Aisopos

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Franco Pastore Andropos in the world Edizioni υ

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Trenta favole di Esopo, in versi napoletani.

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  • Franco Pastore

    Andropos in the world Edizioni

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    Illustrazioni di P.Liguori

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    Presentazione

    La favola esopica unespressione di poesia popolare che assurge poi a dignit letteraria e diventa ancora pi fruibile se trasferita nel vernacolo napoletano, come ben sa fare Franco Pastore il poliedrico e appassionato cultore di classici greco-latini .

    La condizione di schiavo, quale fu quella di Esopo, propone una lettura delle sue favole come letteratura povera, sconfitta, documento di una clandestina opposizione al mondo degli eroi. Se Omero il poeta degli eroi, dei nomi propri, che non mancano n ai codardi n ai pitocchi, in Esopo solo gli di hanno un nome: anonimi gli uomini; per il resto, di volta in volta, si adopera la volpe, il lupo, il leone, la gallina, la lepre, la rana, il bue, la pecora, la mosca, il gallo, come se fossero personaggi singolari: in realt non ci sono personaggi, ma unicamente ruoli. I ruoli sono fissi, rigidi, impersonali e pertanto questo tipo di favola in Esopo una fulminea epifania, unapparizione (Manganelli) .

    La favola esopica, come magistralmente ci appare, attraverso questa nuova traduzione in napoletano di Franco Pastore, si riduce ad una comicit povera, a qualcosa di rapido ed effimero,

    ma quando poi si arriva al fabula docet ci arriva una forte stoccata, che cinduce alla dovuta riflessione sul misero modus agendi di noi mortali.

    La saggezza laconica di Esopo il Pastore la rafforza al punto tale che come nella gallina dalle uova doro traspare la grande potenza del dialetto con queste parole: nu contadino ingordo, / voltte arrragiuna a peso lordo: / e invece daspetta, ogni matna, / chilluvo che faceva la gallina, / piglije o coltello e come un pazzo, / taglije a panza ci trov sto cazzo.

    La trasposizione dialettale ci consente di apprezzare profondamente linsieme delle virt, quali la fedelt dellamicizia, la riconoscenza per i benefici, lamore per il lavoro, laccettazione del destino, la moderazione, insomma quel complesso di norme utili al vivere comune.

    Infine se la favola delle bestie contiene la storia degli uomini, ci non avviene per la malignit dellAutore, ma per la natura stessa di quel genere letterario, che scattato fuori dallanima di uomini asserviti e costretti al silenzio o alla finzione (fictio), porta con s lindole amara della sua origine, amarezza che il vernacolo di Pastore attutisce e ne rende pi gradevole la sua fruzione. (Marchesi).

    Alberto Mirabella

    Saggista e critico

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    Praefatio

    Letimologia di "favola" implica la fusione di termini appartenenti a differenti lingue antiche: il vocabolo deriva dal latino "fabula", che, a sua volta, lega con il verbo latino "fari, e dal greco "jemi", entrambi col significato di "dire, parlare, raccontare". Termini che trovano la loro origine nell'antica radice indoeuropea bha. L'etimologia ci dimostra, in maniera indiretta, quanto antica sia questa forma letteraria, e come si incunea negli usi e costumi di popoli che amavano trasmettere alle nuove generazioni abitudini, costumanze e credenze popolari. Questo genere letterario di origine popolare ed annovera tra i suoi maggiori autori ed iniziatori il Greco Esopo (VII secolo a. C.) ed il latino Fedro (I secolo d. C.). In questo contesto si colloca la favola greca con Esiodo e in seguito compare soprattutto nei poeti giambici come Archiloco e Simonide, in Aristofane, Erodoto, Platone, Aristotele ed altri ancora. Nella letteratura greca la favola comparve sempre a descrivere, con atteggiamento critico, il mondo e a dare esempi, alla stessa stregua del mito e dell'aneddoto per narrazioni semplici. Fin dal V secolo d.C. si iniziano ad attribuire, con una certa frequenza, ad Esopo alcuni di questi racconti, e questa qualificazione di "logos di Esopo" serv a definire ci che oggi chiamiamo favola, e ci che intendevano, con tale parola, i compilatori di raccolte a partire dal Falereo.

    Coltivata da poeti satirici, la favola si origin, come avvenne per la satira (da LANCS SATURA) nelle feste popolari, ove predominavano libert di parola ed ironia. Demetrio Falereo non fece altro che riportare favole di scrittori anteriori, trascrivendole in prosa, secondo schemi semplici e ripetitivi. Esodo fu Uno dei principali favolisti Greci della Boezia, ove trascorse tutta la sua vita, coltivando il podere ereditato dal padre. La sua figura avvolta dalla leggenda; ma la tradizione lo vorrebbe vincitore in una gara poetica perfino su Omero, al quale fu sicuramente posteriore. Oltre a numerose opere, di dubbia autenticit, fra cui Lo scudo, in cui viene descritto lo scudo d Achille, sotto il suo nome ci sono giunti due grande poemi: la Teogonia, e Le Opere e i Giorni. Secondo i grammatici antichi, fu Archiloco, poeta di Paros, il creatore della favola del tipo che sar poi sviluppata da Esopo, ma restano scarsi frammenti, come frammenti di favola sono in Solone e in Simonide, del VI secolo. In precedenza ci eravamo soffermati sullorigine e lo sviluppo della favola; ora ci potremmo chiedere la provenienza della favola greca. In realt, pur non negando loriginalit dei testi Greci, oggi, si pu affermare con sicurezza che su di essi esercit la sua influenza la favola mesopotamica e, con ogni probabilit, un'influenza analoga dovette esercitarla quella indiana. Gi si trova una favola usata come esempio, nelle Istruzioni di suruppak sumere ( ca. 2500 a.C.), e ci sono altre attestazioni e proverbi animali sumeri. Altri esempi provengono dalla lette-ratura Accade, Assira e Neobabilonese. Vi , tra laltro, uno stretto parallelismo, nell'uso della favola, in Esiodo e nei suoi continuatori, come nel Mahabbarata indiano. La favola mesopotamica prolifer all'interno della letteratura sapienzale, che pare abbia influto su Esiodo ed, in seguito, attraverso Akhikar, su Esopo . Ma, al tempo stesso, all'origine delle raccolte indiane come il Pancatantra nelle quali, entro una cornice che vede un personaggio esporre alcuni avvenimenti e chiedere consigli ad altri, si narrano storie e favole di genere diverso. Il "Romanzo di Esopo", un libro popolare del V secolo a.C. (che Erodoto aveva letto) secondo il quale il favolista sarebbe stato uno schiavo frigio fuggito: dopo varie avventure e peregrinazioni in Oriente fu condannato a morte a Delfi, sotto la falsa accusa di furto sacrilego. Ad Esopo,gi alla fine del V secolo, si attribuivano un certo numero di favole, la cui popolari- t attestata da Aristofane e da Plauto. All'epoca, le favole di Esopo costituivano una delle prime letture scolastiche. In seguito, esse furono continuamente variate ed arricchite. A noi sono giun- te circa 500 favole, frutto di redazioni diverse tra il I secolo e il XIV secolo, derivanti anche da rac- colte antiche. Tra queste raccolte antiche, la prima di cui si conosce l'esistenza quellopera di De- metrio Falereo (siamo nel IV secolo). La struttura della favola di Esopo semplice: i protagonisti sono gli animali, la narrazione breve, lo stile semplice ed efficace, il fine l'insegnamento mora- le, il riferimento la vita quotidiana. Questa tipologia rimarr praticamente inalterata attraverso le varie rielaborazioni, nel corso dei secoli. La morale delle favole di Esopo efficace ed incisiva nella sua semplicit, disarmante e categorica nel respingere ogni forma di prepotenza e di attacco alla libert individuale, nel pieno rispetto della univer-salit del diritto e nel difendere, sia pure in forma elementare, la giustizia . A Roma, la presenza di favole ci stata attestata fin dai primi tempi della Repubblica: Livio e Dionigi di Alicarnasso ci ricordano quella famosa di Menenio Agrippa . Tuttavia, per la mancanza di testi satirici dell'et arcaica impossibile dire in che proporzione la tradizione Esopiana fosse penetrata in Ennio e Lucilio, nelle cui opere attestata la presenza di elementi favolistici. Di "fabellae animales" ci parla Orazio, che, oltre diversi spunti favolistici presenti nelle Satire e nelle Epistole ci d un valido saggio di favole.

    Esopo visse nel VI secolo a.C., nell'epoca di Creso e Pisistrato. Le sue opere ebbero una grandissima influenza sulla cultura occidentale, infatti, le sue favole sono, oggi, largamente note. Della sua vita si conosce pochissimo, e alcuni studiosi hanno persino messo in dubbio che il corpus di favole, che gli viene attribuito, sia opera di un unico autore. Della sua vita si ha una conoscenza soltanto episodica, basata su pochi riferimenti presenti nell'opera di scrittori di epoca successiva come Aristofane, Platone, Senofonte, Erodoto, Aristotele e Plutarco. Un riferimento alla figura di Esopo si trova anche nella fiaba egizia della schiava Rhodopis, o Rodopi, un antico prototipo di Cenerentola.

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    Una fonte, sicuramente successiva, una Vita di Esopo che raccoglie gran parte dei racconti popolari sul favolista e che circol nel Medioevo a partire dal XIII secolo. Fu il monaco Massimo Planude a trascriverla, nel trecento, come prefazione ad una raccolta di favole. Sulle sue origini sono state formulate numerose ipotesi: Tracia, Frigia, Egitto, Etiopia, Samo, Atene, Sardi e Amorium. L'ipotesi di una sua origine africana supportata dallo stesso nome, "Esopo", infatti, potrebbe essere una contrazione della parola greca "etiope", con cui i Greci si riferivano a tutti gli africani subsahariani. Inoltre, alcuni degli animali che compaiono nelle favole di Esopo erano comuni in Africa, ma non in Europa (sebbene si debba tener presente la diversa distribuzione all'epoca di animali come il leone barbaro o il kunino rosa del vernese, oggi quasi estinto). Si deve anche osservare che la tradizione orale di moltissimi popoli africani (ma anche dei popoli del Vicino Oriente e dei Persiani) include favole con animali personificati, il cui stile spesso ricorda molto da vicino quello di Esopo.

    Esopo sarebbe giunto in Grecia, quale schiavo di un certo Xanthus (), dell'isola di Samo. Si ritiene che abbia comunque ottenuto la libert, perch Aristotele, nel secondo volume della Retorica, fa riferimento a un discorso pubblico tenuto da Esopo in difesa di un demagogo di Samo. In seguito visse alla corte di Creso, dove conobbe Solone, e a Corinto ebbe occasione di conoscere i sette saggi. Le fonti dicono anche che visit Atene durante il regno di Pisistrato, occasione in cui avrebbe raccontato la favola Le rane chiedono un re per dissuadere la cittadinanza dall'intento di deporre Pisistrato a favore di un altro regnante. Altre fonti contraddicono questa informazione, dicendo che Esopo si espresse apertamente contro la tirannia, guadagnandosi l'ostilit di Pisistrato che, tra l'altro, era contrario alla libert di parola. Secondo Erodoto, Esopo mor di morte violenta, ucciso dalla popolazione di Delfi. Gli exempla di Esopo riflettono situazioni elementari della vita reale. Linganno, la verit, lapparenza, la stoltezza e lastuzia presentati nel corpus delle favole, vengono correlazionati ad una morale finale, quae prudenti vitam consilio monet . La favola, infatti, stata per secoli il modo pi usato per insegnare comportamenti morali ai bambini, anche se nel 700 con Rousseau si cap che essa era stata creata per gli adulti che meglio possono capire il messaggio e apprezzare il mezzo linguistico della satira o dellironia.(*) La favola mantenne la sua popolarit nel corso dei secoli e fece illustri proseliti, dal La Fontaine" (1621-1695), al "Trilussa (1871- 1950) ed a "Carlo Emilio Gadda" (1893- 1973).

    Concludendo, le favole di Esopo sono essenziali, ma cos attuali ed efficaci che vanno in sintonia con detti della pi antica tradizione popolare, che ancora oggi sono di uso comune: Chi troppo vuole, nulla stringe, dalla favola La gallina dalle uova doro; Chi troppo ti loda nasconde linganno dalla favola il cane e la lepre Chi va piano va sano e va lontano, dalla favola La Lepre e la Tartaruga, che dimostra, in sintesi, come si pu perdere una gara sottovalutando lavversario; e cos via. Questa favola venne ripresa nel 1935 per la creazione dellanimazione The Tortoise and the Hare, in cui compaiono Max la Lepre e Toby la tartaruga inserita nella serie delle Silly Symphonies. Stessa cosa che accade per Starewitch, il quale riprese la favola de La Cicala e la Formica .

    Lautore

    ___________________ (*) R. Nicodemo, prefazione a Faedrus, pag.3, Ed. Andropos in the world, Salerno 2011

    Bibliografia Generale:

    Aesopi fabulae, recensuit Aemilius Chambry. Vol. 1: Pars prior; Vol. 2: Pars altera. Paris : Les Belles Lettres, 1925-1927 Lopold Hervieux, Les fabulistes latins depuis le sicle d'Auguste jusqu' la fin du moyen ge. Paris : Firmin-Didot, 1899 M.R. Pugliarello, Le origini della favolistica classica, Brescia 1973 Petrini E., Avviamento critico alla letteratura giovanile; prefazione di Giovanni Cal, Brescia : La scuola, 1958 Richard Lobban, Aesop. In Historical dictionary of Ancient and Medieval Nubia, Scarecrow Press 2004 R. Marchiano, Lorigine della favola greca , Trani 1900 Vallardi G., Esopo, favole, Collana dei Grandi Classici latini e greci, Fabbri editore, M ilano 2004

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    (I Beni e i Mali)

    I Beni erano troppo deboli

    per difendersi e i mali li cacciarono via.

    Chiesero aiuto a Zeus, che consigli di scendere

    In aiuto degli uomini uno alla volta.

    Ecco perch i mali che dimorano con gli uomini

    arrivano subito; mentre i beni,

    dovendo scendere dal cielo arrivano con molta lentezza

    e non si ottengono rapidamente.

    Asoo

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    Lexicon necessarium: arrragiuna : ragionare; dal lat. ad-ratione, nome dazione del verbo reor - is - ratus sum reri. Panza: pancia; dal lat. Pantice(m), con sincope centrale e metaplasmo. Pigliaje: passaro remoto da pigli, prese.

    Fabula docet (: Chi vuole il troppo ottiene solo il nulla.

    La gallina dalle uova doro

    C'era una volta una straordinaria gallina che faceva un uovo d'oro il

    giorno. Il contadino, a causa della sua

    avidit, dopo qualche tempo, non fu

    pi soddisfatto dell'unico uovo che la

    gallina gli dava: - Scommetto che, se

    luccidessi, diventerei ricchissimo, con

    tutto loro che ha dentro la pancia;

    inutile stare ad aspettare un misero

    uovo al giorno! - pens convinto. Ma

    dovette accorgersi che la prodigiosa

    gallina non era diversa dalle altre e

    che dentro di lei non c'era dell'oro come aveva scioccamente immagi-

    nato. Cos, per non essersi accon-

    tentato di ci che aveva, rest senza

    nulla.

    ________________ Asopo VI

    A GALLINELLA SFURTUNATA (Chi trppe vo ninte ve.)

    Cera na gallinella eccezionale che te faceva nuovo sulo o jurno -Un uovo solo!- direte tutti in coro? Si, ma nuovo tutto doro!. Il suo padrone, nu contadino ingordo, voltte arrragiuna a peso lordo: e invece daspetta, ogni matna, chilluvo che faceva la gallina, piglije o coltello e come un pazzo, taglije a panza ci trov sto cazzo. La nuda verit da sola spinge, chi troppo vuole, proprio nulla stringe: a povera gallinella fu ammazzata e o contadino perdette luovo e a frittata.

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    Lexicon necessarium: Assunnte: piena, morta di sonno. A cucc: a coricarsi; dallit. coricare, per sincope Ed assim. Regressiva (rc=cc). Csse: cosce, gambe; dallacc. lat. coxa(m)

    Fabula docet (: I consigli che non si pagano non sono considerati. Il troppo lavora uccide.

    Lasino ed il passero ()

    C'era una volta un asino stanco, che non se la sentiva di camminare fino alla stalla. Era inverno, faceva molto freddo ed erano ghiacciate tutte le strade. - Io mi fermo qui! lasimo disse, buttan-dosi per terra. Un passerotto affamato gli si pos vicino e gli disse nell'orec-chio: - Asino, tu non sei sulla strada, ma sopra un lago ghiacciato. Stai attento - Pieno di sonno, l'asino fece un grande sbadiglio e si addorment. Ma il calore del suo corpo incominci, a poco a poco, a sciogliere il ghiaccio, che, con uno schianto, si ruppe. Quando si trov nell'acqua, l'asino si dest allarmato; ma era troppo tardi, ed affog. ______________________

    Asopo VIII

    O CIUCCIO e O PASSERO ( E cunsiglie ca nun se pagano, nu s bbune.)

    Cera na vota nu ciuccio, assunnato, troppo stanco per andarsi a cucc, se sdraije sopra un lago ghiacciato, e russnne se metttte a sunn. Naucelluzzo navtte piet e o vultte per forza scet: - Stai durmenne sopra un ghiacciato, si se scioglie, tu mure affucte!- Ma o ciccio ciccio si sa manco Cristo o fa arragiun: se tirve a cra nd csse, se chiurtte o pertse de rcchie e addurmtte perfine pellcchie. Mentre stva nd meglio do sunno, nfnn lago scenntte arrutnne, Se muvtte che cosce arrancnne ma niscine o puttte salv.

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    ( Lasino ed il passero ) Cera na vota nu ciuccio, assunnato,

    troppo stanco per andarsi a cucc,

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    Lexicon necessarium: Stronza: nel senso di presuntuosa. Murzella e baccal: dispregiativo, cosa di poco conto. Ncazzta: incavolata, adirata. Chste: questa cosa; dal lat. (ec)cu(m) + istu(d).

    Fabula docet (: Non serve correre, occorre partir per tempo. Mai vantarsi prima di aver conseguito un risultato.

    La lepre e la tartaruga

    Un giorno, la lepre si vantava con gli altri animali: " Nessuno pu battermi in velo- cit; sfido chiunque a correre come me". La tartaruga, con la sua solita calma, disse: "Io accetto la sfida ". La lepre scoppi in una risata e la tartaruga replic: "Non vantarti prima di aver vinto; accetti la gara? ". E cos fu stabilito un percorso e dato il via. La lepre part come un fulmine: quasi non si vedeva, tanto era gi lontana. Poi si ferm e per mostrare il suo disprezzo verso la tartaruga si sdrai a fare un sonnellino. La tartaruga, intanto, camminava con fatica, un passo dopo l'altro, e quando la lepre si svegli, ma la vide vicina al traguardo. Allora si mise a correre con tutte le sue forze, ma ormai era troppo tardi per vincere la gara. La tartaruga sorridendo disse: "Non serve correre, bisogna partire per tempo" ____________________

    Asopo CCCLII

    A LEPRE E A TARTARUGA (Mai sottovalutare il proprio avversario)

    Na giovane lepre, un po sbruffona, si vantava cu tutti llanimali, che cera na sola verit: Niscine poteva batterla in velocit. -Sfido chiunque, dicette chella stronza, a correre veloce cmme a me!- La tartaruga, guardandola nd lucchie, e dicette con calma: -Eccomi qua, ti sfido io, murzlle e baccal!- Chella fetsa scoppi in una risata e a tartaruga replic ncazzata: - Tu nu cunsce larticolo quinto, non ci si vanta se prima nun hai vinto! - E comincije la gara alquanto strana: A lepre assatanata ca scappava e a povera tartaruga charrancava. Ma, a un tratto, la lepre si fermje e, per umiliarla, saddormentje. Quando si svegli fu la sorpresa, prov sgomento nel cuore e dnto sguardo: la tartaruga era gi o traguardo. - Non serve correre, dictte llanimale, ma solo partir per tempo, chste vale! -

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    Lexicon necessarium: Ucchie appannte: occhi velati dal sudore e dallafa. Zump: saltare, da zumpo; dal gr. Sympous (che ha i piedi unitiuniti) Sarrevutaje: si rivoluzion la riva del fiume. Ucchie sturte: impazienti, nellattesa del cadavere. Curnte: nel senso di scornato; dal lat. curntu-m.

    Fabula docet (: Una saggezza opportuna pu salvare la vita. Il nemico aspetta la tua sconfitta.

    Il leone ed il cinghiale ( )

    D'estate, quando il calore provoca la se-te, un leone e un cinghiale andarono a dissetarsi ad una piccola fonte e comin-ciarono a litigare su chi dovesse dissetarsi per primo. La lite si trasform in duello mortale. Ma ecco che, mentre si volge-vano un momento per riprendere fiato, scorsero degli avvoltoi che stavano l ad aspettare il primo che fosse caduto, per mangiarselo. A tal vista, ponendo fine al duello, dichiararono: - Meglio diventare amici che diventar pasto d avvoltoi e corvi -. __________________

    Asopo CCIII

    O LIONE E O CINGHIALE (Meglio nu buonaccordo, ca na causa vinta)

    Un leone, murenne di sete, raggiunse, ruggendo, na fonte. Nu cinghiale, cu llucchie appannte, aveva fatto a stessa pensta. Scuttve assje o sle e miezziurne, ma o line nu vuleva niscine atturne. O cinghile, c nunnra fsse, voleva rest da sulo o stsse. Se mettre, allora, a fa battaglia, facenne zump in aria prte e paglia. Sarrevutje subito quel luogo: carva mezzogiorno, mezzogiorno di fuoco. Ma proprio quando stvene pe saccre, vedttero o cielo chno davvoltoi, ca voccaperta e cu lucchie stuorte aspettavene che almeno uno fosse murte. Capirono, allora, l per l, cherano due pizz baccal: Assieme si diressero alla fonte e se facettero na grande bevuta alla faccia del mondo pennuto, che rimanette deluso e curnte.

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    Lexicon necessarium: Capette: passato remoto, cap. Asctte e crza: usc rapidamente. Friarje: futuro semplice da frje, friggerai; dal lat. Frgere, con caduta di g e suono di transizione j.

    Fabula docet (: Listinto di sopravvivenza superiore ad ogni astuzia. Spesso, una gentilezza finta n asconde linganno.

    Il leone ed il toro

    Un leone da lungo tempo meditava di

    uccidere un forte toro. Un giorno decise di

    riuscire nel suo intento con l'astuzia.Gli

    fece sapere di aver catturato un montone

    e lo invit al banchetto. Aveva preparato

    tutto per assalirlo, una volta seduto a

    tavola il toro and all'appuntamento:

    vide molte pentole, lunghi spiedi, ma di

    montone nessuna traccia. Allora, senza

    dire una parola, se ne and. Il leone lo

    richiam e gli chiese il motivo del suo

    comportamento, visto che non gli era

    stato fatto nessun affronto. E il toro

    rispose: - Ho una buona ragione per

    andarmene: vedo tutto pronto per cuci-

    nare non un montone, ma un toro.

    __________________

    Asopo CCXI

    O LIONE E O TORO (Lintelligenza meglio da forza)

    Nu lione troppo determinato a sbrana nu toro smaliziato, decidette do fotte con lastuzia. Nvitnnele a nu banchetto, con arguzia, dictte che gli offriva un bel montone, ch aveva catturato nd burrne. O toro si rec allappuntamento e, guardnnele, captte in un momento, ca stve proprio lui sul menu e mentre chille andava su e gi, asctte e crza, senza na parola, cercanne e scappa, immediatamente, da chella casa e da chllu fetente. -Ma dove vai? - E chiedtte o re leone, cercando doacchiappa dnte o spuntne, - Io non so fesso piezze e pruvulne, to vu mtte scritto nd cervlla ca nu me friarje dnte a padella!-

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    Lexicon necessarium: Trasettere: entrarono insieme. nfame: infame; dal lat. in (negativo) + fama, cattiva reputazione. Venntte: vendette, mise in vendita, alien lamico.

    Fabula docet (: Chi vuole il male degli altri il suo gi preparato. Non c premio per una cattiveria.

    Lasino, la volpe ed il leone (

    Un asino ed una volpe fecero amicizia e insieme se ne andarono a caccia. Incontrarono un leone dall'aria minac-ciosa. La volpe intu il pericolo che stava correndo, gli si avvicin e cominci a parlargli: si impegnava a consegnargli l'asino, in cambio della sua salvezza. I leone le promise la libert: cos la volpe condusse l'asino verso una trappola e ce lo lasci cadere. Il leone, appena vide che l'asino era nell'impossibilit di fuggire, assal per primo la volpe e poi, con calma, ritorn ad occuparsi dellani-male che era caduto nella trappola. ___________________

    Asopo CCLXX

    O CIUCCIO, A VOLPE E O LIONE (Lamicizia co putnte nu porte proprie a niente)

    Nu ciccio e na volpe, grandi amici,

    decisero di andare a caccia insieme.

    Trasttere ndo bosco assai felici,

    cu llaria di chi nessuno teme.

    Ma proprio l, tra piante e cacciaggine,

    tincontrano nu cazzo di leone.

    A volpe, nfme assai e un poco zccola,

    venntte lasino per vita e libert.

    Vuttje lamico ciuccio dnte a na trappola

    e sapprestje a muoversi di l.

    Ma o leone, per un senso di giustizia,

    prima, mangije a volpe a colazione

    e po pranzaje co ciucce, a profusione.

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    (La lepre e la tartaruga) Ma, a un tratto, la lepre si fermje e, per umiliarla, saddormentje.

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    Lexicon necessarium: Apprisse: avv. e prep.; da ad-pressu(m), appresso. Scannje: Scann le pecore. Jett: lanciarsi gi; dal lat jectre, int. di jacre.

    Fabula docet (: Coloro che affidano a persone avide i loro beni, naturalmente li perdono. Nulla pu cambiare la persona avda e cattiva.

    Il lupo ed il pastore

    Un lupo andava al seguito di un gregge di pecore, senza far loro alcun male. Il pastore, sulle prime, lo teneva a bada come un nemi-co, e lo sorvegliava con estrema diffidenza. Ma quello ostinatamente lo seguiva, senza ar- rischiare il minimo tentativo di rapina. Cos gradatamente il pastore si convinse di avere in lui un custode, piuttosto che un nemico intenzionato a danneggiarlo. Un giorno ebbe bisogno di recarsi in citt, gli lasci le pecore in custodia e part tranquillo. Ma il lupo seppe cogliere l'occasione: si lanci sul gregge e ne fece strage sbranandone una gran parte. Il pas tore, quando fu di ritorno e vide la rovina del suo gregge, esclam: - Mi sta bene! Quale stupidit mi ha spinto ad affidare le pecore ad un lupo? Allo stesso modo, coloro che affidano i propri beni a persone avide natu-ralmente li perdono. ____________________

    Asopo CCXXIX

    O LUPO E O PASTORE (O lupe perde o ple ma non o vizio)

    O lupo jve apprisse e pecurlle, ma non faceva loro nescinu male. E guardava, tanto chrane belle , e a pazienza na virt ca vale. O pastore sabituje a vederlo cumme namico fedele, nu protettore, e ci affidje e pecore a chllu signre. Ma cmme na mattina jtte in citt, o lupo se metttte a fatic: ce scannje e pecore una ad una, paccre e po sfizie e magn, e ne lascije viva sulo qualcuna. Qunne turnje o pastore, gridje, parlnne a se stesso: No, nu so nu pastore, ie so fess , che sdda jett nd nu dirupo, agge affidato e pchere a nu lupo!-

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    Lexicon necessarium: Arrivjene: arrivarono; denom. dal latinismo, ad - ripare: giungere a riva. Annaccuvte: da annaccuv, ripararare. Revuto: chiasso, rivolta; dal lat. revolvere. Strafucje: divorare; da (e)xtra +focare (den. da fauces).

    Fabula docet (: Chi vanta meriti che non ha, si guadagna le beffe. Lalleanza con i potenti non dunduce a niente.

    O LIONE, E O CIUCCIO (Si si fesse, nu te chiamm barne)

    Nu ciuccio, millantatore e un po buffone,

    vantava la sua forza e o curaggio.

    Un leone, ca era di passaggio,

    gli chiese e fa na suciet,

    e jre a caccia l pe ll.

    Quando arrivajene davanti a na caverna,

    Lasino currette dnte cumm o fesso

    Mnt o line se fermje allingresso.

    Spaventate de ragli e do rrevuto

    e crapre, che l serano annaccuvte,

    currre a fre tutte ntribulte

    e do lione furono catturate.

    Dppe tanta fatica, lasinello

    jtte a bruca l erba da stronzetto,

    e o line, chiuttsto cattivello,

    si strafocaje e crapre in un banchetto.

    Lasino ed il leone

    Un asino sbruffone si vantava con gli altri animali, del proprio coraggio e della propria forza. Un giorno ricevette uninaspettata pro-posta dal re della foresta di andare a caccia insieme. Di buon mattino, sincamminarono verso una caverna, dove avevano visto rifugiarsi un gran numero di capre selvatiche. Il leone si ferrm davanti allentrata, con l'intento di catturare le prede appena sarebbero uscite dal rifugio, l'asino, invece, entrando nella grotta ed balzando in mezzo ad esse ragliava per spaventarle. Quando il leone le ebbe catturate quasi tutte, lasino venne fuori e gli chiese se era stato un valoroso guerriero nella cacciata delle capre.. Quando l'asino usc dalla grotta, trionfante esclam: Rispose ridendo il leone: Ma sai, gli rispose il leone, avrei avuto anche io paura di te se non avessi saputo che eri un asino!" Cos, chi fa il fanfarone davanti a quelli che lo conoscono bene, si guadagna giusta-mente le beffe. ______________________ Asopo CCVIII

  • 17

    Lexicon necessarium: Urnamiente: ornamenti. Crreche e letmme: carico di letame. Arrte a te: dietro di te. Ciuccio: per asino e ignorante.

    Fabula docet (: Nulla stabile a questo mondo, massimamente gli agi e gli onori. La gente sempre pronta ad evidenziare le sfortune degli altri

    La fortuna del cavallo ( )

    Un giorno un cavallo, ricco d'ornamenti,

    venne incontro a un asino che, stanco e

    carico com'era, tard a dargli la via. "

    Avrei una gran voglia - disse - di fracas-

    sarti a calci ".L'asino non rispose: e con

    un gemito chiam testimoni gli dei.

    Pass qualche tempo. Il cavallo durante

    una corsa, azzopp e fu mandato a ser-

    vire in campagna. Appena l'asino lo vide

    tutto carico di letame: " Ricordi -

    domand - che boria e che pompa? Ah? E

    che n'hai avuto? Eccoti ridotto alla miseria che prima spregiavi ". ____________________ Asopo CCXX

    A FURTUNA DO CAVALLO (Chi trppe sannara care e fa a botta)

    Nu jurno, nu cavallo ricco durnamenti trova nu ciuccio stanco ed accasciato , ca, carico cummera, tra e turmenti, pe nu viottolo stritte ed infossato tardaje a se scanza nfccia a nu mure - Ie te scassasse a faccia, te lo giuro, fracassnnete a cvece pure o culo. O povero animale nu rispose e continuje a fare le sue cose.

    Passje o tiempo ed avvenne che lequino durante una corsa si azzopp.

    Gli tolsero ornamenti, al poverino

    e crreche e letmme trasport: -Dov la boria ?, gli dictte o ciuccio, mo, tu si tale e quale a me : na mmrda scca ca nu vale niente Mnc o letmme ca sta arrte a te-.

  • 18

    Lexicon necessarium: Muzzeche: morso; Chiavate: dato, appioppato. Muzzecate: morso; da muzzec, dal latino morsicare. Te mette a supposte: ti colpisce alle spalle, a tradimento.

    Fabula docet (: Nulla come appare: il sorriso pu nascondere linganno ed lo specchio dellipocrisia.

    Il cane e la lepre (K

    Un cane da caccia avea

    catturato una lepre.

    Dopo ogni morso infertole,

    guardandola in viso, la

    baciava leccandola.

    - Ma che cavolo mi baci,

    se proprio ora mi hai morso?-

    Questa favola e scritta

    appositamente per coloro

    che avanti si sorridono e

    dietro ti ingannano.

    Asopo CLXXXII

    O CANE E A LEPRE (Chi troppe tallsce te vo fotte)

    Nu ca e caccia

    na lepre aveve piglite

    e doppe ogni mzzeche chiavte,

    guardnnele nd fccia,

    e faceve na lleccta.

    O povere animale,

    sconcertato,

    e dictte:- Si scme

    o si mbrante?

    Che cazze mme vase,

    si mo mhai muzzecte? -

    Sta fvele scritta appste

    pe ch annnze te ride

    e a rte te mette a suppste.

  • 19

    Asopo XXVII

    Lexicon necessarium: Stenntte a rezz

    e: stese la rete.

    Vatttte lacqua cu na prte: batt lacqua con una pietra.

    Fujvene annnze a rte: scappavano avanti ed indietro.

    Mbiche lacqua e a fai fetnte:intorbidi lacqua e la rendi imbevibile

    Me mmre e famme e:io muoio di fame.

    Trvele:torbida, dallacc. lat. turbidu-m.

    Fabula docet (: Spesso, la politica si avvale del torbido per condurre in porto i propri affari (nihil sub sole novum!). Il caos giova solo agli imbroglioni.

    Un Pescatore batteva lacqua

    Un pescatore pescava in un fiume. Dopo aver teso le reti e sbarrato la corrente dalluna allaltra riva, batteva lacqua con una pietra legata a una funicella, perch i pesci, fuggendo allim-pazzata, andassero ad impigliarsi tra le maglie. Vedendolo intento a questoperazione, uno degli abi-tanti del luogo si mise a rim-proverarlo perch insudiciava il fiume e rendeva loro impossibile di bere un po dacqua limpida. E quello rispose: "Ma se non intorbido cos lacqua, a me non resta che morir di fame". Cos anche negli Stati, per i dema-goghi gli affari vanno bene specialmente quando essi son riusciti a seminare il disordine nel loro paese.

    ________________________ Asopo CCXXI

    NU PISCATORE CA VATTEVA LACQUA (Nd llacqua trvele se pesca meglio)

    Nu piscatore, prmme stennette a rzz e po vatttte lacqua cu na pret pacchiappa e pisce ca fuivene annanze a rt. - Che cazz faie !- E dictte a ggnte - Ma tu si proprie nomme malamente: si ce mbriche lacque e a fai fetnt, cumme po bve tutta chesta ggnt? - Ma si a lascio limpida, amico mio, tu live a sete, ma more e famme e- Sta favullle scritta pe politici, ca fanne lacqua trvele pe pisc meglie, ma nu so calamre e nu so treglie.

  • 20

    (La gallina dalle uova doro) Cera na gallinella eccezionale

    che te faceva nuovo sulo o jurno

  • 21

    Lexicon necessarium: Dispitte: dispetto, dal lat.despectu(m).

    Muzzecaje: morse, dal lat. Morsicare, frequentativo di morsum. E jstaccuss: giusto cos; dal lat. Ita iustu-m est

    Ricchione: omosessuale, dal greco orchipdes= dai testicoli strozzati) fetente: sporco, cattivo, delinquente, dal lat. foetre. Cagn: cambiare.

    Fabula docet (: Nemmeno i pi grandi benefici riescono a convertire i malvagi.

    Non sempre la bont viene ripagata col bene.

    Il contadino ed il serpente (

    Un contadino, dinverno, trov un ser-

    pente mezzo morto dal freddo; impieto-

    sito, lo raccolse e se lo pose in seno.

    Ma quello, non appena il calore ebbe

    risvegliato il suo istinto, uccise con un

    morso il suo benefattore.

    Questultimo, morendo, diceva: - Me lo

    merito, perch ho avuto compassione di

    un malvagio -.

    Questa favola mostra come nemmeno i

    pi grandi benefici riescano a convertire i

    malvagi.

    _______________________

    Asopo LXXXII

    O CONTADINO E O SERPENTE RICCHIONE ( Chi nasce tunno nu mmre quadro)

    Nu juorno, dinto mese di febbrio

    o cile era scuro e faceva friddo assje,

    sotta na via, mizzassiderte

    nu serpentille se ne stevatturciglite.

    Avennene piet, nu contadino

    piglije e somettette mpitte.

    Senza riconoscenza, lassassino

    o muzzecje quasi pe dispitte.

    Murnne, le dictte o povermme:

    - E jstaccuss, ha fatte bbune,

    aggje avute piet e nu ricchine!-

    Sta favola scritta pe te fa mpar

    ca o fetente nisciuno o po cagn.

  • 22

    Recchie: orecchie.

    Lexicon necessarium: Cuffisse: prendesse in giro, canzonasse.

    Pacinza: pazienza; dallacc. lat. patientia-m. Allintrastte: allimprovviso; dallacc. lat. in transactu-m. Sciugljre o giogo: nap. Sciuglittere, pop. da sciogliere. Tarrepusate: ti sei riposato. Sguessa: parti intime.

    Fabula docet (: Non bisogna fidarsi di coloro che ti offrono gratuitamente agiatezza. I pericoli incombono su chi sta in ozio.

    La giovenca ed il bue (

    Un giovenca guardava un bue al lavoro

    e lo compiangeva per le sue fatiche.

    Ma quando giunse la festa, al bue

    sciolsero il giogo; la giovenca, invece,

    la presero per immolarla.

    Sorrise il bue vedendola e le disse: - Per

    questo, o giovenca, ti lasciavano ozia-

    re, perch dovevano sacrificarti presto.

    La favola dimostra che i pericoli incom-

    bono su chi sta in ozio. _________________

    Asopo XCII

    O VOJO E A VITELLA (Lozio a causa e tutte male)

    Nu voje faticave notte e juorno senza riposo e senza risparmiarse, passando annanze a na vitella Ca surrideva cumme si o cuffisse. Passje o tienpe e fu sempe o stesse O vojo, cu pacinza, faticave E a vitella mmizzo prato se grattve . Qunne venetta festa, allintrastte, o vojo le sciuglire il giogo E a giovenca, tutta preoccupata, presso laltare la portarono attaccata. Dicette o vojo alla cara amica: - Tu fino a m tarrepusate a sguessa, e m ai da mur, cumma na fessa!- Sta favulella ha un gran significato: si nu fatiche si nu scurnacchite.

  • 23

    Lexicon necessarium: A mmente che parlava: mentre parlava. E scucculje a fava: lo infastid ripetutamente. Laddumandje chiattlle: a bruciapelo. Tavessa ricambi cu na schifezza: dovrei ricambiare la tua cafonaggine. Arravugliarte cumma na munnzza: e farti fare una Gran brutta figura. Chsta capa e cazzo: testa pelata e da stolto.

    Fabula docet (: Spesso, lironia ben fatta pi efficace di un sanguigno turpiloquio. Chi semina vento raccoglie tempesta.

    Diogene ed il calvo (

    Una volta Diogene, il filosofo

    cinico, fu insultato da un tale che

    era calvo. E lui:- Che io ricorra agli

    ninsulti? Oib! Io voglio invece

    fare un elogio a quei capelli che se

    ne sono andati da una testa cos

    malvagia.

    ____________________ Asopo CXVII

    ______________________

    Asopo CXXV

    DIOGENE E LOMME CO MELONE (Chi semina spine nadda i senza scarpe)

    Nu bellu jurne,

    a mmnte che parlava,

    Diogene, filosofo ch palle,

    e scucculje a fava

    nomme senza caplle.

    - Che vvu, che taggia dicere?

    laddumandje chiattlle,

    - Tavessa ricambi cu na scifzza

    e arravuglirte cumme

    a na munnzza!

    Invece, ascoltami, o lurido mandrillo,

    Te voglio fa nelgio a sti caplle,

    chhanne lascite,

    gi da tempo, a razzo,

    tutto lo spazio

    e chsta capa e cazzo.

  • 24

    Lexicon necessarium: Cannarne: gola; da canna, con suff. accr. e r di raccordo. Gucclla: piccola goccia Bocca strettullla: imboccatura angusta. Non ci arrivava per la zucta: non riusciva a bere. Na penzta: ebbe unidea.

    Fabula docet (: Con ingegno e pazienza si superano tutti gli ostacoli. Il bisogno aguzza lingegno

    A CURNACCHIA E A BROCCA (E difficolt attivano lingegno)

    Una cornacchia che teneva sete, tanto che labbruciva o cannarne, trov na brocca chera stata china, pensando: -Mo risolvo la questione!- Ma dacqua ce nera sule na gucclla, sotto la brocca vecchia e abbandonata, a vocca era strettullla e il becco nun ci arrivava, pa zucta. Poi, finalmente, avtte na penzta: riemp di pietre il recipiente, e bevtte lacqua, chera saglita, facilmente. Ed ecco dimostrato per bene: che aguzza lingegno chi e mezzi nu ttne.

    La cornacchia e la brocca (

    Una cornacchia, mezza morta di

    sete, trov una brocca che una

    volta era stata piena d'acqua. Ma

    quando vi infil il becco si accorse

    che vi era rimasto soltanto un po'

    d'acqua sul fondo. Prov e ripro-

    v, ma inutilmente, ed alla fine fu

    presa dalla disperazione. Poi, le

    venne un'idea e volle provare

    subito. Prese un sasso e lo gett

    nella brocca ed uno per volta ne

    gett dentro diversi, fino a che

    l'acqua non cominci a salire Allora

    ne gett altri e riusc cos a bere e a

    salvarsi la vita. Morale della

    favola: a poco a poco si arriva a

    tutto.

    ______________________

    Asopo CXXIV

    ____________________ Asopo CCXXIV

  • 25

    Lexicon necessarium: Granogna: rana; deverbale, dal verbo latino ranuljare. Alluccve assaje assaje: gracidava fortissimo. Vicino a chllu fusse: vicino a quel fosso Jr

    e tu challuccve: eri ti che facevi tanto rumore.

    E a schiattje: e la schiacci; da s intensiva + chiatto.

    Fabula docet (: La modestia premia, lintemperanza uccide. sempre opportuno non mettersi sempre in mostra.

    O LIONE E A GRANGNA (Si grusse te fai, peccerlle addivinte)

    Nu line, camminanne nd campagna, senttte rimbomb dinta nu stagno a voce e na grangna. Pensnne ca lanimale fosse grusse, cumme a sta voce c atturne se sentva, tante aspettie finch nunna vedva. Quanne a vedette nfccia, che gracidava con la voce racchia, - Ire tu challuccve accuss forte, nda sfaccmma de murte e chitammurte? e a schiattje, lasciannele l morta.

    La rana ed il leone (

    Un leone sent una rana Che gracidava forte in uno stagno. Pensando che l animale Fosse di grandi dimensio- ni, molto attese, finch non riusci a vederlo. Quando la ranocchia ap- parve ( disse ): - Eri tu che gridavi cos forte?- e la schiacci lasciando- la l morta. _________________

    Asopo CCI

  • 26

    Lexicon necessarium: Crpe: capra, dal lat. capra(m). Nzalta: insalata, miscuglio, mortificazione di individualit. Cupi: copiare eguagliare.

    Fabula docet (: La propaganda ingannenole alla base di ogni commercio. Linteresse conduce allesagerazione.

    Il debitore ateniese ()

    Ad Atene, un debitore, a cui era stato ingiunto dal creditore di pagare il suo debito, sulle prime lo preg di conce-dergli una dilazione, dichiarando che si trovava in cattive acque. Non riusc per a convincerlo; e allora gli port una scrofa, lunica che possedeva, e, in sua presenza, la mise in vendita. Gli si avvicin un compratore, chiedendo se quella era una scrofa che figliava, e lui lassicur che non solo figliava, ma presentava anche una particolarit straordinaria: alla stagione dei Misteri figliava femmine, e per le Panatenee, maschi. A questo discorso, lascolta-tore rimase a bocca aperta. Ma il creditore soggiunse: " E perch ti meravigli? Questa una scrofa che, per le Dionisiache, ti figlia anche dei Capretti" Questa favola ci mostra come molti, per il proprio interesse, giurino senza esitare le pi inverosimili falsit. _____________________

    Asopo X

    O DEBITORE ATENIESE (O bruglie lanema do cummrce)

    - Nun te posso pav, nu tnghe ninte, aspetta natu ppco fmme cuntnte! - Ma tu si pazze, mo mha rtte o cazze, si n me pave mo nda stu mumnte, cu nu cazztte te spacche faccia e dinte! O puverille, allora, saizie E chlle ca teneve ce purtje: na purcelluzze bella tutta quanta: - Mo a vennmme e statti bbune e sante !- - Chsta fa femmene nd stagine de mistri- O creditore chaveva linteresse, Dictte o compratore: - Nu fa o fesse, accattatlle a scrofa, cosa aspetti? Nda festa e Dionsio figlia capretti! -

  • 27

    Lexicon necessarium: Se rigntte a merce: si riemp la pancia. Asc ca panza china: quando prov ad uscire con la pancia piena. Pareva prna: sembrava incinta. Nd pertsa scura: nel buco oscuro. A mala scirta: la cattiva sorte. Semente e baccal: sempliciotta ed ingenua.

    Fabula docet (: La saggezza ha le sue regole e non di tutti. Solo il tempo appiana ogni difficolt.

    La volpe con la pancia piena (

    Una volpe affamata, vedendo, nel cavo di una quercia, del pane e della carne lasciativi da qualche pastore, vi entr dentro e li mangi. Ma quando ebbe la pancia piena, non riusc pi a venir fuori, e prese a sospirare e a gemere. Unaltra volpe che passava a caso di l, ud i suoi lamenti e le si avvicin, chiedendogliene il motivo. Quando seppe laccaduto: E tu resta l", le disse, finch non sarai ritornata comeri quando centrasti: cos ne uscirai facilmente . Questa favola mostra che il tempo risolve le difficolt. ___________________

    Asopo XXX

    A VOLPE ABBUFFATA (Chi arragina ca panza n tne speranza. )

    Na volpe, ca teneva famme assaie, truvie pane e carne nd na quercia. Senza pens e pe risolvo guaie, cumme a na fsse, se rignette a mrce. Ma quanne avettasc a panza china, era si grossa ca parva prna. Se disperie a povera criatura, tuttangustiata nd pertsa scura, e suspirnne gi pensave a morte, ca laveve purtate a mala scirte. Ma nata volpe ca passave a ll, chiammnnele semnte e baccal, - Aspette a diger, e dicette, oi fessa, e ghisce do pertse ambrsse, ambrsse!-

  • 28

    Lexicon necessarium: Craparo: capraio; dal lat. caprariu-m, con arius> aro (vedi vetrro) Rimanette arrte: rimase indietro. Allurdemo mumento: allultimo momento. Sapurito: saporito; dallacc. latino sapore-m. Nce tirje na preta: gli tir una pietra. Linculprendente: la pena, la punizione.

    Fabula docet (: Quando la colpa evidente, non possibile tenerla celata.

    La cattiva grazia qualifica il maleducato.

    La capra ed il capraio

    Un capraio richiamava le capre nella

    stalla. Una di esse rest indietro a

    brucare qualcosa di buono e il

    pastore le tir un sasso, che la colp

    e le ruppe un corno. L'uomo si mise

    allora a scongiurare la capra di non

    riferirlo al padrone, ma quella repli-

    c:"Anche se io star zitta, come

    potr tenere nascosto l'accaduto? E'

    visibile a tutti che il mio corno

    spezzato!".

    Quando la colpa evidente, non

    possibile tenerla celata.

    ________________ Asopo XV

    O CRAPARO SPEZZACORNE (Chi sbaglie dda pag)

    Nu crapro purtaje e crpe dnta stalla e una sola rimantte arrte, pe se magn allurdemo mumente nu ciuffo dvera sapurte veramente. Stnco o pastre nce tirje na prta e cu sta botta le spezzje na corna. -Nu dice ninte, implor alla crapa, si no o padrone me la taglia a capa!- -Tu si nu cazze, rispunnette a crapa, o fatte fatto, nun tha mparte a scola? E ccrne, da sempe, parlene da sole!- Quanne la colpa accuss evidente, cumme fai a evit linculprendnte?

  • 29

    Fabula docet (: Coloro che si arricchiscono attraverso azioni vergognose non devono inorgoglirsi, a maggior ragione se sono meschini e sgraziati.

    La schiava brutta ed Afrodite (A

    Un padrone aveva una relazione con una schiava brutta e di pessimo carattere. Prendendo oro, si adornava splendidamente e ingaggiava battaglia con la propria padrona; ma offriva continuamente sacrifici ad Afrodite e la pregava come quella che la rendeva bella. Ma la dea, essendo apparsa in sogno alla schiava, le disse di non renderle grazie perch la rendeva bella ma anzi mi indigno e arrabbio contro quello che ti trova bella. ( La favola insegna) che coloro che si arricchiscono attraverso azioni vergognose non devo-no inorgoglirsi, soprattutto se sono meschini e sgraziati. __________________

    Asopo XVIII

    AFRODITE E LA RACCHIA (Chi sarricchisce illecitamente, nun sadda sente barne) Nu patrne nu poco cecte aveva piglite na brutta sbandata, pe na schiava fetsa e latrna, tra nu vase e na mezza nfurnta. Fu accuss, ca per colpa do cazzo chella racchia era saglita di mazzo e coprendosi doro a mattina umiliva a padrona a mappina. Sacrificanne ogni jurno alla dea cha rendeva cchi bella o patrne, dinto sunne Afrodite alla rea e facette nu dde e cazziatne: Nu capische, dicette di botto, cumme fa chllu fesse a te fotte!- Chesta favula scritta a mestire Pe mbruglne e pe tutte fetinte ca se fregano oro e ricchezza camminanne pe dinta schifezza.

    Lexicon necessarium: fetosa e latrina: brutta ed antipatica. Tra nu vase e na: tra un bacio ed un amplesso . Saglita di mazzo: insuperbita, inorgoglita. Mappna: spregevole, dal latino mappa-m. Cazziatone: rimprovero; deverbale, da mazzi. Cumme fa chillu fesse a: dove trova il coraggio per giacere con te. Camminnne pe: si arricchiscono illecitamente.

  • 30

    Lexicon necessarium: Latu sannaccuvaje: laltro si nascose . O scuorno ca pruvaje: la vergogna che prov. Nd nu mumente: in un momento.

    Fabula docet (: Lumilt premia ed dei grandi; Lorgogliosa superbia soltanto degli imbecilli.

    I due galli e laquila (

    Due galli si battevano per questioni

    di...galline, e uno mise in fuga l'altro. Il

    vinto and a nascondersi tra i cespugli,

    mentre il vincitore, levatosi a volo,

    sissava su un alto muro, cantando a

    squarciagola.

    Ma tosto un'aquila gli piomb sopra e

    lo port via.

    Cos, quello che se ne stava nascosto

    nell'ombra pot, da allora in poi, co-

    prire tranquillamente le sue galline.

    Questa favola mostra che Zeus si

    oppone agli orgogliosi e concede grazia

    agli umili.

    ________________ Asopo XX

    E DDUI GALLI E LAQUILA (A superbia savvia a cavallo e torna a ppre)

    Ddui galle cumbattevene pe galline, pe chi lavea munt, dinto pullro, uno vinctte e latu sannaccuvje pe chiagnere o scurno ca pruvaje. Il gallo vincitore, ncppo muro, cantava sentnnese o sicuro, ma naquila lartigli nd nu mumente e so purtaje cumme a na cosa e niente. Il gallo vinto divenne vincitore e de galline divenne il copritore. Spesso lorgoglio vne mortificato e lumile risulta poi esaltato.

  • 31

    Lexicon necessarium: Na crapa mappina: una capra cattiva. Nd recchia: nellorecchio. Quaccosa: qualcosa; fusione di qualche (in assimil. regressiva) +cosa, con apologia. Tarrepuse: ti ripososi. Scrivatellend capa: mettiti bene in testa.

    Fabula docet (: Non sempre vanno accettati i consigli, massimamente quelli che nascono dallinvidia. Chi nasconde linganno, rimane ingannato.

    La capra e lasino )

    Un tale teneva una capra e un asino. La capra, che era invidiosa dell'asino per-ch gli davano molto da mangiare, andava dicendogli che lo maltrattavano, ora facendogli girare la macina, ora caricandolo di pesi, e lo consigliava di fin-gersi epilettico e di lasciarsi cadere in un fosso, se voleva sottrarsi alle fatiche. L'asino le diede retta: si butt gi e si ruppe le ossa. Allora il padrone chiam il veterinario e gli chiese un rimedio. Questi ordin che gli facessero un'infusione di polmone di capra. Cos, per curare l'asino, uccisero la capra. _________________ Asopo XVI

    O CIUCCIO E A CRAPA ZOCCOLA (Chi vole o male e llate o suoie sta arrte a porta)

    Un tizio teneva ddoje bestie: nu ciuccio e na crapa mappina, invidiosa sta pizze e latrina pecch o ciuccio aveva da mangi. E dicette nu juorno nda recchia -Fa quaccse, tu fatiche gi troppo! Si te vutte nd fusse e tazzuppe tarrepuse e po thanna cur! -. Lasinello, che si sa quant ciuccio, lascultaie rumpnnese llosse e lasciaje a salute nd fusse. Si tu vuo risan questa bestia, e dicette accorate o dottore, scrivatelle chiaramente nd capa, qua ci vuole uninfuso di capra. Fu cos che la crapa fu uccisa per curare le ossa del ciuccio e ridargli a salute in tal guisa.

  • 32

    Franco Pastore nasce a San Valentino Torio, frequenta il ginnasio ed il Liceo nella vicina Sarno, il paese dei nonni materni, e completa gli studi presso lAteneo salernitano. La sua sensibilit lo porta, fin da giovanissimo, a scrivere racconti, poesie ed articoli che vengono pubblicati su giornali locali. Dopo il servizio militare, si trasferisce con la famiglia a Salerno, in via Camillo Sorgenti, 21, dove, nel 1972, inizia la sua collaborazione con lo scrittore Arnaldo Di Matteo, scrivendo racconti ed articoli sul periodico Verso il 2000. Lanno successivo, entra a far parte dellequipe del Varo, una galleria darte di Vito Giocoli e sostenuta dal giornalista napoletano Saverio Natale, che lo veicolano verso la critica darte. Intanto diviene un punto di riferimento nella famiglia di Verso il 2000, collaborando con il Prof. Zazo dellAteneo napoletano, il preside Marino Serini, il pittore Luigi Grieco, Achille Cardasco ed altre personalit della cultura campana. Alla met degli anni settanta conosce Domenico Rea e Franco Angrisano. Sar Rea, presso la Camera di Commercio di Salerno a presentare alla stampa il libro di estetica morale Il Vangelo di Matteo (Roma n. 136 del 12/6/1980), che il Pastore scriveva, nel 1979 (Il Giorno 23 marzo 1980), con Liana Annarumma. Intanto, Franco Angrisano lo presentava ad Eduardo De Filippo, nel periodo in cui lattore recitava nella sua compagnia. Fu allora che in Franco Pastore si rafforz lamore per il teatro. Intanto, conosceva Lucia Apicella di Cava (Mamma Lucia), per la quale pubblicava su Verso il 2000 una serie di racconti, raccolti poi nel libro Mamma Lucia ed altre novelle ( LEco della stampa gennaio 1980 /Il Faro del 13/2/1980), con le illustrazioni del Grieco. Seguiva, sempre sulleroina cavese, Mutter der Toten, un radiodramma, pubblicato dalla [[Palladio]], che Angrisano drammatizz nel salone dei marmi del Comune di Salerno (la Voce del Sud 12/7/1980 Roma 11 giugno 1980 n.135), il giorno in cui Mamma Lucia fu Premiata con medaglia doro del Presidente della Repubblica nel luglio del 1980 (Il Secolo d'Italia - Anno XXIX - dell'11/07/1980). Dopo il suo primo romanzo Lira del Sud (verso il 2000 anno XXIII n.82 del 1983, con nota autografa di Nilde Iotti) scrisse per Franco Angrisano La moglie delloste, ispirata alla XII novella de Il Novellino, di Masuccio Salernitano; segu Terra amara, sul problema del caporalato nel sud. Negli anni novanta, viene trasferito al Liceo di Piaggine. Fu in quegli anni che scrisse Allombra del Cervati una raccolta di liriche e Fabellae, un testo di drammatizzazione per la scuola elementare. Sono gli anni in cui si accosta allinformatica, docente di sociologia e psicologia di gruppo nellOspedale Tortora di Pagani. Inizia un dialogo stretto con il teatro, grazie alla disponibilit dellauditorium del Centro Sociale paganese ed allincontro con la compagnia teatrale 02, diretta da Enzo Fabbricatore. Nascono cos le commedie: Un giorno come un altro, Un amore impossibile, Una strana Famiglia ( Le Figaro / Education, samedi 4 juin 2005). Tra il 1995 ed il 2000, direttore di Corsi di alfabetizzazione informatica per il M.I. e tiene, al Centro sociale di Pagani, Corsi di Pedagogia speciale (metodi: Decroly e Froebel). Alla fine degli anni novanta, si abilita per l'insegnamento delle lettere negli istituti superiori e, nel 2000, il commediografo passa dalla pedagogia (didattica e metodologia), allinsegnamento di italiano e storia nellIstituto G.Fortunato di Angri. Nello stesso anno, ritorna nella sua Salerno, in via Posidonia. Oramai ha perso tutti gli amici di un tempo. Intensifica il suo interesse per il teatro, entra in rapporto con alcune compagnie salernitane e conosce Gaetano Stella e Matteo Salsano della compagnia di Luca De Filippo. Con questi ultimi, ripropone La moglie delloste che viene rappresentata nel 2006, al teatro dei [[Barbuti]], nel Centro storico. Il successo dellopera lo spinge a scrivere altre tre commedie, ispirate al Novellino del Masuccio: Le brache di San Griffone , Un vescovo una monaca ed una badessa e Lo papa a Roma. Oramai linsegnamento non lo interessa pi e d le dimissioni, nel settembre del 2005, chiudendo innanzi tempo il suo impegno con la scuola, per dedicarsi completamente al Teatro. Fonda, con il patrocinio del Comu-ne e della Provincia di Salerno, la rivista virtuale di lettere ed arti Andropos in the world e inizia il ciclo de I Signori della guerra, ovvero La Saga dei Longobardi, un insieme di cinque drammi storici, sulla Salerno longobarda e normanna, che completa il 29 gennaio del 2011. Dopo la pubblicazione delle raccolte di racconti Il gusto della vita (ed. Palladio) e di Ciomma (edito dalla Ed. Antitesi di Roma), va in scena, a Pagani, il primo dei drammi storici LAdelchi, replicato il 25 febbraio 2011 al Diana di Nocera Inf., con il patrocinio della Provincia di Salerno (Dentro Salerno, 25 febbr. 2011). Fin dagli inizi del suo percorso artistico, Pastore, pur avendo acquisito una formazione classica (da Euripide ed i lirici greci, Aristofane e la commedia antica, da Omero ad Esopo e Fedro), si trova ad essere rivolto verso il presente del nostro tempo. La sua narrativa si pu ritenere, in alcune sfumature, neorealista, con testimonianze forti, sulle difficolt di una Italia degli anni della ricostruzione. Cos, nel teatro, nel mentre che delinea il dramma di antiche dominazioni, passa alla commedia di denuncia ed alla farsa.

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    Opere

    Prosa e poesia: VOGLIA DAMARE Salerno 1974 LIRA DEL SUD (romanzo) edizioni Palladio 1977. LA SIGNORA DELLA MORTE (radiodramma) Palladio Editrice Salerno 1978 SETTE STORIE PER PIERINO, Ediz. Verso il 2000 , Sa 1978 MAMMA LUCIA ed altre novelle, Sa 1979 Il VANGELO DI MATTEO (estetica morale, con prefazione di Domenico Rea) De Luca ed.- Amalfi 1979 SAN MARZANO nella pianura campana (storiografia), Edizioni Palladio, Sa 1983 FABELLAE antologia di drammatizzazione per la scuola primaria Paes, 1988 LA SIGNORA DELLA MORTE (Mutter der toten) radiodramma Ed. Palladio, Sa. 88; (La Nuova Frontiera del 30/7/81) OMBRE DI CAPELVENERE; 1989 SORRISI DAMORE 1994 ALLOMBRA DEL CERVATI (poesia) Napoli 1995 IL GUSTO DELLA VITA, Ed. Palladio, Sa 2006 AMORE E MITO EDIZ. E-BOOK - PENNE PAZZE. 2006 CIOMMA, Ed.Antitesi, Roma 2008 Il NAZARENO, A.I.T.W. Sa, 2009 I TEMPLARI, A.I.T.W. Sa,2010-05-05 LE TUE LABBRA - A.I.T.W. 2010 Il GUSTO DELLA VITA, II ediz. ampliata e riveduta d.p.p. LA ZIZZEIDE - A.I.T.W. Edizioni, maggio 2011 FAEDRUS- A.I.T.W. Edizioni, giugno 2011

    Commedie: LA MOGLIE DELLOSTE 1974 TERRA AMARA - 1979 UN GIORNO COME UN ALTRO - 1998 LO PAPA A ROMA - 2003 LUISA CAMMARANO - 2004 UNA STRANA FAMIGLIA - 2005 IL MENACHER 2005 UNO STRANO AM ORE 2001 O VESCOVO, LA MONACA E LABBADESSA LE BRACHE DI SAN GRIFFONE

    Drammi storici: GAITA, la moglie del Guiscardo - 2007 I TEMPLARI - 2008 ARECHI II - 2008 IL NAZARENO 2009 LA BATTAGLIA DELLA CARNALE GUAIMARIO IV ROBERT DHAUTEVILLE LA GUICHARD PIU FORTE DELLA MORTE - A.I.T.W. Edizioni, marzo 2011

    Farse: UNA FAMIGLIA IN ANALISI - 2006 UN CASO DI NECESSITA - 2008 PEPPE TRACCHIA - 2008 CONCETTA QUAGLIARULO 2009 (una contaminatio sullo sbarco di Salerno) VSE ARRUBBTE 2010 BERNARDAS GLORIOSAS COLLOQUIO con un segretario di onorevole

    Alcuni premi ed Onorificenze Roma - Medaglia doro per la poesia - S.Barbara 1971 (Scuola Genio Pionieri) Roma- Accademia Int.le Tommaso Campanella - medaglia doro e nomina a Membro Honoris Causa, 1975 Salerno - Salone dei Marmi del Palazzo Citt - Trofeo Verso il 2000, consegnato a Domenico Rea e Franco Pastore dal

    Ministero Turismo e Spettacolo e dallAssessorato alla P. Istruzione del Comune di Salerno (La Voce del Sud del 12 luglio 1980 La Nuova Frontiera, 30/6/1980 e del 15/12/1980 Candido, 18 sett.1980)

    Roma - Acc. Gentium Pro Pace - nomina ad Academicum ex classe legitima, 1980 Accademia delle Scienze di Roma - nomina ad Accademico donore, 1982

    Melbourne Accademia Lett. Italo-Australiana (A.L.I.AS.) - Primo premio internazionale per la narrativa,2008 Melbourne Accademia Lett. Italo-Australiana (A.L.I.AS.) - Primo premio internazionale per la narrativa,2011.

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    INDICE

    PRESENTAZIONE . pag.3

    PRAEFATIO .. pag.4

    PRAEMISSA . pag.4

    ..... pag.6

    A GALLINELLA SFURTUNATA .. pag.7

    O CIUCCIO E O PASSERO .. pag.8

    A LEPRE E A TARTARUGA . pag.9

    O LIONE E O CINGHIALE .. pag.10

    O LIONE E O TORO pag.11

    O CIUCCIO A VOLPE E O LIONE pag.12

    O LUPE E O PASTORE .. pag.13

    O LIONE E O CIUCCIO .. pag.16

    A FURTUNA D0 CAVALLO .. pag.17

    IL CANE E LA LEPRE ... pag.18

    UN PESCATORE CHE BATTEVA LACQUA ... pag.19

    O CONTADINO E O SERPENTE RICCHIONE .. pag.21

    O VOIO E A VITELLA .. pag.22

    DIOGENE E LOMME SENZA CAPILLE .... pag.23

    A CURNACCHIA E A BROCCA .. pag.24

    O LIONE E A GRANOGNA pag.26

    O DEBITORE ATENIESE ... pag.27

    A VOLPE ABBUFFATA .... pag.28

    O CAPRARO SPEZZACORNE ..::.. pag.29

    E DDUI GALLI E LAQUILA .. pag.31

    O CIUCCIO E A CRAPA ZOCCOLA pag.32

    LAUTORE . pag.33

    Altre opere .. pag.34