).
Il contributo del territorio della Comunità Montana Valle Imagna ai consumi
elettrici provinciali risulta molto modesto (circa 83 MWh sui circa 6.200 MWh
provinciali), con un peso del consumo industriale ampiamente superiore al
residenziale, anche se in misura minore di quanto avviene a livello provinciale
dove, in alcune aree, sono presenti consistenti insediamenti produttivi.
Il consumo procapite residenziale è mediamente inferiore alla media
provinciale (1.109 kWH/ ab.), mentre quello procapite industriale, in
conseguenza del ridotto peso dell‟ industria, risulta nettamente inferiore (9.268
kWh/ab anno rispetto a 22.159).
!
!
128
INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE
Impianti idroelettrici e a fonti rinnovabili
L‟analisi è stata condotta a livello della Comunità Montana Valle Imagna (anno
2001).
Nel territorio delle Comunità Montana della Valle Imagna non risultano presenti
impianti idroelettrici (l‟unica derivazione da corpo idrico superficiale è ad uso
industriale), né impianti di cogenerazione.
Non sono inoltre presenti impianti a biomasse.
Per quanto riguarda gli altri impianti a fonti rinnovabili (solare termico,
fotovoltaico, eolico, etc), si registra la presenza di un impianto fotovoltaico con
una producibilità indicativa di circa 24 MWh/anno ad Almenno S. Bartolomeo.
Tale contributo, pur marginale rispetto alla produzione provinciale, è comunque
significativa per lo sviluppo di una fonte energetica attualmente non
competitiva sul piano economico, ma potenzialmente interessante per il futuro.
Copertura rete gas metano
La rete di distribuzione del gas metano copre quasi interamente il territorio
comunale.
MOBILITA’ E TRAFFICO
Flussi di traffico (TGM)
L‟Area della Valle Imagna, presenta una accessibilità differenziata in merito alle
infrastrutture viarie: la zona di fondovalle risulta essere adeguatamente
collegata sia al proprio interno che alla principale viabilità provinciale; la zona
superiore, soffre ancora oggi di una viabilità insufficiente, sia nelle relazioni
interne che con il resto della Provincia.
Analizzando i valori del Traffico Giornaliero Medio (TGM) rilevati per alcune
strade presenti nel territorio della Valle Imagna è evidente come si sia verificato
un aumento nel TGM nel decennio trascorso fra il 1981/1982 e il 1992/1993, in
particolare per alcune sezioni stradali (SP 175 e SP 14); è lecito pensare che ad
oggi i valori del TGM di tali sezioni stradali sia ulteriormente aumentati.
!
129
INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE
Trasporto pubblico
Strozza è attraversata da percorsi di linee extraurbane, i cui itinerari di
collegamento con il Capoluogo principale consentono un regolare
collegamento via gomma entro l'ambito provinciale.
Strozza è servita da due linee di autobus gestite dalla società Sab:
- la linea B00a Costa Imagna - S. Omobono - Villa d'Almè che offre 23 corse
per Strozza di cui 3 effettuate anche nei festivi e 19 corse da Strozza di cui 2
anche nei giorni festivi;
- la linea B00d Blello - Berbenno – Capizzone che offre 4 corse per Strozza
nessuna delle quali effettuata nei festivi e 5 corse da Strozza anche in questo
caso limitate ai soli giorni feriali.
La Rete di Trasporto Pubblico Locale comunale è pari a 0,51 Tpl n/km2.
130
33-- CCOONNTTEESSTTOO PPIIAANNIIFFIICCAATTOORRIIOO EE PPRROOGGRRAAMMMMAATTIICCOO:: LLAA
PPIIAANNIIFFIICCAAZZIIOONNEE SSOOVVRRAACCOOMMUUNNAALLEE EE DDII SSEETTTTOORREE ________________________________________________________________________________
Il presente capitolo analizza gli indirizzi e gli obiettivi di Piani sovracomunali e di settore, con cui è
indispensabile confrontarsi per la pianificazione locale del Comune di Strozza e per valutare la
coerenza esterna tra i piani sovra comunali e di settore e gli obiettivi del documento di Piano.
In particolare, i Piani considerati sono i seguenti:
- Schema di sviluppo dello spazio europeo (SSSE)
- Piano Territoriale Regionale della Lombardia e relativo Piano Paesaggistico (PTR, PPR)
- Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)
- Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)
- Piano Cave della Provincia di Bergamo
________________________________________________________________________________
131
33..11 -- LLOO SSCCHHEEMMAA DDII SSVVIILLUUPPPPOO DDEELLLLOO SSPPAAZZIIOO EEUURROOPPEEOO ________________________________________________________________________________________________
Senza prevedere nuove competenze comunitarie in materia di assetto territoriale, lo Schema di
sviluppo dello spazio europeo (SSSE) costituisce un quadro di orientamento politico finalizzato a
migliorare la cooperazione tra le politiche comunitarie settoriali che hanno un impatto significativo
sul territorio. La sua elaborazione prende le mosse dalla constatazione che l'azione degli Stati
membri si integra meglio se è basata su obiettivi di sviluppo territoriale definiti in comune. Si tratta di
un documento di natura intergovernativa a carattere indicativo e non vincolante.
Conformemente al principio di sussidiarietà, la sua applicazione avviene al livello di intervento più
appropriato e a discrezione dei diversi protagonisti nell'ambito dello sviluppo territoriale.
LE FINALITÀ FONDAMENTALI DELLO SSSE
Alla luce delle disparità esistenti tra le diverse regioni sul piano dello sviluppo e degli effetti, a volte
contraddittori, sullo sviluppo territoriale delle politiche comunitarie, tutti i responsabili dell‟assetto
territoriale dovrebbero ispirarsi a modelli spaziali o perseguire obiettivi di fondo. La strategia
territoriale a livello europeo è finalizzata alla realizzazione di uno sviluppo equilibrato e sostenibile,
rafforzando in particolare la coesione economica e sociale. La relazione Brundtland delle Nazioni
Unite definisce lo sviluppo sostenibile non solo come sviluppo economico nel rispetto
dell‟ambiente, che preservi le attuali risorse per le generazioni future, ma anche come sviluppo
equilibrato dello spazio. Ciò significa, in particolare, conciliare le esigenze sociali ed economiche in
materia di spazio con le sue funzioni ecologiche e culturali, e contribuire in tal modo alla
realizzazione di uno sviluppo territoriale duraturo ed ampiamente equilibrato.
In tal modo, l‟UE si svilupperà progressivamente, da unione economica, in unione ecologica e,
successivamente, in unione sociale, rispettando la diversità regionale.
Figura - Triangolo degli obiettivi: sviluppo equilibrato e durevole dello spazio
Fonte: Documento Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo SSSE - Verso uno sviluppo
territoriale equilibrato e durevole del territorio dell’Unione Europea Approvato dal Consiglio
informale dei Ministri responsabili della gestione del territorio a Potsdam, Maggio 1999.
132
Il triplice obiettivo implica il perseguire congiuntamente le tre seguenti finalità politiche:
• la coesione economica e sociale,
• la salvaguardia delle risorse naturali e del patrimonio culturale,
• una competitività più equilibrata dello spazio europeo.
OBIETTIVI POLITICI E OPZIONI PER IL TERRITORIO EUROPEO
Lo SSSE, che è rivolto all'insieme dei protagonisti dello sviluppo dello spazio a livello europeo,
nazionale, regionale e locale, persegue i seguenti obiettivi e le seguenti linee politiche:
A) l'istituzione di un sistema urbano policentrico ed equilibrato;
B) la promozione di modelli di trasporti e di comunicazione integrati, che favoriscono
l'equivalenza di accesso alle infrastrutture e alle conoscenze nell'intero territorio dell'Unione;
C) lo sviluppo e la tutela della natura e del patrimonio culturale.
____________________________________________________________________________________________
133
33..22 -- IILL PPIIAANNOO TTEERRRRIITTOORRIIAALLEE RREEGGIIOONNAALLEE ____________________________________________________________________________________________
Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato, nella seduta del 19 gennaio 2010, il Piano
Territoriale Regionale, principale strumento di governance territoriale. Dal 17 febbraio 2010 il Piano
ha acquistato efficacia.
Il Piano Territoriale Regionale si pone come lo strumento di supporto all‟attività di governance
territoriale della Regione proponendo di rendere coerente e sostenibile la visione strategica
della programmazione generale con il contesto locale, fisico, ambientale e sociale. Esso
definisce un modello di sviluppo regionale e si pone come il primo strumento per orientare
la pianificazione e indirizzare la progettualità sul territorio.
Il PTR è elemento fondamentale per costituire un assetto coordinato della disciplina territoriale in
Lombardia in relazione anche agli strumenti di programmazione provinciale prima e comunale poi;
questi infatti devono concorrere in maniera sinergica alla completa attuazione delle sue
linee di indirizzo.
Il Piano definisce le linee di sviluppo del territorio per i prossimi anni, individuando obiettivi di
competitività, di valorizzazione delle risorse naturali, storiche e culturali della Regione, nonché di
sostenibilità ambientale delle scelte di programmazione territoriale.
Introdotto dalla L.R. 12 del 2005 in materia di governo del territorio, lo strumento assume un
ruolo fondamentale e di riferimento nello scenario degli strumenti di pianificazione.
Secondo gli articoli 19 e 20 della suddetta legge e successive modificazioni (L.R 4 del 14 marzo
2008) il PTR costituisce “atto fondamentale di indirizzo agli effetti territoriali della
programmazione di settore della Regione”, nonché “di orientamento della programmazione
e pianificazione territoriale dei comuni e della Provincia”, con cui la Regione individua gli
elementi essenziali del proprio assetto territoriale e definisce i criteri e gli obiettivi per gli atti di
programmazione di Provincia e Comuni.
Il principio su cui si basa il Piano è quello del “miglioramento della vita dei cittadini nel proprio
territorio” attraverso un percorso che muove dalla promozione della sussidiarietà e dal
perseguimento della sostenibilità dello sviluppo; questo, viene perseguito attraverso
“macrobiettivi” che sono:
rafforzare e aumentare la competitività dei territori della Lombardia: intesa come la
capacità di creare attività innovative trattenendole sul proprio territorio fungendo poi da polo
attrattore;
riequilibrare il territorio lombardo: che nasce dalla consapevolezza della presenza sul
territorio lombardo di diversi sistemi territoriali che coesistono e che, con diversa
vocazione, concorrono alla competitività dell‟intero sistema policentrico della regione;
proteggere e valorizzare le risorse della regione: intese come quelle operazione di
riconoscimento delle differenti risorse da cui la Lombardia è caratterizzata e che sono di tipo
naturale, culturale, di capitale umano e paesaggistico.
I macrobiettivi vengono poi declinati in un sistema composto da 24 obiettivi “secondari”, che
costituisce il quadro complessivo degli intenti regionali ed è di riferimento alla formulazione
degli strumenti di governo del territorio. Il sistema si articola in modo tale da fornire da un lato una
visione di sintesi per l‟intero territorio lombardo, dall‟altro una visione disaggregata tale da
intercettare i temi settoriali tenendo conto delle specificità locali.
GLI OBIETTIVI DEL PTR
Per la crescita durevole della Lombardia, il filo rosso che collega i tre macro-obiettivi alla
concretezza dell‟azione passa attraverso l‟individuazione e l‟articolazione nei 24 obiettivi che il PTR
propone.
Essi rappresentano una “meridiana” ideale che proietta sul territorio e nei diversi ambiti di azione
l‟immagine dello sviluppo cui la Lombardia vuole tendere.
134
Di seguito si riporta lo schema degli obiettivi del PTR tratto dal Documento di Piano del Piano
Territoriale Regionale della Lombardia adottato.
STROZZA E IL PIANO TERRITORIALE REGIONALE DELLE LOMBARDIA
Il Piano Territoriale Regionale della Lombardia classifica il territorio comunale come appartenente
al Sistema territoriale della Montagna e al Sistema territoriale Pedemontano, come illustra la figura
seguente.
_______________________________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________________________
Estratto tavola 4 “I sistemi territoriali del P.T.R.” del Piano Territoriale Regionale con localizzazione di
Strozza.
Di seguito si riportano gli obiettivi del PTR per il Sistema Territoriale della Montagna e per il Sistema
Territoriale Pedemontano, con cui la pianificazione territoriale a livello comunale deve confrontarsi.
OBIETTIVI DEL SISTEMA TERRITORIALE DELLA MONTAGNA (tratti dal Documento di Piano del PTR)
ST2.1 Tutelare gli aspetti naturalistici e ambientali propri dell'ambiente montano
(ob. PTR 17)
Preservare la caratterizzazione a forte valenza paesaggistica ed ecologico/ambientale della
montagna
Armonizzare l‟uso del territorio con le esigenze e con gli obiettivi di protezione dell‟ambiente,
con particolare riferimento alla salvaguardia e al ripristino dell‟equilibrio ecologico e della
biodiversità, alla salvaguardia e alla gestione della diversità dei siti e dei paesaggi naturali e
rurali, nonché dei siti urbani di valore, all‟uso parsimonioso e compatibile delle risorse naturali,
alla tutela degli ecosistemi, delle specie e degli elementi paesaggistici rari, al ripristino di
Localizzazione del Comune di Strozza
135
ambienti naturali e urbanizzati degradati, alla protezione contro i rischi naturali, alla
realizzazione compatibile con l‟ambiente e il paesaggio di costruzioni e impianti funzionali allo
sviluppo, al rispetto delle peculiarità culturali
Tutelare la biodiversità, con particolare attenzione per la flora e la fauna minacciate e per le
specie “bandiera” del territorio alpino, di alto valore ecologico, scientifico, storico e culturale
anche attraverso la conservazione e la tutela degli ecosistemi e degli habitat.
Rafforzare e promuovere il sistema regionale delle aree protette montane, anche in
connessione con la rete europea delle aree protette alpine e valorizzare e tutelare le aree di
rilevanza ambientale di connessione fra le aree protette
Mantenere un adeguato livello di conservazione degli ecosistemi, inquadrando la rete
ecologica regionale nell‟ambito delle reti nazionale e transfrontaliera di aree protette e
valorizzare e tutelare le aree di rilevanza ambientale
Conservare le foreste montane, ove possibile aumentandone l‟estensione e migliorandone la
stabilità e la resistenza, attraverso metodi naturali di rinnovazione forestale e l‟impiego di
specie arboree autoctone
Prestare attenzione alla fragilità dei sistemi glaciali in relazione alla realizzazione di nuovi
domini sciabili e delle opere connesse
Tutelare le risorse idriche attraverso la gestione dei conflitti potenziali fra usi differenti fra cui
l‟utilizzo a scopo idroelettrico, la funzionalità ecologica dei corsi d‟acqua, l‟uso turistico-
ricreativo, garantendo, in particolare, che l‟esercizio degli impianti idroelettrici non
comprometta la funzionalità ecologica dei corsi d‟acqua e l‟integrità paesaggistica e
dell‟habitat montano
Promuovere l‟uso sostenibile delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili, per assicurare
l‟utilizzo della “risorsa acqua” di qualità, garantendo opere idrauliche compatibili con la
natura e uno sfruttamento dell‟energia idrica che tenga conto nel contempo degli interessi
della popolazione locale e dell‟esigenza di conservazione dell‟ambiente
Potenziare le iniziative interregionali per l‟individuazione di nuove aree di interesse
naturalistico di livello sovraregionale e per incentivare azioni comuni per la costruzione di un
modello di sviluppo condiviso nell‟intero sistema
Tutelare i piccoli bacini montani anche al fine di conservare le caratteristiche di naturalità e
pregio ambientale
Garantire forme di produzione, distribuzione, e utilizzazione dell‟energia che rispettino la
natura e il paesaggio montano, promuovendo nel contempo misure di risparmio energetico
e per l‟uso razionale dell‟energia, in particolare nei processi produttivi, nei servizi pubblici, nei
grandi esercizi alberghieri, negli impianti di trasporto e per le attività sportive e del tempo
libero
Incentivare e incrementare l‟utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili di provenienza locale,
(sole, risorse idriche, biomassa proveniente dalla gestione sostenibile delle foreste montane),
ove tali risorse non siano già sottoposte a livelli di pressione che eccedono la capacità di
carico degli ecosistemi
Sostenere l‟innovazione e la ricerca finalizzate all‟individuazione di soluzioni tecnologiche per
la riduzione degli impatti ambientali e paesaggistici in campo energetico, (ricorso a fonti
energetiche rinnovabili e pulite, uso delle migliori tecnologie disponibili per le nuove
costruzioni di impianti termici a combustibili)
Limitare il consumo di suolo per nuove attività e insediamenti, considerato che lo spazio utile
in montagna è in via di esaurimento, soprattutto nei fondovalle
Migliorare la conoscenza sugli effetti del cambiamento climatico sul Sistema Montano, con
particolare riguardo all‟uso del suolo, al bilancio idrico ed ai rischi naturali, al fine di sviluppare
la capacità di anticipare e gestire tali effetti
ST2.2 Tutelare gli aspetti paesaggistici, culturali, architettonici ed identitari del territorio
(ob PTR 14, 19)
Sostenere la silvicoltura per la manutenzione di versante, valorizzare il patrimonio forestale e
sviluppare nuove forme di integrazione fra attività agro-forestali e tutela del territorio
Promuovere un attento controllo dell‟avanzamento dei boschi al fine di contenere la
progressiva riduzione di prati, maggenghi e rete dei sentieri alpini, a salvaguardia della
varietà dei paesaggi
136
Incentivare il recupero, l‟autorecupero e la riqualificazione dell‟edilizia montana rurale in una
logica di controllo del consumo del suolo, (principi della bioedilizia e delle tradizioni locali,
conservazione dei caratteri propri dell‟architettura spontanea di montagna, istituzione di
centri di formazione di maestranze e per l‟utilizzo di materiali e tecniche costruttive
tradizionali)
Promuovere la conservazione e la trasmissione delle testimonianze della cultura alpina come
componente del paesaggio lombardo e attrazione per forme di turismo culturale alternativo
e integrativo del turismo sportivo invernale
Disporre forme specifiche di incentivazione per la schedatura sistematica del patrimonio
edilizio tradizionale nell‟ambito della pianificazione urbanistica
Promuovere il riaccorpamento della proprietà edilizia frazionata nei borghi e nei piccoli centri
per favorire politiche unitarie di recupero edilizio e urbanistico nel rispetto delle tecniche e dei
materiali originali e garantendo la
dotazione di infrastrutture tecnologiche e per le telecomunicazioni che consentano la
permanenza stabile delle persone
Sostenere una nuova cultura della montagna, che sappia recuperare e valorizzare le valenze
culturali ed artistiche del territorio, divenendo, a tutti gli effetti, un elemento trainante per lo
sviluppo di queste aree
Tutelare e valorizzare i nuclei e i singoli episodi della cultura locale
Tutelare e valorizzare i prodotti agricoli tipici ottenuti con metodi di produzione originali,
localmente limitati e adatti alla natura
ST2.3 Garantire una pianificazione territoriale attenta alla difesa del suolo, all'assetto
idrogeologico e alla gestione integrata dei rischi
(ob. PTR 8)
Operare una difesa attiva del suolo, che privilegi la prevenzione dei rischi attraverso una
attenta pianificazione territoriale, il recupero della funzionalità idrogeologica del territorio, lo
sviluppo dei sistemi di monitoraggio e di gestione integrata di tutti i rischi presenti
(idrogeologico, valanghe, incendi, ...)
Garantire la sicurezza degli sbarramenti e dei bacini di accumulo, assicurare l'incolumità delle
popolazioni e la protezione dei territori posti a valle delle dighe
Contrastare il degrado del suolo alpino, limitandone l‟erosione e l‟impermeabilizzazione e
impiegando tecniche rispettose della produzione agricola e forestale, in grado di conservare
le funzioni ecologiche del suolo stesso
Incentivare il presidio del territorio montano per garantire la costante manutenzione dei
reticoli idrici minori e dei boschi ai fini della prevenzione del rischio idrogeologico
Arginare l‟erosione dovuta alle acque e contenere i deflussi in superficie, con l‟impiego di
tecniche di ingegneria naturalistica e di gestione forestale
Predisporre programmi di intervento mirati per la sistemazione dei dissesti e la mitigazione del
rischio dei centri abitati e delle principali infrastrutture
ST2.4 Promuovere uno sviluppo rurale e produttivo rispettoso dell’ambiente
(ob. PTR 11, 22)
Coordinare le politiche ambientali e le politiche di sviluppo rurale
Promuovere misure atte al mantenimento ed allo sviluppo dell‟economia agricola in
ambiente montano, tenendo conto delle condizioni naturali sfavorevoli dei siti e nel
contempo del ruolo che essa riveste per la conservazione e la tutela del paesaggio naturale
e rurale e per la prevenzione dei rischi
Sostenere la multifunzionalità delle attività agricole e di alpeggio e incentivare l‟agricoltura
biologica, i processi di certificazione e la creazione di sistemi per la messa in rete delle
produzioni locali e di qualità, anche per la promozione e marketing del Sistema Montano
lombardo nel suo complesso
Armonizzare l‟aspetto del prelievo minerario con il paesaggio e con l‟ambiente, limitando
l‟impatto dell‟estrazione, della lavorazione e dell‟impiego di risorse minerarie sulle altre
funzioni del suolo
Promuovere e sostenere le attività industriali che utilizzano risorse umane locali e che sono
compatibili con l'ambiente
137
Sostenere l‟economia forestale nel suo ruolo di fonte di occupazione e di reddito per la
popolazione montana
ST2.5 Valorizzare i caratteri del territorio a fini turistici, in una prospettiva di lungo periodo, senza
pregiudicarne la qualità
(ob. PTR 10)
Armonizzare le attività turistiche e del tempo libero con le esigenze ecologiche e sociali,
limitando e introducendo adeguate misure di compensazione per le attività che possono
recare danno potenziale all‟ambiente e al paesaggio
Promuovere la manutenzione e l‟utilizzo della rete sentieristica ai fini di un turismo
ecocompatibile e per la valorizzazione e la fruizione paesaggistica dei territori
Supportare lo sviluppo di sistemi che incentivino l‟organizzazione integrata e diversificata
dell‟offerta turistica, favorendo una fruizione sostenibile del territorio (turismo culturale,
termale, congressuale, enogastronomico, naturalistico...)
Promuovere interventi di turismo culturale e marketing territoriale al fine di valorizzare anche
economicamente gli interventi su Beni, Servizi e Attività culturali, evitando l‟uso non sostenibile
e non duraturo delle strutture connesse alle attività turistiche (alberghi, strutture per il tempo
libero, ecc.)
Gestire in modo sostenibile l‟uso delle foreste montane a scopi ricreativi, per non pregiudicare
la conservazione e il rinnovamento delle foreste e tenendo conto delle esigenze degli
ecosistemi forestali
Attuare una politica alberghiera che privilegi il recupero e l‟ammodernamento degli edifici
esistenti, rispetto alle nuove costruzioni
Sviluppare l‟agriturismo, in un‟ottica multifunzionale, di valorizzazione economica delle attività
e per promuovere la conoscenza diretta delle attività produttive locali
Valorizzare la filiera vitivinicola e dei prodotti tipici
ST2.6 Programmare gli interventi infrastrutturali e dell’offerta di trasporto pubblico con riguardo
all’impatto sul paesaggio e sull’ambiente naturale e all’eventuale effetto insediativo
(ob. PTR 2, 3, 20)
Promuovere la pianificazione integrata delle reti infrastrutturali, valutandone preventivamente
la compatibilità anche dal punto di vista ambientale, e promuovere una progettazione che
integri paesisticamente e ambientalmente gli interventi infrastrutturali
Contenere gli effetti negativi e i rischi derivanti dal traffico interalpino e transalpino, aventi
impatto sulla salute umana, sulla fauna e sulla flora e sugli habitat montani
Razionalizzare l‟offerta di trasporto pubblico, anche attraverso un migliore coordinamento tra
le diverse modalità di trasporto e la promozione dell‟uso di mezzi compatibili con l‟ambiente
e di modalità di trasporto innovative, al fine di tendere ad una graduale riduzione delle
emissioni di sostanze nocive in atmosfera e delle emissioni sonore
Tutelare la funzionalità fisica e trasportistica degli assi stradali esistenti e di progetto,
mediante la salvaguardia dei residui varchi di passaggio dei corridoi infrastrutturali necessari
al superamento dei nodi critici di fondovalle e l‟adeguata disciplina della localizzazione di
funzioni insediative ad alta frequentazione
Promuovere il trasporto su rotaia, per i passeggeri e per le merci, anche attraverso il recupero
e il potenziamento delle linee ferroviarie minori
Sviluppare specifici indirizzi per un corretto inserimento delle reti infrastrutturali della mobilità,
degli impianti e reti per la produzione di energia e le telecomunicazioni, nel territorio alpino
Affrontare il problema dell‟inserimento dei nuovi valichi alpini programmati con chiare
valutazioni sugli effetti insediativi indotti e positivamente determinabili
Promuovere il recupero o la nuova introduzione di sistemi di trasporto tipici della montagna
(funicolari per il trasporto di merce) in grado di superare salti di quota in maniera più veloce e
meno impattante
ST2.7 Sostenere i comuni nell'individuazione delle diverse opportunità di finanziamento
(ob. PTR 15)
Catturare le opportunità di finanziamento offerte dai programmi europei (es. Interreg IVB
Alpine Space)
138
Favorire l‟accesso ai comuni montani alle diverse fonti di finanziamento mediante azioni di
accompagnamento e assistenza alla progettazione
ST2.8 Contenere il fenomeno dello spopolamento dei piccoli centri montani, attraverso misure
volte alla permanenza della popolazione in questi territori
(ob. PTR 13, 22)
Creare un‟offerta formativa mirata al comparto agricolo e agroalimentare e incentivare la
formazione professionale rivolta al recupero delle tradizioni produttive e costruttive per
valorizzare le risorse locali
Sostenere il ruolo dei piccoli centri alpini nel presidio del territorio dal punto di vista sociale,
economico, culturale e ambientale
Promuovere il riaccorpamento amministrativo dei piccolissimi Comuni montani come
processo di autodecisione delle comunità al fine di rendere efficace la capacità decisionale
dei cittadini
ST2.9 Promuovere modalità innovative di fornitura dei servizi per i piccoli centri (ITC, ecc.)
(ob. PTR 1, 3, 5)
Investire nelle ICT (Information and Communication Technologies) in particolare attraverso le
reti telematiche con impatto basso e/o nullo per una messa a rete dei servizi e dei comuni e
la riduzione del digital/cultural divide
Favorire la gestione unitaria dei servizi, quali la gestione del sistema informativo territoriale, le
attività di promozione, anche tramite strumenti on line
Garantire i servizi essenziali per la popolazione e lo sviluppo di Piani dei Servizi coordinati tra
più comuni, anche tramite l‟uso delle nuove tecnologie
Sviluppare i sistemi commerciali innovativi di piccola dimensione, in accordo con la grande
distribuzione
Promuovere l‟utilizzo di impianti energetici di piccole dimensioni (idroelettrico, solare) nei
piccoli nuclei abitati o case sparse finalizzati a garantirne l‟autonomia
ST2.10 Promuovere un equilibrio nelle relazioni tra le diverse aree del Sistema Montano, che porti
ad una crescita rispettosa delle caratteristiche specifiche delle aree
(ob. PTR 13)
Sostenere una crescita stabile e continuativa delle aree montane
Favorire interventi di sinergia, in un‟ottica di complementarietà/integrazione, tra aree
montane contigue, con il fondo valle e pianura, in modo da raggiungere economie di scala
minime per attività economiche, servizi e infrastrutture
Promuovere e valorizzare le relazioni urbane policentriche conseguibili (relazioni tra Varese,
Lugano e Como attraverso la ferrovia Arcisate- Stabio), e le relazioni intervallive (es.:
metrotranvie delle Valli Bergamasche e della pluralità di accessi verso la pianura e l‟oltralpe
Uso del suolo
Limitare l‟ulteriore espansione urbana nei fondovalle
Favorire interventi di riqualificazione e riuso del patrimonio edilizio con conservazione degli
elementi della tradizione
Conservare i varchi liberi nei fondovalle, per le eventuali future infrastrutture
Coordinare a livello sovracomunale l‟individuazione di nuove aree produttive e di
terziario/commerciale
OBIETTIVI DEL SISTEMA TERRITORIALE PEDEMONTANO (tratti dal Documento di Piano del PTR)
ST3.1 Tutelare i caratteri naturali diffusi attraverso la creazione di un sistema di aree verdi
collegate tra loro(reti ecologiche)
(ob. PTR . 14, 16, 17, 19)
Tutelare i caratteri naturali diffusi costituti dai biotopi lungo i corsi d‟acqua e le rive dei laghi,
dalle macchie boscate che si alternano ai prati in quota e alle colture del paesaggio agrario
nella zona collinare
139
Creare un sistema di aree naturali e di connessione verde che si inserisce nella maglia
infrastrutturale di nuova previsione e garantisca il collegamento tra parti della rete ecologica
soprattutto in direzione nord-sud
ST3.2 Tutelare sicurezza e salute dei cittadini attraverso la riduzione dell'inquinamento
ambientale e la preservazione delle risorse
(ob. PTR . 7,8,17)
Migliorare qualità ed efficienza del parco veicolare incentivando il ricambio di quello vetusto,
in particolare dei mezzi commerciali, per ridurre gli elevati livelli di inquinamento atmosferico
ed acustico
Adeguare la qualità ed efficienza degli impianti delle attività produttive favorendo
l'introduzione dei nuove tecnologie finalizzati a processi produttivi più sostenibili; incentivare la
sostituzione degli impianti di riscaldamento ad olio combustibile sia ad uso civile che
industriale
Evitare l'eccessiva pressione antropica sull‟ambiente e sul paesaggio che potrebbe condurre
alla distruzione di alcune risorse di importanza vitale (suolo, acqua, ecc.), oltre che alla
perdita delle potenzialità di attrazione turistica di alcune aree di pregio.
ST3.3 Favorire uno sviluppo policentrico evitando la polverizzazione insediativa
(ob. PTR . 13)
Rafforzare la struttura policentrica mediante la valorizzazione dei comuni capoluogo con
l‟insediamento di funzioni di alto rango, evitando le saldatura tra l‟urbanizzato soprattutto
lungo le vie di comunicazione e nei fondovalle vallivi e creando una gerarchia di rete tra i
centri
Favorire politiche insediative tese a contenere la polverizzazione insediativa e la saldatura
dell‟urbanizzato lungo le direttrici di traffico, con conseguente perdita di valore
paesaggistico, favorendo la ricentralizzazione delle funzioni e delle attività attorno ai punti di
massima accessibilità ferroviaria
Ridurre il consumo di suolo e presidiare le aree libere e gli ambiti agricoli a cesura del
continuum urbanizzato
ST3.4 Promuovere la riqualificazione del territorio attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture
per la mobilità pubblica e privata
(ob. PTR . 2, 3, 4)
Promuovere il trasporto su ferro attraverso la riqualificazione e il potenziamento delle linee
ferroviarie.
Rafforzare il sistema infrastrutturale est-ovest, stradale e ferroviario, per ridisegnare il territorio
intorno ad un progetto condiviso di sviluppo urbano policentrico, comprendente anche il
capoluogo regionale, alternativo allo sviluppo diffusivo che provoca la saldatura delle aree
urbane
Potenziare il Servizio Ferroviario Regionale, per favorire le relazioni interpolo, ed estendere i
Servizi
Suburbani a tutti i poli urbani regionali, per dare un'alternativa modale al trasporto individuale
e ridurre la congestione da traffico
Ridurre la congestione da traffico veicolare ingenerato dalla dispersione insediativa con
investimenti sul rafforzamento del Servizio Ferroviario Suburbano e Regionale e comunque tesi
a favorire l'uso del mezzo pubblico (centri di interscambio modale e sistemi di adduzione
collettiva su gomma di tipo innovativo)
Promuovere un progetto infrastrutturale e territoriale integrato per il territorio interessato dalla
BreBeMi per favorire il riequilibrio dell'assetto insediativo regionale e il miglioramento della
qualità ambientale delle aree attraversate
ST3.5 Applicare modalità di progettazione integrata tra infrastrutture e paesaggio
(ob. PTR: 2, 20, 21)
Prevedere nei programmi di realizzazione di opere infrastrutturali risorse finanziarie per
promuovere progetti di ricomposizione e qualificazione paesaggistico/ambientale dei territori
attraversati dai nuovi assi viari e applicazione sistematica delle modalità di progettazione
140
integrata che assumano la qualità ambientale e paesaggistica del contesto come
riferimento culturale
Applicare sistematicamente modalità di progettazione integrata che assumano la qualità
paesaggistica del contesto come riferimento culturale per la nuova progettazione per una
migliore integrazione territoriale e paesistica dei progetti
ST3.6 Tutelare e valorizzare il paesaggio caratteristico attraverso la promozione della fruibilità
turistico-ricreativa e il mantenimento dell'attività agricola
(ob. PTR . 10, 14, 21)
Tutela e ricognizione dei percorsi e dei belvedere panoramici come luoghi di fruizione ampia
del paesaggio anche attraverso il recupero dei sentieri escursionistici e dei percorsi ferroviari
come itinerari di fruizione turistica privilegiati
Tutela e rafforzamento delle caratteristiche dei diversi paesaggi del Sistema Pedemontano
(prealpino, collinare e dei laghi morenici) caratterizzati per l'elevata attrazione per la
residenza e il turismo
Garantire il mantenimento di attività agricole in funzione di miglioramento della qualità
ambientale complessiva e di valorizzazione del paesaggio
ST3.7 Recuperare aree e manufatti edilizi degradati in una logica che richiami le caratteristiche
del territorio pedemontano
(ob. PTR . 5, 6, 14)
Promuovere interventi di recupero delle aree degradate a seguito di una intensa attività
estrattiva
Incentivare il recupero, l‟autorecupero e la riqualificazione dell‟edilizia rurale, mediante i
principi della bioedilizia e il rispetto delle tradizioni costruttive locali
ST3.8 Incentivare l'agricoltura e il settore turistico ricreativo per garantire la qualità dell' ambiente
e del paesaggio caratteristico
(ob. PTR . 10, 14, 18, 19, 21)
Promuovere e supportare interventi per l‟organizzazione integrata e diversificata dell‟offerta
turistica, favorendo una fruizione sostenibile del territorio (turismo culturale, termale,
congressuale, enogastronomico, naturalistico)
Incentivare l‟agricoltura biologica e di qualità come modalità per tutelare e migliorare la
qualità dell'ambiente e per contenere la dispersione insediativa
Favorire la creazione di filiere corte ed extracorte della produzione ortofrutticola e zootecnica
locale per mantenere la presenza di ambiti agricoli e di produzioni di nicchia anche per
evitare la saldatura del territorio urbanizzato
ST3.9 Valorizzare l'imprenditoria locale e le riconversioni produttive garantendole l'accessibilità
alle nuove infrastrutture evitando l'effetto "tunnel"
(ob. PTR . 6, 24)
Valorizzare le iniziative di progettualità comune e condivisa dell'imprenditoria locale
sfruttando l‟accessibilità internazionale e le sinergie con Milano
Favorire politiche di riconversione produttiva delle aree interessate da settori produttivi in crisi
(tessile-seta, ad esempio) facendo leva sulle punte di eccellenza in alcuni settori, sulle
autonomie funzionali radicate sul territorio e sulle potenzialità innovative presenti sul territorio
grazie al mix università-esperienza.
Valorizzare il passaggio di infrastrutture di collegamento di livello alto con politiche
appropriate di ordine economico (riconversioni produttive, localizzazione di nuovi servizi alle
imprese) tali da evitare il rischio dell‟effetto “tunnel” con perdita di opportunità di carattere
economico e sociale
Uso del suolo
Limitare l‟ulteriore espansione urbana
Favorire interventi di riqualificazione e riuso del patrimonio edilizio
141
Conservare i varchi liberi, destinando prioritariamente le aree alla realizzazione della Rete
Verde Regionale, anche mediante la proposta di nuovi Parchi Locali di Interesse
Sovracomunale
Evitare la dispersione urbana, mantenendo forme urbane compatte
Mantenere la riconoscibilità dei centri urbani evitando le saldature lungo le infrastrutture
Realizzare le nuove edificazioni con modalità e criteri di edilizia sostenibile
Coordinare a livello sovraccomunale nell‟individuazione di nuove aree produttive e di
terziario/commerciale
Evitare la riduzione del suolo agricolo
Rete Ecologica Regionale
Con la deliberazione n. 8/10962 del 30 dicembre 2009, la Giunta ha approvato il disegno definitivo
di Rete Ecologica Regionale, aggiungendo l‟area alpina e prealpina. La Rete Ecologica Regionale
è riconosciuta come infrastruttura prioritaria del Piano Territoriale Regionale e costituisce strumento
orientativo per la pianificazione regionale e locale.
La RER, e i criteri per la sua implementazione, forniscono al Piano Territoriale Regionale il quadro
delle sensibilità prioritarie naturalistiche esistenti, ed un disegno degli elementi portanti
dell‟ecosistema di riferimento per la valutazione di punti di forza e debolezza, di opportunità e
minacce presenti sul territorio regionale; aiuta il P.T.R. a svolgere una funzione di indirizzo per i
P.T.C.P. provinciali e i P.G.T./P.R.G. comunali; aiuta il P.T.R. a svolgere una funzione di
coordinamento rispetto a piani e programmi regionali di settore, e ad individuare le sensibilità
prioritarie ed a fissare i target specifici in modo che possano tener conto delle esigenze di
riequilibrio ecologico; anche per quanto riguarda le Pianificazioni regionali di settore può fornire un
quadro orientativo di natura naturalistica ed ecosistemica, e delle opportunità per individuare
azioni di piano compatibili; fornire agli uffici deputati all‟assegnazione di contributi per misure d i
tipo agroambientale e indicazioni di priorità spaziali per un miglioramento complessivo del sistema.
Per l‟area compresa nell‟ecoregione Pianura padana e Oltrepo‟ pavese sono state elaborate
tavole alla scala 1:25.000, suddivise per settori.
Il territorio di Strozza non è compreso nell‟ecoregione Pianura padana e Oltrepo‟ pavese. Per tale
area sono stati individuati gli elementi primari a scala 1:300.000 desumendoli dalle Aree prioritarie
per la biodiversità in ambito alpino e prealpino (Convenzione delle Alpi) e sono state indicate in
cartografia le principali connessioni e i capisaldi di naturalità in ambito collinare e montano. Di
seguito si riporta un estratto della cartografia in scala 1:300.000, comprendente il territorio di
Strozza.
Nel territorio del comune di Strozza sono presenti sia elementi di primo livello che elementi di
secondo livello della RER.
142
Rete Ecologica Regionale (scala 1:300.000)
Fonte: Regione Lombardia
Analizzando la cartografia della RER, per il territorio comunale si osservano:
- elementi di primo livello, rappresentati dai versanti della valle, appartenenti all‟Area prioritaria per
la biodiversità n.61 “Valle Imagna e Resegone”.
- un varco da deframmentare, situato nel territorio settentrionale del Comune, tra Strozza e il
Comune di Capizzone.
- elementi di secondo livello della RER, i quali interessano principalmente il territorio di fondovalle
prossimo alle aree urbanizzate, ossia situate tra queste e gli elementi di primo livello.
Di seguito si riporta un estratto cartografico della Rete ecologica regionale realizzata alla scala
1:75.000, illustrante una porzione del settore 90 “Colli di Bergamo” in cui ricade il territorio di Strozza.
143
Rete Ecologica Regionale
Fonte: Regione Lombardia
Per l‟area prioritaria per la biodiversità “Valle Imagna e Resegone, il documento della Rete
Ecologica Regionale – settore 90 individua le seguenti indicazioni per l‟attuazione della rete:
- conservazione della continuità territoriale;
- mantenimento delle zone a prato e pascolo, eventualmente facendo ricorso a incentivi del PSR;
- mantenimento del flusso d’acqua nel reticolo di corsi d’acqua, conservazione e consolidamento
delle piccole aree palustri residue.
144
- mantenimento della destinazione agricola del territorio e la conservazione delle formazioni
naturaliformi sarebbero misure sufficienti a garantire la permanenza di valori naturalistici rilevanti.
Va vista con sfavore la tendenza a rimboschire gli spazi aperti, accelerando la perdita di habitat
importanti per specie caratteristiche. La parziale canalizzazione dei corsi d’acqua, laddove non
necessaria per motivi di sicurezza, dev’essere sconsigliata. Gli ambienti ipogei corrono dei rischi se
vengono intercettate le falde idriche che li alimentano.
Per gli elementi di secondo livello, il documento della Rete Ecologica Regionale indica la necessità
di attuare interventi volti a conservare le fasce boschive relitte, i prati stabili polifiti, le fasce
ecotonali (al fine di garantire la presenza delle fitocenosi caratteristiche), il mosaico agricolo in
senso lato e la creazione di siti idonei per la riproduzione dell'avifauna legata ad ambienti agricoli.
Inoltre risulta indispensabile una gestione naturalistica della rete idrica minore.
3.2.1 IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE DEL PTR (fonte: sito web del PTR,
Regione Lombardia)
Il Piano Territoriale Regionale (PTR), in applicazione dell‟art. 19 della l.r. 12/2005, ha natura ed effetti
di piano territoriale paesaggistico ai sensi della legislazione nazionale. Il PTR in tal senso assume
consolida e aggiorna il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) vigente e ne integra la sezione
normativa.
Il Piano Paesaggistico Regionale diviene così sezione specifica del PTR, disciplina paesaggistica
dello stesso, mantenendo comunque una compiuta unitarietà ed identità.
Gli aggiornamenti delle indicazioni regionali di tutela dei paesaggi di Lombardia, nel quadro del
PTR, consolidano e rafforzano le scelte già operate dal PTPR vigente in merito all‟attenzione
paesaggistica estesa a tutto il territorio e all‟integrazione delle politiche per il paesaggio negli
strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale, ricercando però nuove correlazioni anche con
altre pianificazioni di settore, in particolare con quelle di difesa del suolo, ambientali e
infrastrutturali.
NORMATIVE PER LA PIANIFICAZIONE LOCALE
Il Piano Paesaggistico Regionale del PTR detta alcuni indirizzi per la pianificazione comunale,
illustrati nell‟art. 34 della relativa normativa, riportato di seguito:
Art. 34 (Indirizzi per la pianificazione comunale e criteri per l’approvazione del P.G.T.)
1. I comuni nella redazione dei P.G.T. impostano le scelte di sviluppo urbanistico locale in coerenza
con gli obiettivi e gli indirizzi di tutela paesaggistica contenuti nel Piano del Paesaggio, in
particolare:
a) recepiscono le presenti norme e assumono gli orientamenti contenuti nel Q.R.P. e negli elaborati
dispositivi e di indirizzo del presente piano e del P.T.C.P., ove esistente;
b) prendono in considerazione, a tal fine, gli elaborati conoscitivi e di inquadramento
paesaggistico messi a disposizione dal presente Piano e dal P.T.C.P., ove esistente;
c) assumono le necessarie misure di inquadramento delle proprie scelte urbanistiche, in forme
adeguatamente integrate per il rispetto di valori paesaggistici di rilievo sovracomunale o di
interesse intercomunale desumibili dal presente piano e dal P.T.C.P., ove esistente;
d) assumono come riferimento metodologico la d.g.r. 29 dicembre 2005, n. 1681 “Modalità per la pianificazione comunale” con specifico riferimento all’allegato “Contenuti paesaggistici del
P.G.T.”;
e) tengono conto in via prioritaria del recupero e del riuso degli edifici e dei siti abbandonati e
della riqualificazione delle aree e degli ambiti di riconosciuto degrado e compromissione
paesaggistica. 2. E’ compito dei comuni nella redazione del P.G.T.:
a) predeterminare, sulla base degli studi paesaggistici compiuti e in coerenza con quanto indicato
dai “Contenuti paesaggistici dei P.G.T.“ di cui alla d.g.r. 1681 del 29 dicembre 2005 e dalle “linee
145
guida per l’esame paesistico dei progetti” di cui alla d.g.r. 11045 dell’8 novembre 2002, la classe di
sensibilità paesistica delle diverse parti del territorio comunale o di particolari aree di esso;
b) indicare, per particolare ambiti del territorio comunale, prescrizioni paesaggistiche di dettaglio, che incidono anche sugli interventi edilizi, con specifico riferimento all’attuazione della disciplina di
tutela a corredo delle dichiarazioni di notevole interesse pubblico di cui al comma 2 dell’articolo
140 del D. Lgs. 42/2004.
3. In sede di approvazione del P.G.T.: a) viene accertata l’adeguatezza dell’apparato analitico e descrittivo del piano nonchè la
coerenza tra gli elaborati a contenuto ricognitivo e valutativo, da un lato, e quelli a contenuto dispositivo, dall’altro, anche in riferimento alla predeterminazione della classe di sensibilità
paesistica dei luoghi e alla definizione di prescrizioni paesaggistiche di estremo dettaglio;
a) viene accertata la presenza e la corretta redazione della cartografia di localizzazione degli
ambiti assoggettati alla tutela della parte III del D.Lgs. 42/2004, e successive mod. ed int.;
b) viene accertata la sostanziale rispondenza del P.G.T. agli indirizzi e alle strategie del Piano del
Paesaggio;
c) viene verificato il coordinamento, a fini paesaggistici, con le previsioni dei P.G.T. dei comuni
contermini.
4. Il corretto riscontro degli elementi di cui al comma 3, costituisce elemento essenziale ai fini dell’approvazione del P.G.T. e relative varianti.
5. Il P.G.T. per il quale sia stata verificata la rispondenza agli obiettivi di tutela paesaggistica, una volta approvato, assume la natura di atto di maggiore definizione ai sensi dell’articolo 6.
6. Se necessario, la provincia aggiorna e integra il proprio P.T.C.P., per la parte paesaggistica,
accogliendovi le indicazioni a specifica valenza paesaggistica del P.G.T. stesso.
7. Piani attuativi, Programmi Integrati di Intervento (P.I.I.) e Programmi di Recupero Urbano (P.R.U.)
assumono come riferimento il Documento di Piano del P.G.T., alle cui determinazioni devono
attenersi; in particolare, posto che i suddetti piani costituiscono attuazione di dettaglio della
strategia paesaggistica del Documento di Piano, devono essere corredati da apposite relazione
ed elaborazioni cartografiche che descrivano e argomentino la coerenza tra P.G.T. nel suo
complesso e scelte paesaggistiche operate nella definizione dell’impianto microurbanistico, degli
indici urbanistici e delle caratterizzazioni tipologiche in ordine a:
- Tutela ambientale, paesaggistica e storico-monumentale dei caratteri connotativi del paesaggio
comunale individuati nel quadro conoscitivo e in particolare nella carta condivisa del paesaggio
comunale;
- Valorizzazione delle relazioni fisiche, visuali e simboliche tra i diversi elementi e luoghi connotativi;
- Risoluzione di eventuali criticità correlate a situazioni di degrado o compromissione del
paesaggio;
- Continuità dei sistemi verdi e del sistema degli spazi e percorsi pubblici
- Coerenza dimensionale e morfologica con il tessuto urbano circostante e limitrofo.
8. In assenza di P.G.T. redatto secondo la l.r. 12/2005, i soggetti proponenti strumenti di
pianificazione attuativa, assumono come riferimenti per la descrizione e argomentazione delle
scelte paesaggistiche operate, di cui al precedente comma: le letture del paesaggio disponibili o
specificamente sviluppate in sede di redazione del piano attuativo; i documenti di indirizzo e gli atti
disponibili del Piano del Paesaggio anche di livello sovracomunale; la metodologia di cui alla parte
IV delle presenti norme. 9. L’atto di approvazione dei Piani di cui al comma 1, dà conto dell’avvenuta verifica della
coerenza delle previsioni e della proposta progettuale con il P.G.T. e il Piano del Paesaggio; l’amministrazione competente può in tal senso acquisire preliminarmente il parere consultivo della
Commissione del Paesaggio, ove esistente.
10. Nel caso i piani di cui al comma 7 interessino, anche parzialmente, aree o immobili oggetto di
specifica tutela paesaggistica ai sensi dell’articolo 136 del D. Lgs. 42/2004, la relazione e gli
elaborati cartografici richiesti devono altresì dar conto della coerenza in merito agli obiettivi di
salvaguardia e valorizzazione dei suddetti aree e immobili, con specifico riferimento a quanto indicato dalla disciplina di tutela di cui al comma 2 dell’articolo 140 del D. Lgs. 42/2004, ove
esistente, e dalla d.g.r. 2121 del 15 marzo 2006.
146
STROZZA E IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE DEL PTR
Di seguito si riporta la lettura della cartografia del Piano Paesaggistico Regionale (in particolare
Tavola F e Tavola G) e i relativi indirizzi di tutela per il territorio di Strozza.
Secondo le tavole F “Riqualificazione paesaggistica: ambiti ed aree di attenzione regionale” e G
“Contesto dei processi di degrado e qualificazione paesaggistica: ambiti ed aree di attenzione
regionale” del PPR, il territorio di Strozza presenta:
Aree e ambiti di degrado paesistico provocato da processi di urbanizzazione,
infrastrutturazione, pratiche e usi urbani
Aree e ambiti di degrado paesistico provocato da sottoutilizzo, abbandono e dismissione
Di seguito si riportano gli estratti cartografici, le descrizioni e le indicazioni relativi a tali ambiti tratti
dal volume Indirizzi di Tutela Parte IV “Riqualificazione Paesaggistica e contenimento dei potenziali
fenomeni di degrado” del Piano Paesaggistico del PTR.
Estratto della tavola F “Riqualificazione paesaggistica: ambiti ed aree di attenzione regionale” del
Piano Paesaggistico Regionale del PTR
_______________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________
147
Estratto della tavola G “Contesto dei processi di degrado e qualificazione paesaggistica: ambiti ed
aree di attenzione regionale” del Piano Paesaggistico Regionale del PTR
_______________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________
Indirizzi di Tutela Parte IV “Riqualificazione Paesaggistica e contenimento dei potenziali fenomeni di
degrado” del Piano Paesaggistico Regionale del PTR di interesse per il territorio di Strozza (la
numerazione dei paragrafi corrisponde a quella originaria del PPR).
2. AREE e AMBITI DI DEGRADO PAESAGGISTICO PROVOCATO DA PROCESSI DI URBANIZZAZIONE,
INFRASTRUTTURAZIONE, PRATICHE E USI URBANI
2.3 Territori contermini alle reti infrastrutturali della mobilità e del trasporto e produzione dell’energia
Riguarda le porzioni più o meno ampie e continue di territorio caratterizzate dalla presenza
intrusiva di manufatti infrastrutturali, sia della mobilità che del trasporto e produzione dell‟energia.
Territori maggiormente interessati : fenomeno diffuso.
In particolare, per quanto le grandi infrastrutture per la mobilità, oltre a quelle che interessano gli
ambiti della “megalopoli padana” e della sua possibile espansione (corridoi paneuropei, sistema
viabilistico pedemontano, l‟accessibilità all‟aeroporto della Malpensa, tangenziale est esterna di
Milano, la Bre-Be-Mi) e delle “conurbazioni” di cui ai punti precedenti, si segnalano come ambiti a
rischio le aree contigue ai tracciati delle grandi infrastrutture di collegamento di nuova
realizzazione e/o potenziamento in corso o previste : in particolare si segnala la Broni-Mortara, il
raccordo autostradale tra l‟A4 e la Valtrompia e la grande crociera tra l‟asse autostradale
Brennero-Verona-Parma-La Spezia (TiBre) e l‟autostrada Cremona-Mantova.
Criticità e riferimenti alle tavole di piano
Criticità
Inserimento di elementi estranei ed incongrui ai caratteri peculiari compositivi, percettivi o
simbolici del contesto
frattura e frammentazione ecosistemica, d‟uso e delle relazioni percettive, con formazione di
aree marginalizzate, perdita di continuità e relazioni del sistema del verde e degli spazi agricoli,
conseguente riduzione di caratterizzazione identitaria e progressiva omologazione dei
paesaggi attraversati.
In particolare si segnalano le criticità paesaggistiche provocate dalla conformazione delle
stazioni di servizio poste lungo i principali assi stradali e autostradali, sia per quanto attiene ai
caratteri eterogenei dei diversi manufatti edilizi che alle loro reciproche relazioni ed alle relative
aree di pertinenza
148
INDIRIZZI DI RIQUALIFICAZIONE
Integrazione degli aspetti paesaggistici nelle politiche e nelle azioni di Pianificazione territoriale e di
settore (PTCP, aree protette etc.) e di Governo locale del territorio (PGT)
Azioni :
interventi di mitigazione anche tramite equipaggiamenti verdi in grado di relazionarsi con il
territorio
interventi correlati alle infrastrutture esistenti attenti alle zone marginali e volti a ridurre la loro
estraneità al contesto e l‟effetto frattura che generano
attenta considerazione degli interventi di servizio alle infrastrutture cercando di evitare la
possibile accentuazione dell‟effetto di frattura indotto, operando riconnessioni funzionali tra i
territori separati e recuperando gli ambiti marginali con la massima riduzione dell‟impatto
intrusivo; in particolare :
- le barriere antirumore dovranno avere caratteristiche di qualità paesaggistica, oltreché
ambientale, sia per quanto riguarda il lato interno, verso l‟infrastruttura stessa, sia per quanto
riguarda il lato esterno, rivolto verso il territorio circostante
- gli interventi di manutenzione e adeguamento delle aree di servizio dovranno porsi obiettivi di
riqualificazione paesaggistica
INDIRIZZI DI CONTENIMENTO E PREVENZIONE DEL RISCHIO
Integrazione degli aspetti paesaggistici nelle politiche e nelle azioni di Pianificazione territoriale e di
settore (PTCP, aree protette etc.) e di Governo locale del territorio (PGT), Progettazione tecnica di
settore
Azioni :
progettazione integrata del tracciato, comprensivo del suo equipaggiamento verde, attenta
ai caratteri paesaggistici dei contesti
progettazione unitaria dei manufatti e delle relative aree di servizio attenta ai caratteri
paesaggistici dei contesti
eventuale acquisizione delle aree laterali all‟infrastruttura in misura adeguata allo sviluppo e
attuazione di un progetto di valorizzazione paesaggistica dei territori attraversati
2.7 Ambiti estrattivi in attività
Gli ambiti estrattivi sono distinti in : cave di monte, cave di pianura, a loro volta distinte in cave
asciutta e cave in falda,
comprendendo in queste ultime anche le cave in alveo fluviale.
Territori maggiormente interessati :
cave di monte : fascia alpina, prealpina e collinare; cave di pianura: fascia della alta e bassa
pianura (in particolare nel
territorio milanese e nel bresciano); cave in alveo fluviale: fasce fluviali dei fiumi maggiori (in
particolare Po e Ticino).
Criticità e riferimenti alle tavole di piano
Criticità:
rottura e alterazione della morfologia territoriale con forte degrado paesaggistico e
ambientale sia delle aree oggetto di escavazione sia del contesto
abbandono di manufatti e opere legate alle attività e alle lavorazioni di inerti
omologazione dei caratteri paesaggistici derivante da interventi standardizzati di recupero
INDIRIZZI DI RIQUALIFICAZIONE
Integrazione degli aspetti paesaggistici nelle politiche e nelle azioni di Programmazione provinciale
(Piani Cave) e di Progettazione dell'attività estrattiva
Azioni: Interventi di mitigazione degli effetti di disturbo durante l’attività estrattiva coerenti con gli
obiettivi di riutilizzo e riassetto ambientale e paesaggistico previsti al termine del ciclo estrattivo Integrazione degli aspetti paesaggistici nei Piani di Recupero Ambientale visti in un’ottica
sistemica con l’obiettivo di contribuire in particolare :
- alla riqualificazione della rete verde e della rete ecologica comunale
- al potenziamento della dotazione di servizi in aree periurbane anche di carattere museale-
espositivo
149
- al miglioramento dell’offerta turisticoricreativa
- al miglioramento della biodiversità di alcune aree di pianura
- alla possibile valorizzazione economica nel quadro degli obiettivi di ricomposizione
paesaggistica e di riqualificazione
ambientale ma anche di sviluppo locale (riempimento con inerti, attività turistiche o sportive,
allevamenti ittici, produzione di particolari specie igrofile etc.)
- possibili sinergie con le politiche di difesa del suolo e di valorizzazione dei sistemi fluviali.
INDIRIZZI DI CONTENIMENTO E PREVENZIONE DEL RISCHIO
Integrazione degli aspetti paesaggistici alle azioni correlate alle di Pianificazione territoriale e di
Programmazione provinciale (Piani Cave)
Azioni :
Attenzione localizzativa correlando le previsioni di nuovi ambiti di escavazione a:
- obiettivi di recupero di situazioni di degrado paesaggistico in essere
- programmazione degli interventi di mitigazione coerenti con la destinazione finale e attenti al
paesaggio naturale, agrario e/o urbano circostante
- coerenza con le politiche ambientali, paesaggistiche, di difesa del suolo e di sviluppo Definizione di interventi integrati di recupero in un’ottica sistemica che possano contribuire in
particolare : - alla ambientale dei sistemi fluviali e dell’equipaggiamento vegetale anche in sintonia con i
programmi di difesa idraulica (creazione di aree di esondazione dei corsi d’acqua o
realizzazione di vasche di laminazione inserite nel paesaggio etc.)
- alla riqualificazione della rete verde provinciale e del sistema verde comunale, valutando le
opportunità di successivo riempimento con inerti piuttosto che il mantenimento di specchi d’acqua ad uso produttivo o ricreativo al potenziamento della dotazione di servizi in aree
periurbane anche di carattere museale-espositivo (zone umide a valore didattico o, per le cave di pietra, musei/geoparchi o scenografia per teatri all’aperto etc)
- al miglioramento dell’offerta turistico ricreativa (specchi d’acqua e palestre di roccia) con la
realizzazione di poli attrezzati integrati nel sistema turistico locale
- al miglioramento della biodiversità in alcune aree di pianura
4. AREE E AMBITI DI DEGRADO E/O COMPROMISSIONE PAESISTICA PROVOCATA DA SOTTO-UTILIZZO,
ABBANDONO E DISMISSIONE
4.1 Cave abbandonate
Si tratta: degli ambiti di escavazione relativi ad attività cessate prima dell‟entrata in vigore della
normativa che ha assoggettato l‟autorizzazione alle coltivazione all‟obbligo del recupero
ambientale (legge n.92/1975); delle cave cessate in tempi successivi e non ancora recuperate o
recuperate solo parzialmente; delle cave abusive che hanno lasciato segni significativi sul
paesaggio.
Si distinguono in cave di monte e cave di pianura (in asciutto e in falda).
Territori maggiormente interessati: fenomeno diffuso
Criticità e riferimenti alle tavole di piano
Criticità:
degrado paesaggistico con significativi effetti negativi indotti sul contesto, soprattutto dal punto di
vista geomorfologico e ambientale ed estetico-percettivo
INDIRIZZI DI RIQUALIFICAZIONE
Integrazione degli aspetti paesaggistici nelle politiche e nelle azioni di Programmazione provinciale
(Piani Cave) e di Governo locale del territorio (PGT),
Azioni :
rimozione degli impianti e dei manufatti dismessi.
recupero, distinguendo tra le diverse situazioni e contesti territoriali, attraverso progetti integrati
di ricomposizione e valorizzazione che le trasformino in elementi positivi del territorio con
150
possibili riutilizzi turistico- fruitivi e ambientali in raccordo con la Rete verde provinciale e i sistemi
comunali del verde; in particolare:
- cave di monte : valorizzazione in termini di nuova connotazione del paesaggio e della
struttura geomorfologica finalizzata anche a utilizzi turistico/ricreativi e culturali (ad. es.
geoparchi, musei, teatri all‟aperto, palestre di roccia, interventi di land-art etc.)
- cave di pianura: inserimento nelle strategie più generali di ricomposizione paesaggistica e
ambientale dei contesti di riferimento valutando, dove possibile, l'opportunità di un loro
mantenimento come specchi d'acqua o viceversa la necessità di loro riempimento,
finalizzando gli interventi anche a utilizzi turistico/ricreativi, culturali, oltreché ambientali e
ecosistemici (ad. es. realizzazione di parchi, zone umide, elementi del sistema del verde, zone
per attività sportive, per spettacoli all‟aperto, interventi di land-art etc.).
Nei territori contermini ai corsi d'acqua l'azione di riqualificazione deve essere attentamente
coordinata con le politiche di difesa del suolo e di valorizzazione del sistema fluviale; nelle
situazioni periurbane si impone la necessità di verificare le proposte di recupero in riferimento al
disegno complessivo degli spazi aperti e dei servizi pubblici o di fruizione collettiva del Piano dei
Servizi comunale.
INDIRIZZI DI CONTENIMENTO E PREVENZIONE DEL RISCHIO
Integrazione degli aspetti paesaggistici nelle politiche e nelle azioni di Programmazione provinciale
(Piani Cave)
Azioni :
attività di monitoraggio e prevenzione per evitare il ripetersi di eventi simili al di fuori della
programmazione e della pianificazione.
____________________________________________________________________________________________
151
33..33 –– IILL PPIIAANNOO TTEERRRRIITTOORRIIAALLEE PPAAEESSIISSTTIICCOO RREEGGIIOONNAALLEE ____________________________________________________________________________________________
Dal 6 agosto 2001 è vigente il Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.), approvato con
deliberazione del Consiglio Regionale n. VII/197 del 6 marzo 2001, che disciplina e indirizza la
tutela e la valorizzazione paesaggistica dell'intero territorio lombardo, perseguendo le finalità di:
- conservazione dei caratteri che definiscono l'identità e la leggibilità dei paesaggi della
Lombardia
- miglioramento della qualità paesaggistica ed architettonica degli interventi di
trasformazione del territorio
- diffusione della consapevolezza dei valori paesaggistici e loro fruizione da parte dei
cittadini
Il Piano Territoriale Paesistico Regionale prescrive indirizzi da seguire per la pianificazione
comunale, riportati nell‟art. 24 delle Norme di Attuazione del Piano:
Art. 24 (Indirizzi per la pianificazione comunale e criteri per l’approvazione dei P.R.G. comunali)
1. I comuni nella redazione dei Piani Regolatori Generali e delle loro varianti impostano le scelte
di sviluppo urbanistico locale in coerenza con gli obiettivi e gli indirizzi di tutela paesistica
contenuti nel Piano del Paesaggio, in particolare:
a) recepiscono le presenti norme e assumono gli orientamenti contenuti nel Q.R.P. e negli
elaborati dispositivi e di indirizzo del P.T.P.R. e del P.T.C.P., ove esistente;
b) prendono in considerazione, a tal fine, gli elaborati conoscitivi e di inquadramento paesistico
messi a disposizione dal P.T.P.R. e dal P.T.C.P., ove esistente;
c) assumono le necessarie misure di inquadramento delle proprie scelte urbanistiche, in forme
adeguatamente integrate per il rispetto di valori paesistici di rilievo sovracomunale o di interesse
intercomunale desumibili dal presente piano e dal P.T.C.P., ove esistente;
d) tengono conto in via prioritaria del recupero e del riuso degli edifici e dei siti abbandonati.
2. E‟ facoltà dei comuni nella redazione del Piano Regolatore Generale con valenza paesistica:
a) predeterminare, sulla base degli studi paesistici compiuti e in coerenza con quanto indicato
dalla “linee guida per l‟esame paesistico dei progetti” di cui al successivo art. 30, la classe di
sensibilità paesistica delle diverse parti del territorio comunale o di particolari aree di esso;
b) indicare, per particolari ambiti del territorio comunale, prescrizioni paesistiche di dettaglio,
che incidono anche sugli interventi edilizi.
3. In sede di approvazione del P.R.G. comunale:
a) viene accertata l‟adeguatezza dell‟apparato analitico e descrittivo del piano nonchè la
coerenza tra gli elaborati a contenuto ricognitivo e valutativo, da un lato, e quelli a contenuto
dispositivo, dall‟altro, anche in riferimento alla predeterminazione della classe di sensibilità
paesistica dei luoghi e alla definizione di prescrizioni paesistiche di estremo dettaglio;
b) viene accertata la presenza e la corretta redazione della cartografia di localizzazione degli
ambiti assoggettati alla tutela delle leggi 1497/1939 e 431/1985 successivamente ricomprese nel
Titolo II del D. Lgs. 490/1999;
c) viene accertata la sostanziale rispondenza del P.R.G. agli indirizzi e alle strategie del Piano del
Paesaggio;
d) viene verificato il coordinamento, a fini paesistici, con le previsioni dei P.R.G. dei comuni
contermini.
4. Il corretto riscontro degli elementi di cui al comma 3, costituisce elemento essenziale ai fini
dell‟approvazione del P.R.G. e relative varianti o della richiesta di modifiche d‟ufficio degli stessi.
5. Il P.R.G. per il quale sia stata verificata la rispondenza agli obiettivi di tutela paesistica, una
volta approvato, assume la natura di atto di maggiore definizione ai sensi degli articoli 6 e 3,
comma 3.
6. I comuni apportano ai loro strumenti urbanistici le modifiche necessarie per renderli coerenti
con il P.T.C.P., ai sensi dell‟articolo 13, comma 2, della l.r. 18/1997.
152
7.Se necessario, la provincia aggiorna e integra il proprio P.T.C.P., per la parte paesistica,
accogliendovi le indicazioni a specifica valenza paesistica del P.R.G. stesso.
STROZZA E IL PIANO TERRITORIALE PAESISTICO REGIONALE
A livello normativo, il Piano Paesistico classifica il territorio di Strozza in parte come ambito
urbanizzato come illustrato nella carta alla pagina seguente, assoggettato alla disciplina
dell‟art. 19 delle norme del PTPR. Di seguito si riportano pertanto il testo dell‟art. 19 e gli indirizzi
relativi agli ambiti urbanizzati.
Estratto della tavola D del P.T.P.R. con localizzazione di Strozza.
____________________________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________________________
Art. 19 (Individuazione e tutela dei Centri e Nuclei Storici)
1. La Regione assume come riferimento base per l‟identificazione e la perimetrazione dei centri
e nuclei storici la prima levata delle tavolette I.G.M. 1/25.000.
2. L‟elenco delle località comprese nell‟abaco, volume 2 - “Presenza di elementi connotativi
rilevanti”, di cui all‟articolo 11, comma 3, lettera f), costituisce un primo inventario del sistema
insediativo storico del territorio regionale, che potrà essere integrato in base allo specifico
confronto fra lo stato attuale del territorio e la cartografia di cui al comma 1.
3. La Regione promuove la collaborazione dei comuni e delle province in tale operazione, in
occasione della quale viene verificata anche la toponomastica, secondo i criteri che la
Regione si riserva di produrre successivamente.
4. La Regione mette a disposizione dei comuni e delle province copia delle tavolette I.G.M. di
cui al comma 1.
5. Con l‟ausilio della base cartografica, di cui al comma 1, nonché di eventuali altre carte in
scala di maggior dettaglio, i comuni riportano sulla cartografia aggiornata,
aerofotogrammetria, in loro possesso i perimetri dei centri e nuclei, comprendendovi gli
eventuali spazi aperti pubblici e privati interclusi, ed esterni adiacenti, nonché la individuazione
di edifici isolati e/o di manufatti di rilievo storico-ambientale, specificando e motivando
eventuali scostamenti rispetto a quanto contenuto nella cartografia di cui al comma 1.
153
6. Gli ambiti individuati ai sensi del comma 5, rappresentano la base tecnica di riferimento per la
definizione delle Zone A ai sensi del decreto interministeriale 2 aprile 1968, n. 1444.
7. In sede di revisione dei propri strumenti urbanistici e comunque entro due anni dall‟entrata in
vigore del presente piano, i comuni provvedono ad adeguare la disciplina urbanistica dei
Centri e Nuclei storici alle disposizioni del presente articolo e secondo quanto definito dagli
Indirizzi di tutela di cui all‟articolo 11, comma 4, lettera a).
INDIRIZZI
Gli indirizzi per gli ambiti urbanizzati, con cui si deve confrontare la pianificazione comunalel di
Strozza sono quelli illustrati nella parte II punto 1 Strutture Insediative e Valori Storico-Culturali del
Paesaggio del PTPR, di seguito riportato.
1. INSEDIAMENTI E SEDI ANTROPICHE
“Insediamento” viene propriamente definito il più complesso fenomeno di distribuzione e
stabilizzazione di gruppi umani in un paese. Lo stesso termine individua le strutture e le unità
insediative.
Costituiscono, dunque, “insediamenti” e “sedi antropiche”: gli insiemi (non necessariamente
costituiti da edifici) che sono o sono stati utilizzati come riparo o dimora stabile e luogo base per
le attività dell‟uomo e dei gruppi umani. Tali sedi tendono a realizzare un habitat compatibile
con la vulnerabilità dell‟organismo umano da parte dei fattori bioclimatici, funzionale alla
formazione di condizioni di vita idonee a favorire lo sviluppo delle attitudini conoscitive
individuali e delle attività sociali. Costituiscono pertanto il caposaldo territoriale indispensabile
alla crescita delle Comunità ed alla connotazione del paese abitato dall‟uomo.
Gli insediamenti vengono individuati e distinti, in rapporto alla consistenza delle sedi, alle funzioni
ed ai ruoli svolti rispetto al territorio, in “CENTRI” e “NUCLEI”.
La classificazione segue in prima approssimazione il criterio ISTAT, che articola il territorio di ogni
Comune in frazioni (geografico-amministrative statistiche) e raggruppa gli insediamenti (le
località abitate) di ogni frazione in Centri e Nuclei abitati o in Case sparse.
Ai fini dei presenti indirizzi, (rivolti all‟individuazione e disciplina paesistica dei contesti edificati,
ed alla tutela della memoria storica) costituiscono Nuclei, e vengono così identificati nei
repertori e in mappa, ancorché classificati dall‟ISTAT tra le Case Sparse, gli edifici, ripari e
manufatti isolati (o le loro tracce) registrati sulla cartografia nazionale e/o sulle mappe catastali
con toponimo proprio.
Costituiscono convenzionalmente forme particolari di centro (in analogia all‟ISTAT) le CITTÀ‟ che,
per struttura e tradizione, vantano tale titolo e a cui la dotazione di servizi ed il ruolo storico
conferiscono carattere emergente rispetto al proprio territorio.
LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI
Le esigenze di ricostituzione di un‟identità della connotazione del territorio attraverso le
configurazioni architettoniche, urbanistiche e dello spazio verde, riconducono ai temi del
linguaggio (tecnico culturale) e alle diverse discipline che l‟uomo utilizza per dar corpo alle
proprie necessità insediative. Necessità che non giustificano mai la rinuncia, da parte di chi
progetta o pianifica, alle responsabilità nei confronti del territorio ed alla qualificazione del
prodotto finale.
La pianificazione paesistica deve garantire la tutela delle componenti strutturali della memoria
storica.
Obiettivo conseguente è, dopo la “tutela” della memoria, la “disciplina” dei nuovi interventi
che devono conferire, come è avvenuto per il passato, “nuova” qualità progettuale al territorio,
su ordini e limiti e metodologie di intervento confermativi della memoria storica.
1.1 CENTRI E NUCLEI STORICI
Sono da considerare parte integrante dei Centri e Nuclei storici, indipendentemente dalla
classificazione urbanistica, anche:
a) le aree di pertinenza funzionale o visiva di edifici e nuclei elementari isolati;
154
b) le aree inedificate (interne o circostanti l‟agglomerato storico) in diretto rapporto visivo con
esso;
c) il verde e le fasce di rispetto o di protezione visiva, idonee ad assicurare la fruibilità e
l‟immagine dell‟insieme o di sue parti significative;
d) gli edifici di costruzione (o di ristrutturazione) recente interclusi o accorpati ad un
agglomerato storico, o comunque in diretta relazione ottica con esso;
e) le estensioni integrative degli ambiti, come sopra determinati, operate in fase di studio.
LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI
La tutela dei centri e dei nuclei storici deve essere finalizzata alla conservazione e trasmissione
degli organismi nel loro complesso. Tale tutela sarà quindi definita in seguito ad una attenta
lettura dei caratteri e degli elementi connotativi, del sistema di relazioni, dei rapporti visivi e
strutturali tra le diverse parti di uno stesso centro o nucleo e tra questo e il suo territorio.
L‟individuazione e la tutela dei Centri e Nuclei storici sono disciplinate dall‟art. 19 delle Norme di
Attuazione del P.T.P.R.
Identificazione
Costituiscono “insediamenti storici” ovvero insediamenti “di origine” (per epoca di fondazione o
rifondazione) ed “impianto storico” (per struttura e tipologia insediativa) convenzionalmente i
contesti, prevalentemente edificati, costituiti da strutture e agglomerati edilizi o da edifici e
manufatti isolati - definiti come Centri e Nuclei - la cui presenza, traccia o memoria è attestata
dalla prima cartografia I.G.M. 1:25000.
I soggetti estensori dei piani urbanistici e territoriali definiscono per ogni insediamento storico i
caratteri qualitativi e il rango assunto, alle diverse sequenze cronologiche, nell‟organizzazione
politico amministrativa, civile e religiosa del territorio: sede di Pieve, Feudo, Comune; capoluogo
distrettuale, vicariato, ecc..
Centri e Nuclei storici costituiscono singolarmente insiemi unitari ed individui (nel loro complesso
e consistenza) sintesi:
- dei diversi caratteri e tipologie edilizie (palazzi, chiese, teatri ecc.) ;
- degli spazi d‟uso privato (corti, giardini, aie ecc.) o comune (piazze, sagrati, parchi...)
- delle opere di difesa militare (mura, torri ecc.) o di protezione civile (argini, contrafforti, valli
ecc.);
- delle infrastrutture di mobilità interna e di connessione al territorio circostante;
- delle individualità visive e degli elementi di tradizione materiale, storica, artistica, linguistica
(ovvero di tutto il complesso etno-culturale) che li tipizzano e differenziano.
Indirizzi di tutela
La tutela della memoria storica (e dei valori di paesaggio da questa inscindibili) si esercita per
ogni singolo centro o nucleo in relazione alla perimetrazione dell‟ambito interessato dal tessuto
insediativo antico (strutture edilizie, verde, spazi privati e civici ecc.) valutati come insieme e
contesto unitario. Per la tutela del singolo bene tale contesto costituisce elemento obbligato di
analisi, riferimento e giudizio.
Sono ammessi di regola gli interventi non distruttivi del bene e dei suoi elementi, nel rispetto dei
caratteri formali e delle tecniche costruttive tradizionali (tipologia, materiali e dettagli costruttivi
equivalenti a quelli del nucleo originario) allo scopo essenziale di non alterare l‟equilibrio del
complesso e la sua struttura. Le integrazioni funzionali, finalizzate al completamento o al
recupero, sono da verificare in riferimento alla ammissibilità dell‟intervento con il carattere del
tessuto edilizio d‟insieme e la tipologia dell‟edificio. La destinazione d‟uso è opportuno che risulti
coerente con gli elementi tipologici, formali e strutturali del singolo organismo edilizio, valutato in
relazione alla prevalenza dell‟interesse storico.
1.2 ELEMENTI DI FRANGIA
Il concetto di frangia è ben distinto da quello di periferia con cui tende tuttavia a confondersi
nell‟uso corrente: la frangia, infatti, individua ed occupa un luogo fisico definibile in rapporto al
contesto; la periferia è uno stato territoriale generalizzato, sono i luoghi lontani dal centro e in
una condizione subalterna ad esso. La periferizzazione resta uno stato di degrado per cui è
155
implicito il ricorso a provvedimenti non solo di politica urbanistica, ma di reincentivazione sociale
e culturale.
Ogni nucleo isolato antico, sedimentato in un contesto agricolo prevalente, presenta, come
tendenza, un‟identità conclusa, un‟immagine che risolve l‟integrazione tra gli elementi edificati
ed il loro contesto, naturale o culturale. Lo stato caratteristico della frangia, invece, per la
prevalenza degli elementi urbani recenti non correlati formalmente ed il frequente disuso del
territorio agricolo, è dato proprio dalla mancata risoluzione di tale saldatura e dalla
commistione (e sfrangiatura, appunto) di elementi in contrasto. La diffusa instabilità del limite di
frangia, proietta inoltre e riflette uno stato permanente di crisi del territorio.
LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI
La tutela paesistica in questa situazione si esprime principalmente come operazione progettuale
di riqualificazione territoriale, con la precisa finalità di riscoprire e riassegnare identità ai luoghi,
risolvendo il rapporto tra spazi urbanizzati e spazi non urbanizzati.
Identificazione
Ogni elemento di frangia ha precise esigenze di identità, di qualità e di immagine per evitare la
ricaduta in una situazione priva di configurazione riconoscibile. In un progetto paesistico i
problemi di periferizzazione riconducono a più vasti temi di cultura e di assetto del territorio; i
problemi di frangia si presentano invece come possibile oggetto di intervento e disciplina
immediata.
Indirizzi di tutela
Il primo obiettivo paesistico in un tessuto di frangia urbana è dunque il recupero dell‟ident ità
(fisica, culturale, visiva) della matrice territoriale, recupero (o riscoperta) che deriva
necessariamente, dalla lettura dei processi attraverso cui si è formata e caratterizzata.
L‟identità originaria del paese nasce dalla sua storia. Gli elementi di riconoscimento lo
identificano con connotazione propria nella sua sedimentazione storica, risultano pertanto
elementi irrinunciabili del progetto.
La lettura della tessitura del territorio agricolo e degli spazi aperti, contestuale a quella delle
regole di organizzazione del tessuto urbano, permette di proporre nuove forme di dialogo e
integrazione tra città e campagna.
In questa operazione viene ad assumere un ruolo rilevante il riconoscimento di quelle
“permanenze” che ancora possono costituire sia segni e simboli dell‟identità locale che
elementi strutturanti il progetto di riqualificazione paesistica ed ambientale. Si considerino in tal
senso anche i “frammenti” appartenenti alle diverse organizzazioni territoriali storiche, che
assurgono ora, nel nuovo contesto, a simboli delle precedenti fasi di insediamento.
1.3 ELEMENTI DEL VERDE
Vengono individuate le seguenti categorie di beni:
a) parchi, riserve e giardini storici, intesi come organismi unitari autonomi e come pertinenza
degli edifici antichi a tipologia urbana o rurale, anche scomparsi;
b) spazi verdi attrezzati, giardini e boschi urbani o periurbani di origine storica, di costituzione
recente o di nuovo impianto;
c) alberature stradali urbane (vie, piazze o altri spazi urbani) o extraurbane (viabilità
autostradale e Anas, Provincia ecc.);
d) complessi arborei o arbustivi considerati nel loro insieme o come esemplari isolati, comunque
inseriti in un contesto insediativo o di paesaggio antropizzato; recinzioni con uso prevalente di
siepi o elementi di verde.
LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI
La tutela non riguarda solo i singoli elementi ma la valorizzazione o ridefinizione di sistemi del
verde (leggibili e fruibili alle diverse scale) nei quali tali elementi risultino conservati e valorizzati.
156
Identificazione
Gli strumenti urbanistici generali:
1) individuano e documentano, fornendo analisi e valutazioni di merito:
• i beni (presenze, tracce, memoria) delle categorie a) e b), redigendo apposito elenco ed
indicazione in mappa.
2) individuano, con documentazioni, analisi e valutazioni:
• i beni emergenti segnalati nelle categorie a), b), c) e d), da individuare in mappa ed in
apposito elenco e da tutelare con normativa specifica;
• i beni emergenti segnalati nelle categorie a), b), c) e d) che possono essere utilmente
introdotti nella revisione dei vincoli che attua la Regione ai sensi degli artt. 1 e 2 della l.r.
57/1985 e sue successive modificazioni.
3) definiscono e propongono, motivandone la valutazione, le specie e le associazioni vegetali il
cui uso è da considerarsi privilegiato nelle operazioni di impianto, manutenzione o sostituzione
del verde nei beni pertinenti alle categorie a), b), c) e d), in relazione ai caratteri specifici dei
contesti, nonché le specie e le associazioni vegetali il cui uso è sconsigliato ovvero ammesso a
condizioni particolari.
Indirizzi di tutela
I beni definiti dalla categoria a), indipendentemente dal titolo attuale di proprietà, dal soggetto
gestore (privato/pubblico) o dallo stato di frazionamento del bene, sono da considerare
documenti della memoria storica. Devono pertanto essere individuati e valutati come unità
organiche nei limiti massimi della propria estensione storica, verificando, rispetto ad essa, la
coerenza di ogni attuale diversa forma di utilizzazione dell‟organismo originario e la
compatibilità del nuovo assetto con la tutela di tale memoria. La verifica costituisce indicazione
utile per l‟eventuale imposizione di vincolo ai sensi della legge 1497/1939 successivamente
ricompresa nel Titolo II del D. Lgs. 490/1999 o la previsione di piano paesistico di dettaglio.
Sarà compito dei piani urbanistici e territoriali individuare le azioni e i progetti atti a tutelare i
diversi tipi di presenze e strutture verdi caratterizzanti il paesaggio, urbano ed extraurbano, e a
garantirne la messa a sistema nel disegno del verde locale e territoriale.
1.4 PRESENZE ARCHEOLOGICHE
Costituiscono “presenze” archeologiche le tracce o la memoria di beni e insiemi di beni
prevalentemente alterati o scomparsi, ma che connotano in modo profondo e significativo, la
struttura insediativa, infrastrutturale, amministrativa del paese; ad esempio le tracce di
centuriazioni romane.
LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI
I beni archeologici sono soggetti a tutela diretta dello Stato in forza della legge 1089/1939, che
fa carico alle competenti Sovrintendenze anche delle funzioni ispettive. Tuttavia la vastità del
campo rende indispensabile l‟apporto collaborativo delle Amministrazioni Pubbliche quanto dei
cittadini interessati ad approfondire la storia della propria terra. E‟ altresì opportuno promuovere
azioni di sensibilizzazione dei cittadini stessi alla fruizione di queste presenze storico-culturali,
mediante promozione di ricerche specifiche, programmi didattici e campagne di informazione.
Identificazione
Si possono considerare “areali a rischio archeologico” accertato gli ambiti espressamente
indicati dalla Sovrintendenza nel corso delle analisi delle amministrazioni provinciali preliminari
alla formazione del P.T.C., nonché le aree di interesse archeologico di cui alla lettera m),
dell‟art. 1 della l. 431/1985 dal momento in cui vengono identificate e assoggettate
individualmente a tutela. Vanno inoltre considerati i centri ed i nuclei di origine ed impianto
storico remoto (località interessate da infrastrutture antiche e località che occupano posizioni
chiave nella morfologia del territorio, l‟orlo dei terrazzamenti fluviali, le motte e i dossi rilevati, i
crinali e le posizioni arroccabili).
Indirizzi di tutela
Le presenze archeologiche identificate o segnalate e le tracce delle centuriazioni devono
essere individuate e cartografate.
157
Per le aree archeologiche tutelate ai sensi della legge 1089/1939, successivamente ricompresa
nel Titolo I del D. Lgs. 490/1999, per le altre aree archeologiche individuate in seguito a
segnalazione di ritrovamenti archeologici, e per le aree in cui l‟organizzazione delle colture
agricole e del territorio conserva elementi della centuriazione relativa alla maglia poderale
romana, la normativa di tutela deve prevedere:
• il mantenimento sostanziale del profilo del terreno;
• la conservazione degli elementi e dei segni visibili della struttura centuriata;
• l‟ammissibilità dell‟ordinaria utilizzazione agricola, ad eccezione degli scavi o arature dei
terreni di profondità maggiore di cm. 50 che devono essere autorizzati dalla Sovrintendenza
Archeologica.
____________________________________________________________________________________________
158
33..44 -- IILL PPIIAANNOO TTEERRRRIITTOORRIIAALLEE DDII CCOOOORRDDIINNAAMMEENNTTOO PPRROOVVIINNCCIIAALLEE ____________________________________________________________________________________________
Il Consiglio della Provincia di Bergamo nella seduta del 22 aprile 2004 ha approvato il PTCP con
deliberazione consiliare n. 40.
Ai sensi dell'art. 3 - comma 36 - della L.R. 1/2000, lo stesso ha acquisito efficacia in data
28.07.2004, giorno di pubblicazione di detta delibera di approvazione sul BURL n. 31 - Foglio
Inserzioni.
INDIRIZZI DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE PER LA
PIANIFICAZIONE LOCALE
INDIRIZZI PER LA SOSTENIBILITÀ ECOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE LOCALE
Al fine di garantire che ciascun intervento di previsione e di disciplina a livello delle singole
entità territoriali si inquadri in un contesto omogeneo e collabori alla costruzione della rete
complessiva della sostenibilità il PTCP prevede che le previsioni di sviluppo nei PRG (ora
P.G.T.), abbiano particolare riferimento a:
- garantire il rispetto dei criteri di sostenibilità territoriale;
- adeguare le proprie previsioni alla salvaguardia degli elementi primari di conservazione
della biodiversità del territorio e di connotazione del paesaggio tipico;
- prescrivere idonee forme di inserimento ambientale delle infrastrutture e degli
insediamenti, che tutelino la componente paesaggistica e la connessione ecologica;
- introdurre criteri di mitigazione e compensazione, nonché di integrazione del territorio
comunale nel sistema di rete ecologica di riferimento locale;
- adottare idonei strumenti operativi a supporto delle decisioni pianificatorie, anche come
studi integrativi del PRG o studi settoriali, come per esempio piani del verde;
- piani di reti ecologiche locali, piani della biodiversità, ecc.;
- integrare le azioni di sviluppo territoriale con quelle del settore agricolo, attraverso
l‟adozione del principio del minor impatto possibile nell‟inserimento di infrastrutture ed
insediamenti nel territorio e di salvaguardia delle strutture agricole;
- riconoscere le attività agricole come elementi della struttura produttiva del sistema
economico ma anche come servizio di tutela e gestione ambientale del territorio;
- sostenere la pratica agro-ambientale nello sviluppo della sostenibilità del territorio;
sviluppare modalità di affidamento della sostenibilità del territorio, nello sviluppo di progetti
paesistici di riqualificazione degli interventi infrastrutturali, alle aziende agricole.
INDIRIZZI GENERALI PER L’UTILIZZO DEI SUOLI AI FINI DI ESPANSIONE DELLE AREE URBANIZZATE
Il PTCP individua indirizzi per orientare i Comuni nella definizione degli ambiti di sviluppo della
forma urbana dei singoli Centri.
L‟indicazione è derivata dalla considerazione dei seguenti elementi:
previsioni dei PRG vigenti o adottati;
valutazione della dinamica demografica e dei fabbisogni;
“compattezza” dell‟ambito per il minor pregiudizio del territorio;
visuali delle fronti di margine e di percezione delle parti storiche dei Centri;
prospetti su aree di particolare rilevanza paesistica, sui laghi, sponde fluviali e dei corsi
d‟acqua;
mantenimento di spazi liberi interurbani, ad evitare conurbazioni tra centri abitati e zone
costruite o per mantenimento di aperture tra aree di significativo valore ambientale;
creazione di fasce o aree verdi di distacco ambientale dai tracciati delle infrastrutture
di mobilità primaria, efficaci anche nelle mitigazioni dei conseguenti inquinamenti.
159
In particolare il PTCP propone la definizione di criteri di salvaguardia ambientale e paesistica
nella progettazione urbanistica che dovranno essere recepiti dalle Amministrazioni Comunali
nelle scelte localizzative e nella pianificazione delle aree urbanizzate e degli insediamenti
residenziali.
In questo senso prevede l‟esclusione dell‟attività edificatoria delle aree in cui esistano
limitazioni di tipo fisico-morfologico e ambientali-naturalistiche quali la presenza di:
1. Rischio idrogeologico individuato dall‟Autorità di Bacino o dagli studi realizzati dalla
Provincia
2. Pendenze superiori a 20° che rendono tali terreni inadatti agli insediamenti residenziali
3. Movimenti franosi attivi o quiescenti
4. Aree protette istituite o proposte quali:
• Parchi Regionali o Provinciali istituiti o proposti
• Biotopi istituiti o proposti
5. Aree di pregio dal punto di vista paesaggistico o naturalistico
6. Aree di elevata qualità paesistico-ambientale
7. Aree boscate
8. Suoli ad eccellente o buona produttività
Viceversa il PTCP considera quali elementi favorevoli per l‟offerta di un più elevato grado di
qualità insediativa:
- aree dotate di un buon livello di accessibilità con i sistemi della mobilità pubblica
- aree caratterizzate da valenze storico-culturali da tutelare e da rivitalizzare attraverso
interventi di recupero e riutilizzazione
- aree adiacenti a centri sedi di servizi interurbani
- aree adiacenti ad ambiti di sistemi produttivi esistenti o in rafforzamento
- aree di espansione, individuate con l'obiettivo di rendere più compatto e funzionale il
sistema dei centri e dei nuclei esistenti.
Sulla base degli indirizzi sopra sintetizzati, il PTCP invita le Amministrazioni Comunali,
nell‟adeguamento dei Piani urbanistici vigenti o in formazione, vengono quindi sollecitate
ad orientarsi al “compattamento urbano” e non verso la sua diffusione o dispersione,
verificando gli effetti dei nuovi interventi sul territorio e sulla città, ridimensionandone le
quantità, esigendo doti e requisiti di alta qualità insediativa, tipologica ed edilizia.
Si sottolinea che la normativa prevede che i Comuni, in sede di predisposizione di nuovi
strumenti urbanistici o di varianti, dovranno fornire motivate valutazioni sulle necessità di
nuove espansioni rispetto alle superfici urbanizzate, soprattutto quando queste espansioni
vadano ad intaccare aree per le quali il PTCP indica vocazioni e finalità di diversa natura.
La progettazione degli interventi dovrà sempre essere rivolta ad un adeguato inserimento
paesistico ed ambientale, da ottenersi anche mediante l‟adeguata previsione di impianti
arborei ed arbustivi nelle parti esterne, adiacenti il territorio agricolo.
La pianificazione locale potrà motivatamente proporre diverse perimetrazioni rispetto a
quelle di previsione del PTCP in funzione delle proprie valutazioni strategiche, mantenendosi
però all‟interno del criterio del contenimento di consumo dei territorio agricolo, rispetto al
quale la gradazione di “valori” individuata dal Piano già fornisce un preciso orientamento di
modificabilità.
INDIRIZZI GENERALI SUI SUOLI AGRICOLI
Il PTCP pone alla base della disciplina in materia di zone agricole, obiettivi che riguardano
rispettivamente il sostegno alle caratteristiche distintive della agricoltura bergamasca (qualità,
varietà, innovatività), nonché il riconoscimento del paesaggio come contesto dell‟attività
agricola la quale assume una funzione importante di strumento di manutenzione del paesaggio
agrario.
Per quanto riguarda gli indirizzi e criteri per la salvaguardia nei PRG comunali delle zone con
esclusiva o prevalente funzione agricola il PTCP ritiene opportuno sottolineare l‟esigenza di
evitare il consumo di suolo a fini edilizi ed infrastrutturali nelle zone già oggetto di investimenti
pubblici in materia di irrigazione o bonifica, nelle zone con suoli di alta qualità e/o produzioni di
160
alto valore aggiunto, nelle zone dove sono percepibili testimonianze delle antiche
organizzazioni agricole.
Il PTCP ritiene in tal senso che i PRG debbano destinare precipuamente tali aree ad esclusiva
funzione agricola.
Il PTCP disciplina gli interventi di sistemazione ambientale da collegare anche al recupero degli
edifici che potrebbe comportare il mutamento della loro destinazione originaria di uso agricolo.
Il PTCP ritiene infine opportuno che i Comuni, nell‟ambito delle proprie competenze, indirizzino la
creazione di nuovi manufatti verso l‟utilizzo di materiali che ne consentano una facile
eliminazione al termine della loro vita produttiva o che si connettano per caratteri di inserimento
ambientale agli elementi della tradizione costruttiva.
Relativamente all'agricoltura il PTCP individua i seguenti obiettivi:
Per le aree di pianura
1) Tutelare e orientare l'attività agricola nelle zone a forte specializzazione ed ad elevata
produttività;
2) Tutelare le aree a elevata capacità d‟uso del suolo e forte limitazione alla modificazione
d‟uso delle stesse per usi non agricoli;
3) Sostenere le politiche in materia di agricoltura eco-compatibile;
4) Promuovere la forestazione di pianura nelle aree residuali incolte o in abbandono da altre
attività agricole.
Per le aree rurali svantaggiate e aree montane
1) Lottare contro la marginalità e all'abbandono: reinventare un nuovo ruolo dell'agricoltura
come elemento motore dello sviluppo locale;
2) Conservare l'attività agricola in funzione produttiva (valorizzando anche quella con
caratteri integrativi) e in funzione protettiva (tutela del territorio e del paesaggio agrario);
3) Sostenere le attività anche part-time (integrazione di reddito e presidio del territorio);
4) Reinventare un nuovo ruolo delle attività forestali come elemento motore dello sviluppo
locale e di promozione, gestione e conservazione di ricchezze collettive quali il paesaggio,
la fruibilità turistico-ricreativa.
INDIRIZZI SPECIFICI RELATIVI AGLI INCREMENTI RESIDENZIALI
Il PTCP indica la necessità di perseguire come obiettivo generale, in particolare a livello di
pianificazione comunale, il recupero del patrimonio edilizio esistente, per favorire il
contenimento dell‟uso del suolo destinato a residenze e ribadisce che gli insediamenti di nuovo
impianto dovranno consentire un‟adeguata capacità insediativa con il minimo uso di suolo
agricolo.
Prioritariamente, quindi, sollecita i Comuni a prevedere, preliminarmente alla definizione delle
espansioni, il recupero del patrimonio edilizio esistente nei centri e nei nuclei, anche attraverso
interventi di sostituzione e trasformazione edilizia degli insediamenti irrazionalmente collocati e/o
obsoleti nonché a privilegiare la realizzazione di interventi di completamento edilizio nelle aree
interstiziali e di frangia, con l'obiettivo di rendere più compatto e funzionale il sistema dei centri e
dei nuclei esistenti.
Indirizzi di carattere generale vengono espressi dalla normativa del PTCP anche con
l‟indicazione del recupero a scopo di residenza e di ricettività turistica degli agglomerati rurali
esistenti di antica formazione con caratteristiche apprezzabili di edilizia spontanea; il
contenimento dell‟espansione con privilegio del recupero edilizio, potrà incidere positivamente
sui caratteri della ricettività turistica in genere e sull‟incentivazione della attività di servizio agro-
turistico.
INDIRIZZI PER LA REALIZZAZIONE DI STRUTTURE PER IL TURISMO
L‟economia derivante dal turismo è sicuramente uno degli elementi di maggiore importanza nel
quadro complessivo dell‟assetto socioeconomico della Provincia sia per le aree montane,
specie per quanto riguarda i comuni della media e alta valle, sia anche lungo la fascia del
Sebino, ma anche – se pur in misura diversa – nella fascia collinare.
161
Sicuramente è la montagna il contesto più interessato da una vocazione strutturale al turismo e
può farne un elemento di rilancio della propria economia.
Questa attività, tuttavia, si pone in un certo senso “in tono minore” rispetto ad altri contesti
territoriali montani e ciò per una serie di fattori dei quali sinteticamente si elencano gli aspetti
principali:
- la sempre più scarsa situazione dell‟innevamento delle aree montane delle alte valli che
comporta – indipendentemente dalla capacità di iniziativa e dagli investimenti nel settore
del demanio sciabile e delle strutture ricettive – una inevitabile contrazione dei tempi di
permanenza turistica nel periodo invernale;
- una situazione ambientale estremamente positiva sotto il profilo paesistico e tuttavia
legata ai caratteri peculiari della morfologia e dell‟ambiente prealpino che si pongono non
sempre in termini sufficientemente competitivi anche nella stagione estiva rispetto alle
stazioni turistiche montane delle zone alpine che con l‟attuale facilità di spostamento
attraverso il mezzo privato divengono fortemente competitive rispetto ai bacini prealpini
anche durante la stagione estiva creando una forte selezione della potenziale utenza;
- una non sempre adeguata offerta di “servizi” all‟utenza turistica che non consente spesso
di trattenere l‟utenza stessa ed in particolare la fascia di età giovanile che – se in generale
tende oggi a muoversi più frequentemente verso mete estive marine quando non verso
bacini turistici esterni al territorio nazionale – trova nella scarsità di offerta di attrezzature e di
opportunità di occupazione del tempo libero un ulteriore motivo per disertare le nostre valli
inducendo anche il fenomeno di progressivo allontanamento dei nuclei familiari.
Questi ed altri fattori portano ancora oggi a quella debolezza del settore turistico la cui crescita
è invece un elemento essenziale per lo sviluppo economico delle Comunità Locali all‟interno
del bacino.
La valorizzazione e la “messa in circuito” dell‟importantissimo patrimonio urbanistico ed edilizio
presente nelle valli bergamasche, legato ad una serie importante di fattori storici – che peraltro
travalicano la storia locale – di testimonianze artistiche e di tradizioni di cultura nonché alla
presenza di fatti architettonici e urbanistici di rilevanza significativa, non può certo essere
proposto come elemento risolutivo delle problematiche sopra accennate, ma può certamente
porsi come elemento importante dell‟offerta turistica non solo a servizio dell‟ “occupazione del
tempo libero” ma anche come elemento attrattivo di un possibile fenomeno turistico esteso
all‟intero arco dell‟anno, che può essere determinato attraverso il richiamo di flussi nelle
giornate festive e nei fine settimana, soprattutto se legato ad una adeguata attività di
propaganda e ad una –essenziale – offerta di servizi “logistici”.
Tutto il patrimonio delle aree montane di cui si è molto parlato e di cui molto si è scritto
necessita tuttavia, ai fini di un reale contributo ai programmi di sviluppo delle valli di essere
riconsiderato e “ricomposto” in “blocchi tematici” o lungo “percorsi articolati” che consentano
di offrire all‟utenza del turismo culturale situazioni organizzate da utilizzare come obiettivo di
specifiche attività “escursionistiche”.
La ricchezza e la vasta articolazione di questo patrimonio sia sotto il profilo qualitativo ma
anche per la estensione temporale su un vasto arco di secolo della sua formazione, possono
consentire di organizzare una serie di “pacchetti” di forte e articolato interesse capaci di
soddisfare le più varie esigenze dei turisti.
E ciò sia per un turismo di elevata qualificazione culturale sia per un turismo più rivolto alla
ricerca di “sensazioni” e di immagini.
È infatti possibile offrire pacchetti che si articolano per specifici periodi storici, a partire
dall‟organizzazione di percorsi di tipo archeologico, a percorsi organizzati sul filo di specifici
periodi dell‟architettura (architetture di insediamenti medioevali, rinascimentali, ottocenteschi,
Liberty ecc.) ed ancora è possibile organizzare invece percorsi turistici seguendo tracciati della
viabilità storica lungo i quali possono essere evidenziati tutti gli elementi ancora riconoscibili (e
ve ne sono di grande importanza) che caratterizzavano lo snodarsi lungo il percorso di strutture,
di manufatti, di architetture, di nuclei urbani coevi alle fasi temporali di realizzazione dei percorsi
e della loro utilizzazione (quali importanti occasioni per un “trekking culturale” che può dilatarsi
anche su un arco di tempo su più giornate e usufruire nel contempo dei servizi offerti da
un‟adeguata organizzazione dell‟accoglienza turistica).
La vicinanza delle valli a tutti i principali centri metropolitani della nostra regione ed in
particolare al Capoluogo milanese consente di comprendere con facilità quale capacità di
162
richiamo (oltre alla tradizionale attrattiva di un importante ambiente naturale e paesistico)può
essere determinata dalle offerte di pacchetti “per il turismo culturale”, anche da utilizzarsi
nell‟arco breve di una giornata.
Non è tuttavia difficile comprendere come la quantità e l‟articolazione dei beni da offrire
all‟attenzione e alla fruizione culturale dei turisti possa permettere di individuare ed organizzare
“pacchetti di offerta culturale” che possono occupare anche periodi più lunghi della singola
giornata offrendo itinerari che possono essere praticati nelle forme più sportive del trekking, o
con i mezzi privati ma anche con l‟uso di mezzi di trasporto collettivi opportunamente
organizzati ed appoggiati a specifiche “basi logistiche”.
Inutile ricordare che a questi percorsi possono essere quindi abbinate offerte di ospitalità
turistica, specifiche indicazioni per la ristorazione, momenti di completamento culturale nelle
ore serali ecc.
Indirizzo fondamentale delle previsioni del PTCP per il settore turistico è la possibilità di
veicolare i flussi turistici dall‟Italia e dall‟esterno verso la bergamasca, esaltandone le
bellezze paesaggistiche, gli itinerari delle Orobie e i percorsi artistico-culturali, sfruttando le
potenzialità dei collegamenti aerei.
OBIETTIVI DEL PTCP (PROVINCIA DI BERGAMO – SETTORE AMBIENTE - VAS)
Di seguito si riportano gli obiettivi del PTCP della Provincia di Bergamo, desunti dalle Linee Guida,
utlizzate per la stesura dell‟analisi di coerenza tra il documento di Piano del PGT e la
pianificazione provinciale:
Salvaguardia della risorsa “suolo agricolo”
Contenimento delle trasformazioni e del consumo di suolo
Difesa dal rischio idrogeologico e idraulico
Miglioramento della qualità dell‟aria
Tutela della qualità delle acque superficiali e sotterranee
Rete con valenza ambientale-paesistica e sistema di contiguità del verde
Varietà e diversità biologica delle aree
Tutela e riqualificazione del paesaggio esistente
Riqualificazione di ambiti degradati e di frangia
Qualificazione di nuovi interventi
Tutela del patrimonio architettonico di interesse storico, artistico, culturale ed ambientale
Grado di cooperazione intercomunale e integrazione servizi
Contenimento spostamenti e uso del trasporto pubblico
Percorsi ciclo-pedonali casa-lavoro-servizi
Accessibilità alle aree di interscambio modale
Compattazione tessuto insediativo, ricostituzione forma urbana, evitare aree/complessi
produttivi isolati
Sviluppi insediativi rapportati agli effettivi fabbisogni, con priorità
al recupero dell‟esistente, dei centri storici e alla riqualificazione delle aree degradate
Adeguato mix funzionale residenza, commercio e servizi
Recupero del patrimonio dismesso, riutilizzo di complessi e aree produttive esistenti,
compatibilità con altre funzioni
Processi di A21 locali
Certificazioni comunali ISO14001/EMAS
STROZZA E IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE
La pianificazione a scala provinciale riconosce nel territorio comunale diversi ambiti territoriali
caratterizzati da differenti peculiarità ambientali, in cui le azioni e gli interventi devono essere
programmati in accordo con i valori riconosciuti a ciascun ambito.
163
Di seguito vengono riportate le diverse zone del territorio in base all‟ambito in cui vengono
collocate dal piano provinciale e in base al loro ruolo nella rete ecologica a valenza paesistico
ambientale della Provincia di Bergamo.
L‟analisi è stata condotta mediante la lettura delle seguenti tavole del P.T.C.P. e delle norme di
attuazione del relativo piano territoriale di coordinamento:
- Tavola E2.2 Paesaggio e ambiente – Tutela, riqualificazione e valorizzazione
ambientale e paesistica del territorio
- Tavola E4 - Organizzazione del territorio e sistemi insediativo – Quadro strutturale
- Tavola E5.5 – Rete ecologica provinciale a valenza paesistico-ambientale.
Secondo la cartografia del P.T.C.P. analizzata, il territorio comunale presenta:
- Paesaggio montano debolmente antropizzato e paesaggio montano antropizzato con
insediamenti sparsi
- Aree con fenomeni urbanizzativi in atto o previsti prevalentemente inedificate di
immediato rapporto con i contesti urbani
- Ambiti soggetti ad attività di escavazione
Per quanto riguarda la rete ecologica, sul territorio comunale sono presenti Aree di elevato
valore naturalistico in zona montana e pedemontana, le quali costituiscono la struttura
naturalistica primaria della rete.
Di seguito si riportano le norme tecniche di attuazione del P.T.C.P. relative agli ambiti di interesse
per il Comune di Strozza.
Estratto delle Norme tecniche di attuazione del PTCP della Provincia di Bergamo
Art. 58 Paesaggio montano debolmente antropizzato e paesaggio montano antropizzato con
insediamenti sparsi
1. Gli ambiti di cui al presente articolo che sono caratterizzati dalla presenza di elementi del
paesaggio montano debolmente antropizzato e di relazione con gli insediamenti di versante
e fondovalle o da pascoli montani e versanti boscati con interposte aree prative, edificazione
scarsa, sentieri e strade sono da considerarsi aree principalmente destinate alla attività
agricola.
2. Qualsiasi tipo di attività o di intervento dovrà avvenire nel massimo rispetto della naturalità
e degli aspetti paesaggistici; dovranno essere valorizzati i percorsi, gli insediamenti e gli edifici
storici nonché gli elementi di particolare interesse ambientale.
3. Gli strumenti urbanistici comunali e i regolamenti edilizi dovranno definire specifici parametri
per gli insediamenti e le infrastrutture anche agricole e indicare puntuali localizzazioni degli
stessi in funzione del mantenimento degli elementi percettivi e del carattere dei luoghi
avendo anche riguardo alle necessarie indicazioni in ordine alle tipologie e ai materiali.
4. Gli interventi di completamento e di espansione edilizia necessari al soddisfacimento dei
fabbisogni residenziali o delle attività economiche (produttive, commerciali, turistiche ecc.)
potranno essere allocati nelle aree di cui al presente articolo a condizione che interessino
zone di completamento di frange urbane, ambiti agrari già dismessi o aree agricole di
marginalità produttiva volgendosi prioritariamente alle aree di margine urbano individuate
all‟allegato E5.4.
Negli ambiti di cui al presente articolo, il PRG potrà, inoltre, individuare a mezzo di appositi
Piani Attuativi interventi per il recupero ed il riuso del patrimonio edilizio esistente. I Piani
Attuativi, previa verifica della compatibilità con il rispetto dei caratteri architettonici, tipologici
ed ambientali degli edifici, potranno prevederne limitati ampliamenti volumetrici.
5. In ogni caso i nuovi interventi esterni dovranno porsi in coerenza con i caratteri generali
dell‟impianto morfologico degli ambiti urbani esistenti e non necessitare, per i collegamenti
funzionali con le aree urbanizzate di nuovi significativi interventi di infrastrutturazione.
164
Art. 62 Aree con fenomeni urbanizzativi in atto o previsti prevalentemente inedificate di
immediato rapporto con i contesti urbani
Sono individuate nella Tav.E2.2. In tali aree valgono le seguenti direttive:
1. le espansioni e trasformazioni urbane, ove previste, dovranno prioritariamente essere
orientate alla riqualificazione e alla ricomposizione delle zone di frangia degli insediamenti.
La progettazione degli interventi dovrà essere rivolta ad un adeguato inserimento paesistico
ed ambientale, da ottenersi anche mediante previsione di impianti arborei ed arbustivi nelle
parti esterne, adiacenti il territorio agricolo;
2. le previsioni degli strumenti urbanistici per queste aree dovranno considerare l‟opportunità
della formazione di reti ecologiche e di collegamento con le aree a verde o reti ecologiche
esistenti sul territorio a valenza paesistico-ambientale.
Art. 74 Rete ecologica provinciale
1. La Rete ecologica della Provincia di Bergamo definita nella Tav. E5.5 del PTCP, sarà
oggetto di specifico Piano di Settore come previsto dall‟art. 17.
2. Il Piano di settore per la rete ecologica definisce uno scenario ecosistemico polivalente a
supporto di uno sviluppo sostenibile, in modo che si riducano per quanto possibile le criticità
esistenti suscettibili di compromettere gli equilibri ecologici, e si sviluppino invece le
opportunità positive del rapporto uomo-natura.
3. I criteri e le modalità di intervento saranno volti al principio prioritario del miglioramento
dell‟ambiente di vita per le popolazioni residenti e all‟offerta di opportunità di fruizione della
qualità ambientale esistente e futura e al miglioramento della qualità paesistica.
4. Il Piano di Settore prevederà:
a. il riequilibrio ecologico di area vasta e locale, attraverso la realizzazione di un sistema
funzionale interconnesso di unità naturali di diverso tipo;
b. la riduzione del degrado attuale e delle pressioni antropiche future attraverso il
miglioramento delle capacità di assorbimento degli impatti da parte del
sistema complessivo; c. lo sfruttamento ecosostenibile delle risorse ambientali rinnovabili.
5. I progetti di opere che possono produrre ulteriore frammentazione della rete ecologica,
dovranno prevedere opere di mitigazione e di inserimento ambientale, in grado di garantire
sufficienti livelli di continuità ecologica.
Le compensazioni ambientali dovranno favorire la realizzazione di nuove unità ecosistemiche,
coerenti con le finalità della rete ecologica provinciale.
6. L‟allegato Tav. E5.5 del PTCP costituisce l‟inquadramento strutturale fondamentale della
rete ecologica e pertanto modificabile solo previa variante al PTCP con le procedure di cui
all‟art.21.
7. Il Comune, in fase di adeguamento dello strumento urbanistico generale o di formazione di
nuovo strumento, recepisce e articola gli indirizzi della Tav. E5.5 del PTCP e individua eventuali
specifici interventi di riqualificazione ecologico-ambientale, in coerenza con il Piano di
Settore di cui ai precedenti commi e ai contenuti relativi alla rete ecologica individuati dai
Piani di Indirizzo Forestale. In tale contesto dovranno essere salvaguardati i varchi riportati
nell‟allegato E5.5 che non risultassero compresi nelle zone disciplinate dall‟art.65,
provvedendo al mantenimento ed al rafforzamento di adeguati spazi verdi tali da garantire
la continuità dei corridoi.
Art. 75 Elementi della rete ecologica
1. La Tav. E5.5 individua i contenuti di inquadramento dello schema della rete ecologica e
degli elementi fondamentali costituiti da:
a. Struttura naturalistica primaria;
b. Nodi di livello regionale;
c. Nodi di 1° livello provinciale;
d. Nodi di 2° livello provinciale;
e. Corridoi di 1° livello provinciale;
f. Corridoi di 2° livello provinciale.
2. Il sistema di relazioni funzionali della rete ecologica sarà articolato dal Piano di Settore con
valore di piano attuativo, con riferimento ai seguenti elementi:
− Aree principali di appoggio in ambito montano
165
− Isole di biodiversità
− Matrici naturali interconnesse
− Aree di collegamento in ambito montano-collinare
− Aree della ricostruzione ecosistemica polivalente in ambito montano-collinare
− Gangli principali in ambito planiziale
− Gangli secondari in ambito planiziale
− Principali ecosistemi lacustri
− Corridoi fluviali principali
− Corridoi fluviali secondari
− Corridoi terrestri
− Greenways principali
− Aree della ricostruzione ecosistemica polivalente in ambito planiziale
− Principali barriere infrastrutturali ed insediative
− Fasce di inserimento delle principali barriere infrastrutturali
− Principali punti di conflitto della rete con le principali barriere infrastrutturali
− Ambiti urbani e periurbani della ricostruzione ecologica diffusa
− Varchi insediativi a rischio
− Fasce di permeabilità in aree problematiche
− Ambiti urbani e periurbani della ricostruzione ecologica diffusa
− Aree della ricostruzione polivalente dell‟agro-ecosistema
− Direttrici di collegamento esterno
Art. 76 Ambiti soggetti ad attività di escavazione
1. Nelle Tav. E2.2 ed E4 sono individuati i poli estrattivi del Piano delle attività estrattive vigente
alla data di adozione del PTCP.
L‟identificazione cartografica ha finalità esclusivamente ricognitiva, mentre la consistenza e
l‟identificazione degli ambiti estrattivi sono individuabili più puntualmente negli elaborat i del
“Piano Cave” vigente.
2. I criteri e le modalità di intervento in tali ambiti devono esserem volti alla riqualificazione
ambientale.
Il piano cave della Provincia per le attività estrattive in esaurimento al termine delle attività
dovrà dettare delle linee d‟indirizzo per il recupero totale dell‟area eventualmente
costituendo una fascia boscata ed in ogni caso inserendola nel sistema (verde) provinciale.
Queste aree potrebbero, secondo le caratteristiche del recupero, costituire dei gangli primari
o
secondari.
3. Nella tavola relativa all‟Ambiente e Paesaggio (E2.2), nella tavola inerente il Quadro
Strutturale (E4), il PTCP attribuisce ai poli estrattivi di cui al comma 1 la funzione che si ritiene
più correttamente prescrivibile a ciascun sedime nel quadro del recupero e dell‟inserimento
ambientale che dovranno avvenire in fase di restituzione, a coltivazione ultimata.
Tale indicazione consentirà di definire gli orientamenti e i contenuti da assumere nell‟ambito
della formulazione delle convenzioni.
Negli ambiti montani e pedecollinari, ove il PTCP preveda l‟indicazione di “Aree del
paesaggio montano debolmente antropizzato” e di “Aree del paesaggio montano
antropizzato con insediamenti sparsi” e di “Versanti delle zone collinari e pedemontane”
nonché nelle “Aree di elevato valore naturalistico e paesistico”, il recupero deve avvenire in
condizioni di coerenza con i caratteri morfologici, ambientali e paesistici delle aree
contermini di medesima definizione.
4. La disciplina del presente articolo si applica anche agli ambiti oggetto di attività di
escavazione mineraria anche se non specificamente individuati negli elaborati cartografici
del PTCP.
____________________________________________________________________________________________
166
33..55 -- IILL PPIIAANNOO CCAAVVEE DDEELLLLAA PPRROOVVIINNCCIIAA DDII BBEERRGGAAMMOO ((LLRR.. 1144//9988)) ____________________________________________________________________________________________
La Provincia di Bergamo è dotata di un Piano Cave approvato con Dcr numero VIII/ 619 del 14
maggio 2008 e pubblicato sul Burl - Bollettino Ufficiale Regione Lombardia - 2° supplemento
straordinario - numero 28 del 10 luglio 2008.
Nel territorio comunale il Piano Cave della Provincia di Bergamo individua l‟ambito estrattivo di
calcari e dolomie ATEc15 (ex polo AP10q), situato nella parte sud-occidentale del territorio
comunale. Tale ambito corrisponde alla parte centrale dell‟ex polo AP10q.
Di seguito si riportano l‟estratto cartografico e la scheda descrittiva dell‟ambito estrattivo,
derivati dal Piano Cave vigente.
Ambito Territoriale Estrattivo ATEc15 (Estratto del Piano Cave vigente).
____________________________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________________________
Ambito territoriale estrattivo ATEc15 (ex polo AP10q)
Dati generali
Località interessata Valle Settimana
Comuni interessati Almenno San Salvatore, Strozza
Superficie Ha 12,2
Vincoli
Boschi e foreste (ex D.Lgs. 490/99)
Corsi d‟acqua (ex D.Lgs. 490/99)
Vincolo idrogeologico (R.D. 3267/23)
Contesto e infrastrutture Zona boscata
Formazione utilizzata Calcare di Sedrina
167
Previsioni di Piano
Riserve stimate 300.000 mc
Produzione prevista nel decennio 300.000 mc
Riserve residue 0
Prescrizioni tecniche per la coltivazione
Parametri geometrici
Inclinazione massima dell‟alzata: 65°.
Nell‟eventualità della realizzazione di più
gradoni, gli stessi non potranno superare
singolarmente 15 m di altezza.
Larghezza pedata minima del gradone:
2/5 delll‟altezza.
Ulteriori prescrizioni
Profilatura dei fronti con metodo di
abbattimento controllato.
Monitoraggio dei fronti di scavo attivi e
in abbandono
Profili finali delle discariche di sterile con
pendenza massima della scarpata ½.
Raccolta e smaltimento delle acque
meteoritiche, anche mediante
realizzazione di canalette sui gradoni in
contropendenza.
Riduzione dello scavo dello sterile, che
non deve superare la quantità
mercantile estratta.
Prescrizioni tecniche per il recupero ambientale
Destinazione finale Naturalistica/ forestale
Recupero scarpate
Riporto di inerti al piede, successivo tratto di
terreno vegetale e piantumazione con
specie arboree ed arbustive autoctone. Le
discariche di sterile devono essere inerbite e
dotate di idonei drenaggi alla base.
Recupero fondo cava Stesura di terreno vegetale, successivo
inerbimento e piantumazione.
Ulteriori prescrizioni Contestualità tra operazioni di escavazione
e di recupero ambientale.
Note
I valori indicati di inclinazione sono i massimi possibili e la stabilità delle scarpate dovrà
comunque essere dimostrata in sede progettuale con opportune verifiche.
L‟ambito deve essere recuperato e restituito alla destinazione finale prevista dal Piano
Cave entro 6 anni dall‟approvazione del progetto e comunque entro il periodo di
validità del Piano.
OBIETTIVI DEL PIANO CAVE
Di seguito si riportano gli obiettivi del Piano Cave della Provincia di Bergamo, desunti dalle Linee
Guida, utilizzate per la stesura dell‟analisi di coerenza tra il documento di Piano del PGT e il
Piano Cave.
localizzazione degli ambiti territoriali estrattivi secondo il criterio di massima compatibilità
ambientale, ossia nel massimo rispetto delle valenze ambientali esistenti sul territorio e
nell‟ottica della minimizzazione degli impatti
precedenza, per la localizzazione delle estrazioni, all'ampliamento delle aree esistenti;
garanzia, per tutte le attività già esistenti, che rispettino i criteri di tipo
territoriale/ambientale, di continuare ad operare, anche quantitativamente, a regimi
almeno confrontabili con quelli attuali
contenimento della frammentazione degli ambiti estrattivi;
168
miglioramento della possibilità di gestione, di verifica e controllo da parte degli Enti
competenti
aumento dei quantitativi prodotti da ciascun ambito estrattivo a fronte della
diminuzione del numero degli ambiti, con possibilità di esigere prestazioni ambientali più
rilevanti dagli operatori;
previsione di un‟omogenea distribuzione degli ambiti sul territorio
minimizzazione dei trasporti all'interno della provincia e riduzione delle importazioni da
fuori provincia
limitazione delle estrazioni non pianificate (non soggette ad autorizzazione provinciale)
verifica di tutte le osservazioni e di tutte le istanze presentate dagli Enti e dai soggetti
interessati
_____________________________________________________________________________________________
169
44-- DDEEFFIINNIIZZIIOONNEE DDEEGGLLII OOBBIIEETTTTIIVVII EE DDEELLLLEE AAZZIIOONNII DDII
PPIIAANNOO _____________________________________________________________________________
A seguito di una analisi condotta sul territorio del Comune di Strozza, tramite analisi di Piani e
Programmi ritenuti significativi, è stato possibile determinare obiettivi generali, dai quali vengono
a loro volta desunti obiettivi specifici e le azioni di piano necessarie per il loro conseguimento.
_____________________________________________________________________________________________
44..11 -- OOBBIIEETTTTIIVVII GGEENNEERRAALLII DDEELL PPGGTT _____________________________________________________________________________________________
Gli obiettivi generali riguardano aspetti ambientali, territoriali, sociali ed economici, costituendo
la strategia che il Piano intende perseguire. L‟integrazione tra obiettivi di carattere ambientale
ed obiettivi di carattere socio-economico, quindi, rappresenta uno dei momenti cruciali del
percorso di pianificazione.
Gli obiettivi generali sono inquadrabili come obiettivi di natura esogena, derivati cioè da
politiche, decisioni, piani o programmi di organismi esterni, non modificabili dal piano locale e
desunti direttamente dall‟analisi e dalla collocazione in un quadro coerente delle informazioni
relative al contesto pianificatorio. Tali informazioni vengono completate considerando i
parametri fissati dalle norme e dalle politiche di livello nazionale e regionale e gli obiettivi di
protezione ambientale delineati da convenzioni e protocolli a livello internazionale.
La proposta di Documento di Piano del Comune di Strozza articola gli obiettivi generali di
pianificazione attraverso i seguenti principi fondamentali:
• Sviluppo turistico sostenibile;
• Razionalizzazione insediativa;
• Valorizzazione Paesistico-Ambientale
• Riqualificazione urbana
• Potenziamento sistema economico-produttivo
_____________________________________________________________________________
170
44..22 -- OOBBIIEETTTTIIVVII SSPPEECCIIFFIICCII DDEELL PPGGTT _____________________________________________________________________________________________
Sviluppo turistico sostenibile
Il Documento di Piano prevede la promozione di un‟offerta turistica integrata, in cui le diverse
forme di turismo possano coesistere e arricchire il soggiorno di villeggianti, vacanzieri e pellegrini
nel territorio comunale, al fine di creare un turismo volto al benessere dei turisti in senso lato.
Il territorio comunale di Strozza e della Valle Imagna, offre infatti l‟opportunità di promuovere
diverse forme di turismo, integrabili in un sistema turistico ecosostenibile e ecocompatibile, in cui
le diverse componenti vengono ad arricchire e caratterizzare un‟offerta turistica variegata e in
grado di valorizzare le ricchezze del territorio.
In particolare, obiettivi specifici di tale sistema turistico riguardano:
il turismo religioso, oggi rappresentato principalmente dai pellegrinaggi diretti al santuario
della Madonna della Cornabusa;
il turismo termale, facente capo alla struttura termale fonte della salute a Sant‟Omobono
Terme e alle diverse strutture ricettive presenti e in progetto sul territorio;
il turismo culturale e ambientale, promosso e organizzato dal nuovo ecomuseo della valle;
il turismo sanitario, che punterà sulla nuova struttura socio-sanitaria prevista nel piano oltre
che alle cure sanitarie/termali già presenti sul territorio comunale;
il turismo storico artistico che gravita sugli adiacenti comuni di Almenno San Salvatore e di
almenno San Bartolomeo, dove vi sono presenze romaniche di rilevanza mondiale, quali
San Tomé, San Nicola, San Giorgio e il santuario della Madonna del Castello con le
pregevolissime opere d‟arte che conserva;
il turismo scolastico che, grazie alla ricchezza del territorio espressa sinteticamente dalle
sopraelencate forme di turismo, può rappresentare un ulteriore e importante settore
turistico legato in particolar modo al sistema ecomuseale e alla valorizzazione del
patrimonio culturale, ambientale e immateriale della Valle Imagna.
Sistema insediativo
La riorganizzazione del sistema insediativo comporta un processo di razionalizzazione dei servizi
alla residenza e dei generatori di traffico, che deve essere reso efficiente, restituendo un
contesto complessivamente strutturato, che sappia salvaguardare l'identità dei singoli nuclei
abitativi.
In particolare, obiettivi specifici di tale sistema turistico riguardano:
Razionalizzazione dei servizi;
Mantenimento identità e caratteristiche delle aree centrali e nuclei frazionali;
Privilegiare politiche per la casa e per i servizi;
Risposta del fabbisogno di aree da urbanizzare;
Supportare ed ampliare le scelte e l‟offerta eco museale e turistica;
Sistema paesistico - ambientale
Con riferimento ali obiettivi generali di ecosostenibilità dello sviluppo e di valorizzazione
paesistica delle risorse territoriali, Il Documento di Piano ha impostato il proprio percorso
utilizzando un metodo interdisciplinare che assume l‟ambiente come sistema complesso in cui i
diversi assi strategici sono strettamente interrelati:
riqualificazione e sviluppo del sistema paesistico-territoriale sulla base degli elementi e
degli ambiti d‟interesse storico, architettonico e paesistico;
tutela e riqualificazione dei corsi d‟acqua e degli elementi naturali di pregio paesistico;
riqualificazione degli ambiti urbani connotati da degrado o da insufficiente qualità
171
insediativa.
I corridoi e la rete ecologica
La Rete Ecologica proposta con il Piano Paesistico fonda la sua funzionalità sulle aree boscate e
sui corsi d‟acqua che attraversano il territorio. In particolare, nella tavola E01 vengono
individuati il torrente Imagna e il torrente Pissarola quali principali corridoi ecologici che si
proiettano oltre il confine comunale, diventando possibili corridoi cardini per i territori di altri
Comuni della Valle Imagna che attraversano. Vengono inoltre individuati, con apposita
simbologia grafica, i varchi a rischio di chiusura, ossia zone in cui un‟ulteriore urbanizzazione
potrebbe compromettere l‟integrità dei corridoi ecologici, in particolare, interrompendo la
continuità ecologica tra corsi d‟acqua principali (torrente Imagna e Pissarola) e i loro affluenti,
con l‟interruzione della continuità lungo le loro sponde. Lo stesso binomio area boscata-corso
d‟acqua è di fondamentale importanza per garantire la continuità ecologica. Pertanto
promuovere regolamentazioni volte alla tutela della dotazione vegetazionale lungo i corsi
d‟acqua, risulta indispensabile per garantire il mantenimento degli equilibri ecologici
dell‟ecosistema acquatico e spondale, e tra i differenti ecosistemi che costituiscono l‟ambiente
montano.
Importante per la riqualificazione ecoambientale del sistema verde è dunque la riqualificazione
e la tutela dei corsi d'acqua presenti sul territorio comunale, per i quali è prevista una fascia di
protezione, l'obbligo di riqualificare gli argini attraverso lavori di pulizia e manutenzione, oltre alla
depurazione e al controllo delle acque. In questa fascia non sarà possibile edificare, ma essa
potrà essere utilizzata per la creazione di percorsi ciclo pedonali e punti di sosta per la fruizione
del verde.
Sistema del Tessuto urbano
Obiettivi per il tessuto urbano esistente sono:
- “Tessuto storico – architettonico”: Si confermano le destinazioni in atto e quelle ammissibili in
base alle leggi vigenti e da definire nel Piano delle Regole in funzione della compatibilità con la
tipologia dell‟edificio. In coerenza con la componente paesistica del documento di piano resta
saldo l‟orientamento di valorizzare e tutelare, in considerazione delle condizioni di pregio dei
tessuti e di alcuni singoli elementi architettonici, i caratteri tradizionali dell‟architettura locale e
dell‟impianto urbano di matrice storica.
- “Tessuto urbano consolidato”: Si confermano le destinazioni in atto e quelle ammissibili in base
alle leggi vigenti e da definire nella normativa del piano delle Regole in funzione della
compatibilità con la tipologia dell‟edificio.
Aree da assoggettare ad ambito di trasformazione
Le aree da assoggettare ad ambiti di trasformazione, disciplinate dalle relative schede, sono
Ambiti di Trasformazione Urbana (A.T.U.)a destinazione prevalentemente residenziale
Tali ambiti sono individuati nelle tavole E04 “Sistema Infrastrutturale ed Insediativo” e E05
“Tavola di Sintesi delle azioni di Piano” e descritte singolarmente nelle schede degli Ambiti di
Trasformazione.
Sistema infrastrutturale, economico e dei servizi
La sentenza della Corte Costituzionale (n. 179 del 20 maggio 1999) ha fissato alcuni principi
basilari che devono necessariamente d‟ora in poi improntare la formazione e la gestione dei
Piani di Governo del Territorio e dei documenti di programmazione urbanistica la dove prevede
l‟esigenza di porre un limite temporale invalicabile di validità dei vincoli e di possibilità di
172
reiterazione dei vincoli scaduti, pena la necessità di prevedere l‟indennizzabilità dei vincoli stessi.
Come noto l‟esigenza di prevedere tale indennizzo ricorre solamente quando i vincoli
raggiungano un particolare grado d‟intensità; la Corte elenca in modo analitico i casi in cui
risulta necessario il riconoscimento dell‟indennizzo a favore delle proprietà, per una più precisa
definizione si rimanda al testo della sentenza.
La stessa legge regionale nr.12/2005 recepisce i principi sopraesposti rimandando il tutto
all‟attuazione del Piano dei Servizi.
Si precisa che la pianificazione e le programmazioni sovracomunali non individuano arterie di
particolare rilievo strategico da realizzare sul territorio comunale.
Obiettivi principali del sistema infrastrutturale riguardano:
la realizzazione di reti di collegamento locali per la risoluzione di aspetti puntuali;
Per quanto concerne i servizi:
promuovere una adeguata politica dei servizi capace di soddisfare le esigenze della
comunità e di promuovere la capacità attrattiva turistico globale.
_____________________________________________________________________________
173
44..22 -- OOBBIIEETTTTIIVVII DDII PPIIAANNII EE PPRROOGGRRAAMMMMII SSOOVVRRAAOORRDDIINNAATTII _____________________________________________________________________________________________
“Per il reperimento delle informazioni necessarie il Documento di Piano ed il Rapporto
Ambientale si avvalgono in via prioritaria di dati ed elaborazioni reperibili nei sistemi
informativi di livello sovracomunale, finalizzando il quadro delle conoscenze alla
determinazione delle dinamiche in atto, delle maggiori criticità del territorio e delle sue
potenzialità.
Facendo riferimento agli obiettivi di rilevanza ambientale dei piani territoriali sovraordinati
(P.T.R. e P.T.C.P.), il Rapporto Ambientale del P.G.T. deve in particolare evidenziare:
a) le modalità di recepimento e di adeguamento alle peculiarità del territorio comunale;
b) l‟integrazione con gli obiettivi specifici di interesse locale;
c) la coerenza delle azioni e degli interventi di piano.”
È un‟attività peculiare della VAS, quella di garantire la coerenza del piano, in particolare
dal punto di vista ambientale. In prima battuta occorre far emergere le contraddizioni tra
gli obiettivi generali identificati nel Documento di Piano e:
• politiche, piani e programmi di differente livello di governo del territorio (regionale e
provinciale), oppure:
• politiche, piani e programmi del medesimo livello, ma appartenenti a settori o ad Enti
differenti.
Se l‟incoerenza è di natura tecnica, la verifica di coerenza esterna dà indicazioni sugli interventi
da effettuare su obiettivi e decisioni di piano, allo scopo di renderli compatibili con
quelli di altri strumenti decisionali; nel caso invece sussista un conflitto politico, l‟analisi di
coerenza fornisce gli strumenti per conoscere l‟entità reale del conflitto e per affrontarlo.
In considerazione del principio di sussidiarietà, per l‟analisi di coerenza esterna vengono presi in
considerazione i principali piani sovraordinati di carattere territoriale, ossia il Piano Territoriale
Regionale – PTR –, il Piano Territoriale Paesistico Regionale – PTPR - e il Piano Territoriale di
Coordinamento Provinciale – PTCP, poiché essi sono stati a loro volta oggetto di Valutazione
ambientale e dunque sono stati verificati (in sede di analisi di coerenza esterna) con una
serie di piani e programmi.
L‟analisi di coerenza esterna viene compiuta attraverso l‟uso di tabelle, che restituiscono
in modo sintetico e immediato il confronto tra i Piani.
Gli obiettivi generali ai quali il piano fa riferimento definiscono aspetti sia di carattere
ambientale, territoriale, sociale ed economico, delineando la strategia delle azioni di piano che
si intende perseguire.
Il quadro di riferimento che si viene così delineando, nasce da un approccio più ampio e
basato su piani e programmi sovraordinati, rispetto al contesto comunale. Le informazioni
ricavate dunque vengono completate considerando parametri fissati dalle norme e dalle
politiche di livello nazionale e regionale e da obiettivi di protezione ambientale delineati da
convenzioni e protocolli a livello internazionale.
Analizzando gli obiettivi di Piano emerge una sostanziale sinergia con molti degli obiettivi del
PTR, in particolare per quanto riguarda gli obiettivi incentrati sullo sviluppo di un sistema
ambientale sostenibile, nel tentativo di ricomporre l‟attuale separazione tra agricoltura e
ambiente, come già definito negli obiettivi; una delle necessità primarie di questo tema è
creare un equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica, nella fattispecie di una rete
ecologica con l‟utilizzo razionale delle potenzialità delle risorse naturali.
Gli obiettivi di Piano sono orientati verso soluzioni di miglioramento ambientale, tecnologico e
produttivo.
174
La competitività del territorio risulta dalla sinergia di elementi ecosostenibili con l‟innovazione e
progresso scientifico; preservare il territorio con strumenti innovativi nel settore energetico
riducendo quindi impatti negativi sul territorio dal punto di vista delle emissioni inquinanti.
_____________________________________________________________________________
175
44..33 -- AAZZIIOONNII DDII PPIIAANNOO _____________________________________________________________________________________________
Gli obiettivi specifici sono perseguiti attraverso una serie di azioni che il Piano comunale
individua e che vanno a costituire l‟Alternativa UNO.
Di seguito vengono riepilogate le azioni di Piano individuate, suddivise per sistema.
Sistema turistico:
Ammodernamento e l‟arricchimento dell‟offerta turistica mediante l‟allargamento
dell‟utenza e l‟estensione nel tempo dell‟offerta, ovvero destagionalizzando l‟offerta.
Superamento della forte settorialità e isolamento che oggi caratterizza i diversi settori
turistici.
Potenziamento sia della qualità che della quantità dell‟offerta di strutture ricettive, non
necessariamente alberghiere, a supporto delle presenze turistiche afferenti ai diversi
settori.
Pubblicizzazione dell‟offerta turistica, enfatizzando la multidisciplinarietà dei pacchetti
turistici.
Creazione di un circuito/itinerario spazio-temporale sul territorio comunale,
caratterizzato da tappe che permettano di valorizzare il territorio e l‟attrattività
dell‟offerta turistica, circuito su base comunale ma inserito in un più ampio circuito
sviluppato nel contesto vallivo.
Sistema insediativo:
Urbanizzazione negli interstizi o in prossimità del tessuto urbano esistente;
Localizzazione strategica di ambiti specifici destinati a supportare ed ampliare le scelte
e l‟offerta eco museale e turistica;
Definizione di sistemi polifunzionali, per una razionale distribuzione dell‟edificato sulla
totalità del territorio costruito;
Scelte razionali e coordinate su due aspetti tra loro strettamente legati, definibili come
di tipo qualitativo e quantitativo.
Sistema paesistico - ambientale:
Considerare le componenti paesistiche ed ambientali individuate nel PTPR e nel PTCP
riscontrate nel proprio territorio;
Verificare le potenzialità e le esigenze di tutela e valorizzazione, integrate nel processo
stesso di elaborazione del documento di piano;
Introdurre misure di tutela, valorizzazione e riqualificazione del paesaggio;
Tutela e ripristino di situazioni ambientali compromesse e di realtà particolarmente
sensibili, al fine di garantire il mantenimento e/o la ricostruzione di situazioni
indispensabili per l‟equilibrio del sistema degli ambienti naturali e/o semi-naturali della
valle;
Tutela dei corsi d‟acqua minori (compresi i ruscelli) e delle fasce spondali, quali spesso
habitat di specie particolarmente sensibili e ambienti preziosi per il mantenimento della
biodiversità. A tal fine è indispensabile (1)evitare l‟artificializzazione del corso d‟acqua e
delle sponde, (2) evitare la captazione delle acque che compromette il flusso minimo
vitale, (3) prevedere e dimensionare ad hoc idonee fasce di rispetto indispensabili per
tutelare ambienti particolarmente sensibili quali i corsi d‟acqua minori.
Tutela e mantenimento delle aree boscate costituite da associazioni vegetali di
particolare valore conservazionistico, nonché di quelle aree connotanti il paesaggio
176
montano e/o testimonianza delle passate e trascorse relazioni tra il territorio e i suoi
abitanti;
Promozione e incentivazione del ripristino delle attività di manutenzione degli spazi
verdi di fondovalle, facendo fronte alle situazioni di degrado conseguenti l‟abbandono
delle antiche pratiche silvo-culturali e agroforestali;
Tutela della fauna e dei suoi habitat, in particolare in prossimità di fronti naturali in
adiacenza a centri abitati che, oggi sempre più, si compenetrano con l‟ambiente
naturale con inevitabile sovrapposizione degli spazi della vita antropica e della vita
selvatica;
Promozione d‟iniziative volte alla conoscenza e tutela della fauna e della flora del
territorio;
Particolare tutela della fauna minore, quale la fauna anfibia, garantendo l‟integrità
degli habitat, delle rotte di migrazione tra l‟ambiente acquatico e terrestre (ad
esempio, in adiacenza al torrente Imagna e ai suoi affluenti).
Sistema tessuto urbano:
Indicare puntualmente le modalità d‟intervento e le forme di attuazione con
particolare riferimento alle modalità d‟intervento sulle strutture orizzontali e verticali, sui
rivestimenti, sulle coperture, sulle aperture, sui materiali, nonché su eventuali obblighi
tipo morfologici;
Interventi strategici con Ambiti di Trasformazione Urbana per riqualificazione del tessuto
urbano;
Creazione nuovi servizi.
Sistema infrastrutturale, economico e dei servizi:
Realizzazione di collegamento tra il centro abitato di Amagno e la Strada Provinciale
SP 14;
Realizzazione di collegamento tra il centro abitato di Cà Campo e via Vittorio
Emanuele II;
Individuare e realizzare attrezzature e servizi sociali per le funzioni istituzionali quali
pubblica amministrazione, sicurezza sociale, igiene pubblica, istruzione (realizzazione
della palestra delle scuole), sport, sanità, verde, aree di relazione e aree di sosta;
Per il commercio si confermano le posizioni e indicazioni contenute nei criteri per il
rilascio di autorizzazioni per le medie strutture di vendita;
I servizi sociali sono attualmente adeguati e il Piano dei servizi dovrà prevedere il
regolare funzionamento; per quanto riguarda i servizi scolastici si dovrà approntare il
regolamento d‟uso della costruenda palestra;
Implementazione dell‟offerta storico, culturale ed ambientale a fini turistici nell‟ambito
dell‟ecomuseo con la realizzazione, sul territorio di Strozza, di alcuni ambiti di interesse
capaci di integrarsi nel contesto ecomuseale vallivo ampliandone l‟offerta;
Adeguata riqualificazione del sistema dei sentieri e delle mulattiere storiche in orbita
ecomuseale che consentirà di valorizzare anche le attività storiche vallive collocate
sugli itinerari stessi;
Si prevede infine di destinare a zona per attrezzature ed impianti tecnologici un‟area
posta lungo il confine con i comuni di Almenno San Salvatore e Roncola.
_____________________________________________________________________________
177
55 -- AANNAALLIISSII DDEELLLLAA CCOOEERREENNZZAA EESSTTEERRNNAA DDEEGGLLII OOBBIIEETTTTIIVVII
DDII PPIIAANNOO _____________________________________________________________________________________________
55..11 -- LLAA VVEERRIIFFIICCAA DDII CCOOEERREENNZZAA DDEEGGLLII OOBBIIEETTTTIIVVII DDEELLLLAA PPRROOPPOOSSTTAA
PPRREELLIIMMIINNAARREE DDII PPIIAANNOO _____________________________________________________________________________________________
Come definito dall‟approccio metodologico adottato, in questa sezione del lavoro si compiono
verifiche in ordine alla coerenza delle politiche della proposta preliminare di piano rispetto al
raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e territoriale; nello specifico si compie:
una verifica della coerenza esterna della proposta preliminare di piano, ovvero rispetto
obiettivi e contenuti del quadro normativo e pianificatorio di riferimento;
una verifica della coerenza interna, ovvero tra gli obiettivi, le strategie e le azioni della
proposta preliminare di piano.
_____________________________________________________________________________
55..22 -- VVEERRIIFFIICCAA DDEELLLLAA CCOOEERREENNZZAA EESSTTEERRNNAA DDEELL PPRROOCCEESSSSOO DDII
VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE _____________________________________________________________________________________________
La verifica di coerenza esterna serve a capire la compatibilità e la congruenza del sistema di
politiche di piano rispetto il quadro di riferimento normativo, di indirizzi e programmatico in
essere.
In virtù del fatto che la congruità formale (relativamente agli elementi di cogenza normativa)
delle scelte assunte dalla proposta preliminare di piano è unicamente di responsabilità degli
organi deliberanti, in questa sede si procede alla verifica di coerenza di detta proposta rispetto
al riferimento pianificatorio direttamente sovraordinato, ovvero al PTCP della Provincia di
Bergamo, il quale ha a sua volta garantite le coerenze con gli altri strumenti di pianificazione di
settore e di livello regionale.
La verifica è stata compiuta attraverso l‟ausilio di una matrice che incrocia obiettivi e strategie
di piano con gli obiettivi del S.S.S.E., P.T.R. Regione Lombardia, P.T.C.P. Provincia di Bergamo.
La verifica è articolata su 4 tipologie di giudizio:
178
quando si riscontra una sostanziale coerenza tra obiettivi di piano e obiettivi di piano
sovraordinato
COERENZA INCERTA E/O PARZIALE
quando si riscontra una coerenza solo parziale oppure non definibile a priori
INCOERENZA
quando si riscontra non coerenza tra obiettivi di piano e obiettivi di piano sovraordinato
COERENZA NON VALUTABILE
quando l‟articolazione degli obiettivi di piano non permette una verifica di coerenza.
Nella tabella seguente sono riportati gli obiettivi che il PGT del Comune di Strozza intende
perseguire:
OBIETTIVI DI PIANO
N. ORIENTAMENTO INDIRIZZI SPECIFICI
OB1 SVILUPPO TURISTICO
SOSTENIBILE
IL TURISMO COME ELEMENTO TRAINANTE E MOTORE
DELLO SVILUPPO DEL CONTESTO TERRITORIALE
OB2 RAZIONALIZZAZIONE
INSEDIATIVA
RAZIONALIZZARE IL SISTEMA INSEDIATIVO A MISURA
DELLA COMUNITA‟
OB3 VALORIZZAZIONE
PAESISTICO-AMBIENTALE
TUTELA DELLA BIODIVERSITA‟ E RIQUALIFICAZIONE
DEL SISTEMA PAESISTICO-TERRITORIALE
OB4 RIQUALIFICAZIONE URBANA RECUPERO AREE DISMESSE
OB5 POTENZIAMENTO SISTEMA
ECONOMICO - PRODUTTIVO
GOVERNANCE TERRITORIALE A SOSTEGNO DEL
SISTEMA PRODUTTIVO-OCCUPAZIONALE
PIENA COERENZA
179
Nelle matrici seguenti è quindi riportata la verifica effettuata.
Obiettivi di
Piano
S.S.S.E.
OB1 OB2 OB3 OB4 OB5
A) l'istituzione di un
sistema urbano
policentrico ed
equilibrato;
B) la promozione di
modelli di trasporti e
di comunicazione
integrati, che
favoriscono
l'equivalenza di
accesso alle
infrastrutture e alle
conoscenze
nell'intero territorio
dell'Unione;
C) lo sviluppo e la
tutela della natura e
del patrimonio
culturale.
Obiettivi di
Piano
P.T.R.
Sistema
territoriale
della Montagna
OB1 OB2 OB3 OB4 OB5
ST2.1 Tutelare gli
aspetti naturalistici e
ambientali propri
dell'ambiente
montano
ST2.2 Tutelare gli
aspetti
paesaggistici,
culturali,
architettonici ed
identitari del
territorio
ST2.3 Garantire una
pianificazione
territoriale attenta
alla difesa del suolo,
all'assetto
idrogeologico e alla
gestione integrata
180
dei rischi
ST2.4 Promuovere
uno sviluppo rurale e
produttivo rispettoso
dell‟ambiente
ST2.5 Valorizzare i
caratteri del
territorio a fini
turistici, in una
prospettiva di lungo
periodo, senza
pregiudicarne la
qualità
ST2.6 Programmare
gli interventi
infrastrutturali e
dell‟offerta di
trasporto pubblico
con riguardo
all‟impatto sul
paesaggio e
sull‟ambiente
naturale e
all‟eventuale effetto
insediativo
ST2.7 Sostenere i
comuni
nell'individuazione
delle diverse
opportunità di
finanziamento
ST2.8 Contenere il
fenomeno dello
spopolamento dei
piccoli centri
montani, attraverso
misure volte alla
permanenza della
popolazione in
questi territori
ST2.9 Promuovere
modalità innovative
di fornitura dei servizi
per i piccoli centri
(ITC, ecc.)
ST2.10 Promuovere
un equilibrio nelle
relazioni tra le
diverse aree del
Sistema Montano,
che porti ad una
crescita rispettosa
delle caratteristiche
specifiche delle
aree.
181
Obiettivi di
Piano
P.T.R.
Sistema
Territoriale
Pedemontano
OB1 OB2 OB3 OB4 OB5
ST3.1 Tutelare i
caratteri naturali
diffusi attraverso la
creazione di un
sistema di aree verdi
collegate tra
loro(reti ecologiche)
ST3.2 Tutelare
sicurezza e salute
dei cittadini
attraverso la
riduzione
dell'inquinamento
ambientale e la
preservazione delle
risorse
ST3.3 Favorire uno
sviluppo policentrico
evitando la
polverizzazione
insediativa
ST3.4 Promuovere la
riqualificazione del
territorio attraverso
la realizzazione di
nuove infrastrutture
per la mobilità
pubblica e privata
ST3.5 Applicare
modalità di
progettazione
integrata tra
infrastrutture e
paesaggio
ST3.6 Tutelare e
valorizzare il
paesaggio
caratteristico
attraverso la
promozione della
fruibilità turistico-
ricreativa e il
mantenimento
dell'attività agricola
ST3.7 Recuperare
aree e manufatti
edilizi degradati in
182
una logica che
richiami le
caratteristiche del
territorio
pedemontano
ST3.8 Incentivare
l'agricoltura e il
settore turistico
ricreativo per
garantire la qualità
dell' ambiente e del
paesaggio
caratteristico
ST3.9 Valorizzare
l'imprenditoria
locale e le
riconversioni
produttive
garantendole
l'accessibilità alle
nuove infrastrutture
evitando l'effetto
"tunnel"
183
Obiettivi di
Piano
P.T.C.P.
Provincia di
Bergamo
OB1 OB2 OB3 OB4 OB5
1.a – salvaguardia
della risorsa “suolo
agricolo
1.b – contenimento
delle trasformazioni
e del consumo di
suolo
2.a – difesa dal
rischio
idrogeologico ed
idraulico
2.b – miglioramento
della qualità
dell‟aria
2.c – tutela della
qualità delle acque
superficiali e
sotterranee
3.a – rete con
valenza ambientale-
paesistica e sistema
di contiguità del
verde
3.b – varietà e
diversità biologica
delle aree
4.a – tutela e
riqualificazione del
paesaggio esistente
4.b – riqualificazione
di ambiti degradati
e di frangia
4.c – qualificazione
dei nuovi interventi
5.a – tutela del
patrimonio
architettonico di
interesse storico,
artistico, culturale
ed ambientale
6.a - grado di
cooperazione
intercomunale e
integrazione servizi
6.b - contenimento
spostamenti e uso
del trasporto
pubblico
184
6.c - percorsi ciclo-
pedonali casa-
lavoro-servizi
6.d – accessibilità
alle aree di
interscambio
modale
7.a – compattazione
tessuto insediativo,
ricostituzione forma
urbana, evitare
aree/complessi
produttivi isolati
7.b – sviluppi
insediativi rapportati
agli effettivi
fabbisogni, priorità
recupero
dell‟esistente, centri
storici e aree
degradate
7.c – adeguato mix
funzionale
residenza,
commercio e servizi
8.a – recupero del
patrimonio
dismesso, riutilizzo di
complessi e aree
produttive esistenti,
compatibilità con
altre funzioni
_____________________________________________________________________________
185
66 -- VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE _____________________________________________________________________________________________
Dopo aver definito gli obiettivi generali e specifici del Documento di Piano, aver individuato le
azioni da mettere in atto per il raggiungimento degli stessi è indispensabile definire le alternative.
Tra le alternative possibili va poi scelta l‟alternativa di intervento migliore dal punto di vista della
sostenibilità ambientale, valutata tenendo conto dello scenario emerso dalla fase di analisi
ambientale del territorio, dei vincoli e delle criticità presenti, degli obiettivi della pianificazione
sovraordinata e delle linee strategiche del Piano, nonché delle osservazioni o delle proposte
delle parti interessate, raccolte nella fase delle consultazioni preliminari.
Le alternative analizzate sono due:
- l‟alternativa ZERO, quindi la scelta di non attuare le strategie del Documento di Piano e quindi
non intervenire sul territorio, lasciando il regime urbanistico del PRG in vigore;
- l‟alternativa UNO, rappresentata dalle azioni del Documento di Piano stesso.
_____________________________________________________________________________________________
186
66..11 -- IILL DDIIMMEENNSSIIOONNAAMMEENNTTOO DDEELL PPIIAANNOO DDII GGOOVVEERRNNOO DDEELL TTEERRRRIITTOORRIIOO
DDII SSTTRROOZZZZAA _____________________________________________________________________________________________
AREE RESIDENZIALI
Il PGT prevede alcune aree di espansione residenziale, quali Ambiti di Trasformazione Urbana
(ATU) per una superficie complessiva pari a 17.264 mq.
AREE PRODUTTIVE
Il PGT non prevede nuove aree produttive e conferma le aree a destinazione produttiva
esistenti.
Per quanto riguarda l‟attività estrattiva, il PGT recepisce la perimetrazione dell‟ambito estrattivo
individuata nel Piano Cave vigente, avente superficie pari a 106.360 mq.
AREE AGRICOLE
Il PGT conferma la destinazione agricola della maggior parte del territorio, come da previsioni
del PRG, e classifica l‟area dell‟ex polo estrattivo come area di interesse naturalistico,
promuovendone il recupero ambientale.
AREE A SERVIZI
Il PGT conferma le aree esistenti destinate a servizi e parte delle previsioni del PRG non attuate.
Le nuove previsioni, rispetto a quelle del PRG riguardano:
- l‟azzonamento di un‟area in prossimità del confine con Almenno San Bartolomeo, interessata
dalle presenza di impianti di trasmissione, come area per attrezzature tecnologiche (710 mq);
- la realizzazione di un parco in prossimità della frazione di Amagno, denominato “Parco del
Roccolo” (11.561 mq).
- l‟ampliamento del cimitero.
RETE VIARIA
Il PGT prevede la realizzazione di due nuovi tratti stradali di collegamento:
tra il centro abitato di Amagno e la Strada Provinciale SP 14
tra il centro abitato di Cà Campo e via Vittorio Emanuele II
interessanti una superficie pari a 14.161 mq.
Si prevede inoltre la realizzazione di un breve tratto stradale nella frazione di Cabrozzo
La tabella seguente illustra il dimensionamento del PGT e il raffronto con le previsioni del PRG
vigente. Dai dati riportati in tabella si può osservare che il nuovo Piano di Governo del Territorio,
rispetto alle previsioni del PRG vigente, prevede un incremento della superficie urbanizzata a
destinazione residenziale dell‟1,55%. Analizzando i dati dimensionali delle previsioni relative alle
destinazioni produttive si riscontra complessivamente una diminuzione della superficie, dovuta
alla riduzione dell‟estensione dell‟ambito estrattivo come stabilito dal Piano Cave vigente
(riduzione complessiva del 36,33%).
Grazie alla conversione di parte dell‟area estrattiva in area agricola di interesse naturalistico, si
osserva un incremento complessivo del territorio agricolo comunale, pari al 3,48 %.
Infine, osservando i dati relativi alle superfici delle aree destinate a servizi si osserva un
decremento del valore complessivo (-5,55%).
187
AZZONAMENTO
previsioni
PRG
previsioni
PGT VARIAZIONE
(mq) (mq) (%)
Centro storico 44933 49478
Aree a destinazione residenziale 265523 296125
Espansione soggetta a P.A. /Ambiti 46870 17264
Totale residenziale 357326 362867 1,55%
Produttiva e commerciale (compresa estrattiva
di produzione) 73670 63890 -13,28%
Estrattiva di coltivazione 193725 106360 -45,10%
Totale produttiva 267395 170250 -36,33%
SUPERFICIE URBANIZZATA (A) 624721 533117 -14,66%
% SUPERFICIE URBANIZZATA (A/D*100) 16,10% 13,74%
Area agricola 501963
Area boschiva 2481470
Tessuto urbano marginale 101872
Tessuto agricolo periurbano 53107
Tessuto agricolo di conservazione 365904
Tessuto di interesse naturalistico 2566337
Totale agricola 2983433 3087220 3,48%
Corsi d'acqua 52672 52698 0,05%
SUPERFICIE NON URBANIZZATA (B) 3036105 3139918 3,42%
% SUPERFICIE NON URBANIZZATA (B/D*100) 78,24% 80,91%
Parcheggi 8880 7743
Attrezzature per l'istruzione 5476 3522
Attrezzature di interesse collettivo 4910 1093
Attrezzature di interesse religioso 6272 6272
Verde pubblico attrezzato 42759 36559
Verde pubblico per attrezzature sportive e/o
ricreative 22224 7448
Parco del Roccolo 11285
Attrezzature tecnologiche 12231 12941
Verde privato vincolato 1989 4500
Cimitero 1497 2064
Rete viaria 113631 114233
SUPERFICIE A SERVIZI (C) 219869 207660 -5,55%
% SUPERFICIE A SERVIZI (C/D*100) 5,67% 5,35%
SUPERFICIE TERRITORIO COMUNALE (D=A+B+C) 3880695 3880695
188
Tavola di sintesi delle azioni di Piano (Tav. E05 del DdP del PGT)
_____________________________________________________________________________
189
GGllii aammbbiittii ddii ttrraassffoorrmmaazziioonnee Alle pagine seguenti vengono illustrati gli ambiti di trasformazione previsti dal PGT, modificati a
seguito delle accoglimento delle controdeduzioni e delle prescrizioni della Provincia di Bergamo
espresse in sede di valutazione di compatibilità del PGT adottato con il PTCP.
190
AMBITO DI TRASFORMAZIONE URBANA ATU01
INQUADRAMENTO
L‟ambito si colloca nella zona centro-meridionale
del territorio comunale, nella frazione di Strozza,
estendendosi su una superficie di 2.268 mq, lungo la
strada provinciale.
L‟attuale accesso all‟ambito avviene dalla Strada
Provinciale S.P.14.
DESTINAZIONI URBANISTICHE
Sono ammesse le funzioni residenziali di servizio alla
residenza e le funzioni commerciali.
PARAMETRI URBANISTICI
Gli indici di edificabilità sono i seguenti:
Volumetria edificabile complessiva: 4.500 mc
Destinazione direzionale/terziaria/commerciale: Slp = 600 mq.
Gli insediamenti commerciali dovranno riguardare esclusivamente esercizi di vicinato nella
misura massima di 4 unità.
Rapporto di copertura (Qt): = 40% superficie del lotto edificabile
Ds-S: la distanza minima dalle strade è pari a m 5,00.
Ds-C: la distanza minima dai confini è pari a m 5,00.
Ds-F: la distanza minima tra gli edifici è pari a m 10,00.
Parcheggi privati: 1 m2 ogni 10 m3 edificati
Parcheggi pubblici: come previsto dall‟articolo 28 delle Norme di Attuazione del Piano delle
Regole.
INDIRIZZI PROGETTUALI
La progettazione dovrà tener conto del vincolo legato al Torrente Imagna che comporta
l‟acquisizione della relativa autorizzazione paesaggistica. La documentazione progettuale
dovrà essere coerente con le previsioni del Piano Paesistico Comunale.
Si dovrà inoltre tener conto della presenza del vincolo della fascia di rispetto stradale.
Come prescritto dalla Provincia di Bergamo per parte dell‟ambito, in quanto ricadente sotto la
disciplina dell‟art. 58 del PTCP, ma considerato di frangia urbana ai sensi della deliberazione
della Giunta Provinciale n. 52 del 21/02/2008, qualsiasi tipo di attività o di intervento dovrà
avvenire nel massimo rispetto della naturalità e degli aspetti paesaggistici; i nuovi interventi
dovranno porsi in coerenza con i caratteri generali dell‟impianto morfologico degli ambiti
urbani esistenti.
L‟intervento è soggetto alla realizzazione di servizi qualitativi in aggiunta agli interventi di
urbanizzazione relativi agli ambiti stessi.
191
AMBITO DI TRASFORMAZIONE URBANA ATU02
INQUADRAMENTO
L‟ambito si colloca nella zona settentrionale del
territorio comunale, nella località di Amagno,
estendendosi su una superficie di 14.996 mq.
L‟area è situata a ovest e in adiacenza al tracciato
della strada in progetto che collega la località di
Amagno con la Strada Provinciale S.P.14.
DESTINAZIONI URBANISTICHE
Sono ammesse le funzioni residenziali e di servizio
alla residenza.
PARAMETRI URBANISTICI
Gli indici di edificabilità sono i seguenti:
Volumetria edificabile complessiva: 13.209,50 mc
Rapporto di copertura (Qt): = 35% superficie del lotto edificabile
Densità (lf): 1,20 m3/m2.
Altezza massima (Hmax): 7,50 + 1,00 m
Ds-S: la distanza minima dalle strade è pari a m 5,00.
Ds-C: la distanza minima dai confini è pari a m 5,00.
Ds-F: la distanza minima tra gli edifici è pari a m 10,00.
Parcheggi privati: 1 m2 ogni 10 m3 edificati.
Abitanti teorici insediabili: 88 abitanti
INDIRIZZI PROGETTUALI
L‟attuazione dell‟ambito è subordinata alla partecipazione da parte dell‟attuatore nella
realizzazione della strada di collegamento fra il centro di Amagno e la strada provinciale SP
14.La progettazione degli interventi dovrà tener conto della presenza del corso d‟acqua del
reticolo minore, della relativa fascia di rispetto e della classe di fattibilità geologica 4, legata
alla presenza del corso d‟acqua.
Si dovrà inoltre tener conto del vincolo legato alla fascia di rispetto dell‟elettrodotto e della
presenza su parte del territorio dell‟ambito di alcune aree boscate individuate dal Piano di
Indirizzo Forestale.
Come prescritto dalla Provincia di Bergamo per l‟ambito, in quanto ricadente sotto la
disciplina dell‟art. 58 del PTCP, ma considerato di frangia urbana ai sensi della deliberazione
della Giunta Provinciale n. 52 del 21/02/2008, qualsiasi tipo di attività o di intervento dovrà
avvenire nel massimo rispetto della naturalità e degli aspetti paesaggistici; i nuovi interventi
dovranno porsi in coerenza con i caratteri generali dell‟impianto morfologico degli ambiti
urbani esistenti.
L‟intervento è soggetto alla realizzazione di servizi qualitativi in aggiunta agli interventi di
urbanizzazione relativi agli ambiti stessi.
192
66..22 -- AALLTTEERRNNAATTIIVVAA ZZEERROO _____________________________________________________________________________________________
Il Comune di Strozza non presenta situazioni critiche.
Gli interventi definiti dalle azioni di piano indicano dunque la volontà di apportare dei
miglioramenti al territorio comunale e non trasformazioni radicali.
Partendo dal presupposto che le scelte di piano proposte e quindi le azioni che si intendono
attuare al fine di raggiungere gli obiettivi strategici del Documento di Piano, sono fondate e
accomunate dalla forte intenzione di perseguire uno sviluppo sostenibile, sono stati individuati
elementi che si ritengono importanti rispetto alla definizione dell‟Alternativa zero.
Azione Evoluzione senza l’attuazione del Documento di Piano
(alternativa zero)
Potenziamento sia della qualità che
della quantità dell‟offerta di strutture
ricettive, non necessariamente
alberghiere, a supporto delle presenze
turistiche afferenti ai diversi settori.
Strozza presenta elementi puntuali architettonici
storici da valorizzare e preservare. La componente
turistica all‟interno del Comune permette di poter
effettuare interventi di miglioramento,manutenzione
e conservazione di tali elementi, incrementando lo
sviluppo socio economico del territorio.
La mancanza di tale potenziamento non
permetterebbe quanto sopra esposto.
Urbanizzazione negli interstizi o in
prossimità del tessuto urbano esistente;
La localizzazione di interventi di urbanizzazione negli
interstizi o in prossimità del tessuto urbano permette il
controllo sostenibile dello sviluppo urbano evitando
una espansione incontrollata; la non previsione di tali
aree potrebbe compromettere la salvaguardia del
territorio circostante.
Introdurre misure di tutela, valorizzazione
e riqualificazione del paesaggio;
L‟introduzione di misure di tutela del paesaggio sono
fondamentali per territori comunali come quello di
Strozza, apportando nel nostro caso interventi
rilevanti come la riduzione dell‟area soggetta a
Piano Cave, cosa non realizzabile senza l‟attuazione
del Documento di Piano.
Indicare puntualmente le modalità
d‟intervento e le forme di attuazione
con particolare riferimento alle
modalità d‟intervento sulle strutture
orizzontali e verticali, sui rivestimenti,
sulle coperture, sulle aperture, sui
materiali, nonché su eventuali obblighi
tipo morfologici;
La mancanza di questa azione non consentirebbe il
controllo e la tutela degli edifici nel Comune di
Strozza.
Realizzazione di collegamento tra il
centro abitato di Amagno e la Strada
Provinciale SP 14 e tra il centro abitato
di Cà Campo e via Vittorio Emanuele II;
La non realizzazione dei due tratti stradali non
consentirebbe il collegamento della frazione Cà
Campo alla strada provinciale e dell‟area nord del
Comune di Strozza sempre alla provinciale SP 14,
facendoli ricadere in aree marginali mal servite.
_____________________________________________________________________________________________
193
66..33 -- AALLTTEERRNNAATTIIVVAA UUNNOO _____________________________________________________________________________________________
L‟alternativa uno si compone delle Azioni che il Piano intende attuare, al fine di raggiungere gli
obiettivi strategici del nuovo strumento urbanistico.
Azione
A 01 Ammodernamento e l‟arricchimento dell‟offerta turistica mediante l‟allargamento
dell‟utenza e l‟estensione nel tempo dell‟offerta, ovvero destagionalizzando l‟offerta;
A 02
Potenziamento sia della qualità che della quantità dell‟offerta di strutture ricettive, non
necessariamente alberghiere, a supporto delle presenze turistiche afferenti ai diversi
settori;
A 03 Urbanizzazione negli interstizi o in prossimità del tessuto urbano esistente;
A 04 Localizzazione strategica di ambiti specifici destinati a supportare ed ampliare le scelte e
l‟offerta eco museale e turistica;
A 05 Considerare le componenti paesistiche ed ambientali individuate nel PTPR e nel PTCP
riscontrate nel proprio territorio;
A 06 Introdurre misure di tutela, valorizzazione e riqualificazione del paesaggio;
A 07
Tutela e ripristino di situazioni ambientali compromesse e di realtà particolarmente
sensibili, al fine di garantire il mantenimento e/o la ricostruzione di situazioni indispensabili
per l‟equilibrio del sistema degli ambienti naturali e/o semi-naturali della valle;
A 08 Promozione d‟iniziative volte alla conoscenza e tutela della fauna e della flora del
territorio;
A 09
Indicare puntualmente le modalità d‟intervento e le forme di attuazione con particolare
riferimento alle modalità d‟intervento sulle strutture orizzontali e verticali, sui rivestimenti,
sulle coperture, sulle aperture, sui materiali, nonché su eventuali obblighi tipo morfologici;
A 10 Interventi strategici con Ambiti di Trasformazione Urbana per riqualificazione del tessuto
urbano;
A 11 Realizzazione di collegamento tra il centro abitato di Amagno e la Strada Provinciale SP
14 e tra il centro abitato di Cà Campo e via Vittorio Emanuele II;
A 12
Implementazione dell‟offerta storico, culturale ed ambientale a fini turistici nell‟ambito
dell‟ecomuseo con la realizzazione, sul territorio di Strozza, di alcuni ambiti di interesse
capaci di integrarsi nel contesto ecomuseale vallivo ampliandone l‟offerta;
A 13
Adeguata riqualificazione del sistema dei sentieri e delle mulattiere storiche in orbita
ecomuseale che consentirà di valorizzare anche le attività storiche vallive collocate sugli
itinerari stessi;
_____________________________________________________________________________________________
194
66..44 -- VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE DDEELLLLEE AAZZIIOONNII DDII PPIIAANNOO _____________________________________________________________________________________________
Nel presente paragrafo si procede alla Valutazione Ambientale delle Azioni di Piano
precedentemente individuate.
Per quanto riguarda il Comune di Strozza, la scelta delle Azioni di Piano si è sviluppata
essenzialmente mirando al soddisfacimento delle esigenze della popolazione residente,
compatibilmente con gli indirizzi politici e gli obiettivi della pubblica amministrazione.
Durante il percorso di definizione di tali Azioni e di individuazione degli Ambiti di Trasformazione
Residenziale sono stati presi in considerazione diversi criteri che mirano essenzialmente alla
minimizzazione del consumo di suolo ed alla sostenibilità ambientale delle scelte effettuate. Le
Azioni previste dal Documento di Piano hanno quindi già per loro natura effetti sostanzialmente
positivi rispetto ai criteri di sostenibilità presi in esame.
La valutazione ambientale del Documento di Piano del Comune di Strozza si basa sulla
valutazione della compatibilità delle scelte previste dal Piano con i criteri di sostenibilità del
territorio comunale.
Tali criteri sono stati definiti sulla base degli obiettivi di sostenibilità identificati dalla Commissione
Europea (“Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei
Programmi dei Fondi Strutturali dell‟Unione Europea” – Commissione Europea, DGXI Ambiente,
Sicurezza Nucleare e Protezione Civile, agosto 1998), che sono stati interpretati e contestualizzati
in modo flessibile all‟interno della realtà territoriale esaminata.
La seguente tabella sintetizza i criteri di sostenibilità del manuale UE, rispetto alla realtà
territoriale del comune di Strozza.
Criteri di Sostenibilità Descrizione
Compatibilità territoriale
in relazione ai vincoli
ambientali del territorio.
Il criterio in esame è connesso in particolare alla compatibilità di un
determinato intervento di trasformazione del territorio rispetto ad
elementi di qualità e/o sensibilità che caratterizzano l‟area in
oggetto: fasce di rispetto dei corsi d‟acqua superficiali e delle
sorgenti, aree a parco, presenza di zone a bosco, elementi vulnerabili
particolari, presenza di elementi geologici di particolare rilevanza,
ecc.
Minimizzazione del
consumo di suolo.
Uno dei principi base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e
parsimonioso del suolo, così come di tutte le risorse non rinnovabili,
che non pregiudichi le possibilità riservate alle generazioni future.
In contesti urbanizzati, il suolo rappresenta una risorsa ancora più
pregiata, in considerazione della sua scarsità e dei benefici che esso
arreca nelle aree urbane.
Contenimento emissioni in
atmosfera.
L‟inquinamento atmosferico è un problema che caratterizza le aree
urbane, nelle quali l‟intenso traffico veicolare, il riscaldamento
domestico invernale e le attività industriali contribuiscono al
peggioramento della qualità dell‟aria.
Gli effetti nocivi di determinati inquinanti sono legati ai livelli raggiunti
in atmosfera e ai loro tempi di permanenza in essa.
Miglioramento della
qualità delle acque
superficiali e
Il principio cui attenersi è la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo
qualitativo e quantitativo e la riqualificazione delle risorse già
degradate.
195
contenimento dei
consumi idrici.
Le aree urbane, essendo territori fortemente antropizzati, causano
numerose e
diversificate pressioni sullo stato qualitativo e quantitativo delle risorse
idriche.
Maggiore efficienza nella
produzione di energia e
contenimento dei
consumi energetici.
Uno dei principi base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e
parsimonioso delle risorse energetiche non rinnovabili (combustibili
fossili, ecc.), rispettando tassi di sfruttamento che non pregiudichino le
possibilità riservate alle generazioni future.
La produzione energetica è strettamente associata alla qualità
dell‟aria, che subisce modificazioni di stato dalle emissioni derivanti
dal traffico veicolare e dalle attività industriali.
Le modalità di produzione e consumo di energia, e le conseguenti
emissioni in
atmosfera, rappresentano un elemento determinante della qualità
ambientale delle aree urbane.
Contenimento della
produzione di rifiuti.
Tra gli obiettivi di un approccio sostenibile vi è l„utilizzo di materie che
producano l‟impatto ambientale meno dannoso possibile e la
minima produzione di rifiuti grazie a sistemi di progettazione dei
processi, di gestione dei rifiuti e riduzione dell‟inquinamento.
La crescente produzione di rifiuti può essere ricondotta all‟aumento
dei consumi e all‟utilizzo sempre più frequente di materiali con cicli di
vita brevi.
I rifiuti sono un importante fattore di carico ambientale ed un
indicatore di dissipazione di risorse. La perdita di materiali ed energia
associata alla produzione di rifiuti ha conseguenze non solo
ambientali, ma anche economiche a causa dei costi per la raccolta,
il trattamento e lo smaltimento degli stessi.
Contenimento
dell‟inquinamento
acustico.
Lo scopo è quello di mantenere e aumentare la qualità
dell‟ambiente locale.
Il rumore è uno dai fattori caratterizzanti la qualità dell‟ambiente
locale, insieme a qualità dell‟aria, presenza di inquinamento
elettromagnetico, impatto visivo, ecc.
La principale sorgente risulta essere il traffico stradale, cui si
aggiungono le attività artigianali e industriali.
Compatibilità con le
infrastrutture per la
mobilità e con i servizi
tecnologici.
Il criterio in oggetto è connesso in particolare alla compatibilità di un
determinato intervento di trasformazione del territorio rispetto alle
infrastrutture per la mobilità. Si tratta di stimare l‟impatto di
generazione di spostamenti, di verificare l‟adeguatezza delle
infrastrutture presenti anche per i modi di spostamento sostenibili. Per
quanto riguarda la compatibilità con i servizi tecnologici viene
valutato il peso, in termini di capacità aggiuntiva, che l‟intervento
può avere sulle reti di acquedotto, fognatura, metano e distribuzione
energia elettrica esistenti.
Tutela e protezione delle
aree naturalistiche e degli
ambiti paesistici.
La presenza di aree verdi è sicuramente un elemento di qualità, sia
perché offre spazi ricreativi, educativi, per le relazioni sociali e,
esteticamente, contribuisce a dare della città un‟immagine di
maggiore vivibilità, sia perché offre benefici di carattere ecologico:
miglioramento del clima urbano, assorbimento degli inquinanti
atmosferici, riduzione dei livelli di rumore, l‟attenuazione della luce
196
eccessiva e stabilizzazione dei suoli.
Inoltre il verde urbano contribuisce ad arricchire la biodiversità nelle
città, in quanto fornisce l‟habitat per molte specie animali e vegetali.
Il principio fondamentale è mantenere ed arricchire le riserve e la
qualità delle risorse del patrimonio naturale, affinché le generazioni
presenti e future possano goderne e trarne beneficio. La tutela degli
ambiti paesistici è connessa con l‟obiettivo di tutelare il suolo libero e
di valorizzare le aree libere.
L‟obiettivo è raggiungere un equilibrato rapporto tra aree edificate e
aree libere, e garantire la conservazione delle aree di maggiore
pregio naturalistico in modo che ne possano godere le generazioni
presenti e future.
Tutela e valorizzazione dei
beni storici ed
architettonici.
I principi che ispirano lo sviluppo sostenibile prevedono che vengano
preservate tutte le caratteristiche, i siti o le zone in via di rarefazione,
rappresentativi di un periodo o aspetto, che forniscano un particolare
contributo alle tradizioni e alla cultura della zona.
L‟elenco contiene edifici di valore storico, culturale, monumenti,
reperti archeologici, architettura di esterni, paesaggi, parchi e
giardini e tutte le strutture che contribuiscono alla vita culturale di una
comunità.
Protezione della salute e
del benessere dei
cittadini.
Il benessere e la salute dei cittadini fanno riferimento ad un insieme di
elementi che vanno dalla disponibilità di servizi e strutture, alla qualità
ambientale di un luogo.
Per quanto riguarda la disponibilità di servizi e strutture, il criterio si
riferisce alla possibilità per la popolazione di accedere ai servizi
sanitari, alla disponibilità di
alloggi, di strutture culturali, alla libertà di movimento con diverse
alternative di
spostamento, alla disponibilità di lavoro e di svago, all‟integrazione
sociale e culturale.
Per quanto riguarda invece la qualità dell‟ambiente di luogo, il
criterio fa riferimento a ciò che riguarda la salute umana e quindi a
tutti quegli inquinanti che causano danni alla salute umana (ozono,
particolato nell‟aria, rumore, ecc.).
Compatibilità con
richieste e osservazioni
emersi dalla
partecipazione del
pubblico.
Lo scopo è quello di rispondere a determinate esigenze della
collettività, emerse durante i momenti partecipativi al processo
decisionale del Piano, al fine di potenziare tale strumento, quale
garanzia di trasparenza e condivisione.
Per ciascun criterio di sostenibilità preso in considerazione sono stati valutati l‟impatto e
l‟influenza dell‟alternativa di Piano, al fine di determinare l‟eventuale presenza di limitazioni o la
necessità di interventi di mitigazione per indirizzare l‟attuazione del Piano alla sostenibilità
ambientale.
A conclusione del processo di valutazione delle azioni di piano, è necessario esprimere un
giudizio complessivo in merito alla sostenibilità globale del Piano.
Quanto analizzato consente di affermare che in senso generale il piano risulta compatibile con i
caratteri territoriali presenti, rispetto alle componenti ambientale, sociale ed economica, dato
197
che propone uno sviluppo complessivamente sostenibile del territorio, con scelte
strategicamente mirate alla conservazione che non interferiscono negativamente con elementi
di pregio ambientale o elementi di particolare sensibilità.
Nella seguente tabella viene riportata la valutazione confrontando le azioni di piano con i criteri
di sostenibilità al fine di determinare l‟eventuale presenza di limitazioni o la necessità di interventi
di mitigazione per indirizzare l‟attuazione del Piano alla sostenibilità ambientale.
La simbologia utilizzata si riferisce alla “compatibilità” dell‟intervento in relazione al criterio
ambientale in esame e viene espressa utilizzando la seguente simbologia:
Intervento Compatibile
Intervento compatibile ma subordinato ad opere di mitigazione dell‟impatto
ambientale
Intervento compatibile ma subordinato a valutazioni di dettaglio in fase di
progettazione
Intervento indifferente
Intervento non compatibile
198
Criteri U.E.
Azioni di Piano
Co
mp
atib
ilità
te
rrito
ria
le in
rela
zio
ne
ai vin
co
li a
mb
ien
tali
de
l te
rrito
rio
.
Min
imiz
zazi
on
e d
el c
on
sum
o d
i
suo
lo.
Co
nte
nim
en
to e
mis
sio
ni in
atm
osf
era
.
Mig
liora
me
nto
de
lla q
ua
lità
de
lle a
cq
ue
su
pe
rfic
iali
e
co
nte
nim
en
to d
ei c
on
sum
i
idric
i.
Ma
gg
iore
eff
icie
nza
ne
lla
pro
du
zio
ne
di e
ne
rgia
e
co
nte
nim
en
to d
ei c
on
sum
i
en
erg
etic
i.
Co
nte
nim
en
to d
ella
pro
du
zio
ne
di rifiu
ti.
Co
nte
nim
en
to
de
ll‟in
qu
ina
me
nto
ac
ust
ico
.
Co
mp
atib
ilità
co
n le
infr
ast
rutt
ure
pe
r la
mo
bili
tà e
co
n i s
erv
izi te
cn
olo
gic
i.
Tute
la e
pro
tezi
on
e d
elle
are
e
na
tura
listic
he
e d
eg
li a
mb
iti
pa
esi
stic
i.
Tute
la e
va
lorizz
azi
on
e d
ei
be
ni s
toric
i e
d a
rch
ite
tto
nic
i.
Pro
tezi
on
e d
ella
sa
lute
e d
el
be
ne
sse
re d
ei c
itta
din
i.
Co
mp
atib
ilità
co
n r
ich
iest
e e
oss
erv
azi
on
i e
me
rsi d
alla
pa
rte
cip
azi
on
e d
el p
ub
blic
o.
ALTERNATIVA 1
A 01
Ammodernamento e
l‟arricchimento dell‟offerta
turistica mediante
l‟allargamento dell‟utenza e
l‟estensione nel tempo
dell‟offerta, ovvero
destagionalizzando l‟offerta;
A 02
Potenziamento sia della qualità
che della quantità dell‟offerta di
strutture ricettive, non
necessariamente alberghiere, a
supporto delle presenze
turistiche afferenti ai diversi
settori;
A 03
Urbanizzazione negli interstizi o in
prossimità del tessuto urbano
esistente;
A 04
Localizzazione strategica di
ambiti specifici destinati a
supportare ed ampliare le scelte
e l‟offerta eco museale e
turistica;
A 05
Considerare le componenti
paesistiche ed ambientali
individuate nel PTPR e nel PTCP
riscontrate nel proprio territorio;
199
A 06
Introdurre misure di tutela,
valorizzazione e riqualificazione
del paesaggio;
A 07
Tutela e ripristino di situazioni
ambientali compromesse e di
realtà particolarmente sensibili,
al fine di garantire il
mantenimento e/o la
ricostruzione di situazioni
indispensabili per l‟equilibrio del
sistema degli ambienti naturali
e/o semi-naturali della valle;
A 08
Promozione d‟iniziative volte alla
conoscenza e tutela della fauna
e della flora del territorio;
A 09
Indicare puntualmente le
modalità d‟intervento e le forme
di attuazione con particolare
riferimento alle modalità
d‟intervento sulle strutture
orizzontali e verticali, sui
rivestimenti, sulle coperture, sulle
aperture, sui materiali, nonché
su eventuali obblighi tipo
morfologici;
A 10
Interventi strategici con Ambiti di
Trasformazione Urbana per
riqualificazione del tessuto
urbano;
A 11
Realizzazione di collegamento
tra il centro abitato di Amagno
e la Strada Provinciale SP 14 e
tra il centro abitato di Cà
Campo e via Vittorio Emanuele
II;
200
A 12
Implementazione dell‟offerta
storico, culturale ed ambientale
a fini turistici nell‟ambito
dell‟ecomuseo con la
realizzazione, sul territorio di
Strozza, del parco del roccolo
ampliando l‟offerta
ecomuseale;
A 13
Adeguata riqualificazione del
sistema dei sentieri e delle
mulattiere storiche in orbita
ecomuseale che consentirà di
valorizzare anche le attività
storiche vallive collocate sugli
itinerari stessi;
201
77 -- AANNAALLIISSII DDEELLLLAA CCOOEERREENNZZAA IINNTTEERRNNAA DDEEGGLLII OOBBIIEETTTTIIVVII
DDII PPIIAANNOO _____________________________________________________________________________________________
La verifica di coerenza interna serve a capire la compatibilità e la congruenza tra gli obiettivi
dichiarati dalla proposta preliminare di piano e le determinazioni dello stesso, in modo da verificare
quanto le scelte più specifiche di piano (determinazioni) siano coerenti con lo scenario
programmatico (obiettivi e strategie) di riferimento.
Di seguito si riportano le tabelle con specificati gli obiettivi di piano e le azioni di piano che si
intendono perseguire.
OBIETTIVI DI PIANO
OB1 Sviluppo turistico sostenibile
OB2 Razionalizzazione insediativa
OB3 Valorizzazione paesistico-ambientale
OB4 Riqualificazione urbana
OB5 Potenziamento sistema economico - produttivo
AZIONI DI PIANO
A 01 Ammodernamento e l‟arricchimento dell‟offerta turistica mediante l‟allargamento
dell‟utenza e l‟estensione nel tempo dell‟offerta, ovvero destagionalizzando l‟offerta;
A 02 Potenziamento sia della qualità che della quantità dell‟offerta di strutture ricettive, non
necessariamente alberghiere, a supporto delle presenze turistiche afferenti ai diversi settori;
A 03 Urbanizzazione negli interstizi o in prossimità del tessuto urbano esistente;
A 04 Localizzazione strategica di ambiti specifici destinati a supportare ed ampliare le scelte e
l‟offerta eco museale e turistica;
A 05 Considerare le componenti paesistiche ed ambientali individuate nel PTPR e nel PTCP
riscontrate nel proprio territorio;
202
A 06 Introdurre misure di tutela, valorizzazione e riqualificazione del paesaggio;
A 07
Tutela e ripristino di situazioni ambientali compromesse e di realtà particolarmente sensibili, al
fine di garantire il mantenimento e/o la ricostruzione di situazioni indispensabili per l‟equilibrio
del sistema degli ambienti naturali e/o semi-naturali della valle;
A 08 Promozione d‟iniziative volte alla conoscenza e tutela della fauna e della flora del territorio;
A 09
Indicare puntualmente le modalità d‟intervento e le forme di attuazione con particolare
riferimento alle modalità d‟intervento sulle strutture orizzontali e verticali, sui rivestimenti, sulle
coperture, sulle aperture, sui materiali, nonché su eventuali obblighi tipo morfologici;
A 10 Interventi strategici con Ambiti di Trasformazione Urbana per riqualificazione del tessuto
urbano;
A 11 Realizzazione di collegamento tra il centro abitato di Amagno e la Strada Provinciale SP 14 e
tra il centro abitato di Cà Campo e via Vittorio Emanuele II;
A 12
Implementazione dell‟offerta storico, culturale ed ambientale a fini turistici nell‟ambito
dell‟ecomuseo con la realizzazione, sul territorio di Strozza, di alcuni ambiti di interesse capaci
di integrarsi nel contesto ecomuseale vallivo ampliandone l‟offerta;
A 13
Adeguata riqualificazione del sistema dei sentieri e delle mulattiere storiche in orbita
ecomuseale che consentirà di valorizzare anche le attività storiche vallive collocate sugli
itinerari stessi;
Per l‟analisi e la valutazione della coerenza interna si effettua un confronto tra gli obiettivi di piano
che il PGT intende perseguire e le azioni di piano prefissate per il raggiungimento di tali obiettivi.
La metodologia di valutazione corrisponde a quella adottata per la valutazione della coerenza
esterna e riprodotta di seguito.
PIENA COERENZA
quando si riscontra una sostanziale coerenza tra azioni di piano e obiettivi di piano
COERENZA INCERTA E/O PARZIALE
quando si riscontra una coerenza solo parziale oppure non definibile a priori
INCOERENZA
quando si riscontra non coerenza tra obiettivi di piano e azioni di piano
COERENZA NON VALUTABILE
quando l‟articolazione degli obiettivi di piano non permette una verifica di coerenza.
203
Obiettivi di
Piano
Azioni di
Piano
OB1 OB2 OB3 OB4 OB5
A01
A02
A03
A04
A05
A06
A07
A08
A09
A10
A11
A12
A13
In generale tutte le azioni di piano risultano coerenti con gli obiettivi di piano.
In talune situazioni, pur essendo coerenti, si necessita una indagine più approfondita e puntuale.
_____________________________________________________________________________________________
204
88 -- MMIISSUURREE DDII MMIITTIIGGAAZZIIOONNEE EE CCOOMMPPEENNSSAAZZIIOONNEE
AAMMBBIIEENNTTAALLEE _____________________________________________________________________________________________
Nel presente capitolo si forniscono alcune indicazioni di mitigazione/compensazione ambientale a
supporto di un‟attuazione sostenibile delle scelte di Piano e della minimizzazione degli effetti attesi
sull‟ambiente derivanti dalla realizzazione degli interventi.
INTERVENTI MITIGATIVI E COMPENSATIVI
Realizzare interventi di mitigazione delle visuali paesistiche, a protezione e a difesa della
riconoscibilità degli ambiti di pregio paesistico-ambientale.
Prevedere interventi finalizzati alla tutela della componente paesistica del territorio e alla
salvaguardia delle aree boscate, agricole o di pertinenza dei corsi d‟acqua, ubicate nelle
adiacenze degli ambiti di trasformazione previsti.
Realizzare barriere di verde filtro al fine di promuovere il miglioramento del clima urbano,
l‟assorbimento di inquinanti atmosferici e la riduzione del rumore, sia in corrispondenza di
nuovi insediamenti che di infrastrutture (stradali, tramviarie).
Relativamente alla previsione dei nuovi tracciati viari, è opportuno che vengano effettuate
scelte progettuali in grado di ridurre al minimo l‟impatto generato dalle nuove infrastrutture,
in quanto esse si inseriscono in un contesto ambientale e paesistico di particolare sensibilità
e vulnerabilità (vedi Linee guida per la progettazione paesaggistica delle infrastrutture della
mobilità, BURL n.39 Edizione Speciale del 28.09.2009. che integrano ed aggiornano il PTPR).
Organizzare gli interventi previsti negli ambiti di trasformazione, in modo da limitare gli
impatti ambientali e paesistici e il consumo di suolo (vedi matrici alle pagine seguenti).
Nella realizzazione di aree a verde privato e pubblico, privilegiare la scelta di specie
vegetali autoctone.
Recuperare i beni storico-architettonici e migliorare l‟arredo urbano.
Porre attenzione ai criteri di risparmio energetico in relazione alle strutture ed ai materiali
utilizzati, attraverso la promozione di interventi legati all‟uso di energie da fonti rinnovabili.
In particolare, nella progettazione dei nuovi ambiti di trasformazione, al fine di diminuire e
razionalizzare i consumi energetici ed i relativi carichi inquinanti, è auspicabile che venga
privilegiata l‟installazione di una mini centrale di rigenerazione, anche ricorrendo a fonti
rinnovabili, in grado di soddisfare i fabbisogni di acqua calda, riscaldamento e
raffrescamento degli edifici in progetto.
Alle pagine seguenti vengono riportati, quali esempi e principi a cui ispirarsi nella progettazione
degli interventi, schede di indirizzo relative ad interventi di realizzazione di insediamenti residenziali
per realtà territoriali all‟interno della provincia di Bergamo comparabili a quelle del Comune di
Strozza, tratti dal documento del PTCP della Provincia di Bergamo “ADDENDUM - Abaco
progettuale delle “Linee guida per il dimensionamento e l'individuazione degli sviluppi insediativi,
205
per la verifica dell'impatto ambientale e della qualificazione architettonica ed urbanistica degli
interventi di trasformazione territoriale ed edilizia”. Tali schede forniscono un set di misure da
adottare al fine di limitare l‟incidenza morfologica e tipologica, linguistica, visiva, ambientale e
simbolica degli interventi, sul sito in cui si inseriscono.
206
Intervento di trasformazione: Insediamenti residenziali
Contesto di riferimento: tessuti insediativi – Aree periurbane di frangia/della porosità insediativa
Il profilo geometrico delle aree di frangia urbana costituisce un importante fattore di relazione tra il nucleo urbano e l’ambiente circostante. In
particolare l’insediamento residenziale deve misurarsi con il “bordo”, ossia quel particolare campo di interscambio energetico tra il sistema urbano
ed il sistema degli spazi aperti (prevalentemente agricoli). Il “limite” degli insediamenti residenziali costituisce infatti oggetto di attenzione per la sua
configurazione spaziale (attenzione al disegno urbano) e per i diversi gradi di permeabilità e di integrazione che può assumere con il paesaggio e
l’ambiente circostanti.
CRITERI DI
VALUTAZIONE
ELEMENTI DI
ATTENZIONE INDIRIZZI DI RIFERIMENTO INDICAZIONI PROGETTUALI
INC
IDEN
ZA
MO
RFO
LOG
ICA
E T
IPO
LOG
ICA
Caratteri geo-morfologici del
luogo
Gli insediamenti dovranno integrarsi
armoniosamente con le morfologie
naturali (energie di rilievo, versanti
vallivi, conoidi, sponde, scarpate,
terrazzi fluviali) e le morfologie
antropiche (terrazzamenti,
ciglionature, balze) del terreno
La giacitura dei corpi di fabbrica deve rapportarsi
dialogicamente con il reticolo idrografico e le
morfologie del sito (es evitando artificiose rettificazioni
del fronte spondale o indifferenza alla trama territoriale
storica)
Evitare artificiose modifiche al piano di campagna
Sistemi degli spazi aperti e
delle aree di interesse
ambientale e naturalistico
(corsi d‟acqua/reti
ecologiche)
La localizzazione e l‟orientamento
degli insediamenti dovranno rispettare
i tratti di organizzazione territoriale
dominanti al fine di instaurare un
rapporto dialogico con il paesaggio
circostante
Rispetto e valorizzazione delle aree a valenza
paesaggistico-ambientale (es. fasce di rispetto, fasce
tampone) come elementi di interfaccia tra il nucleo
urbano e lo spazio aperto dell‟intorno
Evitare artificiosi tombinamenti dei corsi d‟acqua utilizzo
di piantumazioni (essenze autoctone) come disegno del
“bordo vivo” dell‟insediamento limitare parcheggi a raso
(in tal caso utilizzare superfici permeabili tipo prato
armato) o ampi spazi aperti completamente
impermeabilizzati
Caratteri del tessuto urbano
esistente
I manufatti dovranno rapportarsi al
tessuto urbano preesistente ponendo
attenzione al disegno urbano del
limite
La localizzazione e l‟orientamento dei nuovi insediamenti
dovranno evitare artificiose modifiche al disegno del
complesso urbano, ma dovranno bensìrafforzarne
l‟immagine nel paesaggio;
207
Da evitare addizioni urbane dispersive sul territorio al fine
di limitare il consumo di suolo e i costi di distribuzione
delle infrastrutture di servizio
(energia elettrica, allacci gas-metano, rete fogniaria) Rete dei tracciati di
comunicazione
I manufatti dovranno rapportarsi in
maniera adeguata alla rete viaria
considerata nella sua complessità
(tracciati stradali, maglia di
appoderamento, piste ciclabili)
Effetto “porta della città”, cura degli spazi di
ingresso/uscita dal nucleo urbano (es rotatorie, spazi di
raccordo tra strade di attraversamento e la rete
vicinale)
Moderazione del traffico veicolare (tramite interventi di
traffic calming) con attenzione alle utenze deboli
(potenziamento della rete ciclo-pedonale in sede
proprio, abbattimento delle barriere architettoniche)
208
CRITERI DI
VALUTAZIONE
ELEMENTI DI
ATTENZIONE INDIRIZZI DI RIFERIMENTO INDICAZIONI PROGETTUALI
INC
IDEN
ZA
LIN
GU
ISTI
CA
: STI
LI,
MA
TER
IALI
, C
OLO
RI
caratteri “linguistici” prevalenti
nel contesto di stretta
prossimità in rapporto ai
riferimenti storico-culturali
dominanti nel paesaggio
Rispetto dei caratteri urbanistici-
architettonici tipici del luogo per un
inserimento armonioso del manufatto
nel paesaggio
Utilizzo dei materiali da costruzione locali tipici (es. laterizi
in pianura, materiali lapidei in montagna)
Utilizzo di colori che richiamano la tradizione locale
Rimando a forme del costruito tradizionali (es.
mantenendo il rapporto con corti o cascine) al fine di
preservare la continuità con il tessuto e le tipologie
edilizie tipiche
Il rapporto tra gli spazi aperti pubblici/collettivi e privati
deve mantenere il tradizionale legame di continuità
funzionale e visiva
INC
IDEN
ZA
VIS
IVA
Ingombro visivo e “skyline” Favorire l‟integrazione del manufatto
nel paesaggio valorizzandone la
percezione visiva nell‟insieme
Rispetto dei “coni” visuali verso il nucleo urbano e verso
lo spazio aperto
Attenzione alle emergenze architettoniche e
paesaggistiche (es cura degli affacci sugli spazi
pubblici)
Verifica del rapporto di scala con l‟intorno di stretta
prossimità (es rapporti “pieni/vuoti” con il tessuto edilizio
esistente e lo spazio aperto circostante)
Evitare artificiosi contrasti cromatici con gli elementi del
paesaggio considerati nel loro complesso
Privilegiare il ricorso a materiali vegetali come
diaframma per la mitigazione dell‟impatto visivo
209
CRITERI DI
VALUTAZIONE
ELEMENTI DI
ATTENZIONE INDIRIZZI DI RIFERIMENTO INDICAZIONI PROGETTUALI
INC
IDEN
ZA
AM
BIE
NTA
LE
Alterazione del livello di qualità
ambientale del contesto
Rispetto e salvaguardia degli aspetti
naturalistici/ecologici con
valorizzazione e rafforzamento del
sistema ambientale complessivo
Salvaguardia e potenziamento delle connessioni
ecologiche
Riduzione del livello di impermeabilizzazione del suolo (es
trattamento a verde degli spazi a parcheggio tipo prato
armato)
Utilizzo di piantumazioni con utilizzo di essenze autoctone
come filtro ambientale tra le zona urbanizzata e gli spazi
aperti
Utilizzo di soluzioni costruttive e di impianti tecnologici
innovativi a basso costo energetico (es con possibilità di
riuso delle acque meteoriche, utilizzo di pannelli solari,
impianti di riscaldamento ad alta efficienza)
Realizzazione delle recinzioni in modo da garantire il
passaggio della fauna terricola di piccola taglia
permettendo una continuità ecologica tra i percorsi
INC
IDEN
ZA
SIM
BO
LIC
A Valori simbolici e luoghi di
riferimento per la collettività Salvaguardia e valorizzazione dei
luoghi (della celebrazione storica,
sociale, artistica....) e dei manufatti
appartenenti alla cultura tradizionale
e alla memoria comune degli abitanti
Salvaguardia e valorizzazione dei percorsi e degli
attraversamenti storici e di memoria collettiva (es guadi)
Valorizzazione dei manufatti (filande, ponti, santelle...)
legati alla cultura e al paesaggio del luogo (da
assumersi come elementi di attenzione per la
progettazione)
Fonte dei dati: “ADDENDUM - Abaco progettuale delle “Linee guida per il dimensionamento e l'individuazione degli sviluppi insediativi, per la
verifica dell'impatto ambientale e della qualificazione architettonica ed urbanistica degli interventi di trasformazione territoriale ed edilizia” del
PTCP della Provincia di Bergamo
210
Intervento di trasformazione: Insediamenti residenziali
Contesto di riferimento: spazi aperti – Sistemi ambientali strutturanti
In alcuni centri di media montagna la diffusione, negli anni ’80 e ’90, di seconde case, ha prodotto un’ampia espansione del tessuto insediativi. La
crescita urbanistica ha generato un’erosione sensibile del sistema agro-forestale locale. Prati e pascoli, boschi, articolati sistemi di siepi, antiche
opere di sistemazione agra-forestale sono stati modificati dagli interventi di urbanizzazione o sostituiti da ampie aree impermeabilizzate e da un
tessuto urbano omogeneo caratterizzato da una marcata frammentazione interna.
CRITERI DI
VALUTAZIONE
ELEMENTI DI
ATTENZIONE INDIRIZZI DI RIFERIMENTO INDICAZIONI PROGETTUALI
INC
IDEN
ZA
MO
RFO
LOG
ICA
E
TIP
OLO
GIC
A
Morfologie naturali (scarpate,
terrazzi fluviali, forre, ecc.)
Rispetto delle forme naturali e
collocazione dell‟insediamento ad
una distanza che ne salvaguardi la
conservazione
Realizzazione dell‟impianto ad una distanza tale da
garantirne la visibilità e conservazione degli elementi
morfologici naturali e dell‟integrità del sistema
ambientale
Morfologie antropiche (opere
di bonifica storica,
centuriazione)
Coerenza allla trama territoriale
tradizionale creata dall‟azione
antropica
Ricucitura della trama territoriale interrotta
dall‟insediamento
Presenza di aree di rilevanza
naturalistica
Coerenza rispetto alle regole
compositive degli insediamenti
e delle aree rurali
Rispetto delle peculiarità ambientali
dell‟area
Rispetto e ricostruzione degli elementi
caratteristici (filari, siepi, ciglionature,
ecc.)
211
CRITERI DI
VALUTAZIONE
ELEMENTI DI
ATTENZIONE INDIRIZZI DI RIFERIMENTO INDICAZIONI PROGETTUALI
INC
IDEN
ZA
LIN
GU
ISTI
CA
:
STI
LI,
MA
TER
IALI
,
CO
LOR
I Trattamento delle superfici a
verde, alberature,
pavimentazioni, muri e muretti
di contenimento
Salvaguardia della permeabilità del
suolo e della copertura arborea
Coerenza con forme e colori naturali
del contesto
Utilizzo di coperture permeabili per le aree di servizio
dell‟insediamento (parcheggi, aree di deposito, ecc.)
Utilizzo di specie vegetali coerenti con la copertura
vegetale originale del piano vegetazionale montano di
pertinenza
INC
IDEN
ZA
VIS
IVA
Ingombro visivo
Alterazione della fruizione
territoriale visiva del contesto
paesistico
Mascheramento dei volumi con
cortine verdi coerenti con il sistema
verde naturale e l‟uso di essenze
autoctone
Rafforzamento/ricostruzione della
trama verde territoriale con funzione
ecologica e pesaggistica
Utilizzo di fasce vegetali di specie tipiche
dell‟associazione vegetale del piano montano di
pertinenza per mitigare gli edifici
Utilizzo di quinte vegetali o alberature o siepi alberate di
specie mesofile tipiche dell‟associazione vegetale della
pianura (rovere, carpino bianco, acero, olmo,
castagno) per mitigare l‟impianto e per la realizzazione
di siepi
212
CRITERI DI
VALUTAZIONE
ELEMENTI DI
ATTENZIONE INDIRIZZI DI RIFERIMENTO INDICAZIONI PROGETTUALI
INC
IDEN
ZA
AM
BIE
NTA
LE
Continuità ambientale e
Paesaggistica del sistema
ambientale costituito da
boschi, praterie e reticolo
idrico
Copertura vegetale dei
versanti
Presenza di aree di rilevanza
floristico-vegetazionale o
geologico
Presenza di aree umide
(torbiere, stagni)
Salvaguardia e rafforzamento degli
elementi paesistico ambientali del
sistema
Mitigazione e ricostruzione delle
funzionalità ecologiche attraverso la
conservazione dei varchi e il
rafforzamento della connessione
biologica, mediante la
conservazione/ricostruzione di strutture
vegetali di connessione
Integrazione dell‟insediamento con il contesto territoriale
naturale in cui è inserito mediante la realizzazione di
strutture verdi lineari (siepi, filari, fasce vegetali) di
connessione con il sistema strutturante
Conservazione dei varchi di permeabilità, anche di
limitate dimensioni, tra i singoli insediamenti residenziali
Per la delimitazione delle proprietà utilizzo di elementi
permeabili che limitino l‟effetto frammentazione
INC
IDEN
ZA
SIM
BO
LIC
A
Appartenenza a percorsi di
fruizione collettiva
Appartenenze ad ambito
oggetto di celebrazione
letterarie, artistiche, storiche,
religiose
Permettere la salvaguardia di
continuità dei percorsi e suo
rafforzamento visivo mediante
interventi di risignificazione paesistico-
ambientale
Realizzazione di percorsi di fruizione all‟interno delle
strutture lineari con funzione di mitigazione e
connessione
Fonte dei dati: “ADDENDUM - Abaco progettuale delle “Linee guida per il dimensionamento e l'individuazione degli sviluppi insediativi, per la
verifica dell'impatto ambientale e della qualificazione architettonica ed urbanistica degli interventi di trasformazione territoriale ed edilizia” del
PTCP della Provincia di Bergam0
213
99 -- PPIIAANNOO DDII MMOONNIITTOORRAAGGGGIIOO AAMMBBIIEENNTTAALLEE _____________________________________________________________________________________________
Secondo il Decreto Legislativo 16 gennaio del 2008 n.4, il monitoraggio assicura il controllo sugli
impatti significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione dei piani e dei programmi approvati e la
verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati, così da individuare
tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e da adottare le opportune misure correttive. Il
monitoraggio e' effettuato avvalendosi del sistema delle Agenzie ambientali.
Questo presuppone la predisposizione di un piano in grado di esplicare l‟attività di monitoraggio
specifica della fase di attuazione e gestione del programma. Il Piano di Monitoraggio Ambientale
mira a definire le modalità per :
controllare gli impatti ambientali creati dall‟attuazione del Piano;
verificare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale individuati nel Rapporto
Ambientale;
la segnalazione immediata di effetti ambientali imprevisti;
adottare misure correttive delle azioni previste nel programma;
creare un Reporting di informazione sulle attività svolte di controllo e degli effetti creati ed attesi
sul territorio a seguito dell‟attuazione del Piano.
Il monitoraggio riveste un ruolo fondamentale nella pianificazione territoriale in quanto permette di
mitigare impatti negativi sul territorio non previsti dalla Valutazione Ambientale Strategica; ne
consegue la possibilità di modificare gli indirizzi e le strategie da realizzare previste dal Piano.
________________________________________________________________________________
99..11 -- OOBBIIEETTTTIIVVII DDII PPRROOGGRRAAMMMMAA EEDD EEFFFFEETTTTII DDAA MMOONNIITTOORRAARREE _____________________________________________________________________________________________
Gli obiettivi/azioni che dovranno essere verificati sulla base degli stadi di attuazione del Piano di
Governo del Territorio, sono riportati di seguito:
Sviluppo turistico sostenibile: il turismo come elemento trainante e motore dello sviluppo del
contesto territoriale;
Razionalizzazione insediativa: razionalizzare il sistema insediativo a misura della comunità
locale;
Valorizzazione paesistico-ambientale: tutela della biodiversità e riqualificazione del sistema
paesistico-territoriale;
Riqualificazione urbana: recupero aree dismesse e degradate;
Potenziamento sistema economico-produttivo: governante territoriale a sostegno del
sistema produttivo-occupazionale.
_____________________________________________________________________________________________
214
99..22 -- SSCCEELLTTAA DDEEGGLLII IINNDDIICCAATTOORRII _____________________________________________________________________________________________
Nella fase della Valutazione Ambientale Strategica, nella definizione degli impatti che si possono
verificare sul territorio, in relazione al conseguimento degli obiettivi che il Piano si pone, la scelta
degli indicatori ambientali riveste un importante significato esplicativo per la quantificazione degli
impatti.
Per “indicatore” si intende un parametro o un valore derivato che è in grado di fornire
notizie in forma sintetica circa un fenomeno ambientale, e possiede un valore che
oltrepassa le proprietà stesse direttamente associate.
Si intende un parametro od un valore derivato da parametri capace di fornire un'informazione
sintetica relativa ad uno specifico fenomeno, che possa risultare utile ai potenziali utenti.
La costruzione del quadro di indicatori basati su solide argomentazioni teoriche, efficaci
nell‟orientare i processi decisionali e capaci di restituire un concreto quadro di valutazione nei
monitoraggi, è diventato uno dei compiti principali della ricerca in tema di sostenibilità.
Nello specifico gli indicatori permettono di:
definire la quantità e la qualità dei fenomeni;
descrivere le azioni che determinano modificazioni significative sull‟ecosistema e sulle
condizioni socio-economiche;
evidenziare le azioni finalizzate alla compensazione, al miglioramento ed alla
correzione delle situazioni di criticità.
Dal costante monitoraggio e aggiornamento degli stessi si potrà controllare il raggiungimento o
meno degli obiettivi del Piano, con la possibilità di interventi correttivi nel caso di un eccessivo
scostamento dai valori attesi.
Di seguito si presenta uno schema di riferimento degli indicatori proposti in relazione alla
tipologia ricondotta al o schema DPSIR :
D: forze determinanti (attività per bisogni individuali, sociali, economici…)
P: pressioni (da forze, attività e comportamenti umani)
S: stato (qualità)
I: impatti (cambiamenti significativi)
R: risposte (azioni di governo)
Lo schema rappresenta un‟individuazione di massima delle tematiche nonché degli indicatori
scelti volti a monitorare l‟andamento del Documento di Piano.
Atmosfera
DPSIR Indicatore note
S Livello di Criticità
dell‟aria
Metodologia utilizzata dal PRQA (Piano della Qualità dell‟Aria)
adottato dalla Regione Lombardia; è un punteggio sintetico
ottenuto della somma di criticità relative ottenute in base
all‟emissione di CO, NO2, SO2, polveri, ozono, abitanti esposti,
beni architettonici e naturali esposti al ‟inquinamento atmosferico.
S Concentrazione
inquinanti NO2, NOX, PM, COVNM
P Emissione
inquinanti
CO, NO2, SO2, COV, NOX , polveri
P gas serra
Emissioni CO2, CO2 equivalente, (emissioni antropogeniche di CO2
e CH4)
P Ozono troposferico
e ossidantI Emissioni CO, COV, NOX
P Acidificazione Emissioni SO2, NOX, NH3
I N. superamenti
soglia
Nelle zone sprovviste di rilevamento in continuo, l‟indicatore
può essere valutato come totale superamenti/totale rilevamenti
Relazioni annuali ARPA
215
P Medie annuali
PM10 e NO2
P Dati emissioni
Inemar Trend 2003-2005 e 2007
Acque
DPSIR Indicatore note
P Sfruttamento
Acqua prelevata e consumata totale
P Sfruttamento Acqua consumata per settore (utenze domestiche,
commerciali, agricole, industriali)
P Perdite Stima perdite di rete
R % abitanti serviti da
impianto di
depurazione
R Impianti di
depurazione
Capacità di abbattimento degli inquinanti e rendimenti
dell‟impianto
R Sistema di fognatura Estensione della rete di pubblica fognatura
R zone non servite da
fognatura pubblica
N. Edifici autorizzati allo scarico in suolo e sottosuolo
estensione zone non servite dalla pubblica fognatura
Rifiuti
DPSIR Indicatore note
P Produzione totale rifiuti
P Produzione rifiuti
urbani e assimilabili Produzione pro capite
P Presenza turistica Produzione rispetto alle capacità ricettive locali
S Ripartizione tra le varie
tipologie di rifiuti
Quota RD (raccolta differenziata)
Quota RSU (rifiuto indifferenziato)
Quota RI (rifiuti ingombranti)
Quota RC (rifiuti cimiteriali)
Quota Inerti (es. calcinacci)
I Ulteriori recuperi
impiantistici
I Stato capacità
impiantistico
Suolo
DPSIR Indicatore note
R Aree protette
Localizzazione per tipologia area a vincolo paesaggistico (D.Lgs. 42/2004) area a vincolo idrogeologico (RD 3267/23) % rispetto alla superficie comunale
R Superficie a verde Attrezzato/parchi urbani/verde storico/di arredo urbano
R Superficie a verde % su territorio comunale/pro capite
R Aree bonificate Aree bonificate/totale aree da bonificare
216
R Aree da bonificare n. aree in cui si prescrive indagine ambientale
R % territorio agricolo e boscato rispetto all‟intero territorio
Ecosistema e biodiversità
DPSIR Indicatore note
S Connettività ambientale
Presenza di suolo vegetativo non ostacolato da barriere artificiali insormontabili
S Area arborata Dotazione di aree erborate sia dal punto di vista paesistico - ambientale che di fabbisogno in termini di bilancio di carbonio.
S % di territorio coperto da siepi e filari
Rappresenta il grado di connettività tra aree verdi e grado di equipaggiamento vegetazionale
R lunghezza corridoi eco-biologici
Connettività ecologica realizzata.
S Aree Paesaggio
Numero interventi di riqualificazione paesaggistica attuati (con valutazione qualitativa)
Popolazione
DPSIR Indicatore note
S Popolazione residente
S Struttura per classi d‟età
S Famiglie anagrafiche
S Popolazione straniera residente
Ambiente Urbano
DPSIR Indicatore note
D Tessuto consolidato
D/P Interventi edilizi Popolazione Residente
Numero di interventi di recupero sul patrimonio storico-architettonico; Numero di interventi di recupero sul patrimonio edilizio consolidato; Numero di permessi di costruire per nuove costruzioni nel tessuto consolidato Popolazione residente
P Ambiti di trasformazione urbana e turistica
P Attuazione ambiti Numero di convenzioni sottoscritte per l‟attuazione degli ambiti;
P Abitanti insediabili Numero di abitanti insediabili
S
Servizi pubblici realizzati con l‟attuazione degli ambiti
Quantità dei servizi pubblici realizzati con l‟attuazione degli ambiti di trasformazione
P Perequazione Urbanistica
Volumi passati in capo all‟amministrazione per l‟attuazione della perequazione urbanistica;
D Strade di collegamento
Numero di strade di collegamento intercomunali; Numero di strade a carattere locale;
217
Strade locali Aree di sosta
Numero di parcheggi realizzati.
R Nuove connessioni Strade/attraversamenti/linee trasporto pubblico su gomma e ferro
Rumore
DPSIR Indicatore note
S Classi acustiche Suddivisione del territorio in classi da aggiornare sulla base delLe scelte del piano
R Piani di risanamento acustico
I/P Superamento limiti n. superamenti/n. rilevamenti e
localizzazione
P Dati medi mensili e annuali del e 3 centraline aeroportuali
S Abitanti e Mq interessati alle curve isofoniche A e B
Energia elettrica
DPSIR Indicatore note
S Consumi per settore (domestico, industria, terziario, ecc.)
R Produzione da fonti rinnovabili (fotovoltaico, ecc.)
Energia termica
DPSIR Indicatore note
S Consumi metano
S Consumi altri combustibili
R Teleriscaldamento Km di rete e utenze servite
Elettrosmog
DPSIR Indicatore note
S Lunghezza linee elettriche aeree e interrate
S Ripetitori telefonia
S Stazioni radio e TV
_____________________________________________________________________________________________
218
99..33 -- FFOONNTTII CCOONNOOSSCCIITTIIVVEE EESSIISSTTEENNTTII EE DDAATTAABBAASSEE IINNFFOORRMMAATTIIVVII AA CCUUII
AATTTTIINNGGEERREE PPEERR LLAA CCOOSSTTRRUUZZIIOONNEE DDEEGGLLII IINNDDIICCAATTOORRII.. _____________________________________________________________________________________________
Per poter avere un quadro preciso di partenza per il futuro monitoraggio, verranno riportati i valori
attuali degli indicatori scelti per valutare se le trasformazioni programmate possano portare
ad una condizione di sostenibilità maggiore o inferiore rispetto allo stato attuale,“Opzione 0”,.
Il monitoraggio trova attuazione nella misura periodica di indicatori appositamente
selezionati; gli aspetti principali ad essi connessi sono la frequenza temporale di misurazione, lo
spazio cui si riferisce il rilevamento e le unità di misura.
Il set di indicatori è stato selezionato considerando alcuni importanti caratteristiche degli stessi:
reperibilità;
significatività;
riferimenti normativi nazionali/internazionali.
L‟obiettivo è selezionare indicatori semplici e facilmente popolabili ma che siano significativi ai fini
della valutazione del piano.
Le principali fonti, nonché data base da cui si attingeranno i dati del monitoraggio sono le
seguenti:
SIT Regione Lombardia;
Data Base Provincia di Bergamo;
ARPA Lombardia;
ASL;
INEMAR;
FUB;
Enti gestori reti tecnologiche;
ERSAF;
Comune di Strozza;
AIPO;
Il rapporto di monitoraggio avrà cadenza annuale.
Uno dei motivi principali alla base della predisposizione e pubblicazione periodica di un rapporto di
monitoraggio è la sua potenzialità in termini di comunicazione. Si tratta infatti di un‟occasione per
informare un pubblico più vasto di quello degli addetti al settore.
Il confronto con le serie storiche dei dati degli anni precedenti può diventare occasione per un
dibattito aperto sulle tendenze evolutive del territorio Comunale e sull‟efficacia delle azioni del
nuovo Piano di Governo del Territorio.
Il rapporto di monitoraggio potrebbe anche diventare la base per un coinvolgimento
sull‟attuazione del PGT esteso a tutte le risorse potenzialmente utili per l‟attuazione del piano.
Una sorta di forum allargato che, anche sulla base dei risultati presentati nel rapporto periodico di
monitoraggio, potrebbe fornire contributi ed idee per l‟attuazione e l‟integrazione del Piano di
Governo del Territorio e costituire l‟anello di congiunzione tra i risultati del monitoraggio e il
conseguente avvio di azioni di messa a punto o di correzione del PGT stesso.
_____________________________________________________________________________________________
Top Related